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Autore: zorrorosso    19/02/2013    3 recensioni
”Un mostro! Un mostro vi dico! Il volto gli colava dalla testa come se fosse stato spellato! Come se fosse morto, tuttavia in vita, si muoveva e camminava... "- Alcuni segreti non possono essere svelati con facilità! ***mentre sto preparando questa storia per traduzione ed editing, verranno aggiunti dei capitoli "prequel"***
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Athos, Cardinale Richelieu, Duca di Buckingam, Milady
Note: Cross-over, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Uomini e Mostri...'
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Allora devo dirlo: questo capitolo mi e’ costato abbastanza fatica e forse un po’ di typos. Perdonateli ed aiutatemi a trovarli perche’ il mio correttore automatico non sa l’Italiano.
In breve le mie disavventure mi hanno portato a scrivere meta’ del capitolo nelle ore piu’ impensate con strumenti piu’ o meno consoni, come ad esempio una tablet.
L’altra meta’ del capitolo l’ho pagata moneta sonante 120euro ai tizi che me l’hanno scaricata dall’HD ed in pratica solo quel file (visto che il resto dell’HD o era bruciato o ce l’avevo di gia’).
Certo, se mi dicevano in anticipo che avrebbero solo scaricato un file di 17kb i 120euro me li tenevo io.
Quindi sappiate che questo capitolo ha un prezzo.
 
Riassunto dei capitoli precedenti: 120euro o, per essere piu' precisi, 800NOK.
 

Capitolo 8
Tre guardie reali

 
Porthos ed Athos fissavano sospetti il loro compagno sorridente.
D'Artagnan a fatica li degnava di uno sguardo.
Non era del tutto assente, aveva detto alcune parole vagamente sensate, tra un silenzio e l’altro, tirava lunghi sospiri che scostavano un ciuffo di capelli castani dalla sua fronte avanti e indietro.
“Certo, capitano, fate sempre cosi’ tante domande... Cosa dicevate?”- chiese il ragazzo.
“Voci di corte: che cosa avete ascoltato?”- scandi’ Athos, in modo che il giovane potesse capire meglio.
"Allora?"- chiese Porthos al ragazzo, che non aveva ancora proferito una parola di senso compiuto.
Il giovane sospiro' di nuovo e rispose con un bel sorriso, poggiando la mano sul mento.
“Niente lettere?”- domando’ l’uomo.
“Quali lettere?”- chiese D’Artagnan, ancora inebriato dai sensi.
"Bene, bene. Diteci dunque qualche cosa che ci possa in qualche modo interessare!"- incalzo' Athos, affatto interessato alle sue esperienze amorose.
"Oh Athos! Ho qualche cosa che potrebbe interessarvi!"- il tono nel ragazzo si fece immediatamente piu' serio, rievocando le esperienze di qualche giorno prima: per un attimo lascio’ la sua nuvola rosa e ricadde alla seria realta’.
L'uomo si incupi' leggermente, preannunciando di gia' cosa potesse essere l'argomento dei suoi discorsi.
"Si tratta di Aramis. Ha avvertito la Regina delle vostre ritrovate amicizie. A proposito, credete siano cosi' opportune?"- chiese dubbioso il ragazzo, cercando di tenere un tono confidenziale che non lo compromettesse troppo agli occhi del loro compagno.
"Che interessi ha quell'uomo nel mettervi in cattiva luce?"- chiese Porthos, gia' al corrente di tutto.
 
"Voi sapete?"- D'Artagnan si sorprese di quella domanda da parte del compagno.
"Mi domando come fate voi a non sapere: Milady ci e' passata di fronte! Probabilmente avevate ancora gli occhi rivolti da un’altra parte!"- sbotto’ Porthos con un ampio gesto.
 
“Si. Milady e’viva, D’Artagnan! Non dovreste meravigliarvi di questo...”- sospiro’ Athos ricordando gli eventi di alcuni giorni prima ed il fatto che la donna risiedesse ancora in un posto misterioso tra la residenza del Cardinale ed il palazzo del Louvre. Oppure in qualche lussuosa locanda di Parigi, lontana dagli sguardi e le parole indiscrete delle dame di corte. Almeno una di queste l’avrebbe potuta facilmente scovarla.
La Regina non era del tutto al corrente degli affari di Milady a palazzo, del fatto che fosse stata di gia’ uno strumento di Richelieu e per quale scopo, ma di sicuro non le avrebbe fatto piacere trovala a corte come ospire. Conosceva molte persone e poteva essere uno strumento utile, ma sarebbe sempre stata un’inglese nel palazzo del re di Francia.
 
