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Autore: Julia of Elaja    20/02/2013    2 recensioni
Brianne Swanson, avvenente ragazza di soli venticinque anni, è l'amante di Tom Riddle, affascinante trentasettenne che da tempo ormai è conosciuto come il Signore Oscuro, Lord Voldemort.
Com'è nato il loro amore? E, soprattutto, può definirsi amore un sentimento che lega questa ragazza ad un uomo che pare non provare alcuna pietà per la morte degli innocenti, anzi ne trae godimento?
Una relazione sofferta, segreta, tenuta nascosta a tutti tranne che ai più fedeli.
Una relazione dalla quale nascerà una figlia. (Per saperne di più, leggete l'altra mia storia: "Harry Potter e l'ultima profezia".)
Una storia forte, sofferta. Una storia che si conclude nella maniera più tragica possibile.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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N.D.A. 
Ciao a tutti amici e amiche!
Chiedo venia per il ritardo con cui posto questo capitolo, ma fino ad oggi sono stata impegnata con un super esamone di Biochimica... roba inenarrabile... ma torniamo a noi! :D
Allora, credo che una N.D.A. sia d’obbligo per questo capitolo!
Ehm… passo alle spiegazioni.
Ultimamente ho ritrovato una canzone che cercavo da anni: ecco da dove viene il titolo del capitolo.
Vi lascio qui il link della canzone su youtube, è qualcosa di fantastico!

https://www.youtube.com/watch?v=YYLBXT5FFjk
Non appena l’ho ascoltata mi è venuta in mente Brianne e la sua condizione di servilismo per Tom… quindi, non ho perso tempo e ho iniziato ad elaborare questo nuovo capitolo nella mia mente!
Spero sia di vostro gradimento… un unico avvertimento: in questo capitolo, c’è una leggera sfumatura erotica… ma, tranquilli, nulla a che fare con stupri o bondage o rating rosso! Mi mantengo fedele all'arancione! ;)
Buona lettura!

 
 
 
 
 

{Let’s play master and servant... }


{Dominazione è il nome di questo gioco,
a letto o nella vita, più o meno è la stessa cosa,
solo che in uno dei due casi ti senti completamente appagato alla fine della giornata...
Giochiamo alla serva e al padrone!}

 
 
 
Quando finivano di fare l’amore, Tom e Brianne passavano qualche minuto stesi, a fissare il vuoto, la mente libera dai soliti mille pensieri e il piacere di avere l’altro affianco.
Quello era forse il momento più bello di tutto il loro amplesso: perché dopo essere stati preda della passione, i due riuscivano a tornare lucidi in men che non si dica… ma in quella lucidità rimanevano sempre assieme. Sempre.
Lo sguardo di Brianne cadde inavvertitamente su Tom.
Lui era lì, steso affianco a lei sul loro letto e fissava il soffitto con aria compiaciuta.
“Ottimo lavoro, Brianne”
La ragazza ammiccò: “Per te questo e altro, Tom”
Lui le sorrise, un ghigno che per altri sarebbe stato agghiacciante ma che per lei era un dolce sorriso.
Lei non lo aveva mai chiamato “amore”… né lui tantomeno l’aveva mai appellata così.
In fondo, Brianne stessa non sapeva se quello fosse amore o semplice assuefazione…
Perché Tom era tutto per lei; senza di lui, la sua vita sarebbe stata una noia mortale, priva di quel brivido che Tom le regalava ogni minuto che passavano insieme…
Si alzò dal letto, infilandosi una vestaglia; “Vado in bagno” sussurrò, lasciando Tom ancora steso sul letto, sotto le lenzuola, che la fissava compiaciuto.
“Due mesi sono passati da quando sono scappata via con lui” pensava la ragazza, togliendosi la vestaglia e infilandosi nella vasca da bagno “E sono stati due mesi magnifici. Ho fatto davvero bene a scegliere lui e non la mia vecchia e monotona vita”.
L’acqua calda l’aiutò a rilassarsi ancor di più: chiuse gli occhi e affondò nell’acqua sin sotto il mento.
Sospirò: quella sì che era vita!
Aveva l’uomo che amava al suo fianco, una bella villetta che tutti credevano una casa infestata ma che in realtà era una reggia e, soprattutto, era libera di fare ciò che più l’aggradava…
Tranne andare in giro. Perché Tom glielo vietava.
“Brianne”
La ragazza trasalì: Tom era lì, davanti a lei, sulla soglia della porta, con una vestaglia indosso.
“Tom! Mi hai spaventato!” arrossì, cercando di coprirsi il seno con un braccio.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio con fare malizioso: “Ti copri? Cos’è, ti vergogni, Brianne?”
Quella ridacchiò: “No… no, Tom” gli fece un occhiolino.
Lui le si avvicinò, chinandosi affianco alla vasca: “Vieni qui…” allungò una mano e le portò il volto più vicino al suo.
La baciò, come sempre con passione; Brianne sentì i brividi percorrerla da capo a piedi.
Tom si levò la vestaglia ed entrò nella vasca da bagno.
Brianne gli si avvinghiò al petto: era caldo e piacevole.
“La mia servetta” ghignò lui malizioso mentre lei lo baciava delicatamente sul collo.
Era così che la chiamava: “la sua servetta”.
Brianne si indignò leggermente quando lui la definì così per la prima volta, mesi addietro… ma capì che lo faceva senza alcuna allusione, solo per scherzo… no?
“Sì… la tua servetta!” gli rispose, mordicchiandogli il labbro inferiore.
E Tom riprese a baciarla.
E ancora, ancora, ancora… non riuscivano a scollarsi l’uno dalle labbra dell’altra, perché tale era la passione ad unirli che non permetteva loro di separarsi.
 

