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Autore: O n i c e    20/02/2013    2 recensioni
[SOSPESA]
Una profezia vecchia di mille anni. Una storia che si ripete ciclicamente da tempi immemori.
Tra vecchi rancori e amicizia, odio e amore, dolore e felicità, segreti taciuti e verità inconfessabili il Mondo Magico dovrà affrontare la minaccia di una guerra non ancora conclusa.
Un passato da svelare, uno da lasciarsi alle spalle, uno da sconfiggere, mentre il destino di quattro vite si intreccerà inevitabilmente per proteggere il Sigillo e mantenere l’equilibrio.
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Capitolo III
Professoressa di Difesa

 
 





Hermione si apprestava a raggiungere la classe di Difesa contro le Arti Oscure. Si era attardata al termine della lezione di Antiche Rune e ora sfrecciava per i corridoi della scuola pregando di non arrivare in ritardo.
Come non detto.
Non appena varcò la soglia della classe tutti gli studenti si voltarono a guardarla; ignorando le occhiate dei Serpeverde –uno in particolare,- si accomodò al secondo banco, a fianco di Ginny.
«Ti è andata bene che la prof non è ancora qui.» le mormorò all’orecchio.
«Scusami, ma la professoressa Babbling mi ha…»
«Bene ragazzi, ora che ci siamo tutti direi che possiamo cominciare.» una voce chiara e squillante, proveniente dal fondo dell’aula, fece sobbalzare metà della classe, colta di sorpresa. La professoressa avanzò fino alla cattedra e si voltò in direzione degli studenti.
«Alcuni di voi probabilmente sanno già chi sono…» iniziò lanciando uno sguardo ai banchi occupati dai verde-argento. «Mi chiamo Keira Iris MacEwen, ho terminato la scuola cinque anni fa e dopo i M.A.G.O. ho studiato per diventare Auror. Ho visto diversi di voi…» e inevitabilmente lo sguardo migrò sui rosso-oro, «combattere durante l’ultimo scontro con Voldemort…»
Molti dei ragazzi si scambiarono brevi occhiate, Hermione percepì Ginny irrigidirsi al suo fianco; due banchi più indietro Draco Malfoy stringeva i pugni talmente forte da sbiancarsi le nocche.
«So che non sarà semplice per voi affrontare quest’anno, soprattutto questa materia dopo ciò che è accaduto l’anno passato, e so anche che sapete cavarvela bene in duello, ma il mio obbiettivo è quello di migliorare le vostre capacità. Avete delle grandi potenzialità, quindi sfruttatele.»
«Certo come no.» sussurrò sarcastica una Serpeverde alla compagna facendola ridacchiare.
«Signorina Greengrass, giusto?» l’interpellò la professoressa. «Vuole informare anche il resto della classe riguardo ciò che ha da dire?» la riprese.
La bionda arrossì cercando di nascondere il viso con i capelli lunghi e lisci. «Chiedo scusa professoressa.» balbettò imbarazzata Astoria Greengrass che non sopportava essere al centro dell’attenzione.
«Dunque ragazzi» riprese la professoressa, «il programma di quest’anno riguarderà inizialmente un ripasso di ciò che è stato fatto negli anni precedenti, poi vi insegnerò l’arte della legilimanzia...»
Un brusio si sparse tra gli studenti, mentre uno sguardo di ghiaccio si scontrò con uno color del caffè.
«Dopo le vacanze natalizie invece le lezioni si concentreranno sullo studio di incantesimi di attacco, nello specifico l’Ardemonio e il Sectumsempra
Draco nel sentire pronunciare dalla professoressa i nomi di ciò che avrebbero dovuto studiare si era irrigidito. Ricordava troppo bene ciò che aveva provato quando lo Sfregiato gli aveva lanciato il Sectumsempra quando si erano affrontati nel bagno al sesto anno: aveva sentito la carne lacerarsi mentre il dolore era stato così acuto da spezzargli il respiro, mentre avvertiva un bruciore che dal petto si irradiava alle sue membra. E non poteva certo dimenticare l’episodio nella Stanza delle Necessità, dove Tiger aveva scagliato l’Ardemonio contro Potter, Lenticchia e la Granger, dove il Trio gli aveva salvato la vita.
Ma lo fa apposta questa!?
Si riscosse da quei pensieri solamente quando Zabini gli sfiorò il braccio, riportandolo alla realtà. Il biondo alzò nuovamente gli occhi verso la cattedra dove incontrò lo sguardo della professoressa ex Serpeverde, che lo osservava comprensiva.
Ma quante accidenti di cose sa di me quella donna? Si chiese sbuffando.
Una mano scattò in alto.
«Dica signorina Granger.»
«Ma professoressa, il Sectumsempra è un incantesimo inventato da Severus Piton, lei come fa a conoscerlo?» chiese curiosa, ma con il massino rispetto.
«Io appartenevo alla casa dei Serpeverde e come ben sapete il professor Piton era il capo della Casa, è stato lui a offrirsi di insegnarmelo.»
«Sì, chissà che voleva quello…» mormorò ironica una voce dal fondo dell’aula.
«Meno dieci punti ai Grifondoro.» eruppe la professoressa. «Così vediamo se terrà a freno la lingua la prossima volta signor Finnigan.»
Il ragazzo si zittì subito, mentre tutti i rosso-oro si erano voltati verso di lui e i Serpeverde ridacchiavano compiaciuti.
«Vi insegnerò come contrastare gli incantesimi di attacco più potenti con il Savio Hexia, e inoltre apprenderete l’incantesimo di difesa per eccellenza:» riprese la MacEwen, spostando inevitabilmente lo sguardo su quattro Grifondoro in particolare, «l’Incanto Patronus.» annunciò.
Un chiacchiericcio eccitato si diffuse nell’aula.
«Se non sbaglio qualcuno di voi è già in grado di compierlo, sbaglio?» chiese. Ovviamente la maggior parte della classe non se ne stupì, sia tra i Grifondoro che tra i Serpeverde molti erano a conoscenza che gli ex membri dell’Esercito di Silente sapevano evocare un patronus.
«Dunque qualcuno di voi vuole mostrarlo al resto della classe?» domandò osservandoli e, prima che la mano della Granger scattasse per offrirsi, chiamò Ron. «Signor Weasley vuole darci lei una dimostrazione?»
Il rosso imbambolato e perso nei suoi pensieri sobbalzò quando lei lo chiamò. «Mmh? Ah sì… eccomi» balbettò a mezza voce. La MacEwen sospirò alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa con un lieve sorriso ironico.
Tutti i Serpeverde si misero a ridacchiare e anche qualche Grifondoro fece lo stesso. Affiancò la professoressa che si era poggiata alla cattedra con le braccia incrociate al petto. «Quando sei pronto, Ronald.» lo incitò. Il rosso puntò leggermente la bacchetta verso l’altro e si concentrò.
Okay. Avanti Ron, pensa… si diceva ricercando nella sua mente un ricordo felice. Faticava a trovarne uno, erano tutti oscurati dagli ultimi avvenimenti.
 
