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Autore: mysticmoon    06/09/2007    3 recensioni
La vita è un'enigma infinito. Un giorno puoi essere in cima al mondo, bello ed apprezzato, ed il successivo sei steso nel fango, arrancando inutilmente per alzarti. Tutti possono cadere. Nessuno escluso. Neanche la stella della nazionale nipponica.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14

Capitolo 14

La Nuova

Famiglia

 

Nota Introduttiva:

Vi ho lasciati con il fiato sospeso nello scorso capitolo, vero?Vi ho lasciati un “tantino” troppo tempo con il fiato in sospeso? Sì? Volete sapere cosa ha detto Colette a Benji, non è vero? Ma ne siete davvero sicuri? Sapete perché ve lo chiedo? Perché era mia intenzione  tornare in Giappone e lasciarvi  un altro pochino in ansia…un anno… forse un anno e mezzo… magari anche un pochino di più… Sto scherzando! Si torna in Giappone, questo sì, ma vi prometto che per la fine di questo capitolo avrete notizie dalla Germania, ok? Vi lascio al quattordicesimo capitolo di Life.

 

Quando Roberto, Oliver e Patty tornarono a casa trovarono, come era solito da tre settimane a quella parte, un forte odore di bruciato e le scatole del cibo ordinato da Katherine sparse sul tavolino della cucina.

La donna, con un appariscente grembiule giallo canarino indosso ed i lunghi capelli trattenuti da un mollettone scarlatto, era seduta al tavolo e, come accadeva ogni giorno da quando aveva iniziato a vivere in quella casa, aveva un diavolo per capello e l’espressione di chi medita seriamente di eliminare tutti gli altri componenti della famiglia con il coltello che stringe tra le mani con forza eccessiva.

Il piatto del giorno, che aveva bruciato anche quella volta, sarebbe dovuto essere riso in bianco come primo e carne alla griglia ed insalata per secondo, quindi aveva ordinato del cibo che a suo giudizio era una pietanza equivalente.

Il marchio di Mac Donald’s fece immaginare all’allenatore che la donna, anche quel giorno, aveva ripiegato su qualche pietanza occidentale dall’apporto di grassi paragonabile a quello di un vassoio di ciambelle strafritte che aveva assaggiato quando, calciatore professionista ma ancora sconosciuto, aveva giocato in Francia una partita amichevole con la squadra del Lione. Una sola di quelle aveva avuto l’effetto di mandarlo al bagno per tre giorni e lo stesso accadeva ogni volta che Katherine Gatsby gli propinava qualcosa che veniva da quel tipo di locale.

Roberto si lasciò cadere stancamente su una sedia e guardò i ragazzi che, allegri, scherzavano e chiacchieravano.

Era trascorso a malapena un mese dalla morte dei loro genitori ma avevano reagito e adesso sembravano quasi tornati ad essere dei normali ragazzi, degli adolescenti che si preoccupano di problemi proporzionati alla loro età.

Sbuffò e guardò la porta attraverso la quale sarebbe uscita a momenti la sua convivente, tanto bella quanto stressante.

 

Roberto Sedinho, 06 Aprile  ore 01:35 PM

 

Ma perché non capisce che quelle schifezze mi distruggono l’intestino? Che ci provi gusto nel vedermi correre al bagno e imprecare contro tutte le divinità di questo mondo? Non si rende conto che quella spazzatura che lei chiama cibo a me distrugge le budella? Ah, ma oggi non gliela faccio passare liscia! Porca miseria, io ho bisogno di mangiare! Alleno Holly e la squadra, mica faccio un lavoro di ufficio! Ho bisogno di nutrirmi, non di fare una dieta disintossicante! Capisco che non sappia neanche accendere un fiammifero senza l’intervento della Guardia Nazionale ma potrebbe comprare qualcosa di un pochino più sano! Per la miseria, anche un pollo allo spiedo coperto di maionese sarebbe più sano di quella… quella robaccia da fast-food.

 

Katherine Gatsby, 06 Aprile  ore 01:35 PM

 

Quel brasiliano non lo sopporto più. Ogni volta che compro qualcosa lo guarda con quella sua aria schifata. Ma perché non resta lui a cucinare, se è tanto bravo? Ma no! Lui deve dare quattro calci a quel pallone sporco di fango e erba ed insegnarlo a tanti bambini che crederanno di diventare tutti come il loro eroe Oliver Hutton. Non sanno che forse non arriveranno neanche a giocare un torneo regionale. Ma loro ci credono e Roberto racconta loro quelle panzane sul pallone che è un amico e del vivere con il pallone. Questo vivere con il pallone è servito ad una sola cosa: sporcare questa casa che io, la grande giornalista Katherine Gatsby deve pulire più volte al giorno. Ma chi me l’ha fatto fare a restare in questo buco di Giappone quando la mia carriera era così sfolgorante da accecare tanti altri reporter uomini! Ed io cosa faccio? Mi faccio bloccare qui dalla cottarella che mia nipote ha per un ex campione della nazionale juniores del Giappone che adesso è quasi zoppo e deve allenarsi con i bambini per rimettersi in forma. Ok, la guarigione c’è stata ma quel ragazzo potrà ritrovare la forma in meno di un anno e dimostrarsi all’altezza della maglia nipponica? Mi fa piacere che sia sopravvissuto e che adesso stia molto meglio, per carità, ma io sono incatenata qua da mia nipote che non vuole separarsi da lui. Forse dovrei portarla via con l’inganno e costringerla a vivere con me a Londra. Io starei molto meglio e non vedrei il brutto muso di questo… questo sporco brasiliano che tra poco infilzo con il coltello se non la smette di fissarmi come se fossi coperta di compost da capo a piedi! Non lo sopporto più! Non dice nulla ma lo vedo da come mi guarda che non approva il modo in cui tiro avanti questa casa! E’ soltanto… soltanto un ex calciatore con problemi alla retina con cui devo condividere questa casa fino a quando alla mia piccola Patty non passa l’infatuazione per il calciatore e si decide a passare al tennista o al cestista… o magari a qualche rampollo di una facoltosa famiglia inglese o un attore con una barca di soldi. Se così fosse sì che potrei fare davvero dei soldi! Io farei un articolo strepitoso e mia nipote l’affare di una vita! Case, automobili, titoli… Quanti soldi farebbe divorziando da uno di quei tipi! Ah, se solo…

 

Un colpo sul braccio la fece sussultare.

Sua nipote la guardava con aria seria ed indicava la porta sulla quale stava Roberto.

Aveva in mano un vassoio che conteneva i resti carbonizzati di quelli che dovevano essere gli hamburger.

- Katherine- disse Roberto, cercando di modulare la voce mentre il ragazzo, afferrata Patty per un braccio, la spingeva fuori dalla stanza per evitarle il lancio di oggetti tra i due contendenti- Perché invece di stare con la testa tra le nuvole non pensi al pranzo? Oggi hai bruciato persino le schifezze che hai comperato.

- Schifezze che ho comperato?

- Sì, Katherine. Vedi questo vassoio? Conteneva alimenti così ricchi di grassi che avrei potuto spremerli e lucidarci tutti i palloni della squadra.

Katherine lo guardò malissimo e stava per attaccare quando la porta d’ingresso si chiuse con un lieve scatto.

- Hai visto cosa hai combinato? I ragazzi sono usciti perché tu ti sei messo a fare questa stupida scenata contro quello che io preparo per nutrirli.

- Li prepara il fast food, vorrai dire! Tutto ciò che cucini finisce nello stomaco della stessa persona: il cane dei vicini che mi domandano spesso che cosa abbia il loro cuccioletto da lamentarsi. Mica lo sanno che quella povera bestia ha ingurgitato alimenti più cancerogeni delle mele che crescono nei campi abbandonati di Chernobyl!

- Come ti permetti, razza di cafone che non sei altro!

- A chi hai dato del cafone, Miss Puzza-Sotto-il-Naso?

- Tu… buzzurro! Sei solo un brasiliano selvaggio e idiota che gioca con un pallone perché non è in grado di fare altro!

- Ehi bella, non offendere, chiaro? Rimangiati immediatamente quell’insulto oppure…

- Oppure cosa, Roberto?

La donna si avvicinò a lui a grandi falcate e lui lasciò cadere il vassoio a terra, facendo poi altrettanto.

Adesso erano l’uno di fronte all’altra e si guardavano con tale forza che avrebbero comodamente sciolto un iceberg.

- Ti odio- sibilò- E porterò via mia nipote da qui.

- Usi ancora Patricia come un’arma, Katherine? Lo sai che non ti perdonerebbe mai una cosa simile.

- Lo so. Ma farei di tutto per allontanarmi da un uomo di colore che mi guarda con quella faccia schifata.

Detto questo la donna girò sui tacchi e, attraversata la sala, salì in camera sua, lasciando Roberto a sbollire al piano di sotto.

 

Roberto Sedinho 06 Marzo  ore 01:48 PM

 

Che razza di stronza! Ogni volta che non le va bene qualcosa tira fuori la solita storia di tornarsene a Londra e portare via Patty. Ma non si rende conto che se lo facesse la ucciderebbe? Quella ragazza ha dedicato una vita intera a Oliver e quel gesto estremo è la prova della disperazione che alberga nel suo cuore quando è costretta a stare lontana da lui. Perché non capisce che dobbiamo sopportarci a vicenda per amore dei ragazzi che dobbiamo crescere insieme? Loro non hanno più dei genitori e siamo noi ad avere questa responsabilità adesso. Perché non capisce che facendo così li destabilizziamo ancora di più? Perché quel suo cervellino di moccio non arriva a questa conclusione così banale? Ok, io forse sono stato troppo brusco con lei e l’ho ferita nell’orgoglio… ma cavoli! Non si è mai vista una donna più imbranata di lei ai fornelli. Non è neanche in grado di fare un uovo sodo! Chissà come faceva a vivere da sola a Londra? Magari andava a mangiare al ristorante ogni giorno. O forse aveva una cuoca… certo, una giornalista di successo deve sicuramente aver avuto una governante che le puliva casa mentre lei lavorava. Che sia ingiusto farle vivere una vita simile? Forse ho pensato troppo ai ragazzi quando avrei dovuto pensare un po’ anche a lei. Sono stato molto egoista a riversare su di lei così tante responsabilità. Insomma, era una donna in carriera e di punto in bianco si ritrova a fare la regina della casa senza neanche capire come è finita in queste condizioni. Forse dovrebbe prendere seriamente in considerazione l’idea di tornare a Londra con sua nipote e lasciarla tornare solo quando sarà maggiorenne e libera di scegliere dove e con chi vivere. Devo parlarle e chiederle scusa per tutto. Forse la colpa non è tutta sua se le cose vanno in questo modo.

 

Patricia strinse i pugni. Oliver era già uscito dalla casa mentre lei era andata di sopra a prendere il borsone poi, curiosa di sapere come andavano le cose e al tempo stesso desiderosa di prendere qualcosa da mangiare per sé e per Oliver, si era cautamente avvicinata alla porta che dava sul salotto, sentendo la minaccia della zia e, qualche istante dopo, la sua uscita di scena.

