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Autore: wallflouis    21/02/2013    2 recensioni
“Tagliarmi i capelli, farmi passare per uomo, partecipare ad un improbabile colloquio per aiutare un amico, incontrare i Led Zeppelin: avrebbe potuto sembrare un grande piano.....
....fino a quando non l’ho messo in atto per davvero...!”.

Leslie Sheridan ha avuto un ‘idea.
Ok: Leslie Sheridan ha sempre, in realtà, qualche idea; ma non è poi detto che, tali idee, risultino sempre così buone.
Infatti, l’idea di Leslie questa volta riguarda in prima persona un tecnico del soundcheck pignolo e con la laringite, un padre guardingo e poliziotto, una groupie calcolatrice, un chitarrista indisponente, un frontman in piena crisi d’identità , un batterista a cui piacciono le scommesse e, suo malgrado, pure un bassista tranquillo, ma dalla vista davvero troppo lunga. Con il solo risultato di obbedire ad una legge scientifica piuttosto inflazionata: troppi elementi così reattivi, in una medesima miscela rischiano di combinare, davvero, grossi GUAI....
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-E così tu saresti Andrew Wolwitz?-
Il gorilla della sicurezza , un uomo imponente elegantemente fasciato in un gessato grigio, decisamente troppo stretto per le sue spalle ampie quanto una cassettiera rococò, mi fissava oramai da una manciata di secondi con sguardo decisamente critico. Mentre iniziavo ad accusare i primi segni evidenti di panico, passai mentalmente al vaglio quel ventaglio di possibilità in grado di giustificare la sua ritrosia nel levarsi, finalmente, di torno: poteva trattarsi del mio piedino numero 37, di discutibile mascolinità?
Delle mie ciglia senza trucco ma, pur sempre, un po’ troppo lunghe per appartenere ad un maschio testosteronicamente connotato?
O forse, semplicemente, del mio patetico accenno di seno, che speravo che una t-shirt sfondata tie dye ed un parka in stile militar riuscissero totalmente ad occultare?
-Umhh, certo che lo sono. Che faccia t’immagini che dovrebbe avere un Andrew Wolwitz, se non....questa?- Risposi, accendendomi velocemente una sigaretta nella speranza che il fumo arrochisse la mia voce tutt’altro che cavernosa.
Il colosso, però, continuava a non sembrava particolarmente convinto. Urgeva una contromisura d’emergenza. Motivo per il quale, sulla scorta di uno sforzo disperato, mi strinsi nelle spalle, tirai dal filtro con tutta la forza che avevo e, reprimendo a stento il mio innato senso del pudore, esattamente come avrebbe fatto il peggiore degli scaricatori di porto presi la mira e......sputai per terra.
Sbagliandola clamorosamente, però.

Perché mi centrai la scarpa.
 

Di fronte a quella manifestazione ad elevato quoziente di disgustosità, miracolosamente, il cannibale sembrò illuminarsi.
-No, cioè...la tua faccia va benissimo, ragazzo. Intendevo dire che sembri....parecchio giovane. Quanti anni hai?
-Diciannove...-tossicchiai, con il vago sospetto di somigliare ad una cinciallegra imbottita di ormoni.
-Non troppi, né troppo pochi per imbarcarsi in un’avventura come questa. Hai del fegato da vendere, ragazzo..- continuò il gorilla, conducendomi finalmente, passando attraverso una control room con alcuni monitor, in una stanza più grande.
Tutta quella premura stava iniziando ad irritarmi. Ma chi era; una spia di Scotland Yard che lavorava per conto di mio padre o semplicemente la caricatura di Mrs Doubtfire con uno stentato accento di Manchester?
-Capolinea, ragazzo...-Annunciò finalmente l’uomo, principiando a varcare una minuscola porticina palesemente inadeguata alla sua mole -....signori....anche Andrew Wolwitz è arrivato...-
Deglutii, mentre venivo spinta in avanti dalle sue pelose mani inanellate. Il dado era ormai tratto e stavo finalmente per ritrovarmi faccia a faccia o con una colossale fregatura......o con gli Dei assoluti nell’Olimpo del Rock.
 
