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Autore: coldcoffee89    21/02/2013    3 recensioni
- Abbi fiducia, questa è la nostra città -.
Mai parole furono più giuste per Beatrice e Sofia, due ragazze italiane che si sono appena trasferite a Londra per dare una svolta alla loro vita, per inseguire quei sogni che fin da piccole le avevano tormentate.
Di certo, non avrebbero mai pensato di incontrare quelli che per milioni di ragazze erano i più famosi e importanti cantanti del mondo.
Così l'esperienza londinese delle due ragazze si trasformerà in qualcosa di più grande che tra amori, amicizie, delusioni e rivincite darà loro la possibilità di realizzarsi. Riusciranno a cogliere la loro occasione?
**storia scritta a quattro mani**
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Six degrees of separation



First, you think the worst is a broken heart.
What’s gonna kill you is the second part.
And the third, Is when your world splits down the middle.
And fourth, you’re gonna think that you fixed yourself.
Fifth, you see them out with someone else.
And the sixth, is when you admit that you may have fucked up a little.


The Script


Nel momento stesso in cui Beatrice aprì gli occhi venne invasa e devastata da una rivoltosa angoscia, la quale non aspettava altro che lei si svegliasse e che tornasse cosciente per poterla attaccare ancora prepotente, più forte della notte appena trascorsa.
Una sensazione di vuoto s'impadronì immediatamente di lei non appena si accorse di essere sola in quel letto, rannicchiata su se stessa, infreddolita anche se era avvolta da pesanti coperte.
Avete presente quella sensazione che vi invade quando vi sembra di aver dimenticato qualcosa ma non sapete cosa? Ecco, Beatrice sentiva proprio quella sensazione all'altezza del petto; la sentiva scavare in cerca di quella cosa, la sentiva in preda al panico poiché non riusciva a trovarla. Lei, però, sapeva bene di cosa si trattasse. Di chi si trattasse. Una parte di lei era sparita insieme ad Harry quella notte e nonostante avrebbe potuto riprendersela, riprenderselo, in qualsiasi momento, lei non voleva farlo. La parte di lei rimasta era troppo straziata e ferita perché potesse solo pensare di aprire la porta di quella camera e correre fra le sue braccia per essere di nuovo completa. Comunque non lo sarebbe stata, perché la paura di non essere abbastanza, di essere solamente la seconda scelta rispetto a quella donna che l'aveva lasciato ma dalla quale Harry era corso non appena ne aveva avuta l'occasione, l'avrebbe logorata.
Era quello il motivo per cui aveva deciso di andare via. Come avrebbe potuto vivere in quella casa? Dormire da sola in quella stanza e sapere che a pochi metri di distanza c'era la persona che amava con tutta se stessa, la persona che le aveva fatto passare i momenti più felici della sua vita ma che in una sola notte l'aveva spezzata a metà. E lei avrebbe vissuto a metà.
Non lo avrebbe perdonato perché avrebbe dovuto prima imparare a farlo, avrebbe dovuto capire se valesse la pena mettere da parte il suo orgoglio e soprattutto se lui in fondo al cuore volesse davvero tornare da lei e non da Caroline. E prima di tutto avrebbe dovuto capire lei stessa tutto ciò, lasciando che la sua rabbia si placasse. In questo momento Beatrice sapeva solo di dovergli stare lontana perché i suoi occhi verdi e intensi e la sua voce roca e profonda avrebbero potuto farla cedere anche se era arrabbiata da morire, anche se in quel preciso istante avrebbe potuto urlargli contro di tutto e lanciargli addosso qualsiasi cosa le capitasse fra le mani.
Beatrice si alzò di scatto da quel letto che sapeva troppo di lui e si guardò attorno notando che alcuni dei suoi vestiti erano già posati dentro uno dei suoi trolley, mentre l'altro stava ancora vuoto al centro della stanza aspettando solo di essere riempito. Evidentemente Sofia si era alzata presto quella mattina e mentre lei dormiva ancora, agitata anche nel sonno, aveva iniziato a preparare anche i suoi bagagli.
La ragazza a passo spedito si avvicinò alla porta, evitando appositamente di guardare la sua immagine riflessa nello specchio, e posò la mano destra sulla maniglia, esitando. Aveva paura di incontrarlo, di sentire la sua voce e le sue scuse. Si sentiva confusa perché buona parte di lei non avrebbe voluto vederlo per alcuna ragione al mondo, avrebbe voluto evitarlo in tutti i modi possibili, ma la parte restante voleva bearsi della sua bellezza, del suo profumo e delle sue mani prima di andare via. Ma questa era una parte molto piccola e offuscata dalla rabbia e dalla delusione dell'essere traditi dalla persona a cui più si tiene e di cui ci si fida, perciò dopo un profondo respirò aprì lentamente la porta e poi allungò io collo girando la testa prima a destra e poi a sinistra. Quando fu certa che Harry non fosse nei paraggi si catapultò fuori dalla stanza per raggiungere di corsa la cucina da cui aveva sentito provenire la voce di Sofia.

