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Autore: _echo of lost voices    20/02/2013    1 recensioni
«Wow, che hai combinato? Questa camera è ancora più in disordine del solito! Dovresti darti una calmata, Leah.»
Esclamò una voce maschile, ed io sussultai guardandomi attorno.
Un ragazzo sulla ventina mi guardava divertito oltre il vetro dello specchio, ed io sgranai gli occhi spaventata.
Era di una bellezza immane, aveva gli occhi di un blu intenso, riuscivi quasi a scorgerci frammenti della sua anima,
i capelli castani sembravano non avere una vera e propria direzione, e i lineamenti, dolci e delicati,
davano quel tocco al suo viso che lo rendevano estremamente perfetto.
«E tu chi diavolo sei?!» Esclamai spaventata, e lui ridacchiò.
«Piacere, Louis Tomlinson: il tuo amico immaginario.» Esclamò tutto pimpante, ed io lo guardai scettica.
«Mio dio, sto impazzendo.» Esclamai portandomi le mani fra i capelli, scuotendo leggermente il capo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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An imaginary Love.

Chapter two.

 
 
Mi sistemai meglio lo zaino sulla spalla, ed inforcai gli occhiali da sole fra quella massa indefinita di capelli che mi ritrovavo in testa, mentre qualche raggio di sole mi riscaldava il volto. Strano ma vero, quel giorno il cielo di Londra era privo delle solite nuvole grigiastre, ed un caldo sole primaverile faceva da protagonista in quell’azzurro opaco. Sospirai, e mi avviai verso la scuola, per niente concentrata sulla strada da percorrere. Ormai mi era diventato automatico: i miei piedi sapevano da soli dove andare, e la mia mente era libera di vagare fra i miei contorti pensieri.
Emisi uno strano verso pensando all’imminente verifica di matematica, e chiusi gli occhi cercando di ritrovare il controllo. Stavo per andare in crisi: non ricordavo assolutamente nulla della spiegazione di Louis.
Sospirai affranta quando intravidi il cancello della scuola, ed entrai nell’Istituto ormai rassegnata alla mia condanna a morte. Okay, forse stavo esagerando. Ma giusto un po’.
Entrai in classe, e la prof era già seduta  dietro la cattedra con una pila di schede davanti a sé. Le rivolsi uno sguardo omicida e mi andai a sedere in fondo all’aula.
«Ehi, dolcezza.» Mi salutò John, ed io lo guardai con una smorfia nauseata dipinta sul viso.
Lo ignorai ed aspettai pazientemente che mi venisse consegnato il foglio.
Quando la prof mi passò la scheda, la mia mente cadde in un buco vuoto e dimenticai anche quel poco che ricordavo ancora. Ero letteralmente fottuta.
I minuti cominciarono a scorrere velocemente, e la mia penna non aveva ancora sfiorato il foglio. Sbattei esasperata la testa sul banco, ed il tizio di dietro ridacchiò divertito. Lo fulminai con lo sguardo, e lui tornò immediatamente a concentrasi sul suo foglio.
Guardai disperata l’orologio appeso al muro, quando qualcosa di freddo e umido mi oltrepassò la spalla.
Mi girai spaventata, quando incontrai due occhi blu. Louis. Louis era lì.
«Allora, come sta andando?» Mi chiese, ed io scossi la testa dispiaciuta e gli mostrai il foglio bianco. Lui sgranò gli occhi, e mi guardò male.
«Leah, non distrarti! Ieri abbiamo studiato insieme, queste cose le sai benissimo! Forza, concentrati. Puoi farcela, credo in te.» Mi incoraggiò fissando i suoi occhi nei miei, ed io sorrisi a quello strano contatto. Portai nuovamente lo sguardo sul foglio, e all’improvviso tutti quei numeri sembrarono avere un senso logico. Osservai stupefatta la mia mano scorrere sicura sul foglio, e dopo soli trenta minuti, la scheda era completa.
La mostrai vittoriosa a Louis, che mi sorrise soddisfatto.
«Hai visto che non era poi così difficile?» Domandò, ed io scossi la testa.
«Sei diventata muta ed io non me ne sono accorto?» Chiese ancora, ed io ridacchiai. Presi un foglio bianco e cominciai a scrivere.
 
Di certo non sembrerei normale se parlassi da sola. Mi prenderebbero per pazza, cosa che probabilmente sto già diventando.
 
Lesse cosa gli avevo scritto, e ridacchiò.
«Okay, questa te la concedo. Ora consegna quel foglio e ‘sta tranquilla. Ci vediamo dopo!» E sparì, lasciandomi un vuoto dentro. Louis era così: riusciva ad illuminare anche la giornata più buia, proprio come il sole che in quel momento splendeva lì fuori.
Sospirai e portai il foglio alla cattedra.
Ed anche quella era fatta.
 
