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Autore: bik90    20/02/2013    3 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Aveva accompagnato presto Serena a scuola ed aveva parcheggiato il suo motorino all’angolo del marciapiede. Da quel punto riusciva a vedere i vari ragazzi che arrivavano a scuola. Si appoggiò al manubrio e fece un respiro profondo. Ma quanto ci metteva ad arrivare? Che palle, la sua classe quel giorno iniziava le lezioni alle nove e lei un’ora prima già si trovava fuori la scuola. Sbuffò sistemandosi gli occhiali sul naso. Improvvisamente la vide. Stava camminando a piedi e da sola. Le si avvicinò da dietro e la tirò per la manica del giubbotto portandola dietro l’istituto. Ci mise un attimo.
<< Perché non mi hai risposto ieri? >> le domandò a bruciapelo e senza nemmeno salutarla lasciandola.
Martina era sobbalzata per la sorpresa e cercò di riprendersi prontamente.
<< Devo andare a scuola >> si limitò a dire provando ad andarsene e a non incrociare il suo sguardo.
Eleonora la bloccò contro il muro poggiando entrambe le mani ai lati della sua testa. Era vicinissima a lei, poteva sentire il suo respiro e il suo cuore battere.
<< Rispondi >>.
<< Lasciami stare, non ti devo nessuna spiegazione! >>.
<< Ma che ti prende? >> chiese la diciottenne inarcando il sopracciglio destro.
<< Niente >> rispose Martina scivolando sotto il suo corpo.
<< Ehi, aspetta! >> la riprese la bionda << Mi dici qual è il problema? >>.
I loro occhi s’incontrarono ed Eleonora rimase colpita da quanto fossero espressivi quelli della sedicenne. Così diversi da quelli di Davide. Per un attimo si guardò intorno, gli studenti stavano iniziando ad arrivare e non voleva che qualcuno che conosceva la vedesse. Decise in fretta.
<< Vieni >> disse semplicemente voltandosi verso il suo motorino.
<< Cosa? >> esclamò l’altra << Ho lezione ora >>.
<< Entri a seconda ora >> affermò la diciottenne lanciandole un secondo casco. Non accettava repliche << Sali >>.
Martina non seppe cosa la spinse ad accettare; forse il desiderio di stare con lei senza nessun altro, il volerla sentire esattamente come prima, la folle idea di vedere se era come durante le loro chiacchierate. Ebbe una stretta allo stomaco e il cuore le saltò in gola nel momento in cui le circondò la vita stringendosi a lei. Non riuscì a quantificare il tempo che trascorse sulla sua vespa, Eleonora giudò spedita verso un luogo isolato e si fermò in una piazzetta da cui si godeva di un’ottima vista della spiaggia e del mare. Nonostante fossero trascorsi mesi da quando si era trasferita, la rossa non era mai stata lì. Si tolse il casco, lasciando che i suoi ricci tornassero liberi, e sorrise.
<< E’ bellissimo qui! >> esclamò sporgendosi dalla balaustra.
La bionda sorrise anche lei di fronte al suo entusiasmo mentre cercava il suo accendino. Si accese una sigaretta e fece una lunga boccata.
<< Allora, mi dici che c’è bimba? >>.
<< Non chiamarmi bimba! >> le rispose Martina voltandosi nella sua direzione << Quante volte devo dirti che mi da fastidio? >>.
<< Scusa, bimba >> disse Eleonora ridendo.
La più piccola sbuffò passandosi una mano tra i capelli e tornò ad avvicinarsi a lei che era rimasta seduta sul motorino. Quel giorno portava un paio d’occhiali da vista dalla montatura nera e di una famosa marca. Erano uno di quei modelli che si portavano tanto in quel periodo, grandi e leggermente quadrati. Involontariamente se la immaginò seduta dietro la scrivania mentre scriveva o parlava con lei, ogni tanto si alzava in piedi, si toglieva gli occhiali per pulire le lenti e poi tornava nella posizione di partenza. Non l’aveva mai sfiorata l’idea che potesse fumare.