Uscì furente dalla porta di servizio.

 

Katherine Gatsby piangeva riversa sul grande letto che si era fatta mandare da Londra appositamente per restare in quella casa con la nipote. Pur di stare con lei aveva speso un capitale per far trasportare in Giappone buona parte della mobilia di Londra e venduto l’appartamento che aveva scelto con tanta pignoleria quando, appena ventitreenne aveva messo piede in quella grande città.

Guardò con gli occhi velati di lacrime la grande cassettiera in ciliegio con le foto delle amiche e degli amici londinesi, persone che da quando era partita non si erano più fatte sentire in alcun modo; lo specchio sul quale Jordan Frost, noto divo di Hollywood, aveva scritto un falso numero di telefono per scaricarla; il letto che aveva visto una straordinaria performance live di Josh Spanner, cantante dei BoomerShake, con la sua “Sono ubriaco e tu sei una stronza”.

A Londra non le era rimasto nulla, lo sapeva, e non aveva affatto intenzione di portare sua nipote in quei luoghi ma per ricattare Roberto avrebbe usato qualsiasi mezzo, anche il più subdolo.

 

Katherine Gatsby, 06 Aprile  ore 01:44 PM

 

Sono una sciocca a piangere per quella sfuriata! Lui ha perfettamente ragione a criticare la mia cucina ed il mio modo di fare le faccende domestiche. Loro sono calciatori ed è normale che debbano allenarsi e mangiare sano. D’ora in poi mi impegnerò di più e riuscirò a fare qualcosa di commestibile. Sissignore! Ho scritto tanti articoli di successo e superato ostacoli che pensavo essere insormontabili. Io ce la farò anche questa volta o non mi chiamo più Katherine Gatsby. Sì, devo chiedere scusa a Roberto per il mio sfogo e per quella minaccia ed impegnarmi di più per il bene e la felicità di mia nipote. Non posso fare altrimenti. Oltretutto ho offeso pesantemente Roberto e questo non è giusto. Non mi piace sentirmi così colpevole. Non è colpa di Roberto se quel porco ha fatto quel che ha fatto. Non è colpa di tutte le persone con la pelle di quel colore e devo smetterla di essere razzista solo per quello.

 

Katherine si mise a sedere e andò alla cassettiera, dove frugò fino a trovare il diario in cui aveva riposto quel segreto per tanti anni. Aprì il piccolo quaderno, ormai usurato dal tempo, alla pagina che la interessava e si sentì uno schifo per come aveva trattato Roberto.

 

18/07/19xx

 

Caro diario,

oggi Gonzalo mi ha chiesto se voglio posare per lui per qualche foto. Io ho accettato, mi piace tantissimo farmi fotografare! Ha detto che domani verrà a prendermi con la sua moto e andremo in montagna per farci qualche foto sui prati. A me piace tantissimo la montagna e sicuramente mi ha invitata lì perché si è ricordato quello che gli ho detto. Sono tanto felice, carissimo diario, e sono convinta che questo calciatore sarà il mio futuro marito. Ho già pianificato tutto. Vivremo in una casa a San Paolo, lui giocherà per la squadra della città mentre io starò a casa a badare ai nostri tre bambini e alle nostre due bambine. Naturalmente saranno tutti bravissimi a giocare a calcio, proprio come il loro papà. Gonzalo non mi ha ancora baciata ma sono sicura che accadrà molto presto e allora sarà bellissimo. Sono così…

 

Katherine chiuse di botto il diario e lo gettò via.

Gonzalo Torres, giocatore brasiliano di diciotto anni, l’aveva portata in montagna tre giorni dopo che aveva scritto quella pagina ed aveva scelto un luogo così isolato non perché avesse ricordato qualche discussione di quella ragazzina di tredici anni. L’aveva portata in quella baita con intenzioni molto più intime di un semplice bacio e la fortuna di Katherine era che quel giovane uomo avesse deciso prima di farle delle foto molto spinte, costringendola a posare per lui sotto la minaccia di un coltello. Sarebbe arrivato ad altro se lei non fosse riuscita a scappare da quella baita con uno stratagemma e rifugiarsi tra i boschi, tremante e con poco abbigliamento indosso ma fisicamente integra. Aveva persino pensato che avrebbe potuto denunciarlo ma la minaccia di mostrare ai suoi parenti quelle foto l’aveva fatta desistere ed il suo aguzzino non si era più fatto vedere né sentire. O, perlomeno, lei non ne aveva più saputo nulla di lui e di quelle foto di contenuto pedopornografico fino a quando, durante un’inchiesta sul traffico di minori fatta due anni prima, non aveva visto quelle stesse foto nel computer di un anonimo londinese, foto che portavano la firma di un tale di nome Lorenzo Mariano Montero, cittadino brasiliano ma residente a Glasgow, che adesso marciva nelle carceri del Regno Unito per violenza carnale su almeno otto ragazzine tra gli otto e i quindici anni. Si era sentita da schifo quando, all’uscita del tribunale il giorno della condanna, vide Sarah Blunt, nove anni appena, che trasaliva ogni volta che una persona la sfiorava ma che aveva trovato il coraggio, in un angolino del suo esile corpo di bambina, di denunciare l’uomo. Lei non aveva avuto la stessa forza nonostante tutti in casa dicessero che era sempre stata una persona molto forte che non mollava mai e che lottava sempre contro le ingiustizie.

Sentì il cuore saltarle in gola quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza.

Con lentezza, la porta si aprì e Roberto entrò nella stanza, trovando la donna seduta sul letto, con gli occhi gonfi ed un quaderno consunto tra le mani.

- Se è un brutto momento me ne vado- disse il brasiliano cortesemente, colpito dal fatto che quella donna così tosta fosse in lacrime per una semplice discussione.

La donna scosse il capo.

Non voleva farsi vedere in quel modo da quello che considerava il suo “convivente nemico” ma di certo non poteva fargli capire che era sconvolta.

- Entra pure, Roberto.

L’uomo, vedendola provata per la prima volta da quando era in quella casa, decise di darle tempo. Non voleva farlo mentre era in lacrime, forse proprio a causa sua. Preferiva che si calmasse prima di fare la scelta che riteneva essere la più giusta.

- Katherine, vorrei parlare con te della questione di cui mi hai parlato poco fa e non mi pare il caso di discuterne mentre sei in questo stato. Ti aspetto in salotto. Prenditi pure tutto il tempo che vuoi.

 

Roberto Sedinho 06 Aprile  ore 01:52 PM

 

Accidenti, non l’ho mai vista in quello stato? Che il mio commento l’abbia ferita più di quanto pensassi? Ma perché? Insomma, non mi pare di essere stato più odioso di altre volte. E quella è una donna tosta, una che non si metterebbe mai a piagnucolare per una cavolata come quella? Chissà che cosa le è preso… E se fosse nostalgia della sua vita? Possibilissimo, dato che ha espresso il desiderio di tornare da dove è venuta. Sì, devo aiutarla a tornare a Londra. Sarà più facile per entrambi e lei sarà certamente più felice tornando a casa sua.

 

Katherine Gatsby 06 Aprile  ore 01:52 PM

 

Accidentaccio a queste lacrime! Adesso quel brasiliano penserà che stavo piangendo per lui quando in realtà c’è molto altro. Non piango mica per questo problema con lui. Devo ricompormi alla svelta e andare a vedere che cosa vuole adesso. Spero non voglia crearmi altri problemi… non è così pessimo come vuole sembrare ma in certi momenti è di una pesantezza indiscutibile.

 

- Aspetta!

La voce di Katherine lo fermò.

- Non mi piace discutere animatamente con persone che non sono completamente padrone di se stesse.

- Sto bene.

- Katherine, stavi piangendo.

- Non preoccuparti. Non piangevo per te.

Roberto si fece serio.

- Non mentirmi.

- E’ vero- disse alzandosi dal suo letto e avvicinandosi al brasiliano- Non è a causa tua se piangevo. E’… è che mi manca una vita qui. Mi manca il mio lavoro… mi manca Londra… mi mancano i miei amici… mi manca persino lo smog, Roberto! E’ la nostalgia di casa che mi fa piangere. E’ anche vero che questo tuo atteggiamento non mi aiuta…

- Il mio atteggiamento?

- Mi aggredisci ogni volta che faccio un errore.

- Sei una donna, per la miseria! E stai tutto il giorno in casa! Cosa pretendi? Che io torni a casa stanco e sorrida vedendo che non solo non sei stata in grado di cucinare ma ci passi schifezze da fast food carbonizzate o quasi?

- Lo so che è un problema ma ce la sto mettendo tutta, Roberto! Io ero una donna in carriera fino a un mese fa e devo imparare molto della cura della casa. A Londra avevo una donna delle pulizie e molti ristoranti tra cui scegliere… qui non è la stessa cosa e mi sto adattando. Lentamente ma mi sto adattando. Patty mi ha insegnato a fare gli onigiri ma fino a quando non verranno bene non posso certo farveli mangiare!

- Ma non avevi detto di voler andartene?

- Ero furiosa e lo sai.

- Perdonata. Anche per l’insulto razzista.

- Mi spiace per quello- disse Katherine abbassando gli occhi- Vorrei essere in grado di spiegarti come mai l’ho detto ma questa è una questione molto delicata di cui preferirei non parlare.

L’uomo annuì e porse la mano alla donna.

- Andiamo in cucina a preparare qualcosa?

La donna annuì e, docile, seguì l’uomo.

 

Patty era sconvolta da quanto aveva sentito dire da sua zia e da Roberto.

 

Patricia Gatsby 06 Aprile  ore 02:32 PM

 

Porca miseria! Lei mi aveva promesso che avremmo vissuto qui! Aveva giurato di aver abbandonato quel suo lavoro a Londra e invece quale è la verità? Non ha smesso e adesso vuole tornarsene in quella città e portarmi via da Oliver. Ma se crede che sarà così facile si sbaglia di grosso! Nossignore, io a Londra non ci vado neanche morta! Me ne andrò via da questo posto. Scapperò lontano da lei fino a quando non sarò maggiorenne e potrò vivere con Oliver. Non ho alcuna intenzione di lasciare il Giappone. Ma Holly vorrà venire con me? No, lui deve giocare a calcio, allenarsi e rimettersi in forma per i mondiali. Non può certo scappare con me. Ma se cercherà di fermarmi lo dovrò portare per forza con me! Speriamo che capisca che non ho intenzione di fare… per scappare avrò bisogno di un mezzo di trasporto… di certo sono esclusi i mezzi pubblici e non posso scappare in bicicletta… come posso fare? Uno motociclo o un’automobile farebbero al caso mio… ma quelli non crescono sugli alberi. E poi sarebbe un furto… sono disposta a rubare qualcosa pur di stare con Oliver?

