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Autore: idolstruelove    19/02/2013    0 recensioni
non potevo credere che dopo tutto quello che avevamo passato, tutta quell'infanzia trascorsa assieme, Lou non era mio, era andato via, come una rondine in primavera. lo desideravo più di ogni cosa ma mel'ero fatto scappare. forse queste parole Lou non le leggerà mai ma mentre le mie lacrime cadono, bagnando questo inutile pezzo di carta su cui scrivo, ho bisogno di esprimere in qualche modo tutto il dolore che sto provando. vorrei solo fargli sapere quanto lo amo, quanto desidero che mi tenga ancora la mano come una volta, dovrebbe sapere quanto una sua piccola parola,un suo solito sorriso o ogni sua piccola movenza sia importante per me. ho bisogno di lui, ho dannatamente bisogno di lui. la mia vita senza Lou è una schifezza, riusciva a farmi sorridere ma ora mai l'ho lasciato andare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Avevo un migliore amico, sembrava una cosa unica, eccezionale, mi sentivo speciale per qualcuno ed era una sensazione magnifica. Era stupendo avere la certezza che non sarei mai rimasta sola, ma avere un migliore amico era anche un impegno. Credevo di occupare tutto il mio tempo libero in Lou ma i problemi crescevano e crescevano a dismisura. Non avevo una famiglia, non concretamente, ma eravamo separati l'uno dall'altro. Non ci parlavamo e nessuno si interessava di nessuno e per questo ero molto legata a Lou perchè non avendo nessuno su cui poter contare lui era la mia roccia. I primi periodi da amici erano bellissimi: io andavo a casa sua, giocavamo, e stavo là l'intera giornata persino a mangiare. Per Johannah e Troy ero come una seconda figlia, mi aiutavano persino a fare i compiti. I miei genitori, nonostante fossi ancora una bambina e avevo bisogno di loro, erano totalmente assenti. Mi sembrava che per loro non fossi nessuno, forse non era una mia impressione, forse loro lo pensavano realmente. Tutto questo però succedeva perchè dopo la perdita di mio nonno mio padre iniziò a frequentare bar (questo sotto consiglio di mamma) per trovare più amici e qualcuno che sapeva tirargli su il morale, cosa che ne io ne mamma sapevamo fare. Questo consiglio fu lo sbaglio più grosso fatto da mia madre. Trovata la sua compagnia iniziò a passarci le ore in quel bar e persino le giornate, ed è così che fu licenziato dal suo nuovo lavoro. Non erano solo chiacchere e discussioni che avvenivano in quel bar però. "sono cose da grandi amore" diceva mia madre in lacrime quando trovava mio padre sotto casa ubriaco fradicio. Non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia, ricordo solo il pessimo odore che c'era, e quell'odore diventò come un profumo per ambiente che usavamo in casa, talmente era frequente. La notte non dormivo, piangevo tutto il tempo fino a trovarmi il cuscino bagnato. Le mie lacrime però non servivano a ricevere più attenzioni o rassicurazioni, tanto meno le urla e il rumore degli schiaffi che provenivano da sotto. A nessuno importava di me, eccetto a Lou. Lui ovviamente non sapeva niente, avevo paura a dirglielo, forse per il suo giudizio o forse per la paura che lui dopo averglielo detto non avrebbe più voluto vedermi o vivere vicino ad una famiglia "pazza" come la nostra. Soprattutto però, avevo paura che se mio padre avesse scoperto che dicevo le nostre questioni a qualcuno, mi avrebbe picchiata, come faceva con mia madre. In sostanza lui e nessun altro oltre alla mia "famiglia" sapeva qualcosa. Mi chiedevo come lui non mi domandasse mai il perchè delle urla e degli strani rumori, insomma, era impossibile non sentirli. Era bello il fatto che come uscita da casa, mentre stavo con lui, ero in mondo totalmente diverso. Quel mondo era la mia via di fuga da quell'incubo terribile, lui riusciva a trasformarmi completamente. Mi