Nemmeno che bevesse come un’ossessa e che si facesse le canne, puntualizzò nella sua mente.
<< Non pensavo che fumassi >> disse dando sfogo ai suoi pensieri.
Eleonora si strinse nelle spalle con fare indifferente.
<< Fa male >>.
La diciottenne le rivolse un sorriso sarcastico.
<< Di qualcosa dovremmo pur morire >> le rispose semplicemente scuotendo leggermente il capo senza smettere d’osservarla.
Aveva un giubbotto beige che le metteva in evidenza i ramati capelli e i grandi occhi verdi, un paio di jeans chiari, scarpe da ginnastica bianche. Si domandò perché si trovasse con lei in quel momento, perché fosse stato così importante quella mattina cercarla e trovarla. Voleva parlare con lei come quando lo facevano via computer, ma, sapere che ora era una persona reale, le metteva addosso una strana agitazione. Finché si trattava di qualcuno oltre uno schermo, che probabilmente non avrebbe mai visto, era semplice parlare liberamente di sé ma nella realtà non era lo stesso. Eppure sentiva il bisogno di mantenere un contatto con quella ragazza. In genere non si faceva troppe domande, se voleva fare qualcosa la faceva esattamente come in quel momento. Voleva solo conoscerla meglio lontano da sguardi indiscreti, lontana da coloro che non avrebbero sicuramente compreso.
<< Credi di essere simpatica dicendo così? >> domandò Martina già stizzita dal suo modo di fare.
Eleonora finì di fumare e gettò la cicca lontano da sé prima di tornare a posare i suoi occhi sull’altra seduta sul marciapiede.
<< Non lo sono? >> chiese a sua volta ridacchiando.
<< Per niente >>.
<< Che palle che sei >> proclamò la diciottenne sbuffando << Allora, mi dici perché ieri non mi hai risposto? >>.
<< Non sono obbligata a farlo >>.
<< Però l’hai sempre fatto >> disse prontamente l’altra << Oh, aspetta. Non dirmi che te la sei presa! >>.
Rise ma vedendo l’espressione seria della sedicenne smise sgranando gli occhi.
<< Ma dai, sul serio? >> esclamò << Mi sono persa qualcosa? >>.
<< Forse quando ieri in bagno hai detto che non sono nessuno! >> sbottò infine la più piccola scattando in piedi.
<< Oh >> fece Eleonora abbassando lo sguardo sulla ghiaia << Pensavo che andasse bene anche a te >>.
<< Per quale motivo dovrebbe andarmi bene essere considerata trasparente? >>.
<< Ehi, adesso calmati bimba! >>.
<< E non chiamarmi bimba! Mi fai solo innervosire! >>.
Eleonora la seguì per chiudere la distanza di un paio di metri che si era creata e fu investita dal suo profumo. Nessun altro l’aveva mai colpita in quel modo. Stava per dire qualcosa quando il suo iphone prese a squillare. Lesse il nome sul display e subito dopo guardò Martina.
<< Ehi, buongiorno >> disse attivando la conversazione.
Per istinto la sedicenne sapeva che dall’altra parte della comunicazione c’era Davide e sentì d’essere avvampata per quell’improvvisa gelosia che l’aveva avvolta. Possibile che stesse sempre tra i piedi?
<< Ele, sto andando a fare colazione al Bar dell’Angolo con Marco, Paolo e Lavinia; vieni anche tu? >>.
Di nuovo la bionda alzò gli occhi sulla rossa che le stava di fronte.
<< No >> rispose infine fissandosi la punta delle converse che indossava << Sto…sto già facendo colazione a casa >> mentì << Ci vediamo direttamente a scuola? >>.
<< Come vuoi vipera >> le rispose il diciottenne << Ah, vieni un po’ prima perché devo copiare le risposte di inglese >>.
Nonostante la situazione, Eleonora non riuscì a non abbozzare un sorriso.
<< Okay, scemo. Ci vediamo dopo >>.
Riagganciò e per qualche secondo non osò muoversi. Smosse qualche ciottolino con il piede e fece un respiro profondo.