 

Holly guardò la sua ragazza che, le mani infilate nelle tasche della giacca di jeans, lo precedeva di qualche passo. Aveva l’aria assorta e non voleva disturbarla tuttavia temeva che ci fosse qualcosa che non andasse in lei. Non sapeva cosa era accaduto quando lei era rientrata in casa per prendere l’indumento per difendersi dal vento pungente di quel nuvoloso pomeriggio di aprile, ma se c’era qualcosa che capiva era che qualunque cosa fosse accaduta l’aveva irritata non poco. Non era da lei stare lontana ed in silenzio, con l’aria assente e quella piccola ruga che si formava all’angolo dell’occhio sinistro, segno che qualunque fosse il suo pensiero non era qualcosa di bello.

- Patty- la chiamò Oliver, fermandosi.

La ragazza, persa nei suoi pensieri, continuò a camminare. Era concentrata sui suoi pensieri e non riusciva a sentire alcun rumore, figurarsi la voce del suo ragazzo preoccupato.

Holly fu costretto a fermarla fisicamente per farsi ascoltare.

Accelerando il passo, la superò e si parò di fronte a lei, posandole le mani sulle spalle per rendere più palese il suo intento di parlarle.

La ragazza sembrò riscuotersi ma la sua espressione non migliorò molto. I suoi occhi, assenti fino a qualche minuto prima, adesso dimostrava che c’era qualcosa che non andava. C’era una luce che a Holly piaceva davvero poco. Sembrava tristezza ma non debolezza. E non era neanche la forza che aveva dimostrato nei giorni che avevano preceduto il funerale. Quella era una forza che bruciava, alimentata da qualcosa che non comprendeva ma che lo inquietava.

- Patty, cosa non va?- chiese.

- Nulla.

- Non è vero- rispose lui con calma- Sei preoccupata e si vede. Per favore, dimmi che cosa c’è.

 

Patricia Gatsby 06 Aprile  ore 03:21 PM

 

Che tempismo, bello! Ti sei svegliato tutto di botto?

 

Patty si morse la lingua per evitare che questo suo pensiero fosse espresso. Non voleva dirgli una cattiveria simile solo perché era irritata e preoccupata, quindi cercò una via di fuga per quella situazione.

 

Patricia Gatsby 06 Aprile  ore 03:22 PM

 

Oliver, di certo non posso farti partecipe di ciò che ho sentito dire dai nostri tutori. Mia zia vuole tornare a Londra e Roberto ci sta praticamente buttando fuori da casa mia. Sono troppo furiosa e sono certa che tu capiresti, ma allo stesso tempo non ti opporresti alla decisione di Roberto. Tu vuoi troppo bene a quell’uomo per opporti ed io non posso permettermi di avere te contro. Voglio andarmene da questa topaia e lo farò, con o senza il tuo aiuto, ma non posso permettermi di essere ostacolata da te quindi preferisco farti soffrire piuttosto che essere bloccata da te. Nossignore, io non ne posso più di quei due e di questa situazione, quindi se non la smuovono loro la smuovo io ed a mio modo. Farò qualcosa di eclatante e me ne andrò da quella casa, non importa se con o senza di te, Oliver. Mi mancherai ma non posso metterti al corrente delle mie intenzioni.

 

- Holly, ti ripeto che non c’è nulla che non vada, quindi evita di fare certe domande e goditi la passeggiata.

 

Oliver Hutton 06 Aprile  03:22 PM

 

Ma cosa le prende? Perché non vuole parlarne? Cosa può essere così terribile da spingerla a mentirmi in questo modo? Perché non si fida di me? Crede che non sia in grado di mantenere un segreto? Oppure è qualcosa che mi riguarda, qualcosa che mi potrebbe ferire e di cui non vuole parlarmi? Che abbia sentito Roberto parlare di me a sua zia? Che Roberto abbia parlato male di me? E se invece fosse stata sua zia? Se sua zia avesse parlato di me come un ragazzo sciocco che insegue insulsi sogni di gloria invece che lavorare e guadagnare del denaro per la nostra futura vita insieme? Che mi disprezzi? Oppure… e se Patty le avesse parlato di quella questione? Se le avesse riferito della questione… “S-E-S-S-O”? Quella donna è già molto fantasiosa senza che Patty le racconti anche questo… non oso immaginare cosa potrebbe pensare di me! Potrebbe anche portare via la mia Patty per paura che possa saltarle addosso mentre tutti dormono e approfittare di lei! No, Patty non l’avrebbe mai fatto… ma se costretta? E se decidesse di nuovo di portarla via? No, non potrei permetterglielo… ma Roberto sarebbe d’accordo ed io sono sotto la sua tutela e minorenne… la mia opinione non varrebbe nulla senza Roberto. E se lui fosse d’accordo con Katherine? Se volesse liberarsi di lei al punto tale da cacciare Patty e sua zia dalla loro stessa casa? Ma cosa vado mai a pensare! Non può essere questo e non si potrebbe mai arrivare a certe conseguenze. Ci hanno promesso di non separarci e Roberto non si rimangerebbe mai la parola data. Non so cosa preoccupi Patty ma spero che prima o poi si decida ad aprirsi.

 

Holly, preso dai suoi pensieri, la vide a malapena scartare di lato e correre verso l’abitazione dall’altra parte della strada.

 

Patty aveva visto la via di fuga e di certo non se la sarebbe fatta scappare.

Aveva adocchiato un allegro vecchietto che trotterellava verso l’interno della sua casa lasciando la portiera dell’utilitaria aperta.

Cosciente che forse l’uomo potesse aver lasciato le chiavi nel quadro Patricia Gatsby si fece coraggio ed iniziò a correre in quella direzione, lasciando di stucco il suo accompagnatore e sperando che la sorpresa lo paralizzasse il tempo necessario per permetterle di partire sgommando in una direzione sconosciuta, verso l’ignoto di un destino tracciato dalla disperazione.

Patty si sedette al posto di guida e mise in moto, compiendo immediatamente una inversione a U pigiando sull’accelleratore.

Oliver, trafelato, riuscì a malapena ad aprire la portiera e issarsi sul veicolo.

- Patty, cosa diavolo…- disse prima che la ragazza gli desse una manata in pieno volto per allontanarlo da sé.

Fu questione di un istante: guidato dalla forza di gravità dovuta alla violenta manovra, Oliver colpì il vetro della portiera al suo fianco con la testa e in un istante fu nel mondo dei sogni.

La ragazza non si curò di quello che era accaduto. Era preoccupata ma in un momento simile non poteva certo permettersi quel lusso. Il pensiero di rubare un’auto era una cosa, l’averne appena rubata una era tutt’altro paio di maniche!

Colpì con il palmo il pirolo posto sulla portiera alla sua destra e la chiusura centralizzata bloccò automaticamente tutti gli sportelli.

 

Patricia Gatsby  06 Aprile  ore 03:26 PM

 

Porca miseria!

L’ho fatto.

Ho rubato.

Ho rubato un’auto.

Ho rubato un’auto a un vecchietto.

Ho rubato un’auto a un vecchietto ed io non ho ancora la patente.

Per non dimenticare il fatto che ho coinvolto in un furto quello che era la stella della nazionale giovanile, appena ripresosi da un pessimo infortunio e di certo non in forma… ah, e adesso l’ho appena steso. Oh merda! Ho rapito Oliver Hutton! Prima lo faccio investire da un camion e adesso lo sequestro…penso che la prossima volta dovrò tentare di affogarlo inavvertitamente in qualche fiume.

Ma che cosa diavolo sto pensando?! Ho commesso un furto e Holly è sul sedile accanto perché messo fuori combattimento da una sportellata in fronte! Roberto e zia Kath si infurieranno… no, non si infurieranno… cercheranno semplicemente di mettermi in un tritarifiuti dopo avermi gonfiata come un dirigibile…

 

Lo strombazzare di un clacson fece tornare Patty sulla terra appena in tempo per accelerare e sfrecciare attraverso un incrocio senza dare la precedenza a un grosso camion, tagliandogli la strada.

 

Patricia Gatsby  06 Aprile  ore 03:26 PM

 

Ho la netta sensazione che sia meglio pensare dopo a ciò che ho fatto. Se lo ammazzo i giapponesi non mi perdoneranno mai…

 

La donna guardò con aria accigliata la ciotola di riso che aveva appena cucinato con l’ausilio di Roberto.

Era incerta se aggiungere o meno quel miscuglio parzialmente carbonizzato di carne, uova e piselli che aveva preparato di sua iniziativa, quella che aveva definito “una frittata”.

Roberto, alle sue spalle, ridacchiava.

Si era divertito a tormentare la  donna facendole cucinare qualcosa di semplicissimo e adesso era curioso di sapere che sapore avesse quel cibo dall’aspetto non certo invitante.

- O la va o la spacca- sibilò Katherine prendendo un pezzo di quel composto dall’aspetto orrendo con le bacchette e portandolo alle labbra.

L’espressione che si dipinse sul volto della donna fece ridere con vigore Roberto: sembrava avesse ingoiato spazzatura e vermi.

- Buono?

- Prova ad assaggiare.

- No, grazie. Preferisco evitare una corsa all’ospedale per intossicazione alimentare.

La donna annuì e gettò il tutto nella spazzatura.

- Sono un disastro- disse abbandonandosi su una sedia.

- Piano piano imparerai.

- Spero prima della prossima era glaciale.

Roberto la guardò e sorrise nel tentativo di incoraggiarla.

 

Katherine Gatsby 06 Aprile  ore 04:18 PM

 

Cosa avrà da fissarmi? Ho il volto sporco? Oppure la mia faccia sta diventando verde a macchie viola? Sono una frana, maledizione! Possibile che non sia capace di cucinare un uovo al tegamino senza creare un alimento potenzialmente letale? Eppure sono una donna, maledizione! Ce l’avrò nel DNA il gene della cucina, no? Magari nascosto ma deve esserci… o no? E se io non avessi questo gene? Magari sono completamente negata ai fornelli proprio perché non sono geneticamente preparata a cucinare… No, devo ammettere con me stessa che sono stata una sfaticata che non ha mai voluto imparare a cucinare e adesso sono nei guai, quindi adesso devo alzarmi ed impegnarmi per creare una cena degna di questo nome a Roberto e ai ragazzi! Sissignore, per stasera le mie pietanze non saranno più delle armi!

 

Katherine Gatsby balzò in piedi e si mise nuovamente davanti alla stufa, pronta a cominciare di nuovo con i suoi esperimenti.

 

Roberto Sedinho 06 Aprile  ore 04:18 PM

 

Questa donna mi stupisce ogni giorno di più. Prima è forte e volitiva mentre qualche minuto dopo si abbatte per un fallimento ed ora è di nuovo in piedi. L’ho vista essere più tenace di un mastino in caso di necessità, sa rispondere a tono ed il suo carattere in generale non è dei più facili… ma poco fa mi è sembrata così fragile e dolce… Che strana donna è questa. E’…  particolare, e con le persone particolari non ci si annoia proprio mai. Speriamo solo che la prossima volta non cerchi di rifilare a me quella porcheria!

 

L’uomo si mise nuovamente al fianco della donna per aiutarla a superare le sue difficoltà e sperando che fosse in grado di creare qualcosa di commestibile prima che i ragazzi tornassero a casa.

