~ like a shower
Le
vacanze di Natale erano passate alla Dalton, portandosi dietro uno
strascico di decorazioni festive, vischio attaccato sotto ogni porta
per raccattare baci e canzoni natalizie che risuonavano nell'aula di
canto. La situazione fra Seb e il suo compagno di stanza sembrava
stabile (e in prognosi riservata): Thad si limitava a morirci dietro
senza lasciare trapelare assolutamente nulla, mentre Sebastian
continuava a trattarlo con cinismo insensibile.
Ormai Thad era
arrivato ad una conclusione: si era inventato tutto. Quella
sottospecie di sfioramento di labbra era sono un incidente di
percorso per Sebastian che puntava a vincere il premio di blowatore
dell'anno. Ogni sera, quando Thad in teoria dormiva, mentre in
pratica si rodeva il fegato, lo sentiva tornare in camera, far
scorrere l'acqua nel lavabo, spingere l'interruttore della luce e
infilarsi sotto le coperte con addosso solo dei pantaloncini leggeri.
Sebastian si voltava verso il muro e a Thad non rimaneva altro che
vedere quegli orribili segni scuri sul suo collo pallido. Quasi
avrebbe preferito che fossero lividi, probabilmente avrebbe fatto
meno male.
Ma, dopotutto, non aveva alcun diritto su di lui,
quindi l'unica cosa che poteva fare era dimenticarlo, e al
più
presto. 'Pare facile scordare che dormi a meno di due metri da un dio
greco' sospirava quando si ritrovava a parlare della questione con
Nick e Jeff. Da quando lo avevano ritrovato a piangere mentre sentiva
da solo 'All I want for Christmas is you' a tutto volume, abbracciato
al cuscino di Sebastian, era stato praticamente costretto a sputare
il rospo. Il fatto frustrante era che quei due si atteggiavano tanto
a guru delle relazioni quando tutta Westerville sapeva della loro
cotta e, nonostante questo, a loro mancavano le palle di ammetterlo
in pubblico.
Dunque durante le loro prediche solitamente Thad si
limitava a fantasticare su Sebastian semi-svestito che boxava in
palestra e a borbottare qualche vago assenso quando gli sembrava ci
fosse troppo silenzio. E quelle due teste di carciofo parevano
crederci, oppure lo avevano giudicato un caso disperato (più
probabile), e lo lasciavano solo. Preferiva la solitudine alla
compagnia di Nick e Jeff. Almeno Mariah Carey non gli rinfacciava la
sua stupidità 24h su 24. e certo bastava lui stesso ad
odiarsi.
Era solo un'altra giornata come tante alla Dalton, se vogliamo intendere con normale persone strafatte che corrono per i corridoi lanciandosi muffins con sopra glassa rosa shocking, ma per gli standard della Dalton non era neanche troppo strano, considerando gli alti livelli di follia generali. Thad, sdraiato sul letto a fissare il soffitto, rise pensando all'opinione che gli altri avevano della sua accademia, per poi concludere che nessuno di loro avesse mai messo piede lì e fosse rimasto illeso. Per quanto lo riguardava, anche lui stesso era pazzo, sì, pazzo di Sebastian, quello stronzo che si accorgeva della sua presenza solo quando c'era qualcosa da pulire/rammendare/riparare/cantare. E, per quando la cosa potesse essere melensa, l'unico fatto ancora più patetico era che lui stesso non se ne vergognava più di tanto.
Un
rumore lo fece sobbalzare. Alzò appena la testa dal cuscino
per
vedere cosa stesse succedendo e si trovò costretto a
combattere il
principio di un infarto: ovviamente era Sebastian che non reputava
opportuno bussare. Thad non poté evitare che un certo
sorriso ebete
comparisse sul suo volto, ma subito si riscosse quando
incontrò lo
sguardo allegro di Sebastian.
“Cosa fai, Piattola? Mi immagini
in situazioni scabrose?”
Sì, cioè no, merda “Pensavo a cosa
c'è stasera a mensa”
“Spaghetti?” inarcò un sopracciglio
il ragazzo in piedi.