«Hermione!» la chiamai.
«Sì!?» esclamò girandosi. Sgranai gli occhi nel vederla, splendida in quel vestito rosso. Deglutii a vuoto.
«Ecco, io… insomma, io… volevo chiederti se… setiandavadiballareconme.»
«Che hai detto?»
Probabilmente ero diventato dello stesso colore del suo vestito tant’ero imbarazzato. Presi un respiro profondo. «Volevo chiederti se… se ti andava di… ballareconme.»
La vidi sorridere e annuire. Le presi la mano e la condussi con me in mezzo alla pista, circondati dagli invitati. Con una giravolta la posizionai di fronte a me tenendola stretta mentre le cingevo la vita.
«Ed era così difficile chiedermelo?» mi sussurrò all’orecchio.
Annuii sorridendo.
«Sono meravigliosi.» disse d’un tratto.
«Chi?» chiesi confuso.
«Bill e Fleur. Sono davvero felice per loro.» mi rispose poggiando la testa nell’incavo del mio collo e il suo fiato caldo mi solleticava la gola.
«Già.» confermai socchiudendo gli occhi e beandomi del suo profumo. «Ma tu di più…» mormorai sperando che non mi sentisse.
Come non detto.
«Grazie Ron.» mi sussurrò prima di darmi un tenero bacio sulla guancia.
 