Il moschettiere busso’ sul tavolo della caserma nervosamente.
Del tempo era gia’ trascorso dal ballo che aveva in un certo senso rigirato tutte le carte in tavola, ma le sue conseguenze erano ancora tangibili.
“Come pensate di agire, Capitano?”- chiese il ragazzo ad Athos, il suo sguardo appariva vagamente preoccupato, forse nell’esaminare gli occhi dell’uomo non aveva trovato le solite espressioni di sicurezza ed esperienza, piuttosto un vago senso di preoccupazione per qualcosa che avrebbe voluto evitare.
“Porthos?”- l’uomo distolse lo sguardo dal ragazzo e si rivolse al suo compagno che in quel momento stava osservando fuori dalla finestra l’arrivo di una carrozza reale.
“Che fine ha fatto quella baronessa del ballo?”- ribatte’ Porthos dubbioso, senza mai staccare lo sguardo dalla finestra e facendo cenno agli altri due di avvicinarsi.
“Non saprei...”- mormoro’ Athos, colto anche lui dalla ricchezza di quella carrozza. Non era una delle carrozze ufficiali da parata, allo stesso modo spiccava tra le carrozze comuni: si notava che era stata spedita direttamente dalla regina.
“Constance?”- si sorprese D’Artagnan sgranando gli occhi, la ragazza stava scendendo da quella carrozza. Indossava le vesti di una qualsiasi giornata a Corte.
“Perche’ non siete con lei?”- domando’ Porthos, al ragazzo. Gli avevano espressamente chiesto di tenerla d’occhio.
“Dormiva ancora nelle sue stanze e non mi e’ stato concesso entrare. Poi sarei dovuto tornare di guardia qui e...”- si giustifico’ lui, cercando conferma negli sguardi dei suoi compagni.
I due sbuffarono insofferenti. Dopotutto era ancora un ragazzino ed aveva ancora molto da imparare.
 
“Ah come immaginavo! Presto, presto! Correte fuori e andate a fare il cane bastonato. Sapete cosa dovete dire!”- ordino’ Porthos puntando verso Athos, ma entrambe i compagni accorsero alla porta contemporaneamente. Qualcun altro scendeva in quel momento dalla carrozza.
“No! Non voi, D’Artagnan!”- continuo’ l’uomo verso il ragazzo perplesso.
“Eh?”- chiese turbato, mentre il loro capitano correva fuori verso la carrozza e si preparava ad uno dei piu’ ampi inchini mai fatti prima d’ora.
“La guerra non si combatte solo con le armi, D’Artagnan”- continuo’ l’uomo abbassando lo sguardo verso di lui, come avrebbe potuto fare ad un fratello minore. Subito pero’ lo rivolse nuovamente alla finestra, dove il loro capitano aveva gia’ raggiunto la carrozza reale e la dama che ne era scesa dopo Constance. La baronessa d’Herblay era tornata a Corte.
 