Erano tutti e tre seduti su una panchina nel bel mezzo del parco che si estendeva vicino casa loro. Liam li aveva trascinati lì con la scusa di parlare dopo che Sofia, quella mattina, lo aveva svegliato molto presto e gli aveva detto che lei e Bea se ne sarebbero andate in mattinata. Lo aveva supplicato di portare via Harry e Louis perché affrontarli in quel caso non sarebbe stato per niente facile, e così lui aveva fatto. Era andato a svegliare i suoi amici costringendoli a vestirsi velocemente e ad uscire dicendo loro di voler fare colazione insieme, così avrebbero potuto parlare in tranquillità.
- Allora, di cosa volevi parlarci di così importante e misterioso da non poterlo fare a casa? - domandò Louis sorseggiando il caffè dal grande bicchiere di Starbucks, dove avevano fatto tappa per prendere la colazione. - È ovvio - sbottò Harry con tono spazientito senza aver toccato il suo cupcake - Vuole parlarci delle ragazze, quando invece dovrei essere a casa per cercare di parlare con Bea -.
Liam puntò i suoi occhi scurissimi su Harry e poi su Louis - Sì, ha ragione. Volevo parlarvi di Sofia e Bea. Ragazzi, avete intenzione di darvi una mossa o le lascerete andare così? -
- Io, veramente, vorrei tornare a casa per darmela una mossa - replicò Harry con la sua voce lenta e roca - Ma tu mi stai costringendo a stare qui -
- Smettila di lamentarti. Dimmi piuttosto perché diavolo sei andato da Caroline ieri! - affermò Liam con tono che non ammetteva repliche.
Harry si grattò la testa e abbassò lo sguardo rigirandosi fra le mani quel cupcake al cioccolato ancora intatto e poi svogliatamente, e dopo un respiro profondo, parlò: - Mi ha mandato un messaggio il giorno dell'audizione di Bea e in seguito ha insistito perché ci incontrassimo da buoni amici.. io avevo bisogno di parlare - alzò il viso per incontrare gli sguardi dei suoi amici fissi su di lui - Sapete come mi trovassi bene a parlare con lei.. e Bea stava sempre con Ed e non aveva più bisogno di me perché aveva superato il suo blocco e.. - Harry si bloccò e chinò la testa passando le mani fra i capelli ricci - Insomma abbiamo parlato di me, di Beatrice.. e poi io ero confuso e lei si è avvicinata.. -
- E …? Harry, che è successo? - domandò Louis che non sapeva assolutamente nulla dell’incontro avvenuto tra il suo migliore amico e Caroline.
- E ci siamo baciati. Ma vi giuro! Appena me ne sono reso conto l’ho piantata lì e sono corso da Bea -
- Sei stato un idiota, Harry! Ma perché voi due non fate altro che combinare casini? - sbottò Liam appoggiando la busta ormai vuota al suo fianco - Non potevi semplicemente parlarle per spiegarle quali fossero le tue paure? E tu.. - Liam piantò i suoi occhi anche su Louis - …perché fai ancora il cazzone con Elea…? -
- L’ho lasciata ieri - Louis lo interruppe all’istante, abbassando lo sguardo sulle sue mani strette attorno al bicchiere - E non sono riuscito a dirlo a Sofia perché non vuole più parlarmi, non sopporta neanche la mia presenza. L’avete vista anche voi ieri. Mi odia -
- Dai, Lou. Sai com’è Sofia. Avresti dovuto costringerla ad ascoltarti. Cavolo, hai lasciato Eleanor, eri ad un passo da lei - ribatté Harry, battendosi le mani sulle gambe.
- Ormai non cambia nulla. L’ho persa. Tu puoi ancora fare qualcosa -.
Liam aveva lasciato parlare i ragazzi ed era rimasto in silenzio continuando a contorcersi le dita con fare nervoso - Se ne stanno andando … - affermò infine.
In un attimo due paia di occhi si posarono su di lui in cerca di spiegazioni per quello che aveva appena detto - Sofia stamattina è venuta nella mia stanza e mi ha detto che hanno deciso di andare via. Sono qui perché mi è stato chiesto di portarvi via per non dovervi affrontare - spiegò Liam lentamente - Forse siamo ancora in tempo per fermarle -.