“Lasagne, credo” tirò l'altro ad
indovinare. Tanto non avrebbe mangiato comunque qualsiasi cosa quella
megera gli avesse messo nel piatto. Per quanto ne sapeva potevano
anche essere interiora di maiale, che schifo.
“Sempre a quello
stai a pensare” rise Sebastian “forse faresti
meglio ad
iscriverti a qualche club sportivo, almeno finché riesci a
passare
per la porta della camera”
Thad sbuffò alla battutina
dell'altro e sollevò il busto dal letto, puntellandosi con
le
braccia. “Prima che io decida di schiacciarti con la mia
forza
peso, faresti meglio ad farmi passare che devo farmi la
doccia”
“Harwood caro, oggi è il mio turno prima”
“Ma
che dici? L'accordo ormai è quello: io giorni pari, tu
quelli
dispari””
“Oggi sono impegnato. Puoi gentilmente lasciarmi
andare?”
“E con chi? Sentiamo?”
“So della tua seconda
vita da stalker, non vorrei privarti del tuo divertimento”
“E'
escluso”tagliò corto Thad alzandosi del tutto dal
materasso e
dirigendosi verso il bagno condiviso con faccia scura.
“Su con
la vita, piattola, non c'è mica psyco nella
doccia” cercò di
blandirlo Sebastian, ma inutilmente.
Thad si sbatté la porta
dietro e si appoggiò senza forze al legno. Per lui era
abbastanza
indifferente la questione; l'accordo era solo un altro modo per farlo
contento. L'unico motivo per cui non voleva rimanere un altro secondo
in quella stanza era semplice: non poteva sopportare di vederlo
messaggiare con il suo 'appuntamento' e di vederlo sorridere ad ogni
vibrazione del cellulare. No, questo era molto -troppo- più
di
quanto riuscisse a sopportare. Se anche a malincuore poteva accettare
le proprie speranze pressoché nulle di avere Sebastian solo
per sé,
allora non voleva vederlo felice con nessun altro. Nulla di
drammatico, niente assurde scenate di gelosia, nessun inutile
ultimatum; tutto sarebbe stato vano e si sarebbe reso ridicolo.
Non
poteva fare nulla per impedirlo, ma almeno poteva chiudere gli occhi
per non guardare.
Si spogliò posando i vestiti sul lavandino, accese la caldaia che si avviò con in rumore di sottofondo. L'acqua iniziò a scendere dalla cannula della doccia, prima ghiacciata, poi tiepida, fino a diventare sempre più calda. Appena reputò che fosse abbastanza bollente da scottargli la pelle aprì l'anta scorrevole del box e fu investito da una nube di vapore acqueo. Pose la testa sotto una cascata d'acqua per cacciare via i cattivi pensieri; poteva solo sperare che, una volta finito, Sebastian se ne fosse già andato a quel suo stupido appuntamento.
Dalla
mente non più così perversa e malvagia di
Sebastian Smythe
Uhm,
e così Thadduccio ha il ciclo. Va bene che è una
persona piuttosto
strana, ma così è troppo esagerato.
In realtà è da un po' di
tempo che si comporta in maniera bizzarra, più precisamente
da
quando Isabelle ha fatto la cazzata del secolo. Quella ragazza non sa
tenere le mani a posto, ma forse è una cosa di famiglia (non
in quel
senso, sia chiaro. Beh, anche in quel senso se ci riferiamo a me, ma
a lei... non saprei, sinceramente, e non voglio neanche saperlo).
E
così mi sono ritrovato le sue labbra incollate addosso a
mezzanotte.
Un buon modo per cominciare l'anno, non c'è che dire. E, se
devo
proprio ammetterlo, avrei anche continuato a baciarlo, per molto,
molto tempo. Per tutta la notte. E per il giorno successivo, e per
tutta la settimana. E per tutto il mese e tutto il resto dell'anno
dal così lieto inizio, in definitiva. Beh, insomma, avrei
continuato
e basta.
