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Autore: johnlockhell    07/09/2007    5 recensioni
***SPOILER LIBRO 7*** Nostalgia di Hogwarts? Harry, Ron e Hermione hanno terminato le loro carriere scolastiche, ma ora tocca ai loro figli! Seguiteli tra tutti i nuovi studenti sull' Hogwarts Express, nell' arrivo a scuola, nello smistamento, nei primi giorni di lezione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 8

CONFESSIONI



“Padre.”

“Figlio.” rispose Draco Malfoy, seduto sulla poltrona, davanti al fuoco scoppiettante nel camino, una sigaretta accesa in bocca, le gambe distese sul poggiapiedi, la Gazzetta del Profeta aperta di fronte agli occhi.

“Mi sono messo con la Weasley.” disse Scorpius senza giri di parole.

“Precoce. Tutti i Malfoy sono svegli e attivi, ma tu mi stupisci davvero, complimenti.” rispose il padre, continuando a sfogliare il giornale, come se niente fosse.

“Ma mi stai ascoltando? Hai capito cosa ho detto? Sto con la Weasley!” ribatté il figlio.

“E allora che problema c’è? Una vale l’ altra per divertirsi un po’.” rispose Draco, sempre senza staccare gli occhi dal quotidiano, aspirando una boccata di fumo.

“Non mi ci voglio divertire, è una cosa seria!” si arrabbiò Scorpius.

Draco scoppiò a ridere. “Una cosa seria? Avete poco più di undici anni, siete solo due bambini, cosa ne volete sapere della vita, non avete idea di cosa sia l’ amore.”

“Se è per questo neppure tu sai cosa sia l’ amore!” sbottò Scorpius.

Draco rimase di ghiaccio per una manciata di secondi, poi si tolse la sigaretta di bocca, espirò un cerchio di fumo, chiuse il Profeta, finalmente guardando in faccia il figlio. “Come ti permetti di parlare in questo modo a tuo padre? Io ti amo, Scorpius, e amo tua madre. Per questo ti lascio libero di frequentare chi vuoi, di fartela con la Weasley, di decidere della tua vita, ma non chiedermi la mia benedizione perchè non l’ avrai.”

“Ma perchè sei così chiuso in te stesso, perchè non provi a conoscerli, a dare un’ altra possibilità ai Weasley e ai Potter?!” scoppiò Scorpius.

Draco scattò in piedi, irato, tirando il giornale nel fuoco, che fece subito una fiammata. “Perchè ne abbiamo passate troppe! Tu non puoi capire, abbiamo combattuto contro, eravamo nemici già prima di nascere, era scritto nel nostro destino, e vecchi pregiudizi e rancori non si dimenticano. Per voi è tutto diverso, siete nati in pace, avete conosciuto la guerra solo in storie e racconti, non avete provato le atroci torture, le sofferenze, non siete stati cosatretti a dividervi in fazioni, non sapete cosa voglia dire essere discriminati! Se un Malfoy ai miei tempi avesse parlato con una mezzosangue sarebbe stato come minimo cruciato!”

“Io non voglio sprecare la possibilità di fare la cosa giusta, di avere dei buoni amici, come invece hai fatto tu quando ne hai avuto la possibilità, anche se andavi in contro a gravi conseguenze!”

“Infatti non voglio che tu commetta i miei stessi errori, voglio una vita migliore per te, voglio solo che tu sia felice. Ora vai a dire della tua fidanzatina a tua madre, sono sicuro che ne sarà felice.”

Scorpius uscì dalla stanza. Accettava le parole e l’ opinione del padre, ma non la comprendeva. Non capiva come potesse essere così rassegnato al suo destino, alla sua vita. Lui non aveva la minima intenzione di rimanere passivo davanti allo scorrere degli eventi, non aveva la minima intenzione di accettare un’ esistenza ingiusta senza combattere, senza cercare di cambiarla in meglio. Avrebbe scritto da se il proprio futuro, non si sarebbe lasciato condizionare da niente, e avrebbe fatto capire anche al padre che non era mai troppo tardi per cambiare.