La prof mi guardò con un leggero sorriso sul volto, e mi indicò la porta. Uscii fuori a prendere una boccata d’aria, e mi sdraiai per terra, all’ombra di un alberello piantato in quel cortile da chissà quanti anni. La schiena si inumidì al contatto con l’erba fresca di rugiada, contando che era ancora la prima ora e che quindi non si era ancora sciolta. E mancavano esattamente quindici minuti allo scoccare della seconda. Sbuffai scocciata e cominciai a strappare i fili d’erba con aria annoiata.
«Hola!» Mi urlò qualcuno nell’orecchio, ed io sussultai spaventandomi.
«Louis, ma che cazzo fai? Ma sei coglione?!» Sibilai e lui alzò gli occhi al cielo.
«Sempre così dolce tu.» Disse sdraiandosi accanto a me. Restammo in silenzio per almeno dieci minuti, finchè Louis non si alzò sul busto, guardandosi attorno.
«Oh, guarda un po’ chi sta arrivando.» Ghignò, ed io guardai confusa nella direzione in cui puntava il suo sguardo.
«Oh, no.» Mi lamentai vedendo la figura di John avvicinarsi sempre di più. Louis ridacchiò, pronto ad alzarsi.
«Vi lascio soli, ciao!» Mi salutò, ed io sgranai gli occhi.
«No, Louis! Non ti muovere di lì!» Lo chiamai, ma era troppo tardi. Di Louis, non ce n’era nemmeno traccia. Sospirai sconsolata, e mi alzai in piedi, pronta ad affrontare lo scimmione senza cervello.
«Ehilà, Leah.» Mi salutò lui allegro, fiondandosi sulle mie labbra. Io incrociai le braccia al petto, serrando le labbra. Lui mi guardò confuso, come se non sapesse il perché del mio comportamento. Ma che bravo attore.
«Mi spieghi che ti succede?» Mi chiese, ed io inarcai un sopracciglio.
«Succede che ti lascio, John. Succede che sei solo uno stupido bambino viziato. Succede che non ho voglia di perdere il mio tempo con te. Succede che ora non devi più rompermi le palle, quindi, torna a dare ripetizioni alla tua amata cuginetta. Adios!» Lo salutai con un ghigno soddisfatto stampato in volto, e mi girai avviandomi verso l’entrata dell’Istituto, sotto il suo sguardo sconvolto. Appena misi piede all’interno, la campanella suonò segnando l’inizio della seconda ora, ed io mi sistemai meglio lo zaino sulle spalle, pronta ad affrontare la giornata, con il pensiero della verifica ormai alle spalle.
 
 
 

-

Spalancai la porta d’ingresso e lasciai cadere lo zaino a terra, lanciandomi sfinita sul divano.
«Bentornata.» Disse mio padre spuntando da chissà dove, ed io gli sorrisi falsamente. Sospirai e mi avviai sulle scale, diretta in camera. Aprii la porta, e, come previsto, trovai Louis bellamente spaparanzato sul mio letto.
«Ehilà.» Lo salutai sedendomi accanto a lui, e lui ricambiò il saluto con un sorriso.
«Ho lasciato John.» Lo informai dopo un po’, e lui scattò in piedi guardandomi sorpreso.
«Tu cosa?!» Esclamò con fin troppo entusiasmo, ed io lo guardai stranulita.
«Ho... lasciato… John.» Ripetei lentamente, come se stessi parlando con un malato mentale. Lui trattenne a stento un sorriso, e si finse dispiaciuto.
«Oh, m-mi dispiace. Cioè, sembravi esserne così innamorata.» Disse vago risedendosi sul letto, ed io scrollai le spalle, non del tutto dispiaciuta.
«Non è il mio tipo.» Risposi, e lui annuì soprappensiero. Mi sdraiai sul letto, lanciando le scarpe dall’altro lato della stanza, e lui imitò il mio gesto dopo un po’.
I nostri corpi si sfioravano, ma non del tutto, lasciandomi quella sensazione di umido e di freddo lungo il braccio. Rabbrividii a quel contatto, e lui parve accorgersene.
Mi sorrise timidamente, spostandosi leggermente più lontano. Io corrugai le sopracciglia.
«Non preoccuparti... n-non mi da fastidio.» Balbettai, sentendo le guance andare a fuoco.
Lui ridacchiò e si riavvicinò al mio corpo, poggiando la sua mano sulla mia. Chiusi gli occhi e rabbrividii nuovamente a quella sensazione strana, riuscendo però a percepire leggermente il suo tocco. Lo guardai entusiasta, e lui ricambiò il mio sguardo confuso.
«Riesco a sentirti, Louis. Poco, ma ci riesco!» Esclamai felice, e lui mi sorrise allegro. Portai il mio sguardo sulle nostre mani intrecciate, notando che ora i contorni della sua mano erano più nitidi, definiti. All’improvviso, la leggera pressione del suo tocco sparì, e i contorni tornarono confusi, quasi trasparenti. Lo guardai corrucciata.
«Come ci sei riuscito?» Chiesi confusa, e lui scrollò le spalle.
«Lo volevamo entrambi.» Disse semplicemente, ed io mi abbandonai nuovamente sul cuscino, decisamente scossa. Il calore del suo tocco era ancora vivo sul dorso della mia mano.
«Lo volevamo entrambi.» Ripetei sussurrando, prima di chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo.






SCUSATEMI, SCUSATEMI ED ALTRE DIECIMILA VOLTE SCUSATEMI!

Non so spiegarvi nemmeno cosa mi è successo çç
Sul serio, inizialmente ho avuto una specie di blocco tremendo!
Poi mi è passato, ed ho scritto qualcosina, ma niente di che.
Dopo mi è passata tutta la voglia di aggiornare, come si può ben notare.
Non so spiegarvi il perchè, davvero.
Non posso dirvi quando aggiornerò The magic of Flowers, perchè non ho né voglia né tempo di scrivere. cc
Ho avuto qualche (molti direi) problema con alcuni miei amici,
a scuola non va molto bene e la mia vita sta diventando un caos totale.
Spero solo di aver tamponato per un pò la vostra attesa con questa
merda alias capitolo c':
Aaaanyway, avete visto? Finalmente è arrivato il banner anche per
An imaginary Love c':
Tutto merito di xhazzascurls <3
Ora devo proprio lasciarvi cc
Tornerò presto, promesso.
(Anche se non so quanto possiate essere contente di questa notizia,
dato che credo siate rimaste traumatizzate dalle merde che scrivo lol)
Tanti Bessssos OuO
#peaceloveandnondrogatevi.


-Zia Roby

  
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