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Autore: Darik    21/02/2013    4 recensioni
Il destino lotta per far accadere ciò che deve accadere, ma i piani millennari sono ormai compromessi, e mentre nuove figure emergono, i vecchi attori cercano di vincere, sopravvivere o almeno vivere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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3° CAPITOLO

Gli schermi del quartier generale della Nerv erano illuminati di rosso, e grazie ad un collegamento satellitare, arrivò l’immagine del nemico: posto in orbita intorno alla Terra, ed esattamente sopra il Giappone, c’era un essere di pura luce e dalla forma indefinita. Le uniche parti in qualche modo riconoscibili erano quelle che sembravano due ali spiegate.

“Il nemico non dà alcun segno di attività!”, comunicò Shigeru Aoba.

“Dannazione, si trova così in alto che nessuna arma può arrivarci”, commentò Makoto.

“Non potremmo usare le bombe N2 orbitali, come abbiamo fatto col 12° Angelo?”, domandò Maya.

Shigeru inoltrò via computer la richiesta al comando delle Nazioni Unite, e la risposta arrivò rapidamente, accigliandolo. “Le nazioni unite riferiscono di non averne a disposizione attualmente”.

“Che cosa?! Dopo tutto il tempo passato dalla prima volta, ancora non si sono riorganizzati?!”, sbottò Makoto.

Shigeru fece spallucce. “Dicono che inserire delle testate N2 su dei missili da lanciare in orbita è molto, troppo costoso, e siccome da quando è cominciata la guerra contro gli Angeli, i soldi vanno usati con parsimonia, hanno stillato una scaletta delle priorità. Le bombe orbitali stanno in fondo”.

Makoto e Maya scossero la testa. “Evviva la burocrazia”.

Ritsuko osservava il tutto in silenzio, mentre arrivarono Gendo e Fuyutsuki in cima alla loro torretta di comando.

“Riferire situazione”, ordinò il comandante.

“Il 15° Angelo è apparso nell’orbita terrestre, signore. Al di là della portata delle nostre armi”, rispose Shigeru.

Gendo assunse la sua solita posa. “Potremmo…”

“Ikari”, gli sussurrò il suo vice in un orecchio, “non è troppo presto?”

“Nel contesto attuale, hai ragione. Dottoressa Akagi”.

Ritsuko guardò in direzione di Gendo, sapendo già cosa voleva. “Potremmo usare il fucile a positroni impiegato per l’operazione Yashima. Abbiamo migliorato la gittata, i tempi di ricarica e l’alimentazione. Possiamo avere la stessa potenza di fuoco senza dover prendere l’energia del Giappone, stavolta, e il colpo può raggiungere quella posizione orbitale”.

Gendo concesse un sorriso soddisfatto alla scienziata. “Eccellente. Preparate il fucile. A sparare sarà l’Eva-02. Lo 00 resterà in fase di supporto”.

“E lo 03?”, chiese Maya.

“Quello verrà usato solo in casi di vera emergenza”, rispose il comandante.

Invece Fuyutsuki si guardò intorno. “E il maggiore Katsuragi?”

“L’ho chiamata non appena è scattato l’allarme. Ha detto che accorreva subito”, spiegò Ritsuko.

“Un’ultima cosa. Tenete pronto l’Eva-01”, ordinò ulteriormente Gendo.

 

Misato correva a tutta birra verso la base sulla sua Renault Alphine.

Era un vantaggio per lei che il nuovo angelo fosse in orbita, così il maggiore poteva correre per le strade cittadine senza essere costretta a prendere scorciatoie, e senza persone in giro, poteva esibirsi nelle sue prestazioni automobilistiche.

Sgommate, accelerazioni improvvise a tavoletta, curve prese a una tale velocità che l’auto sterzando invadeva i marciapiedi sfiorando panchine e lampioni.

Il suo stile di guida era molto pericoloso, ma in un certo senso poteva essere grata al nuovo nemico, perché il suo arrivo le aveva permesso di ridestarsi dal torpore alcolico in cui si era rifugiata negli ultimi giorni.

Niente avrebbe potuto fermarla.

Tranne la vista di Shinji fermo affianco ad un muretto, sotto la pioggia.

Misato spinse con forza il piede sul freno, la macchina si arrestò stridendo e quasi scivolando sull’asfalto per due metri.

“Shinji!? Che ci fai qui? Non sei neanche nei rifugi!”, gli disse quasi scandalizzata.

“Signorina Misato, ho capito. Ho capito che cosa ho fatto a Mana. L’ho sfruttata per soddisfare un mio desiderio egoistico e infantile. Ero andato a casa sua sperando di aiutarla. Ma temo che sotto sotto sperassi in un’occasione favorevole per me. Una cosa orribile! E capendo questo, ho compreso anche una cosa che mi ha detto Ayanami prima. Sono un mostro. Non ho il diritto di…”

A quel punto accadde questo: sbuffando irritata, Misato scese dalla macchina, a grandi passi si avvicinò a Shinji e gli diede uno schiaffo dietro la testa.

