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Autore: elettra1991    20/02/2013    6 recensioni
Sono passati quasi sei anni dalla morte di Draco. Harry, Ron, Blaise, Elenie, gli Auror, ma soprattutto Hermione hanno dovuto imparare a convivere con l'accaduto. Ma ci sono veramente riusciti? Sono stati capaci di voltare sul serio pagina, o i loro vecchi fantasmi torneranno a tormentarli? Qualcosa di strano tornerà a muoversi nell'ombra, e per affrontarlo dovranno nuovamente riunirsi tutti. Il seguito di "Qui dove batte il cuore...", in cui tutto troverà finalmente risposta.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Qui dove batte il cuore...'
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Hermione si girò pigramente nel letto, mugolando di piacere nell'avvertire le dita di Draco che le carezzavano lascivamente la schiena nuda.
-E' tanto che sei sveglio?- gli chiese sottovoce, ancora insonnolita.
-Abbastanza- sorrise Malfoy, lasciando che lei si adagiasse sul suo torace.
Abbastanza per essere riuscito a guardarti dormire, con sulla bocca ancora il mio bacio.
Era stata una notte speciale. Anche i periodi bui riuscivano incredibilmente ad avere i loro risvolti positivi.
Univano le persone.
Vivere con la convinzione e la paura che ogni giorno potesse essere l'ultimo, spingeva le persone a dare il meglio di sè, a vivere e ad amare come se stessero compiendo un'eroica impresa.
Ed era così anche per loro due.
Hermione avvertiva le difficoltà di Draco nello staccarsi da lei, seppur per poco, sapeva che temeva di non riuscire a vivere quel futuro tanto agognato. E lei provava i suoi stessi sentimenti.
-Mezzosangue...-
La voce roca di Malfoy la risvegliò dalle sue elucubrazioni, costringendola a rivolgersi verso quel profilo così perfetto, verso quegli occhi che d'un tratto si erano fatti sfuggenti.
-Non ne abbiamo mai parlato veramente...- continuò lui, dopo aver ottenuto l'attenzione della ragazza.
-Di cosa?-
Draco si voltò verso di lei, carezzandole appena una guancia con il dorso delle dita.
-Del domani-
Il cuore di Hermione cominciò a martellarle nel petto.
-A cosa ti riferisci?-
-Al fatto che non credo sia una buona idea continuare a vivere sotto lo stesso tetto di Potter, una volta finito tutto questo...- sogghignò il biondino.
La Granger sorrise a sua volta, posandogli una mano sul petto.
-...ma credo di non essere nemmeno disposto ad andare in nessun altro luogo, senza di te-
Quella rivelazione non avrebbe dovuto sorprenderla più di tanto, visto il loro rapporto nelle ultime settimane, ma ebbe lo stesso il potere di toglierle il fiato.
-Vuoi vivere con me?- sussurrò Hermione, come a volere una conferma di quanto aveva intuito.
Draco la guardò, gli occhi come piombo colato.
-Sì-
Non era una richiesta, Hermione lo capì solo in quel momento. Non lo sarebbe mai stata. Era un'ordine, un'esigenza.
Lui la voleva, punto. Nella sua casa, nel suo letto. Ora e sempre. Era sua, lo era sempre stata.
-Scordati il divano verde e argento- sorrise la ragazza, sporgendosi a baciargli le labbra.