 

Patty guidava da ormai due ore, usando come meglio poteva le sue poche conoscenze degli autoveicoli. Conosceva le basi e suo padre una volta le aveva permesso di spostare la loro auto di un paio di metri ma questo non era abbastanza per renderla una pilota capace di guidare nelle ipertrafficate strade principali quindi aveva optato per una larga strada provinciale. Questo prima che, non sapeva come, si fosse ritrovata in uno sperduta strada non trafficata e costeggiata solo da campi ormai sepolti dalle sterpaglie.

Accostò l’auto al ciglio della strada e si guardò attorno. Non c’era un’anima in quel luogo e vedeva già le prime avvisaglie dell’imminente tramonto, periodo che le avrebbe causato problemi visto che non aveva la più pallida idea di come accendere i fari e di quale differenza ci fosse tra abbaglianti e anabbaglianti.

Holly giaceva ancora sul sedile accanto al suo. Proprio al centro della fronte, in quel momento pigiata contro il vetro, era spuntato un grosso livido nero-violaceo e la ragazza iniziava a credere di averlo mandato nuovamente in coma.

Gli appoggiò una mano sul braccio sinistro e questa fu immediatamente ghermita da quella del ragazzo. Solo allora si accorse che fingeva: Oliver era perfettamente cosciente e, ora che la guardava, nei suoi occhi leggeva rimprovero.

 

Patricia Gatsby  06 Aprile  ore 06:04 PM

 

Non ti biasimo per questo sguardo, Oliver. Ho fatto una cazzata pazzesca, ti ho fatto del male e messo nei guai. E’ naturale che tu adesso mi odi ed io non te ne farò una colpa se non vorrai più vedermi… ma io l’ho fatto anche per te. Se sono fuggita è perché non voglio che la zia mi porti a Londra. Io non voglio andarmene, Oliver, e se l’unico modo è fuggire fuggirò. Se sarà necessario fare documenti falsi li farò e se dovrò fare qualcosa di molto sciocco lo farò.  Anche a costo della via io resterò qui con te. Io ti amo troppo per accettarlo.

 

Se Oliver aveva intenzione di farle una solenne ramanzina ci ripensò.

In pochi istanti vide le lacrime scivolare lungo le sue guance. Prima erano soltanto piccole perle che le bagnavano le gote ma presto divennero rapide e pesanti gocce che le inondavano il viso e scivolavano fino al colletto della giacca di jeans che indossava, inumidendolo.

Vedeva i muscoli della sua bocca lottare furiosamente per evitare che le labbra si dischiudessero ed un singhiozzo si facesse udire e si stava tormentando le mani con forza, affondando nella carne le dita e le corte unghie, quasi come se questi gesti potessero impedire alla paura di impossessarsi di lei.

 

Oliver Hutton 06 Aprile  ore 06:06 PM

 

Patty, ma perché hai fatto una cazzata simile? Che cosa significa? Che cosa mi nascondi? L’hai fatto per provare nuove esperienze o c’è qualcosa di diverso sotto? Cosa non mi dici, Patricia? Che cosa c’è di così grave? Perché di sicuro c’è qualcosa che non va ed io voglio capire che cosa ti ha spinta a fare una cavolata simile. Io amo tutto di te… ma non capisco questa tua fuga in auto. Non capisco che cosa ti ha spinta a fare una scelta simile… Se mi guardi così mi fai sentire peggio

 

- Patty…

Nessuna risposta.

- Tesoro…

Neanche allora la ragazza rispose.

- Patricia…

- Smettila! Smettila immediatamente!

La ragazza schizzò fuori dalla vettura e Oliver la imitò all’istante ma non aveva fatto i conti con il campo accanto a lui. Patty si era accostata talmente tanto che il ragazzo non toccò il rigido asfalto o la terra battuta al lato della strada ma lo sconnesso dislivello. Prima che potesse rendersi conto di aver sbagliato a fare i suoi calcoli era capitombolato tra la terra inumidita dalle recenti foglie e le verdi piantine appena spuntate.

- Patty!- gridò.

Nessuno rispose mentre lui si tirava su e cercava di liberarsi del fango che gli inzaccherava i pantaloni.

Con lo sguardo studiò lo spazio circostante mentre il sole continuava la sua inarrestabile discesa verso le colline alla sua destra. Di Patty non era rimasta alcuna traccia.

 

Katherine guardò con aria preoccupata l’orologio della cucina.

Erano passate da un pezzo le undici e dei ragazzi ancora nessuna traccia. Certo, erano grandi abbastanza per badare a loro stessi ma era davvero strano che non fossero ancora di ritorno. Qualche volta era capitato che andassero a mangiare fuori ma avevano sempre avvisato entro le otto.

Lanciò un’occhiata a Roberto, disteso sul divano. Il brasiliano, come spesso capitava, si era assopito davanti al televisore acceso e adesso, raggomitolato su un fianco, russava della grossa.

Sorrise. Non amava affatto quel brasiliano rompiscatole che la criticava alla prima occasione ma doveva ammettere che quella sera era stato più sopportabile del solito.

Il riso appena troppo cotto e la frittata era molto frammentata ma il sapore era accettabile e una pacca sulla schiena dell’uomo l’aveva rassicurata almeno un pochino.

Con delicatezza recuperò dal pavimento la coperta che avevano sistemato in quella posizione per casi analoghi a quello e la depose sull’uomo.

- Grazie Katherine- sussurrò nel sonno l’uomo.

- Prego.

Prese una coperta per lei e, avvoltasi in questa, si sedette sul pavimento, all’altezza della testa dell’uomo. Quella era la posizione migliore per rispondere al telefono in caso i ragazzi avessero cercato di contattarli.

 

Patty corse a lungo, incapace di fermarsi.

 

Patricia Gatsby  06 Aprile  ore 07:38 PM

 

Perché diavolo corro? Non sarebbe meglio affrontare la situazione con Oliver? No, non mi pare assolutamente il momento adatto. Sono stata sciocca e avventata ma non mi hanno dato la possibilità di scegliere, maledizione! Io voglio restare in Giappone e con Holly… ed è per questo che l’ho abbandonato in una campagna sconosciuta, in un’automobile rubata, in una fredda sera di Aprile… nulla di meglio, senza ombra di dubbio. Ma cosa diavolo mi sto dicendo? Sembro una di quelle sceme che si fa la ramanzina da sola… che io sia una persona così? E se fossi impazzita? In effetti non è da tutti minacciare un tizio con una pistola per spingere al limite una terza persona… ma neanche lì avevo scelta… oppure sì? Sto impazzendo, questo è chiaro. Con il giudice mi appellerò alla semi infermità mentale… o forse a quella completa? In effetti tanto sana di mente non posso essere. Sto correndo alla cieca in una direzione ignota di un luogo sconosciuto e isolatissimo… e se non fossi così sola come penso? E se Oliver avesse bisogno di me? Cosa potrei fare per lui se sono qua? Che cazzata che ho fatto… cosa è stato?

 

Patty si bloccò. Alla sua sinistra aveva sentito un rumore sospetto. Tra le piante c’era qualcosa e questo qualcosa stava correndo rapidamente verso di lei.

Terrorizzata la ragazza indietreggiò e, voltatasi, riprese la sua folle corsa tra la buia campagna mentre il cane usciva dal cespuglio, lo annusava e si liberava su quello, ignaro di aver terrorizzato una ragazza di città.

 

Oliver, raggomitolato all’interno dell’auto fredda, attendeva con ansia il ritorno di Patricia. Era uscita dal veicolo da quasi tre ore e lui iniziava davvero ad essere spaventato. Non aveva una torcia quindi non poteva uscire a cercarla né il fare luce con i fari dell’auto sarebbe stato utile ed avrebbe solo sprecato della preziosa batteria.

Batteva i denti, stretto nella sua giacca e con lo stomaco ancora vuoto.

Si era svegliato quando l’auto era ancora in moto ma nella sua memoria era tutto così annebbiato e la testa gli doleva così tanto che era scivolato nuovamente in uno stato di lieve incoscienza fino a quando Patricia non aveva accostato.

L’assenza di movimento l’aveva scosso e, più riposato, era stato in grado di ricordare che era salito su un auto in corsa rubata dalla sua fidanzata. Per questo quando si era avvicinata l’aveva afferrata con quella che adesso gli sembrava una forza eccessiva. Quando l’aveva guardato gli occhi di Patty erano pieni di paura incontrollabile ed era stato per questa tensione che era fuggita a gambe levate.

Chiuse gli occhi per ricacciare indietro le lacrime poi, passato al posto di guida, fece una preghiera ad ogni divinità del genere umano e si mise al volante senza aver mai provato neanche le macchine dell’autoscontro.

 

In un’abitazione di Fujisawa un uomo e una donna dormivano nel salotto della casa che dividevano con i ragazzi a loro affidati un mese prima, ignari che non fossero in città né che avessero tra le mani un’auto rubata.

 

Sulle prime tutto quello che Patty sentì fu un grande sferragliare poi qualcosa di enorme apparve nel suo campo visivo e delle luci si accesero, accecandola.

Si portò una mano al volto e riuscì a intravvedere tra le dita qualcosa di grosso, scuro e ormai troppo vicino perché potesse spostarsi.

L’automobile che aveva rubato qualche ora prima e alla cui guida, a giudicare dal casino che il motore sofferente faceva, c’era il suo ragazzo completamente digiuno di guida la stava per investire.

Chiuse gli occhi ed attese l’impatto.

 

Holly non riusciva a capire perché quell’auto facesse tutto quell’assordante rumore di metallo piegato ma si accontentava.

Non aveva mai guidato in vita sua e il fatto di riuscire ad andare avanti e in linea retta lo riempiva di orgoglio.

Incoraggiato dalla crescente familiarità con il veicolo iniziò a trafficare con i bottoni e le levette in cerca di quello che avrebbe acceso i fari.

Dopo aver acceso il climatizzatore ed averlo spento quando si era reso conto di gelare, dopo messo in moto i tergicristalli del parabrezza e del lunotto posteriore, dopo averli puliti con il getto d’acqua e persino infilato un dito nell’accendisigari, Oliver riuscì ad accendere il riscaldamento, la radio e, in ultimo, gli abbaglianti.

Fu allora che vide Patty a pochi metri da lui, proprio nel punto in cui l’automobile si sarebbe trovata di lì a tre secondi.

Pigiò il freno e pregò tutti i santi che l’auto non la colpisse.

 

Patty non sapeva come fosse accaduto ma soltanto che non era stata esattamente lei  a reagire in quel modo ma qualcosa nel suo cervello, una forza superiore che la spinse a gettarsi sull’asfalto e sperare che Holly avesse il polso fermo.

L’auto le passò sopra, sfregando il fondo contro la sua schiena coperta dalla giacca ma senza ferirla.

L’auto la sovrastava quando finalmente si fermò e Holly uscì di gran carriera gridando come un ossesso il suo nome.

 

Patricia Gatsby  06 Aprile  ore 07:38 PM

 

Porca puttana ladra! Ho messo sotto Patty! Patty, dove diavolo sei finita! Patty, porca miseria, dove sei! L’ho ammazzata! L’ho ammazzata! L’ho sicuramente ammazzata! Patty! Dove sei? PATTY!

