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Autore: 9Pepe4    20/02/2013    2 recensioni
Aggiornamento rimandato perché sono un disastro ;_;
Harry Osborn è sopravvissuto allo scontro con Venom e Sandman.
Ora che sa la verità, la sua amicizia con Peter e Mary Jane è più forte che mai, e in ospedale il ragazzo conosce Liz Allen, una giovane infermiera che farà del suo meglio per aiutarlo.
Ma nuove nubi si profilano all’orizzonte...
[Attenzione! Presenza di personaggi del fumetto mai apparsi al cinema!]
(Aggiunto capitolo 22: Un piccolo imprevisto)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Osborn, Mary Jane Watson, Peter Parker
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 06 – Quattro amici in Central Park

Central Park era una verde e assolata culla di pace.
Peter e Mary Jane avevano scelto bene il punto in cui stendere il telo per il pic-nic: in un prato tranquillo, nei pressi di un vecchio cipresso.
Giunto per ultimo, Harry rivolse agli amici un cenno del capo. Liz lo salutò al pari degli altri, e per il giovane fu un pugno nello stomaco.
Fino a quel momento, nella sua testa, Liz era stata legata unicamente all’ambiente ospedaliero, e lui l’aveva considerata solo come un’infermiera, come se non potesse essere nient’altro.
Ma lì, alla luce del sole, gli parve di rendersi improvvisamente conto che era anche una ragazza.
Una bella ragazza, per di più.
Fu un po’ a fatica che distolse lo sguardo da lei, spostandolo su Mary Jane.
Più radiosa che mai, la ragazza stava dicendo all’amica delle future nozze. Dapprima, Liz fissò Peter con aria sbalordita, ma poi il ragazzo protestò: «Mi raccomando, non essere troppo entusiasta», e lei sorrise e si congratulò con loro.
Quando si accorse che Harry la stava osservando, gli rivolse un sorriso imbarazzato, imponendosi di non fissarlo.
Era inutile negarlo: quel giovane la incuriosiva.
Lei ricordava bene le chiacchiere che avevano scambiato in ospedale: Harry si era sempre mostrato distaccato, un po’ indifferente, quasi se ne fregasse altamente di tutto ciò che gli era successo.
Eppure, Liz non riusciva a togliersi dalla testa l’espressione che gli aveva visto in volto durante la visita di Bernard… Quelle labbra serrate, quegli occhi pieni di disperazione.
Era più forte di lei. Avrebbe voluto capirne il perché.
«Ah, Harry, senti» disse Peter. «Il mio professore… sai, il dottor Connors… mi ha detto che vorrebbe incontrarti, proporti un progetto per la OsCorp…»
Harry sembrò stupito. «D’accordo» accettò poi, scrollando le spalle. «Fammi solo controllare la mia agenda per vedere quando sono libero…»
Peter alzò gli occhi al cielo. «Ma se non sei nemmeno tornato al… Aspetta. Non sei tornato al lavoro, vero?»
«Certo che no» si affrettò a dire Harry. Una parte di lui si sentì in colpa per quella bugia, ma che altro poteva fare? Sentiva che, se si fosse concesso una pausa, sarebbe impazzito… E non voleva che Peter si preoccupasse ulteriormente. «Va bene, digli che lo incontrerò con molto piacere».
Accanto a loro, intanto, le ragazze portavano avanti una conversazione completamente diversa.
«I tuoi come stanno?» stava domandando Liz a Mary Jane. «Tuo padre è sempre…?»
La ragazza dai capelli fulvi annuì. «Lo è sempre» confermò. «E mia madre non si è ancora decisa a lasciarlo. Comunque io me la passo meglio, adesso che vivo per conto mio…» Scrollò il capo. «E dei tuoi genitori cosa mi dici? Come stanno?»
La ragazza bionda fece un gesto vago. «Mah… Bene, penso».
«Prego?» domandò Mary Jane, sorpresa.
Era sempre stata lei, ad aver problemi con i suoi – con suo padre, a dire il vero. Da quel che ricordava, Liz era sempre andata d’amore e d’accordo con i propri genitori.
«Be’, non li vedo da un po’» spiegò Liz, pizzicando il telone da pic-nic. «Diciamo che abbiamo litigato…»
«Oh».
Peter e Harry si fissarono, facendo finta di niente, ma entrambi stavano ascoltando la conversazione delle due ragazze.
Evidentemente, Mary Jane non intendeva impicciarsi, ma Liz le spiegò lo stesso la situazione: «Quando ho detto che volevo fare l’infermiera, è scoppiato il finimondo. Non ne volevano proprio sapere. Così ho tagliato i ponti con loro».
Probabilmente Harry era l’emblema del fatto che le relazioni padri e figli non erano sempre rose e fiori, ma quel racconto gli sembrò un po’ assurdo. Non sapeva se giudicare più eccessiva la reazione dei genitori della ragazza, o quella di Liz.