***



Rose era silenziosa da quando era tornata a casa per le vacanze di Natale e aveva riabbracciato i suoi genitori e suo fratello. Ron non aveva notato niente di diverso nel suo carattere, niente di strano nel suo temperamento, ma è tipico, Ron non si accorge di niente finché non gli sbatte in faccia, o lo bacia sulla bocca, una delle due. Hermione, invece, sentiva che c’ era qualcosa che non andava fin dal momento che aveva abbracciato sua figlia, appena entrata in casa, stringendo con le sue braccia le morbide spalle della piccola. Hugo le aveva osservate, incerto, come se avesse intuito qualcosa, poi aveva fatto un gran sorriso al padre; era una perfetta combinazione dei suoi genitori, a volte si comportava come la madre, spesso aveva lo stesso modo di fare del padre.

“Mamma,” sussurrò Rose nell’ orecchio di Hermione, “Devo... devo parlarti di una cosa.”

Hermione diventò dapprima rigida, cercando di reprimere il tremito che le stava percorrendo la schiena per non farsi accorgere della sua insicurezza dalla figlia, poi lasciò Rose dall’ abbraccio, e tenendola per mano la guardò negli occhi. Vide confusione e un senso di colpevolezza e frustrazione.

“Ron,” chiamò il marito. Lui si girò a guardarla, un sorriso persistente sul suo viso, che diceva “Non posso ancora credere di essere diventato padre”. “Te la prendi se io e Rose raggiungiamo te e Hugo fra un paio di minuti?” continuò la donna.

Per un’ istante, Ron acquistò un’ espressione vuota, confusa.

“In cucina? Per la cioccolata calda?” aggiunse Hermione.

“Ma quale cioc-”

“Ron!” disse lei esasperata, dandogli un’ occhiata pungente. Era lo sguardo che riusciva sempre a capire ora.

“Oh...” rispose. “Bene, OK. Ehi, Hugo, andiamo a berci un po’ di cioccolata calda, OK?"

Hugo era scettico, gli stava venendo un’ intuizione come alla madre. “Che è successo a Rose?” chiese.

Ron si abbassò e gli sussurrò: “Ti ci farò mettere tutto lo zucchero che vuoi, penso che tua madre sarà d’ accordo per oggi.”

Come suo padre, Hugo era persuasibile prendendolo per lo stomaco.

Quando gli uomini della famiglia Granger-Weasley se ne andarono, Hermione tornò con la sua attenzione su Rose, che non aveva mai davvero lasciato, l’ aveva tenuta per mano tutto il tempo.

“Allora, cosa-?” iniziò, ma Rose scosse la testa.

“Non voglio parlarne qui,” insistette Rose, e Hermione accordò.

Si chiusero nella camera di Rose con un incantesimo alla porta dietro di loro. Hermione si sedette nel letto accanto alla figlia, facendo attenzione a non inciampare nella confusione che c’ era sul pavimento, ma Rose, che non riusciva a rimanere ferma nello stesso luogo a lungo, saltò dal letto appena la madre si accostò accanto a lei. Rimase immobile a fissare distrattamente la parete azzurrognola per qualche istante, poi cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza a grandi falcate.

Hermione le diede tempo senza disturbarla, attese senza intervenire.

“Ho fatto qualcosa che non avrei dovuto fare, mamma.” cominciò Rose dopo qualche minuto che era rimasta ad osservare i libri e i vestiti per terra ai suoi piedi, “Non avevo intenzione di farlo, ma è semplicemente... successo.”

“Cosa è successo, Rosie?” chiese Hermione calma. Cercava di non suonare troppo allarmata come invece era sempre quando era in pensiero per i suoi figli.

“Io...” Il volto di Rose si infiammò col tipico rossore dei Weasley, cosa che fece quasi scomparire le sue lentiggini. “Io ho baciato Scorpius Malfoy, adesso stiamo insieme...”

Dopo un momento di incoscienza, Hermione realizzò quello che era appena stato detto, e cercò di non apparire troppo sconvolta.

Le orecchie di Rose erano di un rosso scarlatto ora. Non era mai stata così diretta con nessun’ altro fin ora. Le sue labbra erano miserabilmente rivolte verso il basso, le spalle abbassate, aveva davvero un’ aria abbattuta, come se si stesse preparando al peggio. Hermione si alzò e la avvolse nelle sue braccia, accomodandola nel letto, dove rimasero in abbracciate in silenzio.