 

Patricia vedeva i piedi di Oliver muoversi a pochi centimetri da lei ma non riusciva a muoversi.

Non era ferita ma piuttosto confusa.

Allungò la mano verso di lui e, faticosamente, afferrò la sua caviglia.

Il grido di puro terrore che riecheggiò tra quei campi fu agghiacciante ed era una fortuna che nessuno vi abitasse perché avrebbe gelato agli abitanti il sangue nelle vene. Era un verso di puro terrore.

Il cuore di Holly, che in un decimo di secondo era salito a mezza altezza tra la bocca e polmoni, batteva all’impazzata mentre quella cosa calda che si era avviluppata attorno alla sua caviglia sembrava risalire su.

In realtà Patty, sentendo il grido, aveva deciso di uscire dal suo nascondiglio ma era faticoso uscire da sotto un’automobile quindi stava facendo perno sulla sua gamba per tirarsi fuori da quell’infuocata trappola.

Holly, impietrito, lasciava che lo strambo animale che l’aveva colto alle spalle smettesse di salire su di lui, incapace di spostarsi né di fare altro.

- Oliver Hutton- sbottò Patty, tirandosi faticosamente via- mi aiuteresti a uscire da qui sotto invece di fare il palo, per favore?

Il ragazzo si riscosse all’istante. Si chinò sulla ragazza ed in un attimo Patty si trovò tra le sue braccia, stretta in un abbraccio da spezzare le ossa, con i piedi che penzolavano nel vuoto ed il capo appoggiato alla sua spalla.

- Credevo di averti ammazzata- sussurrò mentre la deponeva sul sedile posteriore del veicolo per poi accomodarsi al suo fianco- Ho avuto paura di averti uccisa con questa stramaledettissima automobile. Ho avuto tantissima paura.

 

Patricia Gatsby  06 Aprile  ore 07:41 PM

 

Cavolo… non mi abituerò mai a vedere un uomo disperarsi ma non piangere. Perché non versare qualche lacrimuccia innocente invece che distruggersi dentro per evitare che esca fuori? Io sono stata al suo posto e ho pianto per mesi e mesi al suo fianco, attendendo il suo risveglio.

 

- Ti sei fatta male- osservò indicando i palmi scorticati per il colpo subito quando si era gettata sotto l’auto e quando si era tirata fuori.

- Non è niente- disse Patty massaggiandosi le mani doloranti.

Se non avesse saputo che Holly avrebbe avuto una crisi isterica avrebbe anche potuto dirgli che probabilmente si era scorticata anche le ginocchia.

- Non abbiamo dell’acqua?

La ragazza scosse il capo. Aveva guidato a lungo come se avesse il diavolo alle calcagna, persa nei suoi tristi pensieri, figurarsi se aveva pensato a qualcosa di banale come comprare dell’acqua e del cibo!

- Dobbiamo pulirle.

- Sono inezie.

- Ma dobbiamo pulirle ugualmente. Adesso mi metto al posto di guida e…

Patty sorrise con aria pericolosa e lo fermò posando una mano sulla sua.

- Oliver, tu prova a prendere di nuovo in mano quel volante ed io ti spezzo i braccini, chiaro?

- Perché?

- Perché non ne sei capace?

- Era la prima volta e a me pare di essermela cavata egregiamente!- ribattè piccato il calciatore.

- Soltanto tu puoi considerare “guidare in modo egregio” far fare alla macchina tutto quel casino senza insospettirti.

- Certo che mi sono insospettito ma ho controllato tutto quanto ed era ok!

- Non penso.

- Quindi tu sai quale era il problema- disse, poi aggiunse- E magari sei stata tu a causarlo, vero?

 - Holly, c’era tutto quello stramaledetto sferragliare perché l’automobile aveva il freno a mano tirato.

Il ragazzo divenne paonazzo e, docile, si accomodò sul sedile passeggero, accanto a quello sul quale si posizionò la ragazza qualche secondo dopo.

 

Oliver Hutton 06 Aprile  ore 07:44 PM

 

Questa volta lo devo proprio dire: che figura di merda!

 

Il telefono squillò per tre volte prima che Roberto, assonnato, afferrasse la cornetta.

- Pronto?- disse prima di sbadigliare.

- Parlo con il tutore legale del signor Hutton Oliver? Sono il commissario Shinohara della stazione di polizia di Fujisawa.

L’uomo si svegliò completamente.

- Cosa è successo?

- E’ presto detto: a quanto pare il suo ragazzo è stato visto rubare un’auto assieme ad una ragazza dai capelli scuri che è stata identificata come Patricia Gatsby.

- Hanno fatto cosa?- scandì Roberto, scotendo con una mano la donna dai capelli rossi che dormiva con la schiena appoggiata al divano.

- Ha capito bene. La ragazza è balzata nell’auto di un pensionato e il suo ragazzo l’ha seguita subito dopo. Non sappiamo dove siano andati ma si suppone si trovino nel raggio di 200 Km da qui.

- Sta scherzando.

- Purtroppo no. Non sappiamo dove si siano andati a cacciare. A quanto pare hanno preso strade poco trafficate.

Katherine guardò l’uomo con aria assonnata.

- Chi guidava il veicolo?

- La ragazza.

- Tua nipote è figlia del diavolo- sibilò Roberto dopo aver coperto la cornetta con una mano per non farsi sentire.

Questo bastò per portare alla realtà anche la rossa.

- Cosa è mia nipote?

Roberto le fece cenno con la mano di attendere.

- Commissario Shinohara, io e la signorina Gatsby arriveremo subito.

- Buona serata- disse l’uomo riagganciando.

- A tra poco.

 

Roberto Sedinho 07 Aprile  ore 00:08 PM

 

Porca puzzola impestata! Ma quella ragazza non riesce a non creare problemi? Prima il camion, poi il tentato suicidio e gli alcolici. Pensavo avesse toccato il fondo con il falso attentato e invece no! Rubiamo un’auto, Oliver! Diamoci alla pazza gioia! Proviamo nuove emozioni! Giuro che appena metto le mani addosso a quei novelli Bonnie e Clyde gli faccio vedere tutte le stelle! Ma come le è saltato in mente di compiere un furto?! Va bene, forse avevano le loro buone ragioni per farlo… ma questo non li giustifica affatto!

 

Roberto riagganciò e guardò la donna con la quale aveva trascorso il pomeriggio.

Stava per parlarle con tono irritato ma non lo fece. Anche appena sveglia era una gran bellezza, questo non poteva non influenzarlo, soprattutto ad una distanza talmente ravvicinata: i capelli di fiamma, scompigliati, le incorniciavano il volto pallido, chiazzato da qualche piccola lentiggine, sul quale spiccavano occhi blu, ora semichiusi per il sonno, e labbra carnose e rosee che sembravano chiedere di essere baciate.

 

Roberto Sedinho 07 Aprile  ore 00:09 PM

 

Cavolo, sarà una frana in cucina ma è davvero una bella donna. Se non fosse così terribile a livello caratteriale avrei anche potuto farci un pensierino sopra… ma il suo carattere è orrido quindi proprio no.

 

Tossicchiò per allontanare il suo pensiero non attinente al caso che doveva esporle e la guardò dritta in volto.

- Per farla breve… tua nipote ha rubato un’auto e Holly le è andata dietro. Non so quali fossero le loro intenzioni ma sembrano svaniti nel nulla. Dobbiamo andare in commissariato per saperne di più.

- Puoi ripetere?

- Patty e Holly sono on the road su un’auto rubata a un anziano signore e non sanno dove si siano cacciati.

- Hanno rubato un auto?! E perché?

Si mise a sedere e, tesale una mano, l’aiutò a sollevarsi.

 

Le mani le bruciavano, lo stomaco le brontolava e le occhi le si stavano inesorabilmente chiudendo. Troppe emozioni in un giorno solo avevano esaurito tutte le sue energie e adesso, stanca ed affamata, stava lottando faticosamente per non cedere.

- Patty, che ne dici di fare una pausa?

- Non possiamo mica fermarci in mezzo al nulla.

- Ma non puoi continuare a guidare. Sei stanca e si vede.

La ragazza frenò e, sbuffando, si voltò verso di lui.

- Vorresti guidare tu?

Annuì.

- Seguirai le mie indicazioni?

- Guarda che tu non hai la patente.

- Ma ho maggiore esperienza di te e, ci tengo a ricordartelo, fino a qui sono stata io a portare l’automobile e non mi pare ci siano state catastrofi come guidare con il freno a mano tirato e senza luce in una strada non illuminata.

Oliver divenne paonazzo.

 

Oliver Hutton 06 Aprile  ore 08:56 PM

 

Riuscirà mai a dimenticare la mia pessima performance al volante? Certo, ha ragione… e non ha citato il fatto che per poco la ammazzo…Ma non ha il diritto di trattarmi come un povero deficiente! Era la prima volta che guidavo, per la miseria, e l’ho fatto solo per venire a cercarla! E poi è stata lei a imbarcarmi in quest’azione criminale senza spiegarmi quale è il motivo!

 

Patricia Gatsby  06 Aprile  ore 08:56 PM

 

Forse sono stata un pochino troppo dura con lui… Probabilmente non aveva mai guidato in vita sua ed io, nervosa, scarico la mia frustrazione su di lui umiliandolo… E non devo scordarmi che l’ho praticamente sequestrato e costretto a essere mio complice in questo furto… ma che altro potevo fare se non scappare nel tentativo di stare lontana da mia zia fino al momento in cui sarei diventata maggiorenne?Io non voglio andare in Europa! Non ci voglio andare!

 

Oliver fece un colpetto di tosse per attirare l’attenzione su di lui e, pronto a dirne quattro a Patty riguardo il suo pessimo comportamento, prese fiato per attaccarla ma non riuscì a farlo.

Nonostante fosse buio pesto e l’unica fonte di luce fosse il fioco bagliore della luna Holly notò che stava piangendo.

- Patty… io…

- Scusami! Scusami tanto!- ululò gettandogli le braccia al collo- Mia zia vuole tornare a Londra ed io non voglio andare con lei!

Fu dura per Holly concentrarsi sulle sue parole. Non capitava raramente che Patty si avvicinasse così tanto a lui ma non era normale che all’improvviso Patty riuscisse ad annebbiargli la mente con un solo abbraccio. Era innamorato di lei, questo era innegabile, e i suoi ormoni avevano già dato prova di non essere in letargo eppure c’era qualcosa di diverso. Non sapeva se era l’adrenalina a fargli quello scherzo, la stanchezza per la pessima giornata appena trascorsa o l’ovattata intimità di quell’abitacolo ma si sentiva improvvisamente… uomo.

- Non lo permetterò. Non ti porteranno via dal Giappone. Te lo giuro sulla memoria dei miei genitori, Patricia.

- Grazie. Grazie mille. Ma non potremo farci nulla se ci ritroveranno.

- Fai guidare me e nessuno ci raggiungerà mai.

