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Autore: lafilledeEris    20/02/2013    8 recensioni
ATTENZIONE: E' UNA KURTBASTIAN
“Mh…” No, non voleva alzarsi. In quel momento, con quei postumi da incubo, il letto gli sembrava l’unico posto al mondo in cui sarebbe voluto stare.
Finché Rachel non trovo opportuno sollevargli le coperte di scatto e scoprirlo.
“Rise and shine!”**
“Rachel, sappi che ti odio!”
La ragazza si lanciò a peso morto sull’amico, abbracciandolo forte.
In quell’ultimo periodo Hummel si era rivelato poco incline alle dimostrazioni d’affetto e in tutto quel casino di emozioni represse e rimosse, in qualche modo, vi era andato di mezzo anche il rapporto con la sua migliore amica. Lei ormai stava con Brody – Finn sembrava un ricordo abbastanza sbiadito a sentire i rumori che provenivano dalla camera da letto quando il ragazzo restava a dormire e Kurt era quasi sicuro che non si mettessero a spostare i mobili nel cuore della notte –, andava alla NYADA , aveva trovato il suo equilibrio newyorkese, insomma.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brody Weston, Burt Hummel, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sono lasciata convincere così eccomi qua.  La mia prima long Kurtbastian. Non  è tutta farina del mio sacco.  L’input è arrivato guardando questo video, quindi il,prompt e l’idea generale nasce da questa meraviglia di cui io mi sono innamorata.
C’è chi mi ha sostenuto. A partire da Silvia ( la mia piccola dolce beta, poverina non sa in che guaio si è messa. I love u, sweet heart) , a Dalila che  è  stata la mia spacciatrice ufficiale di video, ebbene sì se ho visto quel made è colpa sua) e Vale, che in questi giorni mi ha dovuta sopportare, se non è affetto questo, ti adoro tesro. Ma non dimentico tutte le Pinguste, che per qualche strana ragione vedono in me del buono, sia come persona che come autrice. Vi adoro.
Detto questo, ci vediamo sotto per alcune precisazioni.
 
 
 
 
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Prologo
Track#1 We’re Golden
Artist: Mika
 

 
 
Crac. 
Questo è il rumore di un cuore che si spezza. E lo fa, lasciando andare al vento i suoi frammenti, troppo leggeri e malati.
“Kurt, ti ho tradito”.
Le parole riempiono l’aria. Kurt si sente mancare. 
Quei grandi occhi nocciola diventano il suo più grande incubo e Central Park diventa il posto perfetto per un omicidio. Quello del sentimento che lo lega a Blaine.
Le luci diventano soffuse e iniziano a farsi meno definite. Dannate lacrime. Dannati sentimenti. Dannato cuore.
“È Sebastian?” Kurt sente freddo, ha la vista appannata e il naso che cola. 
Ma è questo a cui si da peso quando quello che credevi l’amore della tua vita – lo stesso con cui correvi per i corridoi della scuola e ti faceva vivere sogni adolescenziali e ti amava nonostante gli eccessivi strati di abiti?- ti dice che ha preferito un altro ragazzo a te?*
Kurt vorrebbe urlare con tutta la voce che ha. Oppure se non avesse una coscienza troppo ingombrante forse prenderebbe a pugni Blaine. 
Chissà se il male fisico è equiparabile al suo malessere emotivo.
Odia le frasi di circostanza, quelle che non sanno di nulla se non di amaro e provocano ribrezzo al solo sentirle pronunciare. Ma il male maggiore è inferto dalle labbra che pronunciano quelle parole. 
Kurt ricorda che quando le baciava – e non esisteva nessun dolore – erano morbide. Ora probabilmente sanno di carta vetrata: quanto sangue scorrerebbe se provasse a baciarlo? 
“Kurt” chiama a gran voce Blaine.
“Kurt” Ma lui non vuole ascoltare…