“Papà mi ucciderà...” mormorò Rose poco dopo, mordendosi l’ estremità di un ciuffetto di capelli che gli era scivolato vicino alla bocca.

“Va tutto bene,” la rassicurò Hermione, “Prenditi il tempo per riflettere e scegliere le parole giuste, quando sarai pronta e sarà il momento giusto glielo dirai, io non farò la spia se non vuoi.”

“Ma come farò? Papà mi ha sempre detto di strare lontana da Scorpius, e io ci ho provato, ma più cercavo di allontanarmi da lui, più mi ci avvicinavo. Siamo insieme a lezione, sta sempre con Albus, e quindi è impossibile allontanarmi da lui. Poi, adesso non voglio più tenerlo lontano... Non è maleducato o cattivo come pensavo. E anche abbastanza-” si interruppe, sarebbe diventata ancora più rossa se non avesse avuto giù il viso paonazzo.

“Affascinante?” suggerì Hermione sorridendo. Per la prima volta da quando era nata, Rose era senza parole.

Hermione sorrise e baciò Rose sulla fronte. “Io ti appoggerò sempre, anche se deciderai di ascoltare il tuo cuore invece che tuo padre.”

“Grazie, mamma,” disse Rose.

“Ti senti meglio adesso?”

Rose annuì.

“Bene. Sono sicura che a quest’ ora Hugo e tuo padre saranno preoccupatissimi per te. Andiamo a tranquillizzarli?” Hermione mise una mano sulla spalla della figlia.

“Veramente, mamma,” le disse Rose lentamente, un’ idea che le stava venendo in mente, “ti dispiace se scendo fra poco? Ci sarebbe qualcosa che dovrei fare prima.”

Aspettò finché sua madre non fu uscita, lanciandole un ultimo sguardo di comprensione, poi Rose prese un pacchetto di carta da lettere dal cassetto della scrivania – che era l’ unica parte ordinata della stanza. Immerse la punta della sua piuma nell’ inchiostro, fermandosi a pensare, e poi iniziò a scrivere.

Caro Scorpius...

Dopo il discorso con la madre, era più facile trovare le parole.

***



Scorpius aveva sempre odiato il proverbio “Tale padre, tale figlio”. Era doloroso per lui; sì, anche se era un Malfoy era sorprendentemente nato con un cuore. Come si permettevano tutti di giungere a conclusioni su di lui solo sentendo il suo cognome?! Lui non aveva mai osato chiamare nessuno con i termini traditore del loro sangue, o addirittura mezzosangue. Era cresciuto circondato da quelle mostruose parole, insegnategli dal nonno, Lucius. Doveva essere orgoglioso di essere un Malfoy, gli diceva. Doveva considerare il suo sangue come il più alto livello nella società magica. Ma più capiva cosa volesse dire essere Malfoy, più credeva che non ci fosse niente di più di un’ incurabile virus maligno nelle sue vene, l’ incantesimo che la sua vita aveva lanciato sul suo cognome. Quante volte avrebbe preferito essere torturato che comportarsi da insofferente purosangue. Chi avrebbe mai pensato che l’ avrebbe fatto davvero un giorno?

La prima volta che suo nonno usò la maledizione Cruciatus su di lui fu quando menzionò il nome di Rose nella Villa Malfoy durante la vigilia di Natale e la difese da tutte le offese che le lanciava davanti a tutta la famiglia. La cosa che lo ferì di più fu quando Lucius la chiamò “il più sudicio resto d’ immondizia, figlia di una madre mezzosangue, parte di una squallida famiglia di traditori.” Scorpius aveva desiderato che chiudesse quella sua boccaccia e concentrasse il tormento su di lui. Odiava sentirlo maledire il suo giovane cuore con quelle terribili parole sulla cosa che amava più al mondo. Fortunatamente suo padre, Draco, lo difese, lanciando un duro Stupeficium contro Lucius: suo nonno disse che sarebbero stati il disonore della famiglia, ma suo padre si era finalmente ribellato alla tirannia del genitore. Forse, in fondo in fondo, Draco e Scorpius non erano poi tanto diversi.