Louis ed Harry si alzarono senza dire nulla e si avviarono a passo spedito verso la macchina che aveva lasciato fuori dal giardino, seguiti da un Liam assalito dal senso di colpa per aver voltato loro le spalle.
- Dammi le chiavi, Lou - gli ordinò quasi Harry.
- Guido io - ribattè l’altro, aprendo la macchina.
Quindici minuti dopo si ritrovarono a varcare i cancelli della grande casa e Louis fermò l’auto nel bel mezzo del giardino, senza preoccuparsi di parcheggiarla al suo posto. Scese immediatamente dalla Range Rover di Harry, seguito dal riccio e da Liam, ed entrarono in casa. Notarono subito un paio di borsoni posti accanto al mobile dell’ingresso. Per un attimo la speranza di trovarle ancora lì si impadronì dei due ragazzi che si fecero avanti all’interno della casa.
- Bea! - il diciottenne gridò a pieni polmoni dirigendosi verso le scale che portavano al primo piano e lo stesso fece Louis che chiamò a gran voce Sofia.
Ma nessuna delle due ragazze rispose.
Ormai al primo piano, Louis si avviò a grandi passi verso la stanza di Sofia, ma una volta davanti la porta, si bloccò nel trovarla completamente vuota. Se n’era andata portando via tutto, portando con sè anche un pezzo di quello stesso ragazzo che adesso stava varcando la porta con passi lenti e incerti, con lo sguardo pronto a soffermarsi su ogni piccolo particolare. Non c’erano più i suoi vestiti del giorno prima posati a casaccio sulla poltrona, non c’era il suo diario sul comodino, gli armadi erano stati svuotati di ogni cosa e le lenzuola erano state tolte del tutto dal letto e ammucchiate in un angolo.
Pareva proprio che quella stanza non fosse mai stata abitata.
Si lasciò cadere sul letto scarno e incompleto e si prese la testa tra le mani, stringendo tra le dita i suoi capelli scuri e spettinati. L’aveva lasciata andare via.
Si diede dello stupido quando i suoi occhi azzurri intercettarono qualcosa sotto il letto e subito si chinò per terra per scoprire di cosa si trattasse. Quando si trovò a stringere tra le dita quella fila di fototessere che si erano fatti tempo prima, quando l’aveva portata a fare shopping per esaudire la sua lista dei desideri, sentì un tuffo al cuore. In quelle quattro foto erano felici e spensierati, come se niente avesse potuto distruggere quella piccola bolla che si erano creati attorno, ed erano innamorati anche se allora non lo sapevano.
Louis sospirò e si alzò dal letto, stringendo tra le mani quelle foto che per lui costituivano un bene prezioso.
Qualcosa di lei almeno gli era rimasto. Percorse quindi a grandi passi la stanza e dopo essere uscito si richiuse la porta alle spalle.
- Se ne sono andate - mormorò in direzione di Harry, che stava fermo sulla porta della camera di Bea con la fronte appoggiata allo stipite e con gli occhi verdi totalmente serrati.
Aveva trovato la porta della camera di Beatrice spalancata, completamente vuota, e non aveva ancora avuto il coraggio di entrarci. Louis si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla, stavano provando la stessa cosa. Harry guardò l'amico e nei suoi occhi poté vedere la stessa disperazione che probabilmente aveva invaso i suoi, verdi e spenti in quel momento. Era successo tutto così in fretta che non era riuscito a rendersene conto, almeno finché non aveva visto quella camera spoglia, che non sembrava neanche più la sua.
Lentamente si mosse per entrare e oltrepassata la soglia notò subito che i suoi libri, prima sparsi sulla scrivania, sul comodino e su alcune mensole, erano spariti. Si voltò a guardare il muro dietro di sé dove Beatrice teneva attaccate alcune foto con gli amici. Erano sparite, solo una ne era rimasta, una che aveva notato per caso sul pavimento con un pezzo di nastro adesivo ancora attaccato sul retro: Bea dormiva tranquillamente sulla sua spalla e lui teneva la testa sul capo di lei, anch'egli addormentato. Si mise la foto in tasca e si avvicinò al letto in cui da un mese e mezzo a questa parte avevano dormito quasi ogni notte e fatto infinite volte l'amore, quasi gli sembrò di sentire i suoi sospiri e le sue risata riecheggiare fra quelle mura. Harry si lasciò cadere a peso morto sul letto sfatto e privo di lenzuola, e quando posò il capo sul cuscino morbido e alto della ragazza – diceva di non riuscire a dormire senza quel cuscino – senti un “crac” sotto di sé. Sollevò il cuscino e quando i suoi occhi videro cosa c'era sotto fu il suo cuore a fare “crac”. Avvertì una fitta al petto che non aveva mai sentito prima, nemmeno quando vennero eliminati da X-Factor, nemmeno quando lo insultarono sul web e nemmeno quando Caroline decise di troncare la loro storia. Non era neanche minimamente paragonabile a quello che stava provando al sol pensiero di aver perso Beatrice.