La cucina di casa Potter non era grande, ma rappresentava lo stesso il cuore della casa.
Ogni abitante infatti, spendeva lì gran parte del suo tempo libero...chi a mangiare, chi a fare due chiacchiere, e chi a godere della grande vetrata che dava sul giardino.
Sophie quella mattina era appunto intenta a rimirare lo splendido albero di glicine che faceva bella mostra di sè davanti alla finestra. Era incredibile come la natura attorno a quella casa fosse meravigliosa. Elenie assicurava di non aver mai prestato la benchè minima attenzione al giardino, ma evidentemente i suoi poteri da soli bastavano a far proliferare piante di ogni genere.
La LeBlanc sospirò. Da quanto tempo non andava da sola a farsi una bella passeggiata? Amava stare in quella casa così confusionaria, ma le mancava la sua libertà.
Soffriva a stare lì senza poter far niente, senza sapere cosa combinava suo padre, senza avere la possibilità di dare una mano.
-Non ti ho sentita alzarti-
La voce calda di Ron la sorprese alle spalle, mentre le braccia del ragazzo le circondavano la vita, cingendola da dietro.
-Ho fatto piano...Non volevo svegliarti-
Weasley le posò un bacio tra i capelli, mentre lei fremeva a quel contatto.
Non aveva ancora realizzato il fatto che stessero insieme a tutti gli effetti, ora. Non si era accorta di quanto lui fosse riuscito in breve tempo a riempire quel vuoto che per anni aveva attanagliato il suo cuore.
Sophie lasciò andare la testa contro la sua spalla, lasciando che Ron le carezzasse delicato un fianco.
-Buongiorno!- esordì Elenie, entrando in quel momento, di ottimo umore -Spero di non aver interrotto nulla di importante!-
Sorrise, andando ad appollaiarsi direttamente sul bancone e versandosi del succo di frutta.
-Come stai?- le chiese l'amica.
-Meravigliosamente- rise la Benèfica -Non ho nemmeno le nausee...Alice è invidiosissima, lei i primi mesi era praticamente sempre in bagno! Probabilmente è merito dei miei poteri-
Ron e Sophie ridacchiarono, quindi Weasley si diresse alla porta per andare a prepararsi per il lavoro.
Sulla soglia, però, quasi si scontrò con Harry e Blaise, che tornavano dal turno di notte.
-Nottata difficile?- scherzò il rossino, vedendoli con delle occhiaie da far spavento.
-Non me ne parlare- mugugnò Potter, dando un bacio alla fidanzata -Ci hanno chiamato per un presunto attacco di Mangiamorte...-
-Davvero?- sbottò Ron, tornando indietro.
-Magari- ironizzò Blaise -Alla fine erano dei bambini alle prime armi con la magia.-
Weasley scoppiò a ridere, mentre Draco faceva il suo ingresso in cucina.
-La Mezzosangue finisce di prepararsi e arriva- annunciò a Ron, che quel giorno aveva il turno con lei e Sebastian.
Qualche istante dopo però, non arrivò Hermione, ma proprio Anderson.
Salutò con un cenno del capo tutta quella mandria di gente assiepata attorno al tavolo, accettando il caffè che Sophie gli offriva e ringraziandola con un sorriso.
-Sei in anticipo- osservò Ron, guardando l'orologio -Vado a cambiarmi e sono pronto-
-Non serve- lo bloccò Seb -Il turno di oggi è saltato. Carrigan mi ha mandato un gufo poco fa, dicendomi che ci spiegherà tutto via camino, tra poco. Gli altri stanno arrivando-
I ragazzi si guardarono, confusi e incuriositi, dato che erano piuttosto sicuri che le novità riguardassero Cavendish.
Si radunarono così in salotto, dove di lì a poco li raggiunsero Matt, Chris e Alice. Per ultima arrivò Hermione, che si sedette accanto a Malfoy giusto un istante prima che la testa del Capo degli Auror facesse capolino tra le fiamme.
-Buongiorno a tutti- esordì Carrigan, guardandoli uno ad uno -Ho delle importanti notizie da darvi-
Istintivamente Harry si protese verso il fuoco, tutta la stanchezza ormai passata.
-Alcuni uomini hanno sorvegliato la tenuta di Cavendish indicataci da Lucius Malfoy, e ora posso dirvi quasi a colpo sicuro che è lì che i Mangiamorte di nascondono. Attaccheremo stanotte-
Un fremito percorse i presenti, ma nessuno aprì bocca.
Finalmente avevano una data. Finalmente avevano capito quando si sarebbe messo un punto a quella faccenda.
Il come però, era ancora un mistero.
-La villa si trova nella contea di Wiltshire. Dobbiamo essere tempestivi, ed agire prima che i Mangiamorte abbiano il tempo di terminare il rituale. Capirete quindi che non possiamo indugiare- continuò Carrigan.
-Assolutamente no- concordò Chris, stringendo la mano di Alice -Come procediamo?-
-Vi voglio qui stasera alle sette, per studiare al meglio il piano d'attacco- ordinò il Capo -Alle dieci ci Smaterializziamo là. Oggi vedete di riposarvi, che stasera vi voglio al massimo delle vostre forze-
E, dopo un'ultima occhiata penetrante ai suoi ragazzi, sparì.