***



Si era già fatto tardi e lei esausta si era addormentata sopra il suo libro di Incantesimi. Sembrava un angelo: i suoi ricci castani sfumati di rosso scendevano lungo la sua schiena come una cascata giù da un dirupo, le braccia abbracciate al libro, la sua piuma ancora stretta nella piccola mano. Lui posò dolcemente il suo mantello sopra le sue spalle e si sedette con lei al tavolo, volendo soltanto continuare ad ammirarla mentre dormiva e starle vicino, anche se lei non si rendeva conto che lui le era accanto. Non aveva mai notato che lei sorrideva nel sonno...

Non si rese conto per quanto rimase ad osservarla. La sua faccia paralizzata, in qualche modo, in un sorriso, anche se aveva la bocca aperta.

Lei si mosse e mormorò qualcosa, e lui rimaneva a fissarla. Sperava che non si svegliasse già, perchè voleva rimanere a guardarla così, immobile, nella sua camera da letto, fino all’ alba.

“-pius...” mormorò lei, con la faccia nascosta dietro le braccia. D’ altra parte, forse era meglio svegliarla che lasciarla dormire in una posizione scomoda. Lui non voleva essere egoista, anche se gli piaceva guardarla dormire. Lei doveva star facendo un sogno fantastico, perchè le sue labbra si contraevano formando un debole sorriso, come se angeli stessero giocando con lei nei suoi sogni.

“Scorpius...”

Pensò di averla sentita sussurrare quel nome, ma doveva essere stato soltanto un sussulto del suo cuore. Tirò fuori il suo intento interno di svegliarla, portando il suo nome alle labbra.

“Rose,” mormorò, “svegliati.” Lei non si mosse.

“Scorpius...” disse lei ancora. Gli occhi di lui si spalancarono, e la sua lingua si congelò istantaneamente fissandola con la bocca aperta. Era possibile che stesse sognando proprio quello?

“Rose, svegliati.” Disse di nuovo, poco più forte, scotendola delicatamente sulle spalle. Lei si mosse e iniziò ad alzare la testa, guardando verso di lui, non proprio entusiasta, un po’ preoccupata, ma poi gli sorrise.

“Ciao papà.” mormorò, stringendo il mantello attorno a se, “Non sei ancora a letto?”

“I-i-io...” Ron si schiarì la voce, aveva capito e doveva affrontare il discorso, ma era davvero difficile, non era il tipo da fare discorsi seri, e finalmente parlò, “non ero ancora stanco. I-io ti ho visto addormentata qui e ho pensato di svegliarti così che tu potessi dormire in un letto comodo invece che mezza-sdraiata sul tavolo.” Anche se non era quello il motivo per cui era andato a cercarla.

“Grazie, carino da parte tua.” rispose la figlia.

“Beh, sì, prego, ma... veramente c’ è dell’ altro.” aggiunse Ron.

“Sì, cosa devi dirmi? Veloce, sono molto stanca.”

“Beh... mi ero già fatto un’ idea, sul perchè tu e tua madre foste state dieci minuti chiuse in camera... poi ora ne ho avuto la completa certezza, mentre parlavi nel sonno...”

Rose arrossì violentemente, sapeva cosa aveva sognato. “E cosa ho detto?” chiese imbarazzata senza sapere cosa dire.

“Ripetevi... il nome del ragazzo che penso ti piaccia...” rispose piano Ron, “Non so come spiegarlo, ma avevo un presentimento. Un presentimento da quando ti abbiamo accompagnata alla Stazione e l’ hai visto per la prima volta... temevo sarebbe successo...”

“Temevi? Non è mica morto nessuno!” sbottò la ragazza, “Dovrebbe essere una cosa bella che due persone si innamorino!”

“Ah, allora non è solo la mia immaginazione... vi siete già dichiarati...” continuò Ron, abbattuto.

“Mi dispiace papà ma tengo troppo a Scorpius e non ho intenzione di rinunciare a lui per nessun motivo, neppure se tu mi butterai fuori di casa!”