*

 “Brianne!”
La ragazza sussultò: si era di nuovo persa nei suoi ricordi. Le capitava spesso, in quel periodo…
“Arrivo, Tom!” esclamò in risposta, alzandosi dal suo letto e raggiungendo il suo amante che la aspettava nel salotto.
Scese le scale in fretta e quando giunse da lui si inchinò: “Dimmi, mio Signore”
… già, Tom voleva essere appellato “Signore”… persino da lei.
L’uomo la squadrò da capo a piedi: Brianne sentì i suoi occhi scarlatti posarsi sulle sue forme e avvampò.
Nagini il serpente si avvinghiò ad una gamba di Brianne: la ragazza, ormai abituata alla presenza dell’animale, gli porse un braccio e quello vi si attorcigliò.
“Come sempre, Nagini ti predilige” osservò Tom con un sorrisetto.
“Già…” sospirò Brianne, facendo spallucce mentre osservava il serpente.
“Ascoltami, Brianne” cominciò Tom “Ho bisogno dei tuoi servigi…”
La ragazza si fece scura in volto: non un altro omicidio, non ora… aveva ancora troppo vivido il ricordo dell’omicidio dei Dover, non sarebbe riuscita ad uccidere ancora a così breve distanza…
“No, Brianne. Non dovrai uccidere nessuno. A meno che questo non diventi necessario!” le rispose Tom, percependo le sue paure.
“E cosa dovrei fare?” chiese la ragazza.
Tom prese a camminare, avvicinandosi di più a lei: “Hai presente il mio medaglione?”
La ragazza annuì: quell’orribile oggetto… le veniva la nausea al solo pensare ciò che rappresentava…
“So che sei una pozionista  strabiliante e ho bisogno che tu crei una pozione in particolare…” si leccò le labbra, quasi volesse assaporare quella parola “La Mortifer”.
Brianne sussultò: “La Mortifer? Tom, è assolutamente…”
“… è assolutamente tuo dovere obbedirmi, schiava!” urlò lui, sovrastando le deboli proteste di Brianne.
Quella si zittì immediatamente: chinò il capo e annuì.
“Ora va meglio, Brianne. Quanto tempo ti ci vorrà per prepararla?” chiese lui.
“Cinque anni, Tom. Sai meglio di me quanto tempo vuole quella pozione per poter poi assumere tutte le caratteristiche che la rendono tale”
“Allora va’ e inizia a prepararla già da oggi! Mi serve con una certa urgenza…”
“E questo cosa c’entra con il medaglione?” si azzardò a chiedere Brianne.
Tom la guardò: sembrava combattuto tra il risponderle o il cruciarla, ma alla fine le disse “Il mio medaglione necessita di una protezione. Non ti è dato sapere altro. Ora esegui i miei ordini, serva!”
La ragazza sospirò, abbattuta: se anni prima pensava che Tom la chiamasse così per scherno, ormai sapeva che lui invece la considerava davvero una sua schiava.
Ma lei non aveva il coraggio di affrontarlo, di ribellarsi: perché in fondo quella situazione di servilismo non le dispiaceva, non finchè affianco a sé aveva il suo Tom, anche se ora era una pallida imitazione di quello che era un tempo…
Senza proferire parola alcuna, Brianne si allontanò dal salotto, lasciando Tom in compagnia di Nagini; si diresse nello scantinato in pietra della villa.
“Lumos”