Harry si alzò di scatto dal letto e inserì nello stereo che aveva prestato alla ragazza e che lei aveva lasciato sulla scrivania, il cd che aveva trovato sotto al cuscino. Un istante dopo Beatrice iniziò a cantare “Never let me go”, ricordandogli che lui l'aveva tradita, che lui aveva infranto la promessa.
Ora era Harry a supplicare a quella voce registrata di non lasciarlo.

- Non vado a lavoro da quando.. - Beatrice si bloccò e prese un lungo respiro – ..da quattro giorni. Joseph mi licenzierà se non ci vado e non mi sembra proprio il caso visto come siamo messe -
- Va bene, fa come vuoi. Io ti ho avvertita – disse Rebekkah dirigendosi verso il bagno – Mi faccio una doccia veloce e poi andiamo -
Beatrice annuì scuotendo i suoi boccoli rossi e tornò sul divano accanto a Sofia che teneva sulle gambe il suo computer portatile. Con una mano la bionda scorreva sulla pagina web di un'agenzia immobiliare, mentre con l'altra teneva un muffin che di tanto in tanto portava alla bocca per tirare un piccolo morso.
- Se non te la senti non andarci Bea – disse improvvisamente voltandosi a guardarla, aveva l'espressione seria e triste, proprio come la sua. Da quando erano andate via da quella villa che era stata per quasi tre lunghi mesi la loro casa, la loro isola felice, il loro umore era finito sotto terra insieme ai pezzi dei loro cuori frantumati. - Insomma, abbiamo messo qualcosa da parte e ce lo faremo bastare. E poi tra pochissimo dovrai comunque lasciarlo quel lavoro -
- Lo so ma non ce la faccio più a stare a casa, ho bisogno di uscire e distrarmi -
Sofia annuì e tornò a guardare attentamente lo schermo del pc mentre Beatrice si bloccò a guardare il panda gigante che Niall aveva comprato per il compleanno di Rebekkah con il suo aiuto solo cinque giorni prima. A lei sembrava passata un'eternità da quel giorno, da quella spensieratezza che aveva fatto parte di lei fino a che Harry non aveva combinato quel casino, scombussolando tutto il suo mondo, facendo crollare ogni aspettativa per il futuro, facendo dissolvere tutte la sua energia e vitalità. Non era neanche andata in studio di registrazione per provare il brano con Ed in quei giorni, non ne aveva avuta la forza e neanche la voglia, come se all'improvviso non le fosse più importato di nulla, della canzone, della musica. Così un paio di giorni fa si era ritrovata Ed Sheeran nel salotto di casa di Rebekkah con l'intenzione di smuoverla da quella strana indifferenza che l'aveva assalita. Per fortuna alla fine lui e Sof erano riusciti a farla ragionare, più o meno.
- Bea guarda questa! - esclamò la bionda interrompendo il flusso dei suoi pensieri e facendola così tornare alla realtà – E' un monolocale.. certo è un po' periferico e non esattamente accogliente ma potremmo permettercelo - Beatrice girò leggermente il portatile nella sua direzione ed esaminò le foto del monolocale. La zona non le piaceva affatto ma sapeva che là intorno ci viveva Max per cui avrebbero avuto qualcuno su cui contare di tanto in tanto.
- Possiamo dargli un'occhiata. Chiama e prendi un appuntamento – disse e poi si alzò vedendo Rebekkah varcare la soglia del salotto con indosso un trench beige e una borsetta marrone, pronta per uscire. La rossa afferrò il suo giubbotto di pelle nera e la seguì velocemente fuori casa salutando con un cenno della mano Sofia già al telefono con l'agenzia.
Un paio di ore dopo Beatrice si spostò a lavorare dietro il bancone insieme a Max poiché ogni volta che andava a prendere le ordinazioni c'era qualche ragazzina che, scelto appositamente quel locale, invece di leggere il menù e ordinare le chiedeva se stesse ancora con Harry. Non sapeva come avessero fatto a sapere che lei e Sofia avevano lasciato quella casa e soprattutto non voleva saperlo, ma quello che più la faceva riflettere era che, per quanto si fosse impegnata ad evitarlo, avrebbe continuato a sentire parlare di Harry all'infinito. Dentro o fuori casa niente avrebbe fatto la differenza, lei era destinata a tenersi quel macigno sul petto, il pesante e straziante ricordo di un ragazzo che probabilmente non avrebbe mai smesso di fluttuare fra i suoi pensieri.