“Buttarti fuori di casa? Ma cosa dici, come potrei farlo, tesoro. Ti voglio troppo bene, sai che non ti farei mai del male, piccola.” Riprese Ron. “Se vuoi stare con lui... bene, io non mi metterò in mezzo... mi farò da parte...”

Rose era un po’ stupita, ma in fondo al cuore aveva sempre saputo che suo padre diceva tante chiacchiere, ma che poi l’ avrebbe sempre appoggiata e supportata.

“Hai il mio permesso, se ti fa sentire sollevata.”

Rose aveva gli occhi lucidi, si tuffò sul padre abbracciandolo e ringraziandolo per la sua comprensione. Rose era davvero felice che tutto si fosse risolto per il meglio, e se era contenta la figlia anche Ron lo era, voleva solo che lei vivesse una vita tranquilla e felice, e anche se avrebbe dovuto passare un po’ di tempo con i Malfoy per questo, lo accettava di buon grado.

***



Albus durante le vacanze di Natale aveva chiesto ai suoi genitori di rimanere ad Hogwarts, perchè aveva un piano in testa da un diverso tempo e quello era il miglio momento che non poteva farsi sfuggire, inventando la scusa di voler tenere compagnia a Jeremy che altrimenti sarebbe rimasto due settimane a scuola da solo, mantre in realtà il Grifondoro era felicemente in vacanza all’ estero con i suoi genitori.

Così, con la scuola quasi deserta, e con il Mantello dell’ Invisibilità che gli aveva prestato il fratello, con cui adesso aveva riallacciato i contatti, aveva la migliore occasione di intrufolarsi nella Sezione Proibita della Biblioteca, per cercare il libro di cui aveva sentito parlare lo zio Ron, che non capiva ne perchè fosse nella Biblioteca della scuola, ne perchè fosse tenuto così nascosto sottochiave. Aveva provato a chiedere il permesso a tutti i Professori, un po’ imbarazzato, ma nessuno gli aveva accordato il permesso, o ridendogli in faccia, o facendo una faccia scura e scacciandolo a malo modo. Ma lui aveva urgente bisogno di quel libro, forse con quello avrebbe capito finalmente cosa fare e come comportarsi. Così, il 23 Dicembre, a notte fonda, sgattaiolo fuori dal suo letto nel dormitorio deserto, si calò sotto al Mantello, e cercando di far il meno rumore possibile per non allertare Miss Pur, arrivò al secondo piano ed entrò nella Biblioteca, aprì il cancello della Sezione Proibita, e, illuminandosi la strada con il bagliore di Lumos dalla punta della bacchetta tenuta sotto il mantello, controllò molto scaffali per poter finalmente mettere le grinfie sull’ agognato libro: “Venti modi quasi sicuri per ammaliare le streghe”, pieno di consigli ed accorgimenti su come far colpo sulle ragazza (lo zio Ron gli aveva confessato che era tutto merito di quel libro se era riuscito a conquistare la zia Hermione). ‘Prese in prestito fino a data da determinare ’il libro, pensando tutto contento che la prossima volta che avrebbe incontrato Hinata avrebbe saputo come comportarsi e le cose giuste da dire per diventare prima suo amico, e poi qualcosa di più.

Come sapeva anche Hinata era rimasta ad Hogwarts per le vacanze, non aveva nessuna voglia di tornare nell’ orfanotrofio babbano dove tutti la consideravano strana. Albus la vedeva a tutti gli orari dei pasti nella Sala Grande, e le lanciava occhiate intense come suggeriva il libro, ma lei non ricambiava il suo sguardo, era troppo schiva, ma lo controllava con la coda dell’ occhio, e sorrideva vedendolo sforzarsi per farsi notare. Non capiva che lei era già abbastanza cotta di lui?

Così Hinata sfoderò tutto il suo coraggio e decise di farsi avanti per dare qualche segnale ad Albus. La sera della vigilia di Natale, mentre Albus stava uscendo dalla Sala Grande, venne chiamato da qualcuno. Si girò e vide lei davanti ai suoi occhi. Cercando di non rimanere a bocca aperta, soffocò il batticuore.

“Ricordati cosa diceva il libro. Ricordati cosa diceva il libro” pensava.