Laine Deborah Harris si rigirò tra le mani il biglietto spiegazzato che Carrigan aveva mandato a suo marito, quella mattina.
Erano poche parole, non dicevano praticamente nulla di rilevante, ma lei sentiva che qualcosa stava cambiando.
Qualcosa era già cambiato.
Scosse la testa, imponendosi di evitare cattivi pensieri, dirigendosi in salotto per giocare un po' con Blake.
Fu lì che la trovò Sebastian. Seduta per terra, i lunghi capelli biondi a coprirle parte del viso. Faceva il solletico a suo figlio che, sdraiato sul tappeto, faceva buffe smorfie di apprezzamento.
Anderson si appoggiò allo stipite della porta, cercando di imprimersi nella mente quella scena.
Voleva portarla con sè, quella notte. Voleva avere ben chiaro il motivo per cui andava allo sbaraglio, rischiando la propria vita.
Fu in quel momento che Laine lo vide.
-Sei tornato- sorrise. Poi notò la sua espressione, e il suo volto si fece teso.
-Cosa voleva Carrigan?- domandò, anche se era certa di sapere la risposta.
Sebastian si avvicinò a lei, chinandosi per arrivare alla sua altezza, quindi le prese il volto tra le mani.
-Hanno individuato il nascondiglio dei Mangiamorte- mormorò, senza troppi giri di parole -Attaccheremo stasera-
Gli occhi di Laine si dilatarono per il terrore, e la ragazza si fece istinitivamente indietro.
-No...- rantolò, mentre suo marito le carezzava i capelli.
-Mi dispiace amore...- sussurrò Seb, cercando di calmarla -Ma dobbiamo intervenire al più presto-
-Ma sarà un suicidio- fece Laine, con voce strozzata, sentendosi mancare la terra sotto i piedi -E se succedesse qualcosa? E se fosse una trappola?-
-Nessuna trappola- assicurò Anderson -E comunque è un rischio che bisogna correre-
La Harris ignorò le mani che tentavano di stringerla. Prese in braccio Blake e si alzò, camminando disperata per la stanza.
Odiava reagire così, ma non riusciva a controllarsi.
C'era troppo in ballo adesso, e non poteva permettersi di perderlo.
-Tu e il piccolo starete con Elenie, Sophie ed Hope a casa di Harry...è il posto più sicuro per voi- annunciò Seb, senza sapere che altro dire.
-E qual è il posto più sicuro per te, invece?- gridò sua moglie, all'improvviso -Là, con quei pazzi, o con me e tuo figlio?-
-E' il mio lavoro, Laine- spiegò paziente Seb -Credi che per me sia semplice? Credi che lo sia, per Chris ed Alice, combattere sapendo che Hope potrebbe restare orfana?-
-Gli eroi muoiono, Sebastian!- pianse la biondina -Forse a un certo punto è il caso di farsi da parte, non credi? Non puoi più decidere da solo, ormai. Cosa ne sarà di Blake, se ti succede qualcosa? Cosa ne sarà di me?-
Laine crollò su una poltrona, con suo figlio stretto al petto, tenendosi una mano sulla bocca.
Anderson la guardò. Non la riconosceva, non aveva mai dovuto affrontare quel lato di lei così fragile. Sua moglie aveva sempre accettato le sue missioni, il suo lavoro, i pericoli che correva. Ora però era diverso. Ora la morte era lì con loro.
Seb le andò nuovamente vicino, posandole una mano sulla guancia.
-Tornerò da voi, te lo prometto- sussurrò -Avremo la vita che abbiamo sempre sognato, e Blake potrà vivere in un mondo migliore di questo-
Laine annuì a fatica, sentendosi una sciocca per il suo comportamento infantile.
-Io sono niente, senza di te- disse piano -E sappi che non ti perdonerò mai, se ci lasci soli-
-Mai- promise Sebastian abbracciandola, abbracciandoli entrambi -Non accadrà mai-