Renee guardo’ indecisa Constance, quasi incitandole di proseguire verso le stanze della Regina. Questa pero’ si era fermata ed aveva scorto D’Artagnan salutarla dalla finestra. Lei aveva risposto vagamente a quel saluto, ma la sua attenzione era maggiormente rivolta al cavaliere inchinato ai loro piedi. Era il capitano delle guardie reali.
“Bentornata... Baronessa!”- disse Athos senza guardarla. Si era tolto il cappello ed capelli neri erano lavati di fresco, tanto da scendere in lunghe ciocche sulle guance e sugli occhi quasi senza dargli pace.
“Andatevene”- disse la giovane donna, voltando la testa e facendo cenno di allontanarsi con la mano.
“Vorrei parlarvi”- continuo’ lui senza timore, ma con un tono gentile, quasi a pregarla.
“Non ho nulla da dirvi”- ribatte’ lei negandosi e, notando Constance ancora ferma, si affretto’ a tirarla per un braccio.
Athos si alzo’ e si affretto’ ad indossare il cappello, ma quel tempo era stato sufficiente alle due giovani per lasciare il piazzale ed essersi gia’ dirette indisturbate verso le stanze della regina.
***
 “Il Cardinale Richelieu ha chiesto di voi, Baronessa.”- la Regina guardo’ le giovani entrare con la coda dell’occhio. Aramis si inchino’ immediatamente.
“Non credo che sappia quello di cui noi siamo a conoscenza. Dubito che avrebbe domandato chi foste se non fosse stato del tutto sicuro di non poter essere scoperto.”- continuo’ stringendo i pugni. Le sue dita erano adornate da diversi anelli d’oro dalle pietre colorate.
“Avete detto che Milady si trova di nuovo a Parigi?”- domando’ la Regina, ricordandosi vagamente di quella donna che aveva gia’ visto diverse volte in compagnia del Cardinale.
“Si. Ho il sospetto che si trovi di nuovo a Parigi. A questo punto devo dedurre che il Duca di Buckingham ne sappia qualche cosa. Dite che sia stato il Duca a fare il mio nome al Cardinale?”- chiese sospettosa la baronessa.
“Beh a dire da quello che ho potuto notare io stessa, avete lasciato su di lui un’impressione a dir poco indimenticabile”- rispose la sovrana alzando le sopracciglia.
“Voi sapete che sono una vostra umile serva e non mi permetterei mai di...”- pronuncio’ immediatamente Renee, cercando di giustificare il comportamento dubbio assunto con quel nobile straniero alla sovrana, che non sembrava essere turbata.
“Avete fatto il vostro dovere. Dovevate esagerare di piu’ con quel sonnifero, baronessa.”- continuo’ la regina voltandosi di nuovo da lei. La sua espressione non era del tutto insoddisfatta, ma lasciava trasparire un vago senso di delusione. Anche se non accusava direttamente la baronessa dell’errore commesso, non era certo contenta del risultato.
Renee rimaneva inchinata alla sua presenza, nel tentativo di non mancarle di rispetto, ma evidenziando ancora di piu’ come la loro collaborazione fosse in qualche modo forzata.
“Probabilmente il Duca vi sta ancora cercando. Forse risiede ancora alla residenza di Richelieu per questo motivo. Per lo meno dobbiamo sperare che sia cosi’.”- la Regina fece alcuni passi nella sua stanza, leggermente innervosita.
“E se non fosse cosi’?”- chiese Constance dal fondo della sala, quasi istintivamente, senza essere interpellata. La Regina, non essendo al cospetto di persone ufficiali, non si offese:
“Se non fosse cosi’ sara’ sicuramente tornato in patria ed avra’ gia’ convinto il re nel dichiarare guerra!”-.
“Il Duca non e’ solo alla mia ricerca, Maesta’”- aggiunse Renee, non specificando di piu’ degli affari della lettera di cui era a conoscenza.
 
“Baronessa, Renee...”- sospiro’ la Regina con leggera insofferenza-“Avete un corpo di donna. Il Duca ama le donne. Utilizzatelo disponendo di lui. Questa volta lo voglio morto. La sua sola presenza nell’intero reame mi infastidisce piu’ della falsita’ di Richelieu. Vedrete che l’altro oggetto delle sue mire vi sara’ eternamente grato per il vostro favore...”- disse quasi priva di pieta’.
Potrebbe essere stato anche solo questo un motivo valido per Aramis di disfarsi del Duca di Buckingham, ma forse le pretese della regina cominciavano a farsi un po’ troppo ambiziose.
Lo sguardo di Renee si oscuro’ e mormoro’ qualche cosa sotto voce prima di allontanarsi.
***
Renee trovava in quel momento conforto in una lunga preghiera durante la messa.
In effetti non era quello di cui in quell'istante aveva veramente bisogno, ma non trovava soluzione migliore. Sfogarsi con qualcun altro, pensava, sarebbe stato solo sorgente di ulteriori problemi e causa di piu' dettagliate spiegazioni. Inginocchiata, non rivolgeva gli sguardi verso nessuno, neppure all'altare, appunto per evitare gli sguardi interessati dei giovani cavalieri, che spesso si presentavano in chiesa solo per conoscere nuove fanciulle.
 