«Expecto patronum» pronunciò chiaramente.
Una flebile luce argentata si irradiò dalla punta della sua bacchetta e prese velocemente le fattezze di un cane.
Un “ohh” generale si diffuse nella classe mentre quell’essenza dalle fattezze animali ondeggiava tra gli studenti. Ron l’osservò soddisfatto fino a che il patronus s’infranse di fronte alla sorella.
Oh Ginny, ti prego… sospirò mesto.
Un applauso si levò dai Grifondoro e Ron si sforzò di sorridere.
«Molto bene, grazie Ron.» gli sorrise la professoressa invitando a risedersi. «E ora direi che possiamo iniziare la lezione vera e propria!» annunciò.
 
Le due ore di Difesa con la MacEwen erano passate in un attimo: la nuova professoressa era veramente un’ottima insegnante, molto preparata, forse la migliore degli ultimi anni, eccetto per Remus Lupin, pensava Harry. Era riuscita a coinvolgere tutta la classe durante il ripasso dei programmi precedenti e, nonostante fosse cresciuta a Serpeverde, aveva attribuito equamente i punteggi alle due case rivali.
«È davvero in gamba la MacEwen.» affermò Hermione, concordando con i pensieri di Harry.
«Puoi dirlo forte!» l’appoggiò Ron. «Mi meraviglio che sia stata una Serpeverde, è troppo… insolita.»
«Che vuoi dire?» chiese Harry.
«Dai ragazzi conoscete un Serpeverde che sia stato gentile, equo e non consideri inferiore qualcuno che non appartiene alla sua casa?»
Hermione si sentì toccata nel vivo. Sì, lei lo conosceva, o meglio, lo conosceva per come era sempre stato: il cinico, borioso, arrogante e stronzo Draco Malfoy; eppure dopo quella notte non lo vedeva più come lo spocchioso furetto platinato di sempre.
Oh avanti Hermione! Non può essere sempre nei tuoi pensieri…
E, come a farlo apposta, quando la riccia Grifondoro spostò lo sguardo, i suoi occhi scorsero tra gli studenti che affollavano il corridoio proprio il biondo Serpeverde, che si guardava attorno come cercasse qualcuno.
Distolse velocemente lo sguardo e sentì le guance colorarsi.
«Ehi, Herm tutto okay?» chiese Ron notando il suo rossore.
«Sì, sì. Mi è solo venuto caldo.» mentì.
Il rosso annuì e si voltò a parlare con Harry che non si era per nulla accorto di quello scambio di battute. Ginny invece la guardò storta ma non disse nulla; ovviamente aveva capito che Hermione non la stava raccontando giusta, ma non volle indagare oltre, non ancora almeno. Hermione tirò un sospiro di sollievo, non aveva voglia di dare spiegazioni e non avrebbe retto se la sua migliore amica si fosse impuntata per sapere la verità riguardo a quell’improvviso rossore.
«Granger!»
Hermione sobbalzò credendo di essersela immaginata quella voce…
«Granger aspetta.»
Questa volta non se l’era immaginato, ne ebbe la conferma quando vide i suoi amici girarsi e sentì una mano afferrarla per un braccio e farla voltare.
Seguì un lungo secondo di silenzio.
Hermione alzò lo sguardo e si rispecchiò in quelle iridi tempestose, la mano di Draco ancora poggiata sul suo braccio. Si fissarono negli occhi per attimi interminabili fino a che…
«Tieni giù le mani da lei, Mangiamorte!» lo aggredì Ron, allontanandolo da Hermione con una spinta.
Draco si sbilanciò per un istante. «Tu che cazzo vuoi Lenticchia?!». L’argento nei suoi occhi sembrava farsi solido, mentre si protendeva leggermente in avanti, pronto ad attaccare.
«Draco…» lo trattenne Zabini, che in un lampo gli si era affiancato.