-E’ uno scherzo vero? Vi prego ditemi che lo è.. Robert sei stato tu a orchestrare tutto vero?- disse il musicista in preda ad un attacco di disperazione. Si trattava del chitarrista più talentuoso di tutta l’Inghilterra, Jimmy Page, un ragazzo la cui sola immagine era avvolta da un’aura di mistero. Capelli lunghi e neri occultavano il viso dai tratti orientali. Ogni sua occhiata pareva carica di pregiudizi nei miei confronti e fu proprio in quel momento che iniziai a pensare di non risultare tanto credibile agli occhi di quattro musicisti esperti come loro.
Non era l’unico ad osservarmi scrupolosamente: anche il cantante del gruppo, il celeberrimo Robert “Percy” Plant  mi fissava con un sorrisetto divertito dipinto sul viso continuando a regalare gomitate gratuite nello sterno del suo vicino, quello che riconobbi come il bassista della band, John Paul Jones, uno dei musicisti che ammiravo di più al mondo per la sua cura e attenzione riguardo ad ogni dettaglio.

-Sta a vedere che questo, Jimmy, se lo mangia in trenta secondi..- sussurrò Robert al batterista, un baffuto John Bonham, che a stento riuscì a trattenere una risata.
-Secondo me sta meditando di tirargli la chitarra in testa! Scommettiamo?!- rispose sogghignando.
Mi sentivo a tal punto osservata che sapevo di dover trovare ad ogni costo qualcosa di sufficientemente sensato da dire, ed al più presto: ma che cosa?
Proprio mentre meditavo di scadere in un ridicolo apprezzamento sulla selvaggia capigliatura di Plant, il mio sguardo, si posò quasi di sfuggita sul grembo di Jimmy Page.
Forse, avevo fatto BINGO.
-Quella è.....una Kluson DeLuxe?- Indagai, osservando le meccaniche della celebre chitarra di Jimmy, una Gibson lucida color ocra, che il musicista teneva stretta al petto come un bambino geloso del proprio giocattolo.
Le facce di Plant, Jonesy e Bonham, alle mie parole, tradirono una decisa sorpresa; e perfino Jimmy, checché fosse palese il suo rifiuto di concedermi una qualsivoglia soddisfazione, cambiò significativamente espressione.
-Sì. E tu come avresti fatto a saperlo? E’ diventato dominio dei miei svariati fans club, oltre alla lista di groupie con cui mi sono......coricato?- Domandò, seccamente.
Presi un profondo respiro, pregando di ricordarmi tutto ciò che Andrew mi aveva insegnato. O la andava, o la spaccava....
-Semplicemente, il diametro dei fori sulla paletta è diverso. E’ questo ciò che distingue un modello dall’altro. Le Gibson più “anziane” montano ancora quel tipo di meccaniche. Permetti?
Decisi di sottolineare la mia decisa faccia tosta rivolgendomi a Page in modo del tutto informale: decisamente stupito dalla mia risposta , inaspettatamente, il chitarrista mi passò di malav0glia il proprio strumento perchè gli dessi un’occhiata, forse sperando ancora di potermi cogliere in fallo.
Gli altri tre Zeppelin, dal canto proprio, sembravano a tal punto sulle spine da rifiutarsi di tirare il fiato...
Strimpellai un “Sol” scordato, mentre un sorrisino soddisfatto si disegnava sulle mie labbra.