“Kurt!” 
Il ragazzo chiamato in causa aprì gli occhi di scatto. Certo, Rachel Berry di prima mattina non era un bello spettacolo. 
“Mh…” No, non voleva alzarsi. In quel momento, con quei postumi da incubo, il letto gli sembrava l’unico posto al mondo in cui sarebbe voluto stare.
Finché Rachel non trovo opportuno sollevargli le coperte di scatto e scoprirlo.
“Rise and shine!”**
“Rachel, sappi che ti odio!” 
La ragazza si lanciò a peso morto sull’amico, abbracciandolo forte.
In quell’ultimo periodo Hummel si era rivelato poco incline alle dimostrazioni d’affetto e in tutto quel casino di emozioni represse e rimosse, in qualche modo, vi era andato di mezzo anche il rapporto con la sua migliore amica. Lei ormai stava con Brody – Finn sembrava un ricordo abbastanza sbiadito a sentire i rumori che provenivano dalla camera da letto quando il ragazzo restava a dormire e Kurt era quasi sicuro che non si mettessero a spostare i mobili nel cuore della notte –, andava alla NYADA , aveva trovato il suo equilibrio newyorkese, insomma.
Lui invece era in un limbo. Aveva realizzato il suo sogno a metà. Lavorava per Vogue.com , nulla di male o di strano, ma si sentiva ancora incompleto. Perché lavorare per un giornale – se pur famoso – non ti faceva arrivare a calcare il palco di Broadway.
Lui voleva cantare. E farlo sotto la doccia non contava, le bollicine non sono validi spettatori. E Rachel che picchia contro la porta intimandogli a gran voce di muovere il culo non era per niente un giudice obiettivo.
“Rach” disse a fatica, sotto il peso della ragazza “a Brody piacerà pure che tu stia sopra, ma addosso a me pesi un po’ troppo.”
“Kurt Hummel!” gli pizzicò una guancia, mentre le guance le si imporporavano “Ti proibisco di fare commenti sulla mia vita sessuale!” continuò a stare stesa su Kurt, incurante della necessità dell’amico di prendere aria.
“Uh, hai ragione!” iniziò lui, riuscendo a farsi spazio per poter almeno muovere le mani “Ti prego! Di più! Continua!” la scimmiottò. Fu solo allora che la Berry si alzò indignata e strinse le braccia la petto.
“Non credevo che l’astinenza dal sesso di avesse portato al voyerismo! Da quanto ascolti ciò che facciamo io e Brody!”
“Da quando è impossibile non sentirvi, dato che le mura sono praticamente di cartone!” la voce venne un po’ soffocata, dato che aveva nascosto il viso sotto il cuscino.
“Hummel! Questa è guerra!” 
Il povero Kurt, oh se solo avesse spostato il cuscino, avrebbe evitato la tragedia che di lì a poco sarebbe accaduta.
Un dolore atroce lo colpì dritto all’inguine e gli fece mancare il fiato, più del cuscino che gli comprimeva il viso. Iniziò a sbracciarsi cercando di attirare l’attenzione dell’amica, che si mise un po’ a capire che stava rischiando di perdere il suo migliore amico. Nonché colui che pagava l’altra metà dell’affitto.
“Kurt?”domandò quando l’amico smise di muoversi. “Oh mio dio!” spostò il cuscino, facendo finalmente respirare l’amico, ormai di un colorito tendente al violaceo.
Rachel iniziò a schiaffeggiarlo e a fargli la respirazione bocca a bocca, fin quando non venne spinta dall’altra parte del letto.
“Rachel ma che diamine stai facendo?!” Entrambi avevano gli occhi sbarrati e Kurt provava un certo senso di nausea dovuto forse al dolore provato poco prima.
No, senza ombra di dubbio era colpa del bacio.
“Come ti salta in mente?” urlò con la voce più alta di un’ottava, in barba alle dicerie sulla protezione che i cantanti devono riservare la loro voce.
“Volevo aiutarti! Poi per quello a cui ti servono adesso! E non è un commento omofobo il mio, i miei papà sono gay***” sbottò Rachel, alzandosi frettolosa dal letto e correndo verso la porta per darsi alla fuga.
Quella giornata non era per niente iniziata col piede giusto. Aveva fatto un incubo – lo stesso da mesi, che poi tanto incubo non era – aveva baciato Rachel Berry (sì, a lui non importava che fosse per salvargli la vita, anche se ci aveva quasi rimesso gli attributi)…
Ok, necessitava del bagno.
 