"Baronessa..."- una voce la interruppe, ma lei non si volto'.
"Pssst Baronessa d'Herblay!"- continuo' la voce.
"Sh! Come vi permettete di disturbare le mie preghiere?"- bisbiglio' lei senza voltarsi.
Aveva riconosciuto quella voce quasi subito- "Poi voi non dovreste essere di guardia... O da qualche altra parte?!"- continuo'.
"Al momento desidero solo essere con voi... Devo parlarvi!"- Renee apri' gli occhi e fece entrare velocemente aria nelle narici, un suono nasale a lui fin troppo noto, a cui pero' non aveva fatto ancora troppo caso.
"Sh! Non alzate la voce!"- disse nuovamente la baronessa, questa volta si volto' verso di lui. I suoi grandi occhi chiari lo fissarono ancora sospetti.
"Andiamo fuori"- ordino' Athos alla ragazza prendendola per un braccio, nonostante lei cercasse di trattenersi lontano da lui.
Costretta da quella situazione, si fece trascinare quasi a forza all’aria aperta per un lungo viale, in quel momento deserto.
"Che avete di importante da dirmi? Sbrigatevi, ho da fare"- Renee distolse lo sguardo vivamente contrariata.
"Si... Si tratta di voi"- sussurro' l'uomo, cercando di incontrare i suoi occhi dall'espressione ancora ferita.
"Avevate ragione, vi devo le mie scuse"- disse lui, facendosi quasi mancare il fiato.
"Qui le scuse non bastano! Ve ne siete andato, vi siete ubriacato e vi siete persino intrattenuto tutta la notte con quella donna!"- senti' l'aria muoversi rapidamente all'agitarsi delle sue mani. Renee era su tutte le furie.
"E voi vi siete appartata con quell'uomo..."- ribatte’ Athos.
"Eravamo d'accordo!"- disse lei tra i denti, del tutto furibonda.
"Non erano questi i patti"- la voce di Athos scaturi' profonda. Lei si libero' facilmente dalla sua stretta, come era d’uso fare.
 
Lo guardo' un'ultima volta con disprezzo e gli volto' le spalle nel tentativo di andarsene.
"Non andate via cosi', vi prego in questo momento ho bisogno di qualcuno come voi al mio fianco!"- Athos la supplico' incerto, cercando un modo per non lasciarla andare via.
"Questo qualcuno forse non sono io, capitano..."- bisbiglio’ la giovane senza voltarsi.
"Smettetela di punirmi! Avro' pure i miei segreti, come voi avete i vostri!"- disse chiaramente, cercando cosi’ di giustificarsi.
“Dite bene. Non ho tempo per altre frivolezze. Devo cercare di rimediare agli errori commessi. Ho rischiato di mettere a repentaglio la reputazione della Regina per voi! E non parlare di... Non importa. Addio!”- la giovane accelero' il passo, vivamente delusa, cercando di allontanarsi il piu’ in fretta da lui.
 
"No! Aspettate! Conosco delle cose di voi! Siete comparsa misteriosamente a corte da non piu' di quattro settimane, sparite, riapparite quando e come volete. Non avete grazia. Nessuno qui sa niente di voi. Eppure adesso siete amica fidata della Regina in persona, non avete alcun accento straniero, anzi a volte parlate con dialetto parigino come se viveste qui da anni, e sembrate conoscermi da anni, anche se non mi avete mai questionato sul mio passato o la mia vita..."- le parole di Athos la colpirono piu' di mille pugnali.
Il sospetto di essere stata scoperta la fece fremere di un brivido istintivo. Il sangue le si congelo' nelle vene al solo pensiero di quello che sarebbe potuto accadere d'ora in avanti.
“Donne come voi di solito non si trovano a corte, ma da qualche altra parte. Forse vi ho perfino gia’ incontrata in passato. Non e’ cosi’?”- chiese lui retoricamente.
Aramis raggelo': sue gambe avrebbero voluto correre via il piu’ lontano possibile. D’istinto, arrossi’ nervosamente e le sue mani cominciarono a tremare.
Forse il suo articolato travestimento non era riuscito certo ad ingannare un uomo esperto come lui.
O forse tutti quegli anni fianco a fianco, non potevano essere nascosti da una parrucca arruffata o da una brutta maschera. Che stupida deve essere sembrata ai suoi occhi, mentre cercava di nascondere tutto.
“No, mai...”- bisbiglio’ ad occhi spalancati, negando l’evidenza fino all’ultimo.
“Dopotutto anche quello e’ un lavoro”- sospiro’ lui alzando le sopracciglia e piegando la testa, alla ricerca del suo sguardo negato.
“Un lavoro, un compito impor...tan...”- balbetto’ lei.
Per un attimo credette seriamente di essere stata scoperta, di dover spiegare tutte le sue azioni, il perche’ vestisse da uomo o come mai avesse dovuto mentire ai suoi piu’ fidati amici tutti quegli anni.
Si stava preparando a quel lungo discorso inspirando profondamente, forse se l’era sempre aspettato che prima o poi qualcuno potesse... Ma quasi subito riascolto’ quelle parole risuonare nelle sue orecchie e nella sua memoria: aveva frainteso.
 