<< Portami a scuola >> si limitò a dire Martina infine.
La diciottenne controllò l’ora prima di guardarla.
<< Aspetta un… >>.
<< No! >> la interruppe la rossa che sarebbe scoppiata volentieri a piangere << E’ a questo che mi riferisco! Bugie e menzogne che racconti! >>.
<< Bimba, siamo nella vita reale non in quella virtuale! >> scattò anche Eleonora << E’ logico che sia diverso! >>.
<< Sei una stupida! >>.
<< Mi spieghi perché non ti sta bene? Che motivo c’è di dover coinvolgere anche altre persone in questa storia? >>.
Stronza!, avrebbe voluto urlarle Martina che non comprendeva come facesse la diciottenne a non afferrare il punto.
<< Ho detto di portarmi indietro >> le ripeté invece afferrando con rabbia uno dei due caschi.
La diciottenne la prese per un polso e con l’altra mano le sollevò il viso affinché si guardassero negli occhi. Si stupì molto nello scoprire che stava trattenendo le lacrime.
<< Ehi >> disse abbozzando un sorriso << Ma che ti prende? Te l’ho già detto, voglio che resti solo una cosa nostra. Gli altri… >>.
Lasciò la frase a metà mordendosi il labbro inferiore.
Mi prende che sei una stronza che se ne frega degli altri! Te ne freghi di me, non ti importa niente! Non vuoi farti vedere con me! Ecco! Secondo te dovrebbe starmi bene?
Per la seconda volta l’iphone di Eleonora iniziò a squillare.
Porca puttana, pensò la bionda.
<< Sarà sicuramente il tuo amichetto >> sputò Martina con una punta di veleno.
Perché non la lasciava mai in pace?
<< Da, che vuoi? >> disse quasi rabbiosamente la diciottenne << Sì, okay. Arrivo >> chiuse la conversazione infilando il cellulare nella tasca dei jeans e tornò a rivolgersi all’altra << Andiamo >>.
Non la lasciò davanti alla scuola, si fermò dietro un palazzo e ubbidientemente Martina scese. Le porse in silenzio il casco e cercò di evitare il suo sguardo.
<< Senti… >> iniziò Eleonora un po’ a disagio << …magari possiamo chiacchierare un’altra volta… >>.
<< Sempre di nascosto, immagino >>.
<< Non sto dicendo di vederci di notte o in qualche buio scantinato >> precisò la più grande << A te va o no? >>.
L’altra si strinse nelle spalle provando ad essere indifferente ma non ci riuscì bene sentendo la bionda ridere.
<< Oggi pomeriggio che fai? >> le chiese.
<< Devo studiare e poi ho il nuoto >>.
<< A che ora finisci? >>.
<< Nove >> rispose la sedicenne pensando che forse l’avrebbe rivista quella sera stessa.
L’esitazione che passò sul viso di Eleonora le fece comprendere che non sarebbe accaduto.
<< Ho…ho da fare stasera >> rispose << Non posso >>.
<< Con lui? >> chiese anche se già sapeva la risposta.
La diciottenne si limitò ad annuire.
<< Facciamo un’altra volta, okay? Adesso devo proprio scappare o Davide mi telefonerà per la terza volta nell’arco di quaranta minuti! >> rimise in moto << Ci sentiamo, bimba >>.
 
<< A che pensi? >> le domandò Simona quando la campanella dell’intervallo suono.
Martina si spostò una ciocca di capelli da viso e scosse il capo.
<< A niente, perché? >>.
La mora le sorrise sapendo che non era vero.
<< Vediamo… >> iniziò mettendo la mano destra sotto il mento come se stesse riflettendo << Sei entrata a seconda ora, non hai seguito una sola parola delle spiegazioni e non ti sei nemmeno messa a disegnare come fai di solito! >>.
L’altra sedicenne strabuzzò gli occhi per la sorpresa. Aveva notato che disegnava? E magari aveva letto di nascosto anche quello che scriveva? Oh, non era pronta a presentarsi come l’autrice delle sue storie; un conto era immetterle in rete sotto falso nome, un altro era consegnare spontaneamente qualche pagina a qualcuno che si conosceva. La risata di Simona le fece comprendere d’essere avvampata.