Il ragazzo la fissò stranito.

“Basta!”, tuonò Misato. “Basta con le seghe mentali!”

“Se… seghe… mentali…?!”

“Sì! Mi spieghi a cosa serve capire le cose se poi ti deprimi ancora di più? Non ti sei accorto che ho passato gli ultimi giorni a torturarmi nel dolore? Bisogna reagire, Shinji, reagire. Io ho reagito perché altrimenti avrei sprecato un’eredità che mi hanno lasciato. Fallo anche tu. Reagisci! Hai commesso degli errori? Rimedia! Solo alla morte non c’è rimedio!”

“Però… però anche se volessi reagire, lo 01 non riesco più a pilotarlo. Ho perso la sincronia”.

“Hai detto di aver capito qualcosa, no? Allora forse puoi riacquistarla!”

Misato spinse Shinji sul sedile dei passeggeri e risalì anche lei, partendo alla massima velocità.

Nel momento in cui partivano, lo 00 e lo 02 uscirono da due rampe.

“Cavolo! Dobbiamo sbrigarci!” esclamò la donna quando vide l’enorme fucile a positroni che l’Evangelion rosso teneva tra le mani.

A causa dell’arrivo dell’Eva, Misato non poté più proseguire per la strada normale: digitò rapidamente un codice su una tastiera del cruscotto, facendo aprire una rampa sull’asfalto della strada laterale alla loro, sterzò immettendosi in quella strada e l’auto scese nella rampa.

Shinji fece appena in tempo a vedere lo 02 che caricava il colpo nell’arma a positroni con gesti rapidi ed enfatici, poi l’auto finì dentro una galleria riservata ai mezzi della Nerv.

Misato si accorse che il suo coinquilino stava lievemente sorridendo.

“Cosa c’è?”

“Ho visto il modo in cui Asuka ha caricato il fucile. Ha usato dei movimenti molto ridondanti, quasi come se si mettesse in mostra. Fa sempre così. Anche oggi, quando mi ha fatto lo scherzo in piscina”.

“Scherzo in piscina?”

Shinji raccontò brevemente cosa era successo.

Allora Misato fece un’altra cosa strana: nonostante l’emergenza, anche se stavano correndo verso la base della Nerv per prepararsi ad una probabile battaglia, il maggiore si sforzò di non ridere.

“Devo trattenermi. Non è situazione da risate, questa. Anche se voi due siete proprio buffi”, disse soprattutto a se stessa.

“Signorina Misato, che intende dire?”

“Mi riferisco alla capacità tua e di Asuka di complicarvi la vita. Ha del prodigioso”.

“Eh?”

“Non te l’ho detto prima perché queste sono vostre faccende personali. Visto però che non capisci nulla di psicologia femminile, ti do una mano. Ricordi l’incidente con il bucato?”

E fu Misato a raccontare la verità su quel giorno.

“Perciò”, concluse, “anche in piscina, Asuka non voleva prenderti in giro. Voleva spronarti a reagire”.

Shinji era rimasto a bocca aperta. “Ma… ma se le cose stanno così… perché non me l’ha detto chiaramente?”

“Perché Asuka”, disse la donna facendosi molto seria, “è come te. Non sa esprimersi chiaramente. Può solo mandare dei segnali, sperando che qualcuno ne capisca il significato”.

Fu allora che nella galleria si scatenò l’inferno: un mare di fuoco sfondò la parete e il soffitto vicino alla loro auto, tutto tremò all’impazzata, una vampata di calore frantumò i vetri mentre Misato bruscamente frenò e sterzò.

Forse ci sarebbe riuscita a mantenere la macchina in piano, ma alcuni grossi detriti fecero ribaltare l’Alphine, che rotolando su se stessa più volte, si fermò capovolta contro un muro.

 

“L’energia del nemico ha avvolto l’Eva-02!”

“I livelli biologici del pilota sono come impazziti!”

Mentre le voci degli operatori si alternavano allarmate, Maya aggiunse: “Il tasso di sincronia sta oscillando. Sembra sia in atto una contaminazione, anzi, un’invasione mentale!”.

Nella sala comando giunsero le urla disperate di Asuka: “No! Non entrare dentro di me!!!! NOOO!!!!”

“Oh no. Quel raggio, penetra l’At-Field dello 02 come se non ci fosse!”, appurò Ritsuko. “E la copertura del LCL?”

“Nulla. I sistemi protettivi non funzionano. Il livello dell’invasione aumenta sempre di più!”, rispose Maya.