Lascio’ andare un profondo sospiro ad occhi chiusi, cosi’ profondo che le spalle si rilassarono, lasciando dondolare le braccia, al fondo delle quali si potevano appena scorgere le dita magre e leggermente nodose spuntare dal bianco merletto dei polsini sulle vesti scure.
"Erm... Importante, certo... Quale uomo non ha bisogno di certe attenzioni?! Noto che prendete il vostro dovere seriamente...”- Athos si schiari’ la voce leggermente imbarazzato da quella risposta.
“Comunque, se lo desideraste, la vostra nuova alleanza con la regina, vi permetterebbe di abbandonare la vostra professione e fare certe cose solo per diletto...”- ripenso’ di nuovo Athos a quella risposta concitata e riflessiva allo stesso tempo.
 
“Mh... Devo pensarci. Come voi dovreste pensare veramente agli affari vostri.”- disse lei provocatoriamente,  aspettando che lui credesse nella veridicita’ delle sue supposizioni e non indagasse oltre. Riprese poi in fretta il suo cammino, nel desiderio di seminarlo e fare in modo che quel discorso finisse li'.
 
“Non vi chiedero' di voi e del vostro passato... Voi non chiedete del mio e saremo pari..."- continuo' lui seguendola.
“Non saremo mai pari!”- la voce della giovane donna era spezzata.
Le emozioni ed i nervi la privavano qusi del respiro.
"Renee, vi prego di perdonarmi."- l'uomo la colse di sorpresa raggiungendola e prendendole le spalle rigide. Si accorse di quanto in quel momento fosse ancora tesa.
 Lei si volto' di scatto, i suoi sguardi erano ancora feriti dal comportamento dei giorni precedenti, due grosse lacrime scesero sulle guance, scivolarono sul mento ed evidenziarono una lieve cicatrice rosea ancora presente sotto la mandibola.
"Se solo foste stato ai nostri accordi..."- sussurro' la baronessa tra i denti.
“Se solo voi foste stata ai nostri accordi...”- sussurro’ lui, chiudendo le palpebre per un attimo e sospirando profondamente.
 
La tristezza e le lacrime, donavano a quella donna misteriosa un doloroso fascino.
Non aveva mai avuto modo di vederla veramente felice, di sentirla ridere a crepapelle, di sollevare gli occhi al cielo e sorridere di una gioia irrisoria.
Neppure come spia, per quanto eccellente, era riuscita nel suo intento ed aveva capito quanto questo la ferisse. Renee aveva fallito la sua missione ed era forse questo che non riusciva a perdonarsi.
Quel loro fraintendimento al ballo andava oltre ad un probabile tradimento sentimentale o una semplice gelosia, seppur questa sembrava esserci da parte di entrambe.
 