<< Vuoi che provo a indovinare? >> incalzò divertita << Secondo me sei innamorata >>.
Quella parola rimbombò nelle orecchie della rossa come un martello pneumatico e ricordò chi gliele aveva rivolte. Per un solo attimo desiderò mettersi a urlare per scacciare quelle immagini e quegli odori che le stavano invadendo la mente.
<< Ci ho preso? Dai, Marty! Hai lasciato il fidanzato a Genova? >>.
Martina si affrettò a scuotere il capo e abbozzò un mezzo sorriso mentre ingoiava il nodo d’angoscia che le si era formato in gola.
<< Ma quale fidanzato e fidanzato! >> rispose infine dando una spinta amichevole all’altra << Non ho lasciato…nessuno… >>.
Nel pronunciare quell’ultima parola le tremò appena il labbro inferiore.
<< Oh, storia finita male? >> chiese Simona cui non era sfuggito il tono diverso.
<< Già >> affermò la rossa alzandosi in piedi per mettere fine all’argomento.
La mora la seguì chiedendole scusa per essere stata inopportuna e per poco non le sbatté contro.
<< Ehi, perché ti sei fermata all’improvviso? >> aggiunse guardando oltre la sua spalla << Oh! >> esclamò vedendo Davide ed Eleonora in piedi e appoggiati al termosifone mentre ridevano.
Per un lungo minuto Martina ebbe il profondo desiderio di andare da lei e urlare contro il diciottenne.
Ma chi mi crederebbe?, si domandò poi, Soprattutto se lei si mette a negare. Cosa che farebbe sicuramente.
Era ancora immersa nelle sue riflessioni quando un ragazzo che stava correndo la travolse facendola cadere. Un gruppo di persone iniziò a ridere mentre lei imprecava tra sé.
<< Stronza! >> esclamò lo sconosciuto rialzandosi << Che cazzo facevi sulla mia traiettoria imbambolata? Dormivi? >>.
Martina si rimise in piedi senza rispondergli.
<< Sto parlando con te, eh! >>.
<< Edgardo piantala, è solo una ragazzina >> disse qualcuno in suo aiuto.
<< Una stupida ragazzina che mi ha fatto cadere! >> rispose l’altro aggiustandosi il cappellino << Ehi, sei forse sordomuta? >>.
<< Sono allergica ai deficienti >> sbottò la rossa incapace di trattenersi e alzando lo sguardo verso di lui.
Edgardo stava per afferrarla per le esili spalle ma fu bloccato prontamente da Davide.
<< Ed, che cazzo fai? >> gli disse
<< Quella mi ha dato del deficiente! >>.
<< E lo sei se davvero allora se ti comporti così! >> rispose prima di annusare per un secondo la sua felpa << Okay, ho capito >> continuò voltandosi verso Eleonora << Si è appena fumato una canna >> spiegò come se fosse una cosa naturale.
La diciottenne scosse il capo.
<< Portalo a prendere qualcosa da bere >> disse lei senza smettere di osservare Martina che si massaggiava una spalla << Tutto okay tu, invece? Ti fa male qualcosa? >>.
Il suo tono era freddo e distaccato, come se non si conoscessero.
<< Penso di sì >> rispose.
<< Fatti dare del ghiaccio per quella, sai dov’è la segreteria? >>.
Martina scosse il capo.
<< Andiamo, ti ci porto io >> affermò la bionda facendole cenno di camminare avanti a lei.
Scesero la prima rampa di scale e suonò la campanella. Tutti gli studenti, con più o meno calma, si avviarono verso le proprie classi e ben presto i corridoi divennero vuoti.
<< Non metterti contro Edgardo, chiaro? >> le disse Eleonora mentre arrivavano al piano terra << Non costringerci di nuovo a pararti il sedere perché noi non vogliamo mettercelo contro >>.
