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Autore: SoComplicatedGirl    19/02/2013    1 recensioni
''Mia madre non mi ha mai dato l'idea che per lei io sia stata un ''errore'' o un fardello insopportabile, ha sempre sostenuto che quando sono nata era felicissima e che è sempre stata fiera di me, le voglio bene, davvero tanto, per tutto quello che ha fatto per me, ma adesso basta, ora sono stanca, voglio sapere di più''.
Helena è stanca, ha 15 anni, vuole risposte. Attraverso il diario che sua madre scrisse quando era adolescente comprende molto di più su suo padre e sul passato dei due ragazzi. Deve trovarlo.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1

 

Odio il rumore della sveglia, o forse odio la sveglia in se, comunque sono convinta che il suo inventore fosse una persona davvero orribile, un genio del male. Oppure una di quelle persone altamente irritanti che appena fuori dalle coperte sono subito cariche di energia e pronti ad affrontare la giornata.
Me lo vedo l'omino tutto perfetto: seduto alla sua scrivania, con i capelli in ordine e gli oggetti al giusto posto che viene improvvisamente fulminato da una brillante idea durante la pausa pranzo. Il viso viene solcato da una grossa voragine che parte da orecchio a orecchio ed euforico per il suo ingegno esclama: -Inventerò un oggetto che sia in grado di far alzare tutti di buon'ora per poter essere in grado di lavorare al meglio!-
Dannato piccolo bastardo, se solo non fossi certa della tua morte ti verrei a cercare per mettere fine alle tue sofferenze.

Armata di tutta la mia buona volontà rotolai giù dal letto e mi infilai il tanto amato felpone blu, l'unico vero amico che mi consola dai traumatici risvegli e mi distrae dalla giornata che dovrò affrontare.
Vedo mia madre sbucare in cucina trascinando le sue ciabattine a forma di orsacchiotto, lo sguardo da tossica e i movimenti lenti e svogliati, neanche lei è un tipo mattiniero (grazie al cielo).
Finito di fare colazione ed essermi lavata decido, senza il consenso di mia mamma, di prendere dal suo armadio uno dei maglioni neri che tanto amo, così mi intrufolo furtivamente nella sua camera e rovisto nell'ultimo casseto in basso (che solitamente contiene i vestiti che non utilizza più) quando le mie dita avvertono qualcosa di solido, come di legno.
Scosto le varie magliette e felpe che coprono l'oggetto e quando finalmente è visibile lo estraggo dal cassetto: è un piccolo baule di legno scuro, di forma rettangolare, e dall'aspetto consunto (in alcuni punti il legno è scheggiato).
Muoio dalla voglia di aprirlo, se era nasconsto in quel modo un motivo doveva pur esserci, e adesso lo avrei scoperto. Controllai con l'udito che mia mamma fosse ancora sotto la doccia e dopo aver avvertito il rassicurante scrosiare dell'acqua mi decisi e sollevai il coperchio: all'interno non vi era molto spazio, giusto il necessario per 4 fotografie e un quadernino rilegato in pelle nera.
Le mani si avventarono subito sulle foto, quale assurdo segreto tentava di nascondere mia madre? Ci diciamo sempre tutto, anzi, non riesco a trattenere niente perchè sento subito il bisogno di riferirlo a lei e lei ha sempre fatto lo stesso con me, è il contratto che avevamo firmato inconsciamente quando emersi dalla sua placenta.
Girai le fotografie che erano posizionate con l'immagine verso il basso, potei constatare che erano piuttosto vecchie dai colori sbiaditi e dalla qualità non ottima.
Le prime tre raffiguravano un gruppo di ragazze che si abbracciavano, sorridevano all'obbiettivo e scherzavano tra di loro, il che sarebbe stato piuttosto normale se solo quelle cinque ragazze non fossero state delle punkettone: portavano capelli disordinati che ricadevano in ciuffi ribelli sugli occhi, una del gruppo li aveva addirittura di un viola sgargiante, per non parlare dei vestiti! Jeans scuri e stretti avvolgevano le loro gambe, due di loro portavano alti anfibi neri e quasi tutte magliettine a maniche corte e strette, del tipico stile anni '90. 
Ma la fotografia che mi colpì di più era la quarta: ritraeva una del gruppetto, affianco a lei si trovava un ragazzo che le cingeva la vita con un braccio e le stampava un bacio scherzoso su una guancia. Cercai di concentrarmi sul volto del giovane, ma per via della pessima qualità fotografica non riuscii a distinguerne bene i lineamenti, ero comunque certa di averlo già visto da qualche parte. Avete presente l'angosciante sensazione di avere la risposta in qualche angolo remoto della vostra memoria, ma che per quanto vi sforziate proprio non riuscite a mettere a fuoco ciò che cercate?
Mi sentivo esattamente in quel modo, decisi quindi di ignorare il ragazzo per cercare di capire chi fosse la ragazza al suo fianco.
I capelli scuri le ricadevano in una frangetta disordinata sugli occhi, il volto era piuttosto esile rispetto a quello attuale, ma non ci misi molto a capire che si trattava proprio di mia madre. A quanto pareva lei era una punkettona peggio di me, eh? Sapevo che mi stava nascondendo qualcosa, non le era mai piaciuto parlare del suo passato. Quindi adesso dovevo scoprire perchè questa sua riluttanza verso la propria gioventù e per quale motivo odiasse parlarne; avevo comunque la certezza che avrei trovato le risposte che cercavo nel quadernino di pelle nera.
Stavo per aprire il misterioso libretto quando il rumore della porta del bagno che si apriva mi fece sobbalzare, rimisi in fretta tutto nella scatola e la richiusi. Mi assicurai che fosse coperta bene dai vestiti e quando mia madre entrò in camera con l'asciugamano in testa presi la prima maglia che mi capitò tra le mani e scappai via.
-Helena, quante volte ti ho detto di chiedermelo prima di prendermi i vestiti!-