Patty annuì e, cambiato sedile, chiuse gli occhi.

 

Quando Holly, qualche ora più tardi, si fermò Patricia si svegliò e rimase senza fiato.

Erano in un centro abitato dalle dimensioni spaventose, tutto luci e insegne.

- Oliver… cosa succede?

Senza una parola lui la trascinò all’esterno.

- Holly… non capisco.

- Tua zia e Roberto non potranno separarci. Basta qualche minuto e non potranno più farci nulla.

Patty lo seguì, sempre più preoccupata.

Quel posto era sì luminoso ma non sembrava affatto tranquillo: lungo le vie c’erano ragazze dalla divisa da scolaretta provvista di gonna vertiginosamente corta, altre dagli abiti così ridotti da sembrare in costume da bagno o seminude; alcune erano a braccetto con uomini che avrebbero potuto essere come minimo i loro padri mentre altre erano in compagnia di altri uomini o altre donne; qualcuna fumava, altre bevevano e Patty vide di sfuggita persino una ragazza che, accasciata contro il muro di un vicolo tra due love hotel, si iniettava in vena una qualche droga.

Istintivamente si strinse ancora di più a Oliver, cercando di non guardare altro che il lastricato.

Alzò gli occhi solo quando Oliver si fermò di fronte a quella che sembrava una cappella.

Patricia capì subito che cosa intendeva fare.

- Stai scherzando?!

- Non lo saprà nessuno se non nel caso vogliano dividerci.

- Io non posso sposarmi, te l’ho già detto.

Oliver si fermò.

- Se lo facciamo non ti chiederò nulla di… di quello che tu sai fino a quando non ci sposeremo per bene ma ti prego, in nome del nostro futuro come coppia, di fare questa cosa.

- Ma non possiamo sposarci per questo motivo. Sarebbe squallido.

- Squallido? Tu pensi che il volerti sposare per non perderti sia squallido?

- Forse ho sbagliato termine… ma io voglio sposarmi per amore.

 

Oliver Hutton 07 Aprile  ore 00:43 PM

 

Perché non riesce a capire? Io mi voglio sposare perché ci amiamo! Non voglio farlo solo per farla restare qui. Io la amo e mi voglio sposare qui, dove nessuno può fermarci, proprio perché così nessuno potrà separarci. Io non riesco a immaginare di vivere nuovamente senza di lei. Io… io amo Patricia. La amo. Perché non riesce a capire che il mio è amore? Perché?

 

La ragazza sentì tremare la mano di Oliver ed alzò gli occhi su di lui. Aveva l’aria di chi era finito sotto un tir.

 

Patricia Gatsby  07 Aprile  ore 00:43 PM

 

Perché non riesce a capire? Io mi voglio sposare perché ci amiamo! Non voglio farlo solo per restare qui. Io non voglio farlo soffrire… ma ho paura che sposarci in questo modo possa essere un errore. E se un giorno ci pentissimo di esserci sposati nel quartiere più squallido di questa città? Il matrimonio dovrebbe essere il giorno perfetto, quello più bello della vita, quello da raccontare ai figli… non il risultato di una notte brava né un espediente per sottrarci alla tutela dei nostri tutori… Sarebbe sbagliato farlo in questo modo. Sì, sarebbe sbagliato come… come rubare un’automobile e renderlo partecipe del mio furto.

 

Sentì la mano di Holly fermarsi e stringersi attorno alla sua con forza tale da farle male.

- Non mi ami?

La domanda fattale da Oliver le gelò il sangue nelle vene.

- Non dirlo neanche per scherzo! Certo che io sono innamorata di te!

- Non è la stessa cosa. Io ti amo Patty, ma tu ami me?

- Certo che ti amo- rispose la ragazza, poi aggiunse- E mi pare di avertelo ampiamente dimostrato.

- Allora quale è il problema? Ti prego, Patty…

La ragazza guardò attentamente degli occhi scuri ed espressivi e sospirò.

- Ma sarà legale?

- Non so neanche se riusciremo a farcela… ma dobbiamo provare. Non posso lasciare che ti porti via senza fare nulla.

Patricia annuì e Holly, fattosi coraggio almeno quanto la sua compagna, la guidò all’interno.

 

Katherine immaginava già da qualche minuto che presto il suo compagno di tortura sarebbe finito con le chiappe a terra.

Il commissario Shinohara aveva loro riferito che i ragazzi erano stati visti salire sulla vettura ma che per il momento non avevano ancora idea della direzione che avevano preso. Aveva anche spiegato loro i problemi che avrebbero avuto i ragazzi una volta che fossero stati riacciuffati, tra cui una possibile sanzione disciplinare in caso di rientro nella squadra nazionale, poi era uscito.

Era stato allora che l’ex calciatore aveva iniziato a mostrare segni di nervosismo. Erano trascorsi appena un paio di minuti che già si dimenava, sospirava, si mordicchiava unghie e dita, torturava barbaramente i braccioli della comoda poltrona su cui era accomodato e i biglietti da visita del commissario. Katherine ridacchiò quando, dopo aver lanciato un’occhiata alle dita ormai sanguinanti, lo vide masticare la penna che l’uomo aveva dato loro per firmare il verbale.

- Roberto…

L’uomo si voltò nella sua direzione. Aveva l’aria di una persona sull’orlo di una crisi di nervi.

- Sì?

- Non credi sia meglio stare calmi?

- Io sono calmo. Calmissimo. Vedrai quando tua nipote mi capita tra le mani… sarò così calmo che più calmo non si può. Così calmo che neanche con il test del DNA potrebbero identificarla.

Katherine annuì.

 

Katherine Gatsby 07 Aprile  ore 00:52 PM

 

Questa volta ha proprio ragione, devo ammetterlo. Non è colpa di Oliver, visto che da quanto ha detto il proprietario è stata lei a prendere l’auto e lui l’ha seguita… Spero non ci siano conseguenze per quel ragazzo. Chissà perché Patty ha fatto una stupidaggine simile… non è da lei fare certe bravate. Che voglia attirare la nostra attenzione? E perché in questo modo? Che cosa è che  turba mia nipote in questo modo? E se quel ragazzo le avesse fatto del male? E se fosse… Sempre sola con quel calciatore… Potrebbe anche essere accaduto! La virtù della mia nipotina… E se fosse incinta? E se lui non volesse il bambino? E se… e se io fossi partita per la tangente e saltata di palo in frasca come faccio al mio solito? Sì, decisamente l’ultima. Katherine, ricordati di avere fiducia. Fiducia. Fi-du-cia. Fiducia. Sì, devo fidarmi di Patty, di Holly e anche di Roberto. Devo chiedergli conferma dei miei sospetti.

 

- Roberto, tu credi che i nostri protetti possano fare sesso non protetto durante le pause dell’allenamento?

La risposta di Roberto rimase impressa nella plastica della penna: un profondo solco dal quale sgorgò dell’inchiostro nero che sporcò la sua bocca.

- Era solo un’ipotesi… magari sono scappati perché pensavano che non avremmo accettato il bambino.

Nonostante il saporaccio dell’inchiostro gli facesse venire la nausea e pensasse che forse era tossico Roberto non mosse un muscolo.

 

Roberto Sedinho 07 Aprile  ore 00:54 PM

 

No… non è possibile… non Holly… e poi Patty era così contraria… dopo matrimonio… matrimonio a quell’età e senza il consenso dei tutori… li sposerebbe solo un pazzo nel quartiere più malfamato di Tokyo… No, è impossibile che accada una cosa simile! I-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e! M-a-i!

 

- No- biascicò- Patty non accetterebbe mai di farlo senza prima essersi sposata, lo sai.

La donna annuì e lì la conversazione cadde.

Un’ora più tardi il commissario Shinohara entrò nella stanza come un turbine.

- Hanno trovato la macchina a Tokyo. Li stanno cercando.

I due tirarono un sospiro di sollievo.

- E dove esattamente?

- A Kabukicho.

 

Roberto Sedinho 07 Aprile  ore 00:54 PM

 

Oh merda!

 

Roberto si alzò con il massimo della dignità concessa dall’incresciosa situazione e cadde rovinosamente a terra.

- Teoricamente sono le madri quelle preoccupate se le loro figlie vanno a Kabukicho. Sa, i love hotel… le notti brave… le gravidanze indesiderate… Di solito le mamme preferirebbero che le figlie arrivassero illibate al matrimonio.

- Ah, io non mi preoccupo del sesso prematrimoniale- disse sfilando davanti a Roberto con un sorriso omicida dipinto sul suo bel volto- Il qui presente Roberto Sedinho mi ha assicurato che prima di andare al love hotel mia nipote si sposerà con il suo ragazzo nonché compagno di fuga. Quindi il frutto dei loro lombi nascerà all’interno del matrimonio. Civile o religioso non importa, magari concepito in una squallida stanza di un hotel pieno di prostitute… ma sarà un bambino con due genitori minorenni legalmente sposati in un qualche schifoso posto di una periferia malfamata e corrotta. Grazie per avermi fatta sentire meglio, Roberto.

La donna uscì dalla stanza con passo marziale, lasciando gli uomini da soli.

- Che bambola!- sussurrò Shinohara.

- Che casino!- rispose l’uomo sporco di inchiostro ancora seduto sul pavimento.

 

Patty guardò nuovamente l’uomo di tipo caucasico che indossava un completo di lustrini di un viola talmente acceso da far male agli occhi.

I capelli scuri impomatati e i baffi arricciati color del fuoco davano una impressione davvero poco clericale a quello che teoricamente doveva essere un ministro della chiesa cattolica ma che con quel sorriso falso dipinto in volto sembrava piuttosto Lucifero senza corna e piedi caprini.

- Allora signorina, vuoi tu prendere questo bietolone qui accanto come tuo legittimo sposo entro il secolo?

Patricia abbassò gli occhi. Aveva detto a Holly che l’avrebbe fatto ma sposarsi davanti a quel tizio vestito in modo assurdo e che la trattava in maniera così sgarbata si sentiva a dir poco mortificata!

- Ti dai una mossa? Io mi voglio sposare prima che mi si rompano le acque e di questo passo partorirò qui per terra.

La ragazza in chiaro stato interessante che aveva accettato di farle da testimone le rifilò una gomitata. Viste le dimensioni del suo ventre Patty non aveva problemi a credere che avrebbe potuto capitare una cosa simile.

- Scusami… - sussurrò ad occhi bassi.

- Allora, ti vuoi sposare con questo tizio sì o no?

Lo sgarbato prelato l’afferrò per la spalla e scosse.

- Sì, lo voglio- sussurrò la ragazza tra le lacrime.

- Alla buon’ora, cocca!- esultò l’uomo- E tu, vuoi prendere questa frignona come tua legittima sposa in modo tale di potertela spassare con lei senza che i genitori possano dirvi nulla?

Patty impallidì e Oliver, già livido di rabbia, afferrò l’uomo per il colletto.

- Chiedile immediatamente scusa o ti faccio ingoiare le scarpe.

L’uomo era più basso e più leggero di lui quindi fu facile sollevarlo da terra per puntualizzare meglio la sua affermazione.