«Non osare mai più toccarla, Malfoy!» lo minacciò il rosso, mentre Harry gli si affiancava.
«Basta Ron!» s’intromise Ginny.
«Se no che mi fai?» lo provocò Draco.
«Basta. Smettetela tutti e due!» li rimproverò Hermione, frapponendosi  tra loro.
«Il tuo posto è ad Azkaban. Dovresti marcirci come tuo padre!» sibilò Ron.
La sua reazione non si fece attendere, sfoderò con impressionante velocità la bacchetta mentre un suono simile a un ringhio gli nasceva dalla gola.
«Expelliarmus
La bacchetta di Draco volò lontana, mentre una voce femminile echeggiava nel corridoio ormai vuoto. «Che sta succedendo qui?» chiese severa.
Draco e Ron si guardarono in cagnesco, ma nessuno disse nulla.
«Meno dieci punti ai Serpeverde…» cominciò la MacEwen. Ron già ghignava. «… e meno dieci punti ai Grifondoro. Che questi comportamenti non si ripetano più, sono stata chiara?»
«Certo professoressa.» dissero all’unisono il biondo Serpeverde e il rosso Grifondoro.
«Comunque, signorina Granger credo che il signor Malfoy la stesse cercando per informarla che la preside vi attende nel suo studio.» comunicò, «Buona giornata ragazzi.» si congedò.
«Allora Herm noi andiamo.» la salutò Ginny dedicandole uno sguardo che lasciava intendere qualcosa tipo: “io e te dobbiamo parlare”.
E ti pareva! Pensò sconsolata la riccia.
«Ci vediamo in sala comune!» ricambiò.
«Sì, ciao.» borbottò Ron, mentre Harry lo trascinava via scuotendo la testa rassegnato.
«Va be’ direi che vado anch’io. A dopo Dra’.» si congedò Blaise. «Granger.» la salutò inclinando leggermente la testa di lato.
Hermione rimase un attimo interdetta, poi ricambiò.
«Avanti Granger andiamo.» la scosse Draco, vedendo che si era bloccata nel bel mezzo del corridoio.
«Sì, arrivo.»
Era tesissima, camminare al fianco di Draco Malfoy le metteva una certa ansia, e inoltre non riusciva a spiegarsi quella strana sensazione che provava: sembrava rabbia, mista a delusione.
Perché?
Eppure la risposta la conosceva già fin troppo bene, solo non voleva ammettere a se stessa quella schiacciante verità.
«Accidenti Malfoy rallenta!» si lamentò. Draco era davvero alto e un passo dei suoi corrispondeva ad almeno uno e mezzo di quelli di Hermione; si aggiunga  che andavano di fretta, per poco la Grifondoro si sarebbe dovuta mettere a correre per mantenere il passo.
Draco ridacchiò e adeguò il suo passo a quello della ragazza. «Così va meglio?» chiese.
«Direi di sì.» confermò.
Proseguirono ancora un po’ in silenzio fino a che Hermione si sentì un’altra volta trattenere per un braccio. Draco la costrinse a girarsi verso di lui.
«Malfoy dobbiamo…» tentò di protestare, ma Draco la zittì poggiandole un dito sulle labbra. Hermione lo guardò spaesata, che cosa gli passava per la mente adesso?
«Te lo devo chiedere un’altra volta…» iniziò.
«Cosa?» chiese.
«Perdonami…»
Ancora. Ma questa volta il tono era diverso, più deciso, più vivo, più… più…
Hermione lo guardò confusa.
«… per questo.» concluse prima di far combaciare le sue labbra con quelle della ragazza, ancora.
Fu un bacio immobile, infinito e terribilmente piacevole, ma questa volta la ragione di Hermione controllò la sua parte irrazionale.
Si staccò da lui, lentamente e a malincuore.
«La McGranitt ci aspetta.» disse solo voltandosi e avviandosi il più in fretta possibile, ma a Draco non sfuggì il tono deluso della sua voce e la seguì mentre un ghignò gli si disegnò sul volto.


 

  
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