“Quell’angelo… sta cercando di conoscere l’animo umano!”

 

Misato e Shinji erano ancora fissati ai loro sedili, avendo allacciato prima le cinture.

Il maggiore della Nerv si sentiva tutta un dolore.

“Shi… Shinji, stai bene?”

“C-credo…. di…. sì…”.

Aveva un grosso taglio sanguinante sulla fronte e altri più piccoli sulle braccia.

“Riesci a muoverti? Hai qualcosa di rotto?”

Lentamente il ragazzo mosse braccia e gambe. “Sembra di no”.

“Per fortuna neanche io. Usciamo dalla mia povera macchina. Mi sa che devo proprio buttarla ormai. Con tutte le rate che avevo pagato… mah!”

Con cautela la donna slacciò la sua cintura, mise le braccia in avanti e cosi poté posarsi agevolmente sul tetto della macchina.

Muovendosi a quattro zampe uscì dal finestrino.

Ma solo quando si mise in piedi, un dolore molto forte alla caviglia quasi la fece accasciare.

Si toccò il piede, non c’era niente di rotto, però doveva aver preso una brutta botta.

Zoppicando andò dall’altro lato e aiutò Shinji ad uscire reggendolo con le braccia.

I due finirono per terra e mentre Misato recuperò da un taschino il suo cellulare per chiamare i soccorsi, Shinji cercò di capire cosa fosse successo.

Nella parete affianco a loro c’erano dei grossi buchi dai bordi anneriti, e si vedeva chiaramente il cielo piovoso all’esterno.

Oltre a quello, c’era anche una strana luce, molto forte, quasi come di un piccolo sole.

Eppure sembrava così vicina, molto vicina.

Proveniva in parte dal cielo e in parte della città.

Quando i suoi occhi si abituarono, vide e sentì il cuore fermarsi: la luce proveniva davvero dal cielo, da un punto al di sopra della coltre di nubi, e terminava tra i palazzi.

Precisamente sullo 02, che si contorceva orrendamente in preda agli spasmi.

Doveva essere a causa di quell’attacco che Asuka aveva sparato senza prendere la mira e alcuni colpi avevano preso la loro galleria.

Questo però non importava più, c’era una cosa molto più importante: cosa stava facendo il nemico ad Asuka?

Alla ragazza che lo aveva sempre maltrattato.

Per incoraggiarlo, a suo modo.

Che lo aveva costretto ad andare in quel parco e a fare quell’estenuante giro di spese.

Perché voleva stare con lui da sola.

Che aveva finto di stare annegando.

Per fargli compiere un’azione coraggiosa che lo spronasse a reagire.

Per fargli credere che valesse qualcosa.

Lui, il piccolo, timido, Shinji IKari.

Che ora era costretto a starsene con le mani in mano mentre Asuka soffriva?

 

Nella gabbia 30-A, l’Eva-01 giaceva immerso nel liquido di raffreddamento e immobilizzato dai blocchi.

Due tecnici, sulla pedana posta davanti al viso dell’Evangelion, parlavano.

“Dì, secondo te quest’unità sarà mai rimessa in funzione?”

“E chi lo sa? Certo, il pilota ha perso la sincronia, il First Children e il Dummy System non riescono più ad attivarlo. Non è una buona situazione. Anche perché…”

Il tecnico all’improvviso fissò attentamente la testa dell’Evangelion.

“Che ti prende?”, domandò l’altro.

“Non lo so, mi è parso che… abbia mosso la testa”.

“E come avrebbe fatto senza pilota e senza neppure alimentazione?”

“Non lo so. Certo che questo Eva-01 ha sempre riservato delle stranezze”.

“In effetto, ma stavolta penso che sia stata solo una tua impressione. Io non ho visto nulla”.

 

Shinji chinò il capo, e sembrò farfugliare qualcosa.

Cominciò a correre sempre più velocemente, sotto la pioggia.

Si dirigeva verso lo 02.

“Shinji! Cosa fai?!”, strillò Misato.

Tentò di andargli dietro, ma non poteva correre.

“Shinji!!!”

Forse Shinji non la sentì, o forse non gli importò di ascoltarla.

“Io non merito Asuka. Però non la lascerò morire così, senza fare nulla!”.

 

Osservando tutti lo schermo che mostrava lo 02 contorcersi, ascoltando atterriti le grida disperate di Asuka, sul ponte di comando solo Fuyutsuki si accorse che Gendo si era portato le mani alle tempie, come se avesse una forte emicrania.

“Ikari, tutto bene?”

Gendo rispose fissandolo: lo sguardo del comandante passò da una sorpresa abbastanza profonda ad una grande sicurezza.

“Ikari…”

“Le carte vincenti sono davvero in mano nostra, Fuyutsuki”.