<< E’ un coglione! >> esclamò risentita Martina << E’ stato lui che mi è venuto addosso! >>.
<< Non mi interessa cosa pensi di lui, ci serve >>.
La rossa provò un immenso fastidio nel notare come parlasse al plurale. Come se sapesse perfettamente quello che pensava dell’altro.
<< A cosa ti serve un cretino del genere, scusa? >>.
<< Ci procura dell’ottima erba >> rispose senza nemmeno provare a nasconderlo l’altra.
Senza darle il tempo di controbattere, bussò alla porta della segreteria entrando dopo aver ricevuto il permesso. Spiegò brevemente la situazione alle due donne che erano nella stanza e ringraziò dopo aver ricevuto un sacchetto di ghiaccio. Glielo posò sulla maglietta raccomandandole di non toglierlo prima di almeno un quarto d’ora e risalirono. Le loro classi erano sullo stesso piano. Mentre facevano il percorso al contrario, Martina si accorse immediatamente di come evitasse di parlarle o di incrociare il suo sguardo. Dovevano sembrare agli occhi di tutti due estranee. Era così diversa da quella mattina; quando le aveva alzato il viso con sole due dita e si erano guardate negli occhi, la sedicenne vi aveva visto una luce di gentilezza e dolcezza che non aveva mai visto nei momenti in cui l’aveva osservata scherzare e ridere durante l’intervallo con i suoi amici. Le era parsa la stessa ragazza che parlava con lei attraverso lo schermo, che le sollevava il morale anche se non diceva niente di particolare. Quasi non si accorse che, intanto, Eleonora era entrata in bagno.
<< Vieni, non c’è nessuno >> le disse subito dopo tornando ad affacciarsi.
Martina sospirò prima di seguirla.
<< Hai capito che devi stare lontana dai guai, bimba? >>.
<< Hai capito che il fumo e le canne ti uccideranno? >> chiese a sua volta la più piccola.
Eleonora rise.
<< Ti stai arrabbiando per caso? >> le domandò con ironia.
<< Mi dai sui nervi il tuo menefreghismo >> ammise Martina << Da quello che scrivi…non pensavo che fossi così… >>.
<< E sentiamo, come pensavi che fossi? >>.
Non così!
<< Pensavo che non ti vergognassi… >>.
<< Ehi frena, bimba? Chi ti ha detto che mi vergogno? >> la interruppe Eleonora.
La sedicenne dai capelli rossi si limitò a lanciarle un’occhiata.
<< Non è questo, okay? È solo che sono due cose distinte separate, chiaro? Quelle sono cazzate, questa è la vita vera >>.
<< Quelle che dicevi a me erano cazzate? >> esclamò Martina avvampando per la rabbia.
<< No, non era questo che… >>.
<< Vaffanculo! >> continuò incapace di trattenersi l’altra senza permetterle di finire << Sei una persona orrenda! >>.
Corse fuori dal bagno ed Eleonora, anche se avrebbe voluto, non la ricorse frenata dalla paura di essere vista da qualcuno.
 
Come ad ogni uscita da scuola, Eleonora e Davide fecero a gara per vedere chi arrivava prima ai motorini ma mai come quel giorno la diciottenne fu velocissima.
<< Ma che ti è preso? >> scherzò il ragazzo cercando le chiavi.
<< Sei una lumaca! >> rise l’altra senza smettere di tenere d’occhio l’uscita.
<< Studiamo insieme nel pomeriggio? >>.
Eleonora scosse il capo premendogli l’indice sul petto.
<< No >> rispose.
<< Cosa? Perché? >>.
<< Perché domani quella interroga in fisica >> spiegò la bionda riferendosi alla loro professoressa << E io devo davvero studiare. Ho invitato Ramona e Lavinia >>.
<< E perché io no? >>.
<< Se tu vieni, il Rocco che è in te potrebbe prendere il sopravvento ed io non posso distrarmi >>.
<< Ehi, un po’ di sana attività fisica aiuta a scaricare lo stress >> si difese Davide << Anche quella pre interrogazione >>.
Le strizzò l’occhio con malizia.