Ma questo nessuno lo saprà mai, né lui,
né,
soprattutto, Isabelle. E' così pericoloso che tanto varrebbe
offrirsi volontario per gli Hunger Games, cosa talmente cogliona che
può fare solo Katniss, appunto. Poi devo rimanere il mio
personaggio: stronzo fino in fondo. Diventa sempre più
difficile
ogni giorno che passo in questa maledetta camera.
Perché se non
gli ho mandato un sms del genere è stato solo per orgoglio.
Sono
quasi felice che lo abbia fatto lei: mi ha risparmiato la figura
dello sciocco sdolcinato e mi ha permesso di passare la mia fine e il
mio inizio con Thad.
Però, a ben vedere, sembrava davvero felice
di vedermi. Forse me lo sono immaginato. Può darsi, mi piace
credere
quello che mi fa comodo.
In
realtà non so neanche perché ho inventato questa
farsa
dell'appuntamento e della doccia. Se anche avessi un appuntamento,
starebbe stanotte con Federica* o qualche anima pia dello Scandals.
Ma il fatto più inquietante è che non ho nemmeno
voglia di alzarmi
da questo letto, lavarmi e andare in quel locale. Vorrei rimanere
qui, magari in compagnia di un iPod pieno di cantanti bionde in
sovrappeso che sfogano la loro depressione scrivendo canzoni che ti
infondono una profonda voglia di inciderti le vene con una penna
stilografica e morire dissanguato. Sì, è
abbastanza anche merito di
Adele se la mia visione della vita è ridicolmente
ottimistica.
Non
voglio neanche dirlo, ma mi sento in colpa per avergli fatto credere
di avere un appuntamento. Già era storto, così
è peggiorato. Non è
affatto un buon segno che piattola non canti gli One Direction.
In
mancanza di intrattenimento musicale (che sia Adele o il meno
qualificato, ma comunque apprezzato Thad, non fa differenza) non
trovo nulla di meglio da fare che guardare il soffitto bianco.
Dovrebbe essere consumato tanto lo fisso intensamente, ma quando
c'è
Thad in giro perde la sua non indifferente attrattiva. Più
che altro
devo sforzarmi per non guardare Harwood tutto il tempo.
Però, dato
che ora lui non è qui, posso permettermi un'occhiata in giro.
Beh,
non c'è nulla di particolare in questa stanza: io, due
letti, una
scrivania, un computer con una massa di caricatori dai fili
intrecciati, una pila ammucchiata di vestiti sul quello di Thad
-vestiti che impuzzano tutta la camera del suo (buonissimo) odore-,
il suo asciugamano.
Ecco cos'era fuori posto! Non va mai,
assolutamente mai a farsi la doccia senza portarselo appresso in
bagno. E' per qualcosa a che fare con il calore. Sì, ecco,
l'asciugamano freddo dopo la doccia è una cosa che odia.
Vado a
sentire i termosifoni che sono freddi, ma c'era da aspettarselo con
quel tirchio del preside Ground. Prima che che possa accorgermene, me
lo metto addosso.
Vorrei non sentirmi così patetico, ma non ci riesco.
Dalton,
camera Harwood-Smythe, ore 18.40
Uscendo dalla doccia Thad
provò la strana sensazione di stare per essere esiliato in
Groenlandia. L'esilio era per la questione 'sebastianica' (divertente
variazione di 'omerica', concluse soddisfatto della propria battuta),
invece la Groenlandia era per il freddo allucinane. Era appena
gennaio e aveva fatto una doccia bollente e non c'era il suo
asciugamano. Era un problema.
Con cautela si avvicinò alla porta
del bagno, coprendosi alla bell'e meglio con un flacone di
bagnoschiuma agli aghi di pino (che non aveva mai visto prima). La
socchiuse sporgendo leggermente la testa e nascondendo il resto del
corpo. Si schiarì la voce “Sebastian?”
“Sì, piattola? Cosa
c'è ora?” arrivò solo l'eco dal
corridoio.
“Puoi venire qui
un attimo che non mi va urlare?”
“Ai suoi comandi, Fuhrwood”
biascicò l'altro.