-Come pensavo...- Sentenziai, vittoriosa - i nottolini anteriori e una vite di fissaggio si erano leggermente allentati. Un inconveniente abbastanza comune per chi emette furiose vibrazioni rock con una Gibson; esattamente come il capotasto grezzo. Un controllo scrupoloso ogni volta ed un saldaggio delle corde dovrebbero eliminare qualsiasi tipo di problema alla radice.....- dissi risoluta non accorgendomi delle espressioni sconvolte che gli Zeppelin avevano assunto; erano una più comica dell’altra, specie quella di Page, che era rimasto letteralmente a bocca aperta.
-Andrew, mi pare che tu sia l’uomo perfetto per noi! Che ne dici Jimmy?- sentii Robert esclamare a braccia aperte. Jimmy non sembrava felice di questa decisione affrettata e non ci mise poco ad esprimere il proprio disappunto. -Mm, devo pensarci su…-
-James andiamo, con tutti gli idioti che abbiamo osservato distruggere le nostre attrezzature, questo ragazzo è un angelo sceso dal cielo!-  Jonesy tentò di convincerlo in ogni modo,
-Chiamami ancora James e ti ritrovi incollato a terra… -
-Sempre a farsi mille problemi! Jimmy, è perfetto!-
-Potete venire qui un momento voi tre, anziché continuare a darmi contro?-
Pensai che Page stesse convincendo i suoi colleghi e che stessero ormai  meditando  uno dei più subdoli modi per buttarmi fuori di li, anche se  non mi sembrava di aver  proferito chissà quali eresie su quella chitarra. Dovevo fare in modo di riuscire a raccontare tutta la verità prima che mi sbattessero fuori, raccontare che il vero WOLWITZ era irrimediabilmente malato e convincerli a fissare un ulteriore colloquio per il mio amico: NON era decisamente previsto che decidessero di assumere ME al posto SUO, dannazione!
-Scusate, avrei una cosa molto importante da dir…-
-Andrew…- esordì Jimmy, poggiandomi una mano sulla spalla, senza lasciarmi il tempo di completare la frase.- sinceramente, tu sei la nostra salvezza, l’unico tecnico valido che si è presentato in tutta la giornata. Fino ad ora s’erano proposti solo incompetenti, anche sotto falso nome; gente che voleva salire a bordo per poi sabotare i Led Zeppelin dall’interno. Non la passeranno liscia; tant’è vero che ben  presto troveranno una denuncia a loro nome..- concluse, severo e scuro in volto. –Ma piuttosto, stavi dicendo?-

Deglutii, sorprendendomi a provare, dopo anni ed anni, la medesima sensazione di quando all’asilo fui beccata con le mani nel sacco mentre cercavo di ingurgitare a tradimento, dopo aver fatto fuori il mio, il pancake biologico del mio vicino di banco. La faccenda aveva preso una piega non solo decisamente insperata, ma addirittura spaventosa: evidentemente, il mio pallido tentativo di non venire immediatamente smascherata per la supporter impostrice che ero, era risultato anche TROPPO convincente, finendo per suscitare un clamoroso effetto boomerang dai risultati potenzialmente disastrosi.

Non solo infatti, se avessi confessato, avrei corso il rischio di venire messa alla gogna da un potentissimo gruppo rock: ma se, viceversa, avessi taciuto, Andrew, una volta scoperta l’entità del mio nuovo, umilissimo “lavoretto” part-time, si sarebbe sentito giustamente mortificato, offeso, nonchè preso per i fondelli, ed avrebbe presumibilmente deciso di non rivolgermi mai più la parola per il resto della propria esistenza.
Ulteriori pericoli da considerare? Mio padre, le (naturalmente IRRISORIE) conseguenze  legali d’un contratto sotto falso nome, (MIO PADRE), la mia preparazione totalmente inadeguata per gli standard di un famosissimo gruppo rock, (MIO PADRE), il perenne senso di colpa per aver, senza volerlo, fottuto alla grande il mio migliore amico, (MIO PADRE) e, ah sì; il non del tutto trascurabilissimo fatto in relazione al quale, sebbene avessi mentito a riguardo, la mancanza di una propaggine al di sotto del sud ombelico mi rendesse inequivocabilmente, incancellabilmente una donna, che difficilmente all’anagrafe (come in qualsiasi altro luogo) avrebbe risposto al celestiale nome di ANDREW WOLWTIZ…
(Ho già detto “Mio padre”?)

-Affare fatto!- Si limitò tuttavia, oramai convinto, a stabilire Jimmy  - fatti trovare qui domattina, alle undici.  
Quella fu la prima volta nella mia vita, suppongo.

La prima volta in cui mi sorpresi a pregare di non arrivarci viva.



*angolo, cerchio, quadrato della scrittrice*
Non sapete che delusione, l'avevo pubblicato tutta felice e contenta ieri s'era, oggi lo guardo e non si leggeva nulla dal mio account. NULLA! M'è presa la disperazione è lo tolto per poi rimetterlo.
Comunque, ormai Leslie è totalmente nei casini e da qui in poi ne inizieranno ancora di più per lei, inoltre il prossimo capitolo sarà super, mega, iper, stra importante.
Anyway, ringrazio di cuore quelle dolci persone che hanno recensito il capitolo prima :')
E ringrazio anche chi perderà tempo per leggere questo nuovo capitolo, chi lo recensirà e anche chi lo aprirà per sbaglio, <3
Grazie e a Sabato!
Baci, e ora me ne vado a cercare gli angeli di Avalon in solitudine!

 

  
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