<< Ma non oggi. Avanti, fa il bravo >> rispose Eleonora alzandosi sulle punte per dargli un bacio sulla guancia << Ci vediamo direttamente stasera >>.
<< Okay, hai vinto >> si arrese il riccio passandole una mano tra quei morbidi fili dorati << A stasera >>.
Davide mise in moto e si allontanò prima di lei che si limitò a indossare il casco.
Ma quanto ci mette a uscire?, si domandò osservando gli ultimi studenti allontanarsi dall’istituto.
Non appena la vide svoltare l’angolo accese la vespa e le si avvicinò.
<< Ti porto a casa >> proclamò senza troppe mezze misure.
Martina la ignorò continuando a camminare.
<< Andiamo, bimba! >>.
Ancora silenzio.
<< Senti mi dispiace per prima! >> esclamò << Non penso che quelle che ti ho detto siano cazzate! >>.
Questa volta la sedicenne si fermò.
<< Allora perché l’hai detto? >>.
Eleonora si morse il labbro senza sapere cosa rispondere.
<< Lo vedi? Per te non conta nulla! >>.
<< No, non è così! Le nostre chiacchierate sono state…belle… >> le sorrise in modo sincero e i suoi occhi verdi s’illuminarono.
<< Ele >> disse Martina sorprendendosi di come il suono di quelle tre lettere le piacesse sulle labbra << Per me sono state importanti e…ora io… >>.
La bionda le accarezzò il viso con spontaneità. Era così liscio e morbido, non come quello di Davide reso ispido dalla barba. Avrebbe potuto continuare senza stancarsi.
<< Mi piace come dici il mio nome >> disse. Era vero, aveva una nota di dolcezza che mai aveva udito prima di allora << Continueremo a farle, te lo prometto >>.
 
Dopo pranzo Martina si mise a studiare con un sorriso beato stampato in faccia. Sua sorella minore rise nel vederla in quello stato e si beccò un quaderno in pieno viso che la fece allontanare immediatamente dalla cameretta. La sedicenne non riusciva a smettere di pensare ad Eleonora e a quando le aveva candidamente accarezzato la guancia. Era stato bellissimo. E le parole che le aveva rivolto poi…era davvero lei! Sotto quella scorza e quella corazza che si era creata davanti agli occhi di tutti, era esattamente la ragazza gentile che aveva conosciuto su internet. C’era, anche se faticava a venire fuori. Si alzò dalla sedia toccandosi la parte che le aveva sfiorato. Aveva un profumo buonissimo. Per la prima volta dopo la brutta faccenda di Genova si ritrovò a pensare positivamente alla sua vita. L’Eleonora che si mostrava solo a lei le piaceva, anche se il pensiero che condividesse la sua intera esistenza con Davide le procurava un fastidio tremendo. Non la meritava, non era in grado di capirla fino in fondo come invece riusciva a fare Martina.
Riuscirò a portatela via, Davide Molarte, si ritrovò a pensare stringendo la mano a pugno per enfatizzare maggiormente le sue parole, Ci riuscirò, e riuscirò anche a farle capire che non deve vergognarsi. Eleonora scrive divinamente e tu nemmeno lo immagini. Me la prenderò perché la merito più di te. E forse riuscirò perfino a farla innamorare.
 
Quella sera faceva abbastanza freddo. Eleonora scese di casa dopo aver indossato un cappellino di lana e un paio di guanti trovando Davide ad aspettarla. A sua madre aveva raccontato che avevano una partita a carte a casa di Mirko e l’unica cosa che aveva detto la donna, appagata nell’aver visto la figlia studiare per tutto il pomeriggio, era di non fare troppo tardi e di non perdere troppi soldi. La diciottenne aveva riso pensando a quanti soldi avrebbe iniziato a mettere nel proprio portafogli una volta entrati ufficialmente nel giro. Certo, sarebbero stati solo dei minori ma nulla impediva loro di fare carriera e di salire rapidamente fino ad essere definiti finalmente dei maggiori. Lei e Davide non ne conoscevano molti che potessero vantarsi di essere tali; solo Diego, Carlo e Mauro con le rispettive spalle ovviamente.