La sua bacchetta le fece luce nei meandri oscuri: accese una torcia, poi un’altra e un’altra ancora finchè tutta la vasta sala non fu illuminata.
“Pozione Mortifer” sussurrò tra sé e sé Brianne, dirigendosi verso un’immensa scaffalatura “Vediamo, dove avrò messo il libro?”
Cercò sul penultimo scaffale: “Qui non c’è… forse…” percorse con lo sguardo l’ultimo scaffale in alto quando esclamò “Eccolo!” e in punta di piedi raggiunse con una mano un corposo volume rilegato in cuoio.
Lo prese e vi soffiò sopra: una nuvoletta di polvere si sollevò.
“Coff coff! Forse dovrei pulire un po’di più questo posto!” si disse, mentre apriva il libro all’indice e scorreva con il dito.
“Allora, vediamo… Pozione Mortifer… pagina 3940!” sussurrò, girando le pagine febbrilmente sino a fermarsi a quella che le interessava.
Deglutì: quella pozione era veramente complicata!
“Cinque anni per portarla a termine…” pensò frastornata “E’ la pozione più intricata che abbia mai visto, oltre che la più lunga…”
“Diamoci da fare!” esclamò, prendendo un calderone e accendendovi una fiamma azzurrina sotto.
In mezz’ora di tempo, le Mosche di Crisopa erano in cottura, e Brianne vi aveva aggiunto anche l’Acqua del Fiume Lete e il Grinzafico.
“Lasciar riposare il miscuglio per un mese” lesse sul libro.
Con un colpo di bacchetta, spense la fiamma e rimase assorta nell’osservare i fumi di cottura sollevarsi dal calderone.
“Bravissima, angelo”
La fredda voce di Tom risuonò nell’ampia stanza: Brianne si voltò e lo ritrovò a pochi centimetri da sé.
“Grazie, mio Signore” fece un piccolo inchino.
Tom le si avvicinò ancor di più: “Vieni qui, Brianne”
La ragazza fece un passo verso di lui; Tom le affondò la mano destra nei lunghi capelli e la portò in ginocchio, sotto di sé.
“Hai fatto un ottimo lavoro, mia cara” ghignò lui “Ora quanto tempo dovremo aspettare affinchè tu possa tornare a giocare al piccolo pozionista?”
“Un mese”
“Bene”
Tom la osservò: scrutò ogni singolo particolare del volto di lei, a partire dagli occhi color nocciola e a finire con i lunghi capelli castani che le cadevano disordinati lungo il volto.
“Guardati” le disse “Sei la strega più invidiata e temuta del mondo magico. Sei la mia donna” le carezzò il viso con una lunga unghia.
Brianne avvertì uno strana sensazione: di nuovo, i brividi la percorsero da capo a piedi.
“Tom” sussurrò, chiudendo appena gli occhi.
“Alzati”
Lei si rimise in piedi, poi posò le sue mani sul volto di lui.
“E ora, compiacimi, serva”
“Sì, mio Signore!”
Un crac, e i due si ritrovarono avvolti nelle lenzuola.
Brianne non desiderava altro se non essere l’unica che poteva farlo godere, l’unica che realmente lui volesse per sé.
Voleva essere la sua schiava, voleva chiamarlo Signore, Padrone…
Lei era una sua proprietà; apparteneva a Tom e solo a Tom. Non ai suoi genitori, né tantomeno a sé stessa.
Lei viveva di lui.
Ma lui… lui viveva di lei?
   
 
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