 

 

-Ti sto dicendo che mia mamma deve sicuramente aver scritto di quello che le capitava in quello stramaledettissimo diario-.
Olga mi ascolta con non curanza mentre mangiucchia il suo sandwich assicurandosi di ingerire per prima la crosta e in seguito il resto del pranzo. Le unghie smangiucchiate e con piccoli residui di smalto blu-fluo spelucchiano l'insalatina che fuoriesce dai bordi del panino. Questa ragazza non è in grado di mangiare normalmente uno stramaledettissimo sandwich?! Irritata glielo tolsi dalle mani e urlai: -Ma mi stai ascoltando?!-
Olga si risvegliò dallo stato catatonico e con voce pacata mi rispose: -Sì sì, ti sto ascoltando, non c'è mica bisogno di urlare. Sai, devi imparare a calmarti un po' cara mia-.
-Come posso stare calma dopo aver scoperto che mia madre, per tutti questi 15 anni, non ha fatto altro che tenermi nascosto il suo passato e ciò che mi riguardasse?-
-Helena, oraaa, prendi un luuungo respiro e ascoltami- seguii le sue istruzioni e cercai di rimettere in ordine i pensieri -lo so che sei sconvolta per tutta questa storia dell'adolescenza di tua madre, di chi potrebbe essere il tizio nella fotografia, delle foto con le stramboidi e di tutto il resto, ma stare qui a scuola, durante la pausa pranzo, mentre io mangio il mio sandwich al prosciutto e formaggio, a urlare come presa da un attacco epilettico non servirà assolutamente a niente, quindi ora calmati. Quando arriverai a casa sarai da sola fino alle sette, avrai tutto il tempo per leggerle il diario-.
-Sì, scusami, hai ragione, devo smetterla di stressarti ogni volta che io incontro degli ostacoli-.
-Ma tanto sai che la tua fantastica e ''superfigherimma'' amica Olga ci sarà sempre, quindi verrai nuovamente da me, è inutile che provi a starmi lontana-.

Driiiiiiiiiiiiiiiiinnnnn...

La campanella decretò la fine della pausa pranzo.