- Scu…sa…mi… cattivo… cattivo Don Carlo…

Oliver lo lasciò andare.

- Io vorrei prendere in sposa la qui presente Patrica Gatsby… ma non qui e non stanotte. Voglio che abbia un matrimonio da favola e non un incubo simile.

- Vorrei prendere a calci i vostri culetti pallidi, ragazzini, ma smammate prima che qualcuno abbia le doglie.

- O che qualcuno scopra che stava per sposare due minorenni.

- Prova a dirlo a qualcuno ed io te la farò pagare- disse, estraendo da una tasca del completo qualche centimetro di una lama dall’aria molto pericolosa- Quindi adesso sei pregato di andartene e di portarti via la tua troietta.

Oliver avrebbe voluto rispondergli per le rime ma decise di non farsi ripetere due volte l’avvertimento del prelato dall’aria pericolosa. Afferrata Patty per un braccio uscì dalla sala in cui aveva cercato di proteggere la donna che amava e dove aveva rischiato di umiliarla nel modo peggiore che potesse trovare.

 

Oliver e Patricia, seduti sulla fredda panca metallica della loro cella, aspettavano con il cuore in gola l’arrivo dei loro tutori.

Patty, inconsolabile, aveva il volto affondato nella maglietta del suo compagno e piangeva tutte le lacrime che aveva a disposizione mentre Oliver cercava di confortarla stringendola a sé.

 

Oliver Hutton 07 Aprile  ore 03:06 PM

 

Ok, questa volta Roberto mi scuoia vivo… Ci hanno presi in un quartiere di Tokyo a dir poco equivoco. Forse sarebbe stato peggio se ci fossimo sposati… come minimo mi avrebbe ammazzato. Certo,  forse Patty sarebbe arrivata prima… Ma come mi è saltato in mente di tentare di sposarmi in un posto simile e con un prelato simile? Non permetterò che la porti a Londra, poco ma sicuro. La sposerò in modo consono, con una vera cerimonia da favola per farmi perdonare di quello schifo di pseudo matrimonio.

 

Patricia Gatsby  07 Aprile  ore 03:06 PM

 

Oliver… finirò in galera a Londra… mi chiuderanno in cima alla Torre di Londra… zia mi rinchiuderà in quel suo appartamento e non uscirò mai più. Perderò la mia vita… i miei amici… e marcirò in galera per furto d’auto. Io non voglio! Non voglio! Voglio la mia vita, maledizione! Voglio vivere con Oliver, sposarmi, avere dei figli e vivere la MIA vita come voglio, maledizione! Io non voglio Londra né nessun altro posto che non sia casa mia con Oliver!

 

- Le tue lacrime di coccodrillo non mi incantano, Patricia.

La ragazza alzò gli occhi sulla donna che si stava avvicinando alle sbarre con passo marziale. Katherine Gatsby, perfetta sui suoi tacchi a spillo vertiginosi e elegantissima con il suo completo rosso, era a pochi metri da loro.

- Io a Londra non ci vengo manco morta!

Il grido di pura rabbia uscito dalle labbra di Patty la fece rabbrividire. In quegli occhi arrossati c’erano rabbia, rancore, delusione e odio, sentimenti che la donna credeva non potessero appartenere alla sua adorabile e dolcissima nipote.

- Se ti sei stancata di me vattene pure! Io da casa mia non mi muovo e tu non puoi costringermi ad andarmene! Se non vai d’accordo con Roberto vattene ma non distruggere la mia vita!

Il commissario Shinohara, Roberto e Katherine studiarono con attenzione quella specie di belva strillante che Oliver tratteneva a stento sulla panca della cella.

- Signorina, perché non mi ha riferito che voleva portare la ragazza all’estero?

La donna non si mosse: fissava imbambolata sua nipote chiedendosi perché pensasse che volesse portarla via.

- Non hai neanche il coraggio di rispondere a quel poliziotto?- ringhiò la nipote.

- Io non so di cosa tu stia parlando.

L’ammissione della donna era pura, innocente, e ciò fece svanire immediatamente la rabbia di Patty.

- Cosa?! L’hai detto tu oggi mentre litigavi con Roberto! Hai detto che avresti fatto di tutto per allontanarti da lui, anche distruggere la mia vita.

Katherine abbassò gli occhi.

- Ero furibonda… avrei detto di tutto pur di fargli del male…

- E mi hai usata, vero?

Annuì.

- Ed io che ci ho creduto! Ho rubato un’auto pur di non venire a Londra con te! E per poco non mi sposo in uno squallido quartiere a luci rosse pur di impedirti di avere il controllo della mia vita! Ti rendi conto di quante cazzate ho fatto pur di poter restare in Giappone, zia?

 

Katherine Gatsby  07 Aprile  ore 03:06 PM

 

Cavolo… sono stata io a fare questo casino. Se non fossi stata così impulsiva Patty non si sarebbe sentita messa alle strette e costretta a fare una pazzia. Sono davvero pessima come tutrice.

 

- Scusami… non immaginavo neanche che tu potessi aver sentito quella brutta discussione. Mi dispiace.

- Dispiace anche a me… mi sono rovinata la vita per aver ascoltato la vostra conversazione. Non è colpa tua. Nessuno mi ha costretta a farlo, dopotutto.

Detto questo tornò a singhiozzare contro Oliver e i tre se ne andarono. Non era stato necessario parlare per far capire a Katherine e Roberto che Shinohara aveva bisogno di discutere della situazione con loro.

 

Katherine e Roberto, seduti l’uno accanto all’altra sulla panca della fredda cella, non si rivolgevano la parola da quando si erano accollati la colpa del furto dell’automobile di fronte al vecchietto a cui i ragazzi l’avevano rubata, il quale aveva accettato di ritirare la denuncia purché i ragazzi e i tutori facessero una notte di carcere.

Era per quel motivo che adesso si trovavano lì, chiusi in una cella, mentre i loro ragazzi dormivano nei loro letti. La donna dai capelli rossi si mise le mani tra i capelli e sbuffò, lanciando un’occhiata al suo compagno di prigionia. Stranamente sembrava tranquillo e rilassato, le mani dietro la testa per non doverla posare a diretto contatto con il cemento della parete retrostante e le gambe distese. Guardava un punto del soffitto che alla donna non diceva nulla.

 

Katherine Gatsby  08 Aprile  ore 01:56 AM

 

Chissà che cosa diavolo sta pensando quest’uomo? Che si sia pentito di aver coperto la bravata di Patricia? Oppure sta pensando al suo pupillo che è stato praticamente rapito da mia nipote? Giuro, quei ragazzi un giorno o l’altro ci faranno morire di crepacuore! Eppure non posso fare a meno di voler bene a quei due birbanti.

 

- Non li scuoierò, se è di questo che ti preoccupi. In fondo siamo stati noi a spingerli a fare una cosa simile. Anzi, sei stata tu a spingere tua nipote a fare una cosa simile ed io ho messo sopra il carico.

Katherine sorrise al sentire quelle parole.

- Avranno una punizione da qui al giorno del Mai- aggiunse- Ma non credo sia consigliabile tartassarli troppo. Li abbiamo messi sotto pressione ed era naturale che reagissero impulsivamente.

- Mi dispiace averti messo in questo guaio. Se avessi saputo cucinare Patty non sarebbe stata così disperata dal rubare.

- Se io avessi chiuso questa mia boccaccia non avresti detto certe cose e Patty non si sarebbe spaventata. Abbiamo colpa entrambi, Kate, e forse il più colpevole sono stato io, sempre pronto a buttarti giù.

- Nessuno mi hai mai chiamata Kate.

- Suona bene. E ti sta d’incanto.

- Kate… mi piace.

L’uomo chiuse gli occhi e la donna fece altrettanto, appoggiandosi a lui per stare più comoda.

- Non stai esagerando?

- Siamo tutori. Abituiamoci ad andare d’accordo.

- Andare d’accordo non è metterti a dormire addosso a me.

- Cominciamo da qui.

- E perché?

- Perché sei comodo.

La donna sorrise e Roberto non poté fare a meno di imitarla, per poi passarle una coperta per ripararsi dal freddo pungente di quella cella.

- Sai che sei una donna bellissima?- sussurrò.

- Me l’hanno detto in molti.

- Sai di avere anche un pessimo carattere?

- Lo so. Ma neanche tu sei uno zuccherino.

- Sai che non ti sopporto?

- Neanche io.

- E sei una pessima cuoca.

Katherine si tirò su e lo fissò negli occhi.

- Tu sei un rompiscatole di prima categoria! Per una volta tanto che andavamo quasi d’accordo…

Roberto non seppe mai cosa avrebbe voluto dire perché la donna, di punto in bianco, si bloccò e lo baciò con un trasporto tale da confondergli la mente abbastanza da fargli dimenticare i litigi e la sua pessima cucina. Quella donna piacente lo stava baciando. Cosa gli importava di cose futili come il fatto che si trovassero in una cella e che avessero litigato fino a qualche secondo prima? Era qualcosa di bello, lei sembrava piuttosto decisa a continuare e lui poteva anche procrastinare i pensieri ad un altro momento meno denso di impegni.

 

Un urlo disumano squarciò la quiete di un tranquillo mattino di aprile in quella che era ormai diventata casa Gatsby-Sedinho-Hutton.

Patty si portò le mani al volto e coprì gli occhi, sperando che ciò che si trovava davanti a lei svanisse al più presto.

Si era svegliata molto presto quella mattina e voleva fare una doccia in santa pace.

Aveva sentito l’acqua scrosciare ma, visto che non aveva avuto risposta, aveva aperto la porta credendo che non ci fosse nessuno.

 

Patrica Gatsby 15 Aprile  ore 06:29 AM

 

Che sbadati Holly e Roberto! Scommetto che ieri sera erano talmente stanchi da lasciare aperta l’acqua. Certo che è un bello spreco! Più tardi tirerò le orecchie a entrambi i calciatori, sissignore.

 

Sfilò rapidamente ogni capo di abbigliamento che aveva indossato per la notte, si avvolse in un asciugamano lilla ed aprì la tenda dietro la quale scrosciava l’acqua.

L’ultima cosa che Patty si aspettava di vedere era una coppia avvinghiata nel vano doccia, entrambi con aria sbalordita e molto intimi, a giudicare dalla posizione dei corpi nello stretto spazio.

Patty chiuse immediatamente la tendina.

Non era cosa da tutti i giorni trovare la propria zia in dolce compagnia nel vano doccia ma non si trattava neanche di un evento così significativo.

Del resto non era neanche così eclatante trovare l’allenatore del proprio ragazzo nella medesima condizione.

Il vero problema era che se sommate le cose avevano dello straordinario e se si considerava anche la loro palese antipatia era paragonabile allo stupore che avrebbe potuto provare trovando un passerotto che discuteva della filosofia di Nietzsche con il grosso gatto tigrato che aveva come unico desiderio quello di stroncare la sua esistenza.