La mattinata si trascinava lenta. Nessuno sembrava aver voglia di parlare, ma il clima che si respirava non era funereo, o di paura.
Al contrario, c'era una sorta di elettricità, di febbrile attesa che sembrava pervadere tutti.
Da Harry, che metodicamente studiava la piantina della casa di Cavendish insieme a Matt, a Ron che si era appisolato sul divano per recuperare le forze, come diceva lui, a Draco ed Hermione, che stavano semplicemente seduti al tavolo della cucina, l'una accanto all'altra.
Sapevano tutti che, in un modo o nell'altro, quella notte sarebbe finito tutto. Non potevano rimandare, e rischiare così che Cavendish avesse la possibilità di terminare il rituale.
Malfoy lasciò che la piccola mano di Hermione si posasse sulla propria. Intrecciò le dita a quelle di lei, quindi si portò la mano di Hermione alle labbra e vi depose un bacio.
Quanto avrebbe voluto rinchiuderla da qualche parte e saperla al sicuro...Avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di tenerla protetta.
Ma lei non glielo avrebbe mai perdonato, lo sapeva, e in fondo l'amava anche per questo.
Proprio in quel momento arrivarono Alice e Laine, portando i bambini.
-Christopher e Seb?- chiese Harry, tirando su il viso dalla mappa.
-Sono al Ministero- spiegò la Parker, con un sospiro -Aiutano Carrigan a coordinare le squadre, e a disporre ordini per le reclute-
-Le reclute?- borbottò Ron, che ce l'aveva a morte con loro dopo la sua discussione con quel novellino che faceva la guardia alla stanza di Sophie, al San Mungo -Ma se non sanno nemmeno da che parte si tiene la bacchetta-
-Ti ricordo che voi eravate più giovani di loro, durante la battaglia a Villa Riddle- sorrise Alice con condiscendenza -Vedi di dare loro una possibilità. E comunque abbiamo bisogno di tutte le risorse disponibili-
-Grandioso- commentò anche Draco, acido.
-Ad ogni modo- continuò Alice -Possiamo contare sull'effetto sorpresa, quindi molto probabilmente saremo numericamente più forti. Oltre a noi Auror poi ci saranno alcuni vampiri, dato che Lord William ci ha gentilmente accordato la sua alleanza-
-Ottimo- esultò Harry -Quindi ora non resta che aspettare-
-Proprio così-
Nella stanza calò di nuovo il silenzio, mentre ognuno si preparava, psicologicamente e fisicamente, come meglio riteneva.
Hermione fece ciao con la mano a Blake, che le rivolse un sorriso sdentato al di sopra della spalla della madre, quindi si mise a trafficare con la propria borsa, alla ricerca del cellulare che aveva iniziato a squillare insistentemente.
-Pronto?-
-Tesoro, sei tu?-
La ragazza riconobbe la voce del padre, alquanto tormentata.
-Sì papà- disse piano -È tutto a posto?-
-Ecco...sì- mormorò lui, agitato -Il fatto è che la mamma non si sente molto bene, potresti fare un salto qui?-
Hermione, un po' stranita, assicurò che sarebbe andata lì quanto prima, e riattaccò.
-Qualcosa non va?- chiese Draco.
La Granger scosse la testa, perplessa.
-Mia madre sta male, a quanto pare, ma non credo sia nulla di grave.- spiegò -Vado un momento da loro, tanto volevo comunque passare a salutarli. Farò il prima possibile-
Agguantò la giacca e, promettendo di tornare entro un'ora, uscì.


Hermione bussò un paio di volte alla porta della graziosa casetta in cui abitavano i suoi genitori.
Si era Smaterializzata in un vicolo lì vicino, perchè la preoccupazione di suo padre l'aveva un po' intimorita. Non era da lui perdere il controllo, era un uomo razionale e piuttosto freddino nelle emozioni, quindi tutta quell'agitazione nella voce doveva avere un buon motivo.
Nessuno le venne ad aprire, e lei si insospettì ancora di più.
Bussò un'ultima volta, quindi estrasse la propria copia delle chiavi dalla borsa.
-Papà? Mamma?- chiamò, aprendo la porta. La casa era silenziosa, sembrava vuota.
Hermione attraversò l'ingresso a grandi passi, col cuore in gola. Qualcosa non andava, era chiaro.
-C'è nessuno?- urlò, terrorizzata. Corse in sala, e quello che vide le fece ghiacciare il sangue nelle vene.
Suo padre era seduto in poltrona, e la fissava con gli occhi spalancati.
Era Pietrificato.
-Oh mio Dio!- rantolò la ragazza, correndogli accanto. -Papà!-
Sospirò di sollievo quando constatò che non sembrava ferito, ma solo molto spaventato.
-Finite incantatem!-
Hermione si chinò di fronte a lui, ormai certa che in quella casa fosse accaduto qualcosa di grave. Suo padre mosse appena le braccia e le gambe, per riacquistare sensibilità, quindi fissò la figlia con gli occhi lucidi.
Mai quel mondo a cui lei apparteneva era entrato con così tanta violenza nella sua vita.
-Hermione...- sussurrò con voce roca -Tua madre...tua madre...-
La Granger, udendo quelle due semplici parole, credette di svenire.
-Papà, cos'è successo?- quasi urlò -Devi dirmi tutto-
-L'hanno portata via- disse l'uomo con voce spezzata -Eravamo inermi, non ci siamo potuti difendere-
-Chi l'ha portata via? Chi?-
-Degli uomini. Sono entrati e l'hanno presa. Poi mi hanno imposto di telefonarti, quindi mi hanno bloccato e se ne sono andati con lei-
Hermione si portò le mani alla bocca. Erano stati i Mangiamorte, era chiaro. Ma perchè? Sua madre era una Babbana, non sarebbe potuta servire per il rituale, che necessitava di maghi Mezzosangue...
Non appena formulò questo pensiero, la risposta le arrivò alle labbra da sola.
Uno scambio.
-Papà- mormorò, cercando di farsi vedere calma -Per caso ti hanno detto di riferirmi qualcos'altro?-
Il signor Granger annuì, mostrandole con un cenno del capo una busta posata sul tavolo.
-Mi hanno detto di consegnartela prima che tu facessi qualsiasi altra cosa-
Hermione annuì, quindi afferrò il plico, e lo aprì con mani tremanti.