sentivo libera e certe volte piangevo, lui mi domandava il perchè ma non rispondevo mai. I mesi passavano però, le cose peggioravano, mio padre continuava a bere mia madre a piangere. Ricordo che certi giorni vedevo mamma la mattina con dei cerotti o bende dappertutto, non osavo mai chiedere il perchè ne osavo sfidare lo sguardo di mio padre che la trattava come una serva. Non sapevo chi era quell'uomo seduto accanto a me, ero sicura che non era mio padre, non lo era, non poteva esserlo. Quell'uomo dolce, premuroso e affettuoso soprattutto nei miei confronti era svanito e si era trasformato in un mostro. Avevo solo 10 anni, era una necessità avere una madre ed un padre che mi stessero vicino, ma non ero più la loro priorità, non si curavano di me. Mi sentivo uno sbaglio assoluto. Immaginate una bambina di 10 anni che non ha nemmeno il coraggio di rivolgere la parola alla madre o di guardare il padre per paura di essere picchiata o peggiorare le cose. Immaginatelo, era un incubo. Non stavo più in casa, la mia casa era quella accanto, quella di Lou, molte notti dormivo da lui e ci raccontavamo molte cose. Una sera Lou mi raccontò c'era una ragazzina che gli piaceva molto, mi chiese dei consigli per conquistarla, io gli dissi: "bhe fai qualcosa di diverso, dato che da te alle medie regalano tutti un fiore, tu scrivile una letterina". Ascoltò il mio consiglio che andò a buon fine, e con il mio aiuto le scrivemmo una lettera (bella per essere fatta da una bambina di quinta el. e un bambino di prima media). La ragazzina a cui Lou faceva il filo rispose con un'altra lettera sulla quale c'era scritto che anche a lei piaceva lui e qualche giorno dopo si "fidanzarono". Era una cosa strana, non avrei mai pesato che si fossero fidanzati, ma la cosa a me non cambiava molto, pensavo che sarebbe rimasto tutto come prima ma... NO. Lou iniziò a stare solo con questa bambina della quale non conoscevo nemmeno il nome, non ci credevo. Si era "fidanzato" con una ragazzina che non conoscevo nemmeno e senza nemmeno chiedermi un opinione. A questo non diedi molta importanza, mi arrabbiai ma lasciai passare. Lou non si faceva ne vedere ne sentire, ogni volta che andavo a casa sua mi dicevano che era andato a casa di 'quella bambina'. Mi sentivo offesa, sola, abbandonata, aveva rovinato il mio mondo e così iniziai ad odiarla fino alla nausea. Non volevo stare a casa ad assistere quello spettacolo penoso che si svolgeva tutte le sere. Volevo Lou, avevo bisogno di Lou. Non avevo altre amiche, avevo solo conoscenti con le quali scambiavo qualche parola a scuola ma nessuna a cui importavo, o per lo meno nessuna che si ricordasse il mio nome. Credevo che Lou mi avesse dimenticata, come facevano tutti, avevo paura, molta. Iniziai a cercare di fare nuove amicizie a scuola con qualcuna di quelle bambine snob, con lo smalto alle unghie. Loro accettavano solo bambine carine, io lo ero ma non mi curavo. Avevo dieci anni, cosa mi importava dello smalto alle unghie o dell'ombretto o lucidalabbra con i brillantini? un emerito niente. Mi ricordai subito però che avevo a casa una di quelle borsette con elastici rosa, lucidalabbra, brillantini e cose così che mi aveva regalato la zia, per raggirare quelle bambine un giorno li portai a scuola. Appena arrivata tutte si misero in cerchio attorno a me e volevano provare ogni cosa. Io cercavo scrupolosamente tra di loro chi potevo portare a casa come nuova amica, così che Lou fosse stato geloso come me. Trovai una bambina molto carina e gentile, ma snob come tutte le altre, poteva andare. Si avvicinò a me e mi chiese: "ne hai altre a casa percaso?" -"certo, ti va di venire a casa mia a vederli?" -"va bene, oggi pomeriggio vengo a casa tua" La aspettai mentre guardavo in camera mia dalla finestra con tutti i trucchi (ammetto di averne rubati un bel po da mamma) sul