In pochi minuti nella stanza apparve anche un Oliver Hutton appena buttato giù dal letto. Aveva gli occhi semichiusi e la t-shirt con cui dormiva era storta. Sbadigliando, Holly si tirò su i boxer dal motivo a palloni di calcio e guardò Patty.

- Cosa succede?

Patty indicò la tenda che aveva prontamente chiuso dopo aver scoperto la coppia che si nascondeva all’interno del vano doccia.

Katherine Gatsby e Roberto Sedino si prepararono ad essere nuovamente osservati mentre erano intenti nelle intime effusioni che ormai andavano avanti da un paio di settimane e che avevano tanto faticosamente tenute nascoste ai due adolescenti con cui dividevano la casa. Patty sembrava molto tranquilla e decisa ad andare avanti con certe idee ma era consigliabile non far capire loro cosa accadeva sotto le lenzuola. O, come aveva detto una sera Katherine ad un assonnato Roberto, farli restare all’oscuro di quanto fosse bello condividere certi momenti della giornata con la persona amata.

Holly guardò l’uomo e la donna con aria assonnata poi chiuse la tenda con la stessa flemma con la quale l’aveva aperta ed osservato i due personaggi avvinghiati nel vano doccia.

 

Patricia Gatsby 15 Aprile  ore 06:31 AM

 

O non si sente bene o si tratta di cecità temporanea. Ha appena visto mia zia e Roberto nel vano doccia! Nudi! E anche piuttosto impegnati, direi! Ma pensa che si stiano lavando la schiena a vicenda? No. Lui a certe cose pensa. E’ un sedicenne non ancora sessualmente attivo ma che sa di cosa si tratta. Non so se ha mai visto un porno in vita sua ma ormai in ogni film si vedono scene simili… dovrebbe saperlo. Insomma, lui non vede solo il pallone come una volta e almeno una volta DEVE aver visto qualcosa del genere, soprattutto dopo quella discussione tra noi sulla questione della castità. Non capisce che quei due stanno facendo sesso nella doccia?

 

Si mise davanti a Patty e con la stessa aria assonnata con la quale aveva studiato i due guardò la sua ragazza.

- Quella è tua zia- disse, indicando la tenda chiusa dietro la quale i due si guardavano, imbarazzati e preoccupati per la reazione dei ragazzi.

Patty annuì.

- E quello che sta lì dentro con lei è il mio tutore.

La ragazza annuì di nuovo.

- E sono nella doccia a quest’ora del mattino.

- Esatto.

- Nudi.

- Sì.

- Insieme.

- Non capisco dove tu voglia arrivare, Oliver.

- E fanno sesso.

- Lo facevano quando io li ho beccati.

- Capisco.

Il ragazzo annuì e, sospirando, uscì dalla stanza, seguito da vicino dalla sua ragazza, preoccupata per quella reazione così controllata a quell’inaspettata novità.

- Holly, ti senti bene?- gli chiese, fermandolo prima che iniziasse a scendere al piano di sotto.

Il ragazzo scosse il capo e solo allora, quando potè guardarlo nuovamente dritto in volto, Patty si accorse di quanto poteva essere imbarazzato per la situazione.

- Cazzo- disse, sedendosi sul primo gradino- E’ stato imbarazzante come beccare i propri genitori.

- Già.

- Tu lo sapevi?

Patricia scosse il capo.

- Io pensavo che si odiassero a vicenda- ammise la ragazza, accomodandosi accanto a lui con calma, per evitare che Holly potesse scovare qualcosa sotto il grande asciugamano che indossava.

Holly appoggiò la testa sulla sua spalla nuda, solleticandole il collo con i capelli.

- Non me lo sarei mai aspettato da loro. E tu?

- Te l’ho già detto, Holly, il fatto che stiano insieme mi coglie del tutto impreparata. Non pensavo che sarebbero mai andati d’accordo invece… invece sembrano aver trovato una bella intesa.

Holly piegò appena la testa, in modo da poter incontrare gli occhi della sua coinquilina e compagna.

- A me quella sembrava più di una bella intesa. Mi sembrava più… come dire… un bel rapporto.

Patty arrossì.

- Non farmi ripensare a ciò che ho visto, Holly. Tu li hai visti fermi ma quando sono arrivata io erano in piena attività.

Holly sorrise in un modo che Patty non aveva mai visto. Nei suoi occhi così innocenti adesso c’era una luce diversa, molto distante da quella che appare negli occhi di un bambino che gioca a pallone e chiama amico la sfera bicromatica che rotola tra i suoi piedi. Era qualcosa di molto maturo e magnetico.

- Posso immaginare ciò che hai visto. Sai, devo ammettere che un po’ li invidio…

- Non ti capisco- disse Patty, nervosa e tutt’altro che all’oscuro del motivo dell’invidia di Oliver.

- Li invidio perché condividono quel momento di intimità. Deve essere bello diventare un tutt’uno con la persona per la quale provi fortissimi sentimenti. Eppure la mia invidia si ferma lì e da quando abbiamo fatto quella discussione ho iniziato anche a pensare ad un’altra cosa.

- Ossia?

- Se è così bello quando lo si fa quando si vuole, pensa cosa diventa quando c’è l’attesa del momento, il sapere che un giorno sarà così anche per noi ma che non è ancora accaduto per farne un evento ancora più speciale. Celebrare in un modo così completo la nostra unione davanti al mondo è il tuo sogno e penso che potrebbe diventare un po’ anche il mio.

Detto questo il ragazzo si alzò in piedi, lasciando seduta la sua ragazza.

- Penso che quei due abbiano finito. Va pure a farti la tua doccia mentre io preparo la colazione per quattro. Ho la sensazione che dovremo parlare di alcune regole con i nostri tutori tipo i luoghi off limits per le loro effusioni.

Patty annuì ma solo quando lui entrò in cucina si alzò. Non voleva staccare gli occhi dal ragazzo che non solo aveva accettato questo suo desiderio di purezza fino al matrimonio ma che la lodava per quella scelta che a lui costava non poco in autocontrollo.

Sentì il suo cuore esplodere di gioia e a fatica trattenne le lacrime di commozione che continuavano a salire ai suoi occhi nonostante la sua ferma volontà di ricacciarle indietro.

 

Patty e Oliver avevano appena finito di definire aree “sex-free” ogni locale della casa ad eccezione delle stanze dei due amanti quando il clacson del postino richiamò la loro attenzione.

Sapevano che quando faceva così era perché era arrivata posta aerea quindi i ragazzi si precipitarono alla cassetta della posta, dove tra un paio di pubblicità ed una bolletta spiccava, bianca al centro e con i bordi colorati, una lettera dall’Europa.

- E’ di Colette! Non ci speravo più!

Patty strinse al petto l’attesa missiva per qualche istante poi aprì rapidamente la lettera inviatale da un paese dal nome impronunciabile. Sapendo che Colette abitava ad Amburgo si stupiva di quella strana località riportata sul timbro postale. Aveva sentito dire che il contratto di Benji con l’Amburgo era stato bruscamente rescisso ed era preoccupata per la neonata relazione del portiere con la figlia del presidente, soprattutto perché sospettava che gli eventi fossero connessi.

 

Carissima Patricia,

come stai? Holly migliora? E la convivenza tra il signor Roberto e la signorina Katherine? Spero che la loro intesa sia migliorata.

Nel caso la notizia non fosse arrivata lì in Giappone, cosa assai improbabile,  informo te e tutti gli altri ragazzi che Benji non è più un giocatore della squadra di mio padre.

Il quindici marzo ha rescisso il contratto e adesso siamo in viaggio per l’Europa in cerca di un nuovo ingaggio.

Esatto, hai letto bene. Siamo.

Di sicuro in Giappone non sapete nulla di tutto ciò, quindi vi spiego tutto.

Il sette marzo io ho interrotto la cerimonia che avrebbe unito in matrimonio mio padre Charles con la sua segretaria Edith Stein, una donna interessata soltanto al suo denaro.

Purtroppo ho fallito.

Mio padre, nonostante le mie parole contro Edith, si è sposato. E non è finita qui. Ha preso a male parole Benji e mi ha imposto di lasciarlo stare.

E’ stato davvero ingiusto nei suoi e nei miei confronti ed è per questo che ho dato l’addio a mio padre e ora seguo Benjamin per l’Europa. Ho rinunciato al mio denaro ed ho acquisito il cognome di mio marito.

Esatto, hai nuovamente letto bene.

Colei che ti sta scrivendo è la signora Colette Price.

Grazie al caro Freddy siamo riusciti ad organizzare tutto e, in una piccola chiesa della Svizzera, un vecchio sacerdote un po’ sordo ci ha uniti in matrimonio.

La faccia di Benjamin era un vero disastro quando gli ho fatto la proposta.

Esatto.

La proposta di matrimonio l’ha fatta la sottoscritta.

Ci crederesti che la timida Colette Montgomery potesse fare una proposta di nozze?

Eppure l’ho fatto e Benji… lui è diventato di mille colori prima di chiedermi se avevo svuotato la conca dell’acqua santa o avevo rubato di nascosto il vino dalla sagrestia. Ed io che non ero mai stata più seria di così! Per fortuna lui ha capito e accettato!

Così adesso sono una donna regolarmente sposata e nessuno potrà mai separarmi dal mio amato Benjamin.

Sono così felice!

E che luna di miele stiamo facendo! Abbiamo già visitato Roma, Milano e Firenze in Italia, Losanna e Ginevra  in Svizzera, Parigi e Marsiglia in Francia e Berlino. Ancora non ha preso una decisione perché mancano il Portogallo e la Spagna.

Nel caso in cui non riesca ad essere soddisfatto delle condizioni delle squadre europee opterà per il campionato sudamericano o per quello giapponese.

A me non importa cosa sceglierà. La mia casa è lui e dovunque lui vada io sarà al suo fianco per sostenerlo e aiutarlo. Fino a quando mio padre non mi ha imposto di scegliere tra lui e Benjamin non avevo capito quanto potesse essere importante il nostro sentimento. Ora lo so e sono felice di aver scelto Benji.

Se sarà possibile verremo a trovarvi in estate.

Per ora un saluto speciale da

 

Colette Price

Ex Montgomery

 

La ragazza porse al suo compagno la lettera e la foto allegata.

- Sono davvero poco originali- disse fingendo sdegno.

Oliver rise di gusto nel leggere quella lettera. Come diceva una celebre pubblicità, molte cose avevano un prezzo… ma tra queste non c’era il vedere la faccia color porpora Benjamin Price che posava per la foto del suo matrimonio!

 

Note dell’Autrice: per questo particolare capitolo devo aggiungere un ringraziamento speciale a Luxy.

La sua fan fiction “I Gatti non sono Cani” mi ha ispirata fortemente e senza di questa forse non avrei mai ambientato in una cella  una sola scena di Life, figurarsi una scena simile! Se quella scena vi è piaciuta ringraziate lei e la sua impareggiabile bravura per avermi fatto sognare.

Se non si fosse capito Kabuchicho è un quartiere piuttosto malfamato di Tokyo.

Ah, e vi assicuro che l’istinto di sopravvivenza può davvero spingere una persona a fare ciò che ha fatto Patty.

  
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