«Wow» commentò Mary Jane. «Non mi sembravano i tipi da… Voglio dire, tuo padre era sempre così disponibile… Mi ricordo quando ci ha permesso di fare una festa nella sala da ballo del suo Avenue Dinner Club…»
Liz scrollò le spalle. «Lo ricordo anch’io. Quel tontolone di Flash aveva pensato bene di ubriacarsi».
Peter inarcò le sopracciglia. Ai tempi delle medie – così come al liceo, del resto –, non veniva mai invitato a nessuna festa… Peccato. Non sarebbe stato male, vedere Flash Thompson così giovane e già così privo di cognizione.
«Comunque» aggiunse Liz. «I tempi cambiano».
E con quel commento, la conversazione scivolò su lidi meno impervi, facendosi più svagata, poi Mary Jane distribuì i piattini, i bicchieri e i tovaglioli di carta, e i ragazzi diedero inizio al pic-nic.
«MJ mi ha detto che al liceo hai vinto il premio di scienze» osservò Liz dopo un po’, rivolta a Peter.
Il ragazzo ebbe la curiosa sensazione che lei cercasse di essere gentile per farsi perdonare tutti gli screzi dei vecchi tempi. «Eh, già» ammise.
«Lei lavora al jazz club in attesa di tornare alla ribalta» aggiunse Liz, come se non avesse dubbi sul fatto che presto l’amica sarebbe tornata a Broadway, «Harry dirige la OsCorp… Tu fai qualcosa?»
«A parte studiare?» replicò Peter. «Sono un fotografo freelance».
Liz prese una fetta di pane. «Sì?»
Il giovane scrollò le spalle. «Per il Daily Bugle» confermò.
«Fa le fotografie a Spider-Man» intervenne Mary Jane.
«Davvero?» chiese Liz, interessata. «E lo conosci?»
Lui si strinse nelle spalle. «In un certo senso» rispose.
Liz era chiaramente incuriosita, ma non insistette. «E hai… mmm, hai partecipato alla cerimonia…? Sai, quella in cui hanno dato a Spider-Man le chiavi della città».
Peter si irrigidì e guardò in direzione di Mary Jane. Se ripensava a quel giorno, si sentiva ancora un idiota per aver baciato Gwen Stacy.
«Sì» ammise cautamente.
Liz sospirò. «Mi hanno detto che è stata una cerimonia memorabile».
«Tu non c’eri?» chiese Harry, in tono discreto.
«Ero in ospedale» rispose la ragazza, scrollando le spalle. «Tu?»
«Ho partecipato anch’io» replicò lui, con un’occhiata fugace a Mary Jane. «Soffrivo ancora dei postumi della mia botta in testa».
Indirizzò a Peter uno strano sorriso, a metà tra la noncuranza e la malinconia, e l’altro ricambiò stringendosi nelle spalle.
«Ehm, okay» disse Liz, spostando lo sguardo dall’uno all’altro. «Mi sono persa qualcosa?»
Harry si girò verso di lei e si batté il dito su una tempia. «Perdita della memoria a breve termine. Per un incidente».
«Amnesia?» domandò la ragazza, sorpresa.
Non ricordava di averlo letto, sulla sua cartella clinica…
«È durata qualche giorno» replicò il giovane, «poi ho recuperato tutti i miei ricordi».
Peter si mise a fissare un punto indeterminato del cielo, come per rievocare un’immagine lontana.
Liz non se ne accorse, intenta com’era a scrutare Harry con curiosità. «E com’era?» non poté fare a meno di chiedere.
«Mica male» replicò il ragazzo. «Me la sarei anche tenuta».
Peter si schiarì la gola. «Se posso dissentire…»
Harry accennò un sorriso. «Dissenti, dissenti» gli disse. «Alla fine recuperare la memoria è stato un bene».
Peter sembrò sollevato, e sorrise all’amico con aria quasi grata.
Liz aggrottò la fronte, con la netta impressione di essersi persa qualcos’altro, ma a quanto pareva l’argomento si era chiuso lì.
Mangiucchiando un panino, la ragazza bionda ascoltò Peter e Mary Jane che proponevano alcuni aneddoti sui tempi del liceo.
Harry li osservava, e qualche volte accennava un sorriso… Loro erano felici, scherzosi ed energici, e un paio di volte riuscirono a far sì che il giovane contribuisse al racconto di qualche episodio memorabile.
Liz rise, e più volte si sorprese a guardare verso Harry.
In un certo senso, era come se la presenza di Peter e Mary Jane lottasse per far emergere un lato del tutto nuovo del ragazzo.
Liz pensò che avrebbe dovuto sorridere più spesso. Cicatrici o meno, aveva un bel sorriso.