 
***
 
 
Vogue.com.
Un edificio immenso, uffici tutti ben sistemati anche nel loro disordine, riempiti di gente griffata sino alle mutande che ti squadrava dall’alto verso il basso, storcendo il naso davanti ad ogni cosa. Tutto quello sbrilluccicare di paillettes e lustrini, quel viavai frenetico di persone, quell’odore di profumo pesante che si mischiava ad altro profumo, e poi ad un altro ancora. Le modelle che gironzolavano per i vari servizi infagottate nelle loro vestaglie.
Dio, Kurt amava tutto di quel mondo. Si sentiva come un ago che veniva usato per rammendare le mutandine in seta di una qualsiasi modella. Ma, ehi, quelle erano pur sempre mutandine in seta e sarebbero finite sulle pagine di una delle riviste più vendute al mondo. Anche un ago può fare la differenza quando prima di un servizio si scuce un vestito.
E poi lui sarebbe stato un ago fashion. Sempre e comunque.
In quel momento era seduto fuori dalla redazione ad aspettare Isabelle Wright.
In quel mondo di pescecani, assetati e disposti a strapparti una mano a morsi pur di avere l’ultimo paio di Jimmy Cho, lei era un po’ come Nemo****. Gli anni trascorsi a lavorare l’avevano in qualche modo segnata, parlavano chiaro le rughe d’espressione attorno agli occhi e più leggere intorno alle labbra.
Ma era questo di lei che affascinava Kurt, non si nascondeva dietro un bisturi ma faceva del suo essere una specie di bandiera. 
E poi era bellissima quando sorrideva, aveva un modo affabile e materno.
“Kurt!” richiamò la sua attenzione dall’uscio dell’ufficio. Come evocata fece la sua apparizione Isabelle, perfetta e con la grazia innata che la contraddistinse agli occhi di Kurt fin dai tempi del loro primo incontro, durante il primo colloquio.
Lui si diresse verso la stanza, sorridendole amichevolmente, sapendo che lei avrebbe ricambiato.
Cosa che infatti fece.
Tutto questo lo faceva sentire a suo agio con quella donna.
“Kurt” iniziò lei “mi devi aiutare” sospirò pesantemente, poggiandosi di peso contro la scrivania.
“Se posso…” 
Del resto, non era la prima volta che accorreva in soccorso di Isabelle, era successo quando aveva iniziato lo stage, perché non ora che ormai faceva parte di un ingranaggio ben oleato?
Isabelle gli mostrò quelle che dovevano essere le idee proposte dallo staff. Come definire qualcosa del genere? Fanno acqua da tutte le parti? Sono un po’ sopravvalutate? Sono da rivedere, ma sono buone? 
“Beh, ecco…”
Fanno schifo?
“Non mentire ti prego!” lo supplicò. Lui deglutì vistosamente, cercando le parole adatte.
“Isabelle” tentò “io mi ricordo i suoi primi numeri come capo redattore, erano pieni di brio, charme, erano freschi, sempre nuovi e mai banali. Credo che…”
“Tutto questo è sparito!” agitò le mani in aria Isabelle “Pff!” chiuse i pugni, facendo vibrare nell’aria la manica dell’abito in pizzo sangallo.
Ecco, erano questi i momenti in cui Isabelle Wright era l’anima buona del mondo della moda. E se lei fosse stata Nemo, lui sarebbe voluto essere la Dory che partiva per cercarla.
Quei grandi occhi chiari erano troppo sinceri per un mondo infido come quello dell’editoria della moda. Ma lei non solo stava a galla in quell’oceano, ma ci nuotava perfettamente.
“Io credo ancora che lei abbia delle ottime idee!” affermò serio Kurt.
“Kurt, guardati” sussurrò piano Isabelle, scrutando Kurt che la osservava con tanto d’occhi. “Tu sei giovane, sei pieno di aspirazioni. E se ho capito che tipo sei, la NYADA sarà solo l’ennesimo sogno che rincorri non perché tu cambi capriccio con la stessa frequenza con cui una ragazza cambia i suoi abiti, ma perché divori ciò che ti circonda. Il mondo intero è troppo piccolo per Kurt Hummel. Quindi ragazzo mio, non hai bisogno che ti dica di non fossilizzarti su Vogue.com perché tu stesso, sotto quell’adorabile ciuffo perfettamente pettinato” al ragazzo venne spontaneo alzare gli occhi verso l’alto “hai così tante idee che hanno bisogno di realizzarsi. Tu non sei come me alla tua età, sei meglio.”
“Ma lei può ancora fare qualcosa!” riprese la parola Kurt. “Lei non ha finito le idee, devo solo capire quale direzione queste devono prendere. Vuole che queste prendano il controllo? Glielo lasci fare, l’istinto la maggior parte delle volte è la miglior soluzione.
“Ora capisci perché ti ho scelto? Tu fai quello che vuoi, lotti sino alla fine.”
“Può farlo anche lei e se necessario, io le darò una mano.”
Isabelle mise una mano sulla spalla di Kurt, abbassandosi per guardarlo negli occhi.
“Ora vai a casa, riposati. Domani abbiamo una montagna di lavoro da fare”.
 