“Avete cominciato voi! Vi siete tolta le sottogonne mentre eravate in camera con quell’uomo!”- le ricordo’ Athos con fermezza, cercando di non farsi catturare da quello sguardo ricco di uno strano ed involontario fascino.
“Avete mai provato ad indossare quelle cose?! Sono scomode ed e’ impossibile sedersi... Che dico! Io non devo giustificare nulla a voi! Avete dormito in camera con quella donna tutta la notte!”- disse la ragazza nel pieno dell’agitazione.
“Io... Vedete... Ehm... Ero ubriaco.”- Athos aggrotto’ le sopracciglia ed abbasso’ le spalle in un lieve soffio -“Sono certi dettagli che non vi posso riferire”- continuo’ abbassando lo sguardo.
“Beh credete invece che sia giusto accusarmi di un torto che non ho commesso? Soprattutto da voi! Eravamo d’accordo, avrei disposto di quell’uomo ed avrei cercato il vostro aiuto. Solo allora avreste conosciuto la sua vera identita’!”- cerco’ di spiegare la ragazza, affatto calma.
“Voi siete una dama, per voi e’ diverso...”- Athos abbasso’ ancora lo sguardo, convinto di tenere i suoi segreti per se.
“E voi un cavaliere che non avete mantenuto la parola data! Siamo entrati insieme da quella porta, ma io sono uscita da sola!”- la giovane stava riaccendendosi per divampare: era rossa in volto e furiosa di rabbia, agito’ la mano come per indicare qualche cosa di fronte a lei, di fatto inesistente –“Grazie a voi la mia missione e’ fallita!”- continuo’ a voce alta, lasciando andare un sospiro ancora piu’ profondo.
 
“Che cosa avete fatto in quella camera?”- sospiro’ nuovamente Athos, appoggiandosi stanco di quella discussione ad un muretto del viale.
“Lo sapete bene cosa ho fatto in quella camera, voi piuttosto! Cosa avete fatto in quella camera?”- ribatte’ lei, mettendo le mani ai fianchi.
Lo sguardo di Athos sembrava ancora piu’ abbattuto, qualche cosa lo turbava veramente.
 
Forse in cuor suo, Aramis sapeva che quello che un tempo fu l’amico di sempre, non avrebbe potuto mai averle fatto un torto cosi’ grande. Se solo avesse saputo.
Anche se quella ormai sembrava piu’ una ripicca o una questione di principio, per evitare di ferirlo, non avrebbe dovuto tenergli nascosta almeno parte della verita’.
 
