Titolo
del capitolo: Glass.
Personaggi:
Albafica
di Pesci
/ Manigoldo di Cancro
Rating:
Giallo
Note
dell'autore: Flashfic
/
Shonen-ai / Fluff / Comica
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi
e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le
situazioni sono di mia
proprietà.
.Glass.
«
Hai finito? » Lo sbuffo si perse nell’aria calda e
secca della stanza, riscaldata nei quattro angoli da bracieri grandi
come il
ventre di un uomo. La luce che essi producevano si rifletteva sui
mobili
scarni, sulle lenzuola attorcigliate a terra e piene di pieghe in
ombra; sul
letto ormai solo materasso figuravano due uomini, le spalle al braciere
principale e la pelle chiara ricoperta di piccoli puntini neri.
Non
c’è solo fuoco, si respira ancora
qualcos’altro,
un’essenza diversa che va mescolandosi alle crepe nelle
pareti, al suono
leggero che braccia forti come chele di granchio andavano producendo.
Uno
dietro l’altro, le gambe incrociate: uno con gli occhi pieni
di irritazione,
l’altro divertito e pago di un sottile piacere diverso
dall’unione dei corpi
effettivamente appena consumata. Una risata, un movimento di molle.
«
Quanto la fai lunga, tanto lo so che piace anche a
te! » Evidentemente Manigoldo più di una volta
aveva dato modo di smentire
quelle parole, lo si poteva leggere nel movimento di spalle del
Cavaliere di
Pesci. Infastidito oltremodo, dato che ciò a cui Cancro
andava concedendo
movimenti lunghi e sempre uguali erano i suoi capelli. Lunghi capelli
color
cielo, che nessuno si permetteva di toccare tranne… quel
troglodita. Le labbra
assunsero una piega scocciata e il corpo cercò una posizione
più comoda nella
speranza di ovviare al fastidio di quella pettinata fuori programma. Lo
adora a
letto, sotto quelle lenzuola che ora giacciono ai loro piedi, lo adora
come
Cavaliere d’Oro ma, sul serio, preferirebbe vederlo sotto
qualche masso
piuttosto che alle prese con i suoi capelli o, ancor peggio, con il neo
che gli
orna il viso.
«
Non mi piace- NO, Manigoldo, non OSARE. »
Troppo
tardi, era palese. Le dita grandi e callose di
Manigoldo si stavano già operando come una colonia di
viscidi granchietti per
separargli i capelli in piccole ciocche che via via andava
intrecciando,
sfoggiando una concentrazione che Albafica gli aveva visto sul viso
solo
durante le migliori battaglie. Non batté ciglio dunque e si
limitò ad osservare
dallo specchio posto di traverso a sé, contro il muro, i
suoi movimenti. Era
una treccia quindi quella che gli batté sulla fine della
schiena, ed erano le
sue labbra quelle che premettero sulla prima spalla disponibile.
«
Non indovini cosa ho fatto? » Orgoglio, prodezza,
desiderio di complimenti? No, da Albafica non ne avrebbe ricevuto
nemmeno uno.
Parliamo sempre di una persona per cui l’orgoglio
è quasi più importante di
sentirsi avvolto dalle braccia di qualcuno. Sorrise per cui,
impelagando la
mancina tra i capelli altrui, ispidi, corti e indomiti fili
violacei. «
Ho visto tutto allo specchio, idiota. »
Peccato
che la treccia se la sia tenuta fino a quando
non si è sciolta di sua spontanea volontà.
.Fine.
_____________
Piccola,
fluff,
piena di amore e di CAPELLI. Già l'ho detto che adoro i
capelli di Albafica?
No?
Beh,
li adoro.