 
 
***

 
 
“Nessuno può mettere Baby in un angolo”.
Dio, quanto era figo Patrick Swayze? 
Sì, ok Kurt stava guardando – per la millesima volta - “Dirty Dancing”* per puro sadismo, annegando i suoi dispiaceri nei pop corn al caramello, mentre i suoi ormoni ballavano la macarena davanti a quel ben di Dio. Ma almeno beveva Diet Coke.*****
Era rannicchiato – per quanto la sua altezza glielo consentisse- in un angolo del divano con addosso una vecchia felpa dei Giants di Finn (chissà se si fosse accorto che era sparita dal suo armadio) – dei pantaloni in pile e in faccia aveva spalmato una crema al cetriolo. Quella era la vera ragione per cui non si era ritrovato in una valle di lacrime. Oramai, da quando non stava più con B- Colui- Che – Non –Deve- Essere- Nominato lo guardava ogni volta che si sentiva depresso. Quello era il colpo di grazia.
In quel momento invidiava Jennifer Grey. Anche perché lui aveva due cose che lei non poteva più avere: la giovinezza e i soldi spesi dal chirurgo.
Ad un tratto sentì aprirsi la porta di casa.
Rachel comparve bianca come un cencio, pallida e tremante, ad un passo dallo scoppiare a piangere.
Kurt si alzò di scatto dal divano e le corse in contro. 
“Rachel che succede?” 
La ragazza gli porse una busta. Non riusciva a spiccicare parola. Ecco, aveva persino iniziato a piangere.
Quando il ragazzo lesse il mittente, dovette sedersi.
NYADA.
“Ti prego, aprila” piagnucolò la ragazza.
In quel momento poco gli importava delle buone maniere. Il ragazzo strappò l’involucro e aprì il contenuto.
Il resto non gli interessava, saltò subito al puntò in cui sapeva di trovare l’esito.
“Mi hanno preso”.
Kurt Hummel in quel momento ebbe solo una certezza: certe volte non sempre perdere una battaglia significa perdere la guerra, ecco perché non bisogna mai deporre le armi.
 
 
 
* Due citazioni doverose che hanno segnato la fine della storia Klaine ( sappiate che sto ancora piangendo ç_ç Sì, come ship canon sono Klainer, d’oh!)
**Non so perché, ma sentivo il bisogno di mettere questa frase e in italiano non mi piaceva, indi ragion per cui (?) l’ho lasciata originale. Prima che lo diciate, sì è una frase di Lea.
***Siccome non ci facciamo mancare nulla, la citazione di Miss Berry è necessaria.
****Io amo Nemo e sì, sono un po’ (tanto ) Dory “P.SHERMAN,  42 WALLABE WAY, SIDNEY!”
***** La scena è ripresa dalla 1x01 di “New Girl” telefilm che all’inizio mi piaceva molto. La protagonista viene lasciata dal ragazzo e inizia a guardare “Dirty Dancing” a ripetizione. Ovviamente è una citazione anche la frase “Nessuno può mettere Baby in un angolo”.
 
 
I’m Here
*si nasconde nel suo angolino e agita bandiera bianca*
Non odiatemi vi prego ç_ç  Allora andiamo con ordine. Kurt e Blaine si sono già lasciati ç_ç, Kurt vive a New York e lavora per Vogue. Ecco ancora non abbiamo visto Sebastian… Arriverà, eccome se arriverà… MUAHAHAHAHAH *risata malefica*  va beh c’è il video, zero effetto sorpresa. Ora sono triste.Comunque, ogni capitolo avrà una canzone. Qui ho scelto Mika, perché secondo me rendeva l’idea..
Che altro dire? Nulla, se non  di dirmi la vostra qualora lo vogliate.
   
 
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