Gentile Signorina Granger,
non sa quale enorme piacere sia stato per me fare la conoscenza dei suoi amabili genitori. Come immagino avrà già notato, sono rimasto talmente colpito da sua madre che ho deciso di portarla con me, per approfondire la nostra conoscenza.
Attenderò con ansia il suo arrivo all'indirizzo segnato sul retro del foglio, altrimenti la avviso che potrei, come dire, esulare un po' dal semplice concetto di ospitalità, e decidere di trattenere sua madre qui da me. Ovviamente lei verrà da sola, premurandosi di non avvisare nessuno, e assicurandosi che nemmeno suo padre possa farlo.
Ha la mia parola che, non appena lei sarà così cortese da unirsi a noi, sua madre sarà libera, e nella mente dei suoi genitori non rimarrà nulla riguardo questo spiacevole incidente.
Confido che la vedrò al più presto.

Lord Cassian Deveraux Cavendish



La ragazza appallottolò il foglio, dopo essersi mentalmente annotata l'indirizzo. La minaccia di Cavendish era chiara.
O vieni qui e prendi il posto di tua madre, o l'ammazzo.
Sentiva la gola serrata, ma non voleva far preoccupare suo padre più del necessario.
-Ascolta, qui ci penso io, tu non ti agitare d'accordo?- sorrise, forzatamente -Mamma sarà di nuovo qui al più presto, te lo prometto-
Non gli diede tempo di ribattere, così si limitò a stringerlo forte. Non l'avrebbe più potuto fare, di questo era conscia.
-Tesoro...- sussurrò lui, quasi avesse capito.
-Va tutto bene- lo rassicurò, staccandosi e guardandolo negli occhi, tentando di apparire fiduciosa.
Lo salutò con un bacio sulla guancia, poi se ne andò, manomettendo di nascosto il telefono con un colpo di bacchetta, per impedirgli di avvisare qualcuno.
Non appena fu fuori Sigillò la porta, e si preparò a fare tutto il necessario per salvare la vita a sua madre.
Anche a costo della propria.



Eccomi qui! No, non sono morta o altro, ve lo assicuro, anche se forse l'avete pensato! Diciamo che ho avuto un blocco di quelli belli pesanti, e per un po' non sono riuscita a scrivere manco mezza riga! Come forse avevo già detto a qualcuna, sapevo già come sarebbe finita la storia, ma di voglia di scriverla non ne avevo proprio...
In compenso però qualche giorno fa, non so cosa sia successo, mi sono messa lì e mi sono rimessa in pari. E la storia ora è praticamente finita. Certo devo rivederla ancora un po', ma i capitoli ci sono già (finirà al 50°, 51° massimo, giusto per la cronaca).
Questa è la notizia buona. Quella cattiva (anche se in realtà per me è la più bella del mondo), è che domenica parto per New York, dove starò due mesi. Ovviamente spero di riuscire ad aggiornare, visto che mi porto il computer, ma non posso promettere niente!
Ecco, gli annunci sono finiti :) Spero che perdonerete la mia lunga assenza, e soprattutto che il capitolo vi piaccia!
Un bacio enorme!
Gaia



  
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