“Sono entrata in camera con quell’uomo mascherato che voi stesso e la vostra signora avete visto. Ho cercato di distrarlo. Non pensavo fosse talmente facile. Ho fatto scivolare del sonnifero nel suo bicchiere. Abbiamo bevuto e si e’ addormentato profondamente. In questo modo ho avuto tempo di togliermi le sottogonne. Al contrario di voi, io non ho fatto nulla di cui vergognarmi con quell’uomo”- Renee ora lo guardava fisso negli occhi, completamente irrigidita. Prendeva, tuttavia, lunghi e profondi sospiri per cercare di non innervosirsi un’altra volta.
Athos ricambio’ quello sguardo con un mezzo sorriso. Sembrava sincera. Apri’ la bocca, come per pronunciare qualche cosa, ma fu subito presto interrotto da lei:
“Voi piuttosto, avete tradito la mia fiducia raccontando i nostri affari ad un’altra donna per farvi riferire da questa solo brutte voci di corte! E non contare con quale facilita’ vi abbia potuto conquistare, o riconquistare... Non vi facevo tanto molle!”- con quelle parole, fu la volta per la giovane di dimostrare gelosia.
Athos fu colto da un imbarazzo privato che andava oltre le informazioni che avrebbe voluto far trasparire.
“E’ una persona con cui mi sono trovato a lavorare in passato...”- disse con un sospiro.
“Pensavo che fossi io a fare quel mestiere”- ribatte’ lei con un senso di ripicca, facendo cadere un braccio sul fianco.
Athos la guardo’ perplesso.
“Non penserete che lei sia... Ehm...”- balbetto’ annodandosi nervosamente le dita di una mano dietro la schiena.
“Non mi riferivo a lei”- la baronessa ora gli rivolgeva uno sguardo tagliente alzando le sopracciglia.
Lui la fisso’ stringendo le pupille, completamente rosso in volto.
“Ero... Un cavaliere non dovrebbe mai giustificare certe azioni ad una donna come voi!”- si riprese l’uomo, cercando di rimanere severo e composto. In quanto a severita’, la donna lo batteva pienamente. Tuttavia non si poteva dire la stessa cosa riguardo alla compostezza: i suoi modi oscillavano da incendiati a rigidi come quelli di una statua, in un battito di ciglia.
“Un cavaliere non dovrebbe commetterle certe azioni, in primo luogo! Potreste fare come me, ed ammettere la verita’. Per lo meno avrei modo di insultarvi apertamente e mi dareste piu’ che un motivo valido per andarmene senza essere congedata”- la baronessa si passo’ una mano tra i capelli.
Una liberta’ che ora si poteva concedere piu’ spesso.
Athos sospiro’. Non era d’uso che gli si chiedesse di giustificare quegli affari privati da parte di una donna, ma lui stesso aveva chiesto la stessa cosa e con riluttanza era stata data una risposta.
“Ero venuto qui per scusarmi con voi. Io ho i miei segreti, come voi avete i vostri, baronessa”- rispose lui ripetendo quelle parole sulle quali cercava di aggrapparsi avidamente.
Questa scusa, tuttavia, non reggeva piu', soprattutto da quando Renee aveva svelato tutti i particolari della sua verita' e trovava nei suoi segreti la causa di tutta quella collera.
“Avete un bel modo di scusarvi, Capitano”- e come promesso, si allontano’ lungo il viale.
“Baronessa! Mi dispiace davvero di non poter dire la verita’!”- esclamo’ Athos da lontano, ma lei nemmeno si volto’.
Athos aspetto’ qualche minuto mentre guardava la ragazza allontanarsi a passo spedito. Avrebbe potuto ancora raggiungerla. Il vestito le ricadeva abbastanza largo in vita e lasciava intravedere pochissimo di lei.
Si rese velocemente conto di quanto da lontano la sua figura fosse allungata e sfuggente. Se si fosse fermata un solo attimo, avrebbe sicuramente avuto il tempo di contemplarla meglio ed affascinarsi ancora di piu'.
Dopo qualche minuto, si fece coraggio e la raggiunse di nuovo, con una breve corsa, superandola.
“Non posso chiedere un’alleanza con voi senza dimostrarvi la mia fiducia. Credo siate sincera con me. Allo stesso modo mi sento in dovere di esserlo io stesso!”- dicendo cosi’ le fermo’ la strada ed incrocio’ nuovamente i suoi occhi chiari, questa volta colti di sorpresa.
“Alleanza?”- chiese la ragazza sospetta.
“Beh, ho chiesto il vostro aiuto e voi avete accettato. Abbiamo suggellato questo patto quando vi ho dato il bacio sulla guancia. La nostra missione non e’ ancora finita...”- disse lui leggermente affannato.
“Voi state cercando aiuto nei posti sbagliati...”- disse lei aggrottando le sopracciglia e cercando inutilmente di farsi strada.
“Purtroppo, sono restio nel raccontare questa storia. Temo di mancare di virilita'. Fortunatamente, voi colmate benissimo questa mia mancanza con la vostra.”- la baronessa si fermo’ e alzo’ la testa verso l’uomo. Non si offese a quelle affermazioni, il suo volto rimase quasi privo di espressione, anche se nei suoi pensieri quella sembro’ piu’ una lusinga che un insulto. Si guardo’ attorno, notando l’ombra piu’ appartata di un albero e disse:
“Se ritenete questo affare troppo privato, possiamo sempre sederci li’ all'ombra e parlarne senza essere notati”-.
 
“Io e quella donna siamo stati amanti in passato. Quando mi si e’ avvicinata alla cerimonia d’investitura, per me e’ stato come vederla risorgere dalle ceneri. Credevo fosse morta in mare ed invece...”- Athos prese una lunga pausa piena di un inspiegabile dolore, mentre la ragazza lo ascoltava con attenzione. Le sue mani stringevano forti le vesti che ricadevano sulle ginocchia, come a nascondere una rabbia intrinseca, non ancora calmata veramente.
“Tuttavia quando ci siamo appartati in quella stanza, abbiamo discusso a lungo su cosa fosse successo, come quella donna destinata a morire fosse ancora viva. Anne, mi ha spiegato tutto nei minimi dettagli io non... Non... Ed avevo bevuto gia’ abbastanza, forse proprio per affogare quelle sofferenze che stavano riemergendo. Mi sono addormentato...”- sembrava davvero faticoso per lui continuare quella conversazione.
L'uomo rimase bloccato da un breve silenzio di ricordi. Solo successivamente riprese di nuovo fiato e continuo’ quel discorso: “Vedete, e’ difficile per un uomo resistere alle tentazioni di una donna. Specialmente conoscendo gia’ la sua bellezza e le sue abilita’.
 A volte, pero’, c’e’ qualche cosa che va oltre la bellezza, oltre le semplici apparenze. Non posso negare quanto la tentazione fosse forte su di me, questa pero’ era pienamente compensata dal dolore e le sofferenze provocate da lei in passato.
Quelle memorie sono come cicatrici di piaghe profonde e dolorose.
Siamo stati amanti solo qualche settimana ed ho patito quei dolori per anni. Non avrei mai potuto ritornare ancora sui miei passi, compiere ancora gli stessi identici errori che hanno portato ad innamorarmi di lei una prima volta. Questa pero’ e’ una cosa di cui non posso certo parlarne con un uomo d’armi, un mio compagno. Me ne vergogno parlando di questo anche solo con voi. Dopotutto, non vi conosco poi tanto bene. Ma se loro sapessero... Sicuramente riderebbero di me...”- sospiro’ alzando gli occhi verso i fiori violacei che pendevano da un uno dei rami, avvinghiati in grappoli.
 