Detto questo, tornò il Gendo impassibile di sempre.

 

Mentre Shinji correva verso l’Eva-02, lo 00, costretto a rimanere in disparte per non essere colpito da quella specie di raggio psichico, recuperò il fucile a positroni e sparò.

I colpi in rapida successione raggiunsero l’angelo, e s’infransero contro l’AT-Field.

 

“Dannazione. La nostra potenza è la medesima dell’Operazione Yashima. Ma l’At-Field del 15° Angelo è molto più forte di quello del 5°!”, esclamò Ritsuko.

Shigeru si accorse di qualcosa.

Uno dei suoi monitor aveva avvistato un piccolo punto luminoso che si avvicinava allo 02.

Cosa poteva essere?

Attivando le telecamere, l’operatore sbiancò.

“Il Third Children è nel luogo dello scontro!”, urlò.

“Che cosa?!”, gridarono insieme gli altri due operatori e Ritsuko.

Sullo schermo principale apparve l’immagine di Shinji, fermo ai margini della zona illuminata dal raggio psichico.

“E’ impazzito?! Potrebbe restare schiacciato dallo 02! Mandate una squadra a recuperarlo!”, esclamò Fuyutsuki.

Gendo invece non rimase sorpreso, anzi, sorrise.

“Ora tocca a te”.

 

Shinji lambiva la zona illuminata dalla strana luce.

Era come se un muro immateriale fosse davanti a lui.

La luminosità era tanta, eppure il ragazzo non sembrava infastidito.

Lentamente sollevò il braccio, incurante del piede dello 02 distante solo pochi metri da lui: sarebbe bastato anche un piccolo movimento dell’Eva perché restasse schiacciato.

La mano del ragazzo toccò la luce.

 

“Ordinate allo 00 di sparare ancora contro l’angelo!”, comandò Gendo.

“Eh? Ma prima….”, obbiettò Makoto.

“Fatelo!”

Gli ordini furono trasmessi e Rei subito caricò un nuovo colpo prendendo la mira.

In quello stesso momento, si rilevò uno strano segnale proveniente dall’interno della base Nerv.

“Rilevata una potente reazione energetica. Non classificabile. Provenienza: gabbia 30-A!”, comunicò Shigeru.

“No, un momento, non è solo nella gabbia, proviene anche da… Shinji?!”

 

L’Evangelion di Asuka smise di tremare e con uno scatto improvviso, il raggio di luce dell’angelo tornò in cielo.

Non sparì, cominciò a tornare indietro come una corda che si riavvolge.

L’Eva-00 sparò un istante dopo e i colpi del fucile a positroni attraversarono l’atmosfera preceduti di poco dal raggio luminoso, come se lo inseguissero.

La luce dell’angelo raggiunse la sua fonte d’origine, colpita subito dopo dal fuoco dell’Evangelion.

Il nemico esplose, un’esplosione di pura luce.

Terminata quest’ultima, tutto tornò come prima.

 

“Unità 02 in rilascio”.

“Confermata la sopravvivenza del pilota”.

“Anche quella del Third Children”.

Ritsuko osservò lo 02 immobile e Shinji steso a terra, vicino ai piedi del gigante.

“Squadre di recupero, presto”, ordinò la dottoressa.

“Comunicare al governo che l’angelo è stato distrutto dal fucile a positroni dello 00. Nient’altro da riferire”, ordinò Gendo scandendo bene le ultime parole.

I tre operatori e Rutsuko annuirono.

La torre di comando iniziò ad abbassarsi.

Quando furono fuori dalla vista degli altri, Fuyutsuki chiese: “Cosa ti è successo prima?”

“Diciamo che ho ricevuto un messaggio. Non ne avevamo mai avuto la prova pratica, ma ora so che è possibile. E avere la sua approvazione mi riempie di gioia”, rispose Gendo.

“Gioia… che strana parola, detta da te”.

“Hai ragione, nella mia vita non l’ho certo usata molto. Comunque, presto le cose cambieranno”.

“Non trovi che questo angelo sia apparso troppo presto?”

“L’apparizione di Mari Makinami e l’arrivo di Mana Kirishima hanno cambiato diverse cose. Però è come per le addizioni: anche cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non muta. La prossima mossa riguarderà la Lancia di Longino. Non potevo farlo prima senza essere sicuro del risveglio di lei. Possiamo proseguire col nostro piano, Fuyutsuki”.

Più tardi alcuni tecnici notarono che le pareti della gabbia 30-A, nella parte di solito asciutta, erano ora interamente bagnate.

Come se qualcosa avesse provocato enormi ondate nel liquido di raffreddamento.

Lo riferirono alla dottoressa Akagi, che ordinò loro di non tenerne conto.

  
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