 

 

Tornata da scuola mi tolsi le all star nere consumate e le gettai nel ripostiglio, inforcai le mie amate ciabattine a forma di panda e corsi in camera di mia madre per iniziare subito a leggerle il diario.Come una ladra mi infiltrai nella sua stanza e con le mani tutte sudate dall'emozione estrassi il bauletto dal cassetto e aprii il quadernino nero per immegermi nel passato di mia madre.
Sulla prima pagina compariva, a caratteri cubitali, una scrittura spigolosa che preparava il lettore: ''SE STAI LEGGENDO QUESTO DIARIO VUOL DIRE CHE NON SEI ME, QUINDI, A DIRLA TUTTA, NON AVRESTI NEMMENO DOVUTO APRIRLO. SE SOLO TI AZZARDI A VOLTARE PAGINA (E IO VERRO' A SAPERLO) GIURO CHE VENGO LI' E TI INFILO UN PALO SU PER IL CULO''.
Alla vista di quelle poche righe iniziali la sudorazione aumentò, mi sembrò quasi di sentire la voce di mia mamma che mi rimproverava per quello che stavo facendo e mi minacciava di infilarmi con violenza un palo in culo. Non c'era dubbio: quelle parole erano state scritte poprio da lei.
Nonostante il minaccioso avvertimento decisi comunque di continuare, non sarebbero certo state un paio di parole scritte con forza a fermarmi, così voltai pagina e iniziai ad avventurarmi nel passato di mia madre.

19 Settembre 1995

Come dovrei inizire? Il solito ''caro diario'' mi sembra un po' ridicolo, adiamo, tutta questa cosa è ridicola! Per quale assurdo motivo dovrei tenere un diario segreto? Fa tanto ''bambina che deve raccontare a qualcuno i suoi sentimenti''.
Mi si è cariato un dente solo a pensarla questa frase. Sonia è proprio una stronza, come puoi regalare ad una ragazza un diario segreto per il suo sedicesimo compleanno? Già che c'era poteva darmi anche una trousse di trucchi e una bambolina con tutto il kit per vestirla.
''Lo so che ami scrivere, anche se non lo dici a nessuno'' bah, maledizione, chi le ha mai dato il permesso di entrarmi in testa?
Probabilmente se non avessi conosciuto Sonia, in questo momento starei ascoltando una di quelle smielatissime boy band da farti venire voglia di pisciare senza reni.
Era lì, sotto un albero che stava leggendo uno dei suoi tanti amati libri horror, con la musica pulsante nelle orecchie. Io non conoscevo nessuno e lei nemmeno, eravamo solo due povere sfigatelle del primo anno, ancora non si era tinta i capelli, così decisi di buttarmi: mi sedetti accanto a lei all'ombra dell'albero, le presi una cuffietta e la infilai in un orecchio.
Cazzo, giuro che posso ancora sentirmi il timpano fischiare. Gettai per terra l'auricolare, sconvolta, come se all'improvviso quel piccolo pezzetto di plastica avesse iniziato a bruciare. Lei mi lanciò un'occhiata sconcertata, dopo di che scoppiò a ridere fragorosamente, continuò finche non le scesero le lacrime dagli occhi. Ero infuriata, mi sentivo completamente presa per il culo, ma per qualche strano motivo iniziai a ridere anch'io. Così iniziò la nostra amicizia.
Lei mi attaccò la sua passione per i libri gotici e horror e per la musica metal. Io invece le passai il mio gusto per la musica punk-rock e per la letteratura.
Passavamo pomeriggi interi a parlare di tutto e di più. Io iniziai, sotto suo incitamento, a scrivere storie horror. Decidevamo insieme le ambientazioni e i personaggi, io mandavo avanti la trama e poi lei aggiungeva dettagli e piccoli particolari.
Da quello strano incontro non ci siamo più separate.

Guardai l'orologio: le sette meno un quarto. Non molto e mia madre sarebbe tornata.Decisi di rimettere al suo posto il diario, per evitare che lei mi scoprisse mentre lo leggevo.
Sonia. La migliore amica di mia madre, si frequentano e conoscono tutt'oggi, per me lei è come una zia. Ma non è che l'inizio, domani devo andare avanti nella lettura. Sono certa che scoprirò un sacco di cose interessanti.
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Eccolo, ho finito di scrivere il primo capito. Spero la storia vi stia prendendo e che continuerete a leggere :D
Sapete, una recensione, se anche piccola non mi darebbe fastidio. Recensire non significa elogiare con belle parole ma criticare, quindi potete anche scrivermi che vi fa schifo. Non me la prendo mica u.u

  
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