letto. Arrivò accompagnata da suo padre su una bellissima bmw nera, era una bambina molto ricca. Appena arrivata scesi le scale frettolosamente e aprii la porta, lei diretta mi chiese "dove sono i trucchi?", io le indicai le scale per farle cenno di salire e la accompagnai in camera. Non c'era in casa nessuno, così iniziammo a truccarci con lo stereo ad altissimo volume, sperando che Lou avrebbe sentito e sarebbe venuto a lamentarsi ma zero. Avevo un piano B (lol) e scesi nel giardino con la mia "amica" e inizia a giocare a palla, il mio piano era quello di mandare di là la palla per vedere se era in casa con la sua fidanzatina. Così, come da piano, feci andare di là la palla, andai a citofonare presi la palla ma non vidi Lou. Così chiesi a Johannah dov'era e mi disse che era uscito con Denise, feci uno sguardo stupito e dissi "e chi sarebbe?" mi rispose che era la bambina con la quale era fidanzato. Mi arrabbiai e Alice (la mia presunta amica) se ne accorse molto dato che appena tornata a casa le dissi che ora lei doveva andarsene. La invitai altri giorni e come io usavo lei, lei usava me perchè il giorno dopo si presentava a scuola con uno smalto nuovo che le regalavo io, mamma tanto non se ne accorgeva, era presa da altre cose. Ovviamente facevo sempre andare la palla a casa di Lou o inventavo qualche altro metodo, Alice faceva finta di niente ma aveva capito tutto. Dopo i continui tentativi Johannah disse a Lou di venirmi a trovare, senza che io lo seppi. Allora, un giorno, qualcuno suonò il campanello di casa mentre io ero sola, camminai lentamente dirigendomi verso la porta aprii e trovai, appunto, Lou. Lo guardai disprezzata e rivolgendomi con il mio tono da arrogante gli dissi: "wow, ti sei ricordata di me" -"scusami, mi dispiace" Facendosi spazio però, riuscì a vedere un'altra sagoma, era Denise che mi salutò. Guardai Lou e iniziai ad urlare: "come ti sei permesso, non eravamo amici? e tu, TU, hai rovinato tutto, andatevene" Nessuno dei due ribattè e se ne andarono entrambi. Pochi giorni dopo venni a sapere che Lou e Denise si erano lasciati e un sorrisetto si accese sul mio viso, come un cenno di vendetta. Ora era lui che mi cercava, non più io. Io ero di nuovo nella realtà, quella realtà di urla, schiaffi, solitudine e non vedevo l'ora di scappare da quello schifo ma allo stesso tempo non volevo darla vinta a Lou così rimanetti settimane e settimane nella mia realtà. I giorni erano uguali: mi svegliavo, andavo a scuola, giocavo a palla, facevo i compiti, i miei litigavano, piangevo. Era un ciclo continuo ma per fortuna in quel giorno ci fu qualcosa nel mezzo a deviare quel ciclo. Era un sabato, stavo andando in giardino a giocare a palla dato che avevo appena finito di fare i compiti, i miei non erano mai a casa, mio padre era al bar e mia madre a lavoro; a volte mia madre tardava da lavoro per il motivo che non voleva tornare a casa. Ero consapevole di ciò e nella mente mentre prendevo la palla per andare in giardino, mi ripetevo tutti gli avvenimenti che sarebbero accaduti in quel giorno 'grigio'. Alzai lo sguardo per aprire la vetrata che dava sul giardino e vidi lui, Lou. Andai diritta verso di lui e ammetto che presi un bello spavento, ma, senza neanche farmi parlare mi spiegò che ora aveva lasciato la sua 'fidanzatina' e che non mi avrebbe più esclusa, si scusò e mi invitò a casa sua a dormire. Ero solare, emanavo felicità non solo perchè con Lou era tutto come prima ma perchè non ero costretta a passare ancora una notte in quello schifo di casa ed ero riuscita ad evadere alla realtà. Il mio mondo era ricomparso, quel mondo in cui ero me stessa senza preoccupazioni, quel mondo dove schiaffi, minacce, pianti, dolori e solitudine non esistevano. Lou riusciva a farmi sorridere, ed io, amavo sorridere.
  
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