Dopo qualche secondo e qualche sbuffo di
disapprovazione un oggetto semi-movente entrò nella visuale
del
ragazzo. Un oggetto che probabilmente aveva nome 'Sebastian Smythe'
con una specie di strana vestaglia/mantello medievale addosso. Oh no,
era il suo accappatoio.
“No, Sebastian, ora spiegami perché hai
il mio accappatoio addosso”
“Io, uhm, posso spiegare...”
farfugliò lui rosso come un gambero.
“E' esattamente quello che
ti ho chiesto” sorrise lui nel vedere l'amico così
imbarazzato;
era adorabile. Ma quella situazione era così inusuale che
Thad non
poté fare a meno di scrocchiarsi le dita come faceva sempre
quando
era nervoso.
“Allora, io ecco... i riscaldamenti erano spenti,
ed è gennaio, e il tuo asciugamano era in camera, lo hai
dimenticato. E, non so, tu odi l'asciugamano freddo alla fine della
doccia, quindi io ho pensato...”
Lo
aveva fatto davvero? Era sicuro di non sognare?
Thad si morse
l'interno della guancia, sbattendo gli occhi, quasi timoroso di non
trovarlo di nuovo lì davanti, una volta riaperti.
“Perché
sbatti le ciglia, Bambi?”
“Solo, grazie, Sebastian”
“Non
so perché l'ho fatto, non chiedermelo. E' stupido, lo so.
Sono
stupido”
“Piuttosto come hai fatto a ricordartelo? Di solito
non mi ascolti neanche quando parlo!”
“Potrei sorprenderti”
rise Sebastian, che pian piano stava riacquistando il suo colorito
naturale. Thad si accorse che aveva la mascella stranamente
contratta, come anche che teneva le dita strette a pugno. Qualcosa lo
faceva stare a disagio, ma non riusciva ancora a capire cosa.
“Beh,
fallo” rispose Thad prendendogli l'accappatoio da addosso e
indossandolo, uscendo dal bagno per ritrovarsi nel corridoio, ancora
sgocciolante.
“Ad esempio hai usato un bagnoschiuma che ha
l'odore degli aghi di pino. Sembra di stare in montagna in una baita.
Oppure che hai freddo e stai maledicendo Ground perché ha il
braccino corto” elencò l'altro, stendendo le dita
per tenere il
conto, mentre continuava a sembrare nervoso.
“Ehi, non vale. Per
questo basta l'olfatto e il buonsenso!” protestò
Thad,
scrocchiandosi ancora una volta le mani. Sebastian arricciò
il naso,
facendo un lieve sobbalzo quando sentì quel rumore.
“Oh, scusa,
non lo ricordavo” si scusò Thad, a cui
toccò ora essere
imbarazzato. Dopo tutto quello che aveva fatto per lui, certo
dimenticarsi una cosa del genere era una caduta di stile.
“Non
preoccuparti” sorrise l'altro, passandosi la mano sulla nuca.
“Sono
io a ricordare tutto di te, anche se è una cosa
profondamente
stupida”
Dalla mente non più così perversa e malvagia di Sebastian Smythe
12.
Usa sarcasmo; li insulti e sono troppo stupidi per capirloMagari
essere gentili ogni tanto paga (anche se il prezzo rimane comunque
troppo alto, per cui Thaddino non deve aspettarsi una smielata del
genere tanto presto)
NdA
(Non datele Ascolto)
* Federica, la mano amica (citazione
necessaria)
Sono
in ritardo, nevvero? Lo ammetto.
Pace, prometto che sarò puntuale
(non ci credo neanche io, LOL)
duuuuunque, che ve ne pare del
capitolo? Per me sono importantissime le vostre recensioni, gnah,
gnah, gnah. Il prossimo capitolo sarà movimentaaaaaato,
preparatevi
psicologicamente (?)
Un grazie grande grandissimo ad Iza che mi ha
minacciato per impormi di scrivere. Senza di te non sarebbe nato,
quindi debiti ringraziamenti all'ostetrica