Quando gli aneddoti si esaurirono, Peter e Mary Jane scambiarono qualche parola riguardo al futuro matrimonio. C’erano molte cose da organizzare, e oltretutto pareva che MJ non lo avesse ancora detto a suo padre. Sua madre si era offerta di riferire la notizia, ma la ragazza aveva rifiutato. Innanzitutto, non era sicurissima di volerlo al proprio matrimonio, e se proprio lui doveva esserne informato… lei preferiva farlo di persona.
In un tacito incoraggiamento, Peter cercò la mano della ragazza sul telo, e la strinse. Mary Jane sbatté le palpebre, poi alzò gli occhi sul ragazzo e sorrise.
Lo sguardo di Harry saettò un istante in direzione di quelle dita intrecciate, ma lui lo distolse subito.
Notando quella mossa, Liz si morse il labbro inferiore e si accigliò appena. Poi si spostò sul telone, avvicinandosi al giovane. «Vuoi del formaggio?» gli chiese.
Era la prima cosa che le fosse venuta in mente.
Harry la fissò. «No, grazie» rispose, mettendo una fetta di prosciutto nel proprio panino.
«Vedo che segui le prescrizioni» notò allora Liz.
«Già» replicò lui, tenendo il viso chinato. «Sono un bravo paziente. Mi chiedo come possa essermi preso quel mancamento».
Nel dirlo, abbassò la voce. Peter non ne sapeva niente, e Harry riteneva fosse meglio così. Per carità, non voleva imbrogliarlo… Ma neanche rischiare di averlo alle costole come un mastino.
«Forse perché ti era sfuggito che avresti dovuto stare a riposo» osservò Liz.
Harry sorrise. Fu un sorriso strano, come se lui fosse intimamente divertito da qualcosa che non c’entrava affatto con le parole della ragazza.
«Chi ha un’azienda da salvare non può stare a riposo» replicò.
Liz aggrottò la fronte, confusa. «Prendere l’ascensore equivaleva ad andare in bancarotta?»
Poi lo fissò.
«Oddio» capì. «Sei stato male dopo essere uscito dall’ospedale».
Harry lanciò un’occhiata in direzione di Peter, che fortunatamente stava discutendo animatamente con Mary Jane. A quel che pareva, non voleva che la ragazza sborsasse un solo centesimo.
«Ho solo partecipato a una riunione della OsCorp».
«Stressante» disse lei, e non era una domanda.
Harry scrollò le spalle, e Liz si allungò sul telo per prendere una salsa da spalmare sul pane. «Almeno è servita?»
«Oh, sì» assicurò Harry.
Ricordava ancora il neanche troppo velato rimprovero che lei gli aveva fatto in ospedale, e lo sollevava che non se la fosse presa.
Dal canto suo, la ragazza non poté fare a meno di notare che, mentre parlava, lui teneva il volto inclinato di lato, come a voler nascondere le proprie cicatrici.
Provò l’impulso di dirgli che non erano così brutte… No, okay, non era vero, lo erano, ma in ogni modo lei si era abituata, e non le facevano alcuna impressione… Alla fine, però, restò in silenzio.
«Qualsiasi dirigente aziendale ne sarebbe stato soddisfatto» proseguì Harry. «Ho esposto la mia idea, lodandone gli aspetti ideali, poi ho lasciato che facessero le loro obiezioni e le ho stroncate con argomenti estremamente pratici. E sarò pazzo, ma per me questo successo valeva un giramento di testa…»
Si aspettava che Liz sorridesse, o che scuotesse la testa. Che si congratulasse con lui o lo scrutasse con aria di rimprovero.
Invece, contro ogni aspettativa, la ragazza lo guardò dritto in faccia ed affermò, con sicurezza: «Tu non sei pazzo».
Harry la fissò, interdetto. Quando riuscì a riprendersi, piegò le labbra in un sorriso ironico. «Conosci molti pazzi, Liz?»
Lei distolse lo sguardo. «Smettila» gli disse, arrossendo.
Il giovane scrollò le spalle, ma continuò ad osservarla.
In tutta sincerità, le sue parole lo avevano colpito. Colpito e, inaspettatamente, rassicurato.
Non lo aveva confidato a nessuno – né a Peter, né a Mary Jane, e tantomeno a Bernard – ma tante volte non riusciva a guardare il proprio riflesso allo specchio, per timore di vedere il viso di suo padre.


















Spazio dell’Autrice:
Per la vostra gioia, oggi le note saranno corte (ho la febbre e la probabilità di scrivere idiozie è molto alta XD).
Dico solo che, in The Amazing Spider-Man (vol. 1) #17, il padre di Liz effettivamente rende disponibile tale Avenue Dinner Club per la figlia e i suoi amici…
E be’, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Appuntamento a mercoledì prossimo (il 27 febbraio)!
  
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