“Ciao, Albus,” sorrise Hinata, passando velocemente con lo sguardo dal pavimento al suo viso e via dicendo, “volevo solo... farti gli auguri...”

“Grazie!” rispose Albus, impacciato. “Ricordati cosa diceva il libro. Ricordati cosa diceva il libro.” si ripeteva. “Tanti auguri anche a te.” Hinata nascose il sorrisino fingendo di grattarsi il naso. “Oggi sei più bella del solito,” continuò Albus, arrossendo, cercando di seguire alla lettera il libro, “I tuoi capelli sembrano di seta,” aggiunse, cercando di continuare a guardarla in faccia. Doveva farsi coraggio se voleva fare colpo. Hinata intanto era diventata paonazza, aveva abbassato la testa, e si stava mordendo ferocemente il labbro inferiore. “Stai benissimo con questo vestito,” seguitò Albus. Hinata fece una risatina: quella era la sua solita divisa di Hogwarts.

“Anche... anche tu sei carino...” riuscì finalmente a rispondere Hinata. “Non c’ è bisogno... che ti sforzi... cioè... io... ti ho già... insomma... notato...” soffiò dopo una piccola pausa, il viso arrossito piegato, sfiorandosi il labbro superiore con il pollice.

Albus si sentì come investito da un ciclone, rassicurato.

“Io...” continuò Hinata, mettendosi una mano in tasca, “avrei una cosa per te...”. Tirò fuori una scatolina infiocchettata, e, a testa bassa, la porse ad Albus, spiegando le braccia, “E’ un pensierino per Natale, ti prego accettalo!”

Albus sfiorò il pacchetto, si vedeva che ci aveva messo molta cura ed amore nel realizzarlo, poi lo prese con la punta delle dita. Lo ammirò un altro paio di secondi, era il primo regalo che riceveva da una ragazza, che non fosse sua parente. Hinata abbassò le braccia, non lo guardava direttamente, ma continuava ad osservarlo con la coda dell’ occhio. Albus iniziò tirando un’ estremità del fiocco, e la scatolina fu sciolta. Iniziò a rimuovere la carta regalo, senza strapparla di netto perchè non voleva che la vedesse come un’ offesa. Alla fine, aprì il coperchio della scatola, e dentro, appoggiato su un pezzettino di cotone, c’ era un braccialetto giallo e nero fatto con stoffa e perline, tessuto ed intrecciato in un disegno molto complesso.

“L’ ho fatto io...,” disse Hinata, “con i colori della mia casa...”

“E’ bellissimo!” sorrise Albus, sincero. Lo tolse dalla scatolina e se lo allacciò al braccio sinistro.

“Ne ho fatto anche un’ altro...,” continuò piano Hinata, sempre a testa bassa, sollevandosi di poco la manica del golf, mostrando il polso circondato da un braccialetto identico, soltanto di colore verde e argento, “con i colori di Serpeverde... così guardandoli non ci dimenticheremo mai l’ uno dell’ altra...”

“Ti ringrazio tantissimo, Hinata, il tuo regalo è stupendo!” disse Albus sorridente, “L’hai fatto tu di persona e quindi ha un significato speciale per me.” Hinata sobbalzò dallo stupore e dall’ imbarazzo. “Però,” continuò Albus, “io non ho niente per te...”

“Oh, non importa, non voglio niente in cambio!” rispose svelta Hinata guardandolo in faccia, per rassicurarlo, poi distolse nuovamente lo sguardo, “... mi basta il tuo sorriso...” sussurrò imbarazzatissima.

Si salutarono gentilmente, perchè il coprifuoco si stava avvicinando, e andarono entrambi nei loro rispettivi dormitori, entrambi con il più bel regalo che avrebbero mai potuto ricevere nel cuore.



Nota: Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!^^ Per un po' non protrò più aggiornare... Per un bel po'... Non voglio illudervi, intendo che non mi risentirete per settimane... Perchè fra pochi giorni ricomincia la scuola e purtroppo dovrò buttarmi a capofitto nello studio e non potrò proprio toccare il computer... spero non sarete troppo arrabbiati e che mi aspetterete... A tutti, CIAO!
  
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