Renee tento’ nuovamente di trattenere i suoi veri sentimenti e non farli trasparire. Se lei stessa avesse potuto concederselo, forse avrebbe sorriso di gioia nell’ascoltare quelle parole.
Era dunque ancora l’uomo che credeva, certo non poteva completamente giustificare quel comportamento, ma quelle parole, presumibilmente sincere, l’avevano messo ai suoi occhi in un’altra luce.
“Non mancate di virilita’ secondo me. Non credo manchereste neppure ai vostri compagni.”- Aramis parlava con sicurezza- “Anche se non posso parlare per loro!”- si corresse veloce.
Le sue mani smisero di stringere violentemente le vesti. All'improvviso, la rabbia che l'aveva animata in quei momenti si spense lasciando dentro di lei un vuoto che la serenita' non colmava. Si rialzo’ quasi subito nel tentativo riprendere la sua strada.
“Baronessa!”- Athos la chiamo’ di nuovo, cercando di non farla allontanare.
“Potreste allenarvi con noi in caserma, se volete”- disse da lontano.
“Non conosco le arti del rapiere e del moschetto, Capitano”- menti’ lei, sapendo quanto Athos fosse abile nel riconoscere gli stili di combattimento dei suoi compagni.
“Se desiderate, potrei insegnarvi io!”- incalzo’ lui, cercando di non tenerla troppo lontano.
“Lo so, siete molto abile... Con il rapiere. Non lo desidero!”- le gambe della donna erano veloci, alzando le vesti poteva allontanarsi ancora piu’ facilmente.  Non era certo della sua reputazione che doveva temere, Athos non capiva il perche’ del suo rifiuto.
“Lo sapete che questo e’ il nostro ultimo tentativo, non potrete fallire, la Francia dipende da noi?”- l’uomo alzo’ la voce per farsi sentire meglio, se era li’ per la Regina, forse anche lei teneva alla Francia al suo stesso modo.
“Lo so.”- disse lei con un tono di voce piu’ alto, senza guardarlo negli occhi.
“Non ditemi che per incontrarvi un’altra volta senza inseguirvi per i palazzi di Parigi devo pagare?"- Athos fece qualche balzo in avanti cercando di rimanere in contatto con lei, senza riuscirci.
“Non dovete pagare...”- disse lei a mezza voce. Quelle parole non rimasero indifferenti alle orecchie di lui, che prese la cosa quasi come un complimento.
"Siete molto gentile, ma sto cercando di smettere. Dicono che sia molto meglio quando..."- la voce dell'uomo si increspo' nell'imbarazzo ed un lieve rossore colori’ le sue guance.
"...Quando?"- la giovane si volto’ indietro e lo guardo’ vagamente affascinata. Non si soffermo’ su quel rossore o quelle parole a lungo, senza mai fermarsi si volto’ nuovamente in avanti e spari’ alla sua vista.
Athos fece finta di tossire sonoramente, nel tentativo di schiarirsi la voce e cambiare discorso. Distolse lo sguardo imbarazzato da lei, lo pose su una leggera nuvola in quel cielo terso.
“...Quando si e’ innamorati...”- sussurro’ a bassa voce, cerco' di posarlo di nuovo verso di lei, ma oramai era gia' troppo lontana per essere raggiunta o per averlo ascoltato.
  
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