<< Stai bene? >> urlò per sovrastare il vento e farsi sentire da Davide.
Lui si limitò a un breve cenno del capo senza perdere di vista la strada. I lampioni illuminavano il loro percorso di una luce giallognola quasi fastidiosa e il diciottenne quasi imprecò quando un gatto tagliò loro la strada. Quando arrivarono, Eleonora batteva i denti per il freddo. Non aveva indossato maglioncini e camicie perché il giubbotto da motociclista che le aveva regalato l’amico non le si sarebbe chiuso. Domani avrebbe avuto la febbre, se lo sentiva; ma la soddisfazione d’aver vinto sarebbe stata più ripagante di qualsiasi altra cosa. Si guardò intorno costatando che c’era un bel po’ di gente. Sorrise dopo essersi tolta il casco e Diego si avvicinò a entrambi. Era merito suo se ora si trovavano lì, era stato lui che li aveva adocchiati un pomeriggio e che successivamente li aveva, per così dire, addestrati. Baciò Eleonora sulla guancia e batté una pacca sulla spalla di Davide in segno d’incoraggiamento.
<< Vi ricordate le buche da evitare? >>.
Entrambi annuirono.
<< Il percorso non è difficile, anche i vostri avversari sono nuovi e quindi dovrete batterli in velocità. Davide, ti ricordi i trucchi che ti ho insegnato? >>.
<< Certo >>.
<< A posto allora >> disse il ventiduenne dandogli una seconda pacca << Non c’è bisogno di aggiungere nient’altro se non in bocca al lupo >>.
<< Crepi >> risposero insieme i due diciottenni portandosi al centro della strada.
Indossarono nuovamente i caschi integrali esattamente come fecero gli avversari, poi i maschi montarono sulle moto mentre le ragazze si sfilavano le cinture e salivano in modo opposto. Le schiene di Davide ed Eleonora si toccarono e vennero unite da Diego attraverso l’accessorio che fece passare nei passanti di entrambi.
<< Mi raccomando, ragazzi >>.
La bionda gli sorrise mentre il ragazzo alzò il pollice sinistro verso l’alto in segno d’intesa. Al segnale che fece Mauro, partirono. Davide passò subito in testa, era agile e scattante con qualunque mezzo di locomozione, dalla bicicletta alla macchina che guidava solo da qualche mese. Procedeva fluido e veloce sulla strada, un tutt’uno col corpo di Eleonora che pareva aderire perfettamente al suo e non lo ostacolava nei movimenti. Fin dalla prima volta che avevano provato a correre in quel modo, sotto la vigile presenza di Diego, avevano capito che la loro intesa era perfetta. La diciottenne riusciva a comprendere esattamente come piegarsi affinché l’amico fosse libero di prendere con una buona angolazione le curve e non rischiare di cadere. Il ventiduenne aveva dovuto dare loro pochi consigli e poche indicazioni, avevano un’armonia che lui aveva raggiunto con la sua spalla dopo mesi di lavoro. E questo sarebbe andato solo a loro vantaggio. Il diciottenne svoltò a destra seguendo il percorso senza problemi e iniziò a zigzagare sull’asfalto per impedire all’altra moto di provare a superarlo. Era una buona tecnica che fruttò un ottimo risultato per loro. Infatti continuarono a rimanere in testa e vinsero la gara. Davide fermò la moto qualche metro più avanti e freneticamente sciolse la cintura che lo univa ad Eleonora che gli si tuffò addosso dopo essersi tolta il casco. Il ragazzo la sollevò come se fosse prima di peso e le baciò la fronte gridando contento.
<< Ce l’abbiamo fatta! >> esclamò contento.
<< Bravissimi ragazzi, sapevo che non mi avreste deluso >> disse Diego avvicinandosi.
La bionda abbracciò anche lui prima di essere presa di nuovo in braccio dall’amico come se fosse priva di peso.
<< Benvenuti, allora >> continuò spalancando le braccia.
 
 
 
  
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