- E se sabato ti portassi a cena fuori? - ancora una volta qualcuno la riportò alla realtà. Si trattava di Max che, shakerando un cocktail, la guardò speranzoso con i suoi grandi occhi azzurri e il suo sorriso smagliante. Ma la sua richiesta bastò solo a farle spuntare un debole accenno di sorriso.
- Non credo sia il caso, scusa - rispose concentrandosi poi su una piccola macchia sul bancone.
Max le bloccò la mano che sfregava frenetica il panno contro il marmo – Bea, io voglio solo distrarti un po'. Non ho altre intenzioni, ti giuro – disse riuscendo ad attirare la sua attenzione ed incontrando finalmente i suoi occhi color cioccolato – So che non ho speranze ma non posso più vederti in questo stato, hai bisogno di uscire e divertirti -.
Max aveva ragione e Beatrice lo sapeva perfettamente ma lei era sempre stata un tipo di ragazza che si butta giù facilmente, figuriamoci in quella situazione. Tuttavia sapeva di aver bisogno di tranquillità e stabilità in quel momento, a breve avrebbe affrontato uno dei passi più grandi della sua vita e doveva essere forte e in forma per non sprecare quell'occasione più unica che rara.
- Va ben.. -
Un paio di ragazzine urlarono come se fosse appena arrivata la fine del mondo interrompendola, così Beatrice si voltò a guardare cosa stesse accadendo e vide Harry fermo davanti alla porta del locale. Lo sguardo era serio e puntato su di lei, precisamente sulla sua mano sormontata da quella di Max.
Immediatamente la rossa ritirò la sua mano e tornò a strofinare il bancone come se nulla fosse. Il fatto era che non era pronta a parlarci, non era pronta neanche a guardarlo, ma avrebbe dovuto immaginarsi che sarebbe piombato lì. Rebekkah l'aveva avvertita, lei e gli altri colleghi l'avevano visto entrare nel locale e chiedere di lei ogni giorno, anche più volte al giorno.
Conosceva Harry e sapeva che non si sarebbe arreso facilmente, aveva intenzione di parlarle, di dare le sue spiegazione - anche se di spiegazioni per lei non ce n'erano - e difatti qualche istante dopo sentì la sua voce.
- Devo parlarti - disse in un sussurrò appoggiandosi al bancone con i gomiti. Ora solo quel pezzo di marmo spesso solo circa mezzo metro li divideva.
Beatrice lasciò andare la pezza consumata e senza alzare lo sguardo su di lui si passò la mani sul grembiule – No – disse solamente, poi si voltò e percorse il breve tratto che la separava da quella dispensa dove aveva nascosto Niall e Louis la prima volta che li aveva incontrati.
Vi entrò e lasciò andare la porta affinché si richiudesse da sola ma non accadde, Beatrice non sentì alcun rumore. Si bloccò senza voltarsi, poteva sentire già la sua presenza, il suo respiro. Un istante dopo udì i suoi passi lenti finché non si fermò a pochi centimetri da lei. Le afferrò il braccio e lentamente tentò di farla voltare verso di lui. Lei lo lasciò fare ma decise di tenere lo sguardo basso.
- Bea, guardami ti prego -.
Lei scosse la testa freneticamente – Non voglio né guardarti né ascoltarti. Vattene -
- Io devo spiegarti! Non puoi ignorarmi così! - .
La ragazza aveva ignorato un'infinità di sue chiamate e di messaggi, non gli aveva risposto neanche una volta, e ad un certo punto aveva addirittura spento il cellulare e l'aveva lanciato su una poltrona, dove era rimasto per ben due giorni.
- Dovevi pensarci prima – disse fredda come il ghiaccio e lo oltrepassò per uscire da quella enorme dispensa che a lei in quel momento sembrava troppo stretta e asfissiante.
Ma Harry non voleva mollare, voleva renderle le cose ancora più difficili.
L'afferrò per il polso bloccandola – Cristo santo ascoltami un attimo! Sei scappata di casa senza neanche avvisarmi! Senza lasciarmi dire una parola! - urlò. Sembrava arrabbiato e disperato eppure quella arrabbiata e disperata doveva essere solamente lei.
Beatrice strattonò immediatamente il braccio e si allontanò di qualche passo, questa volta non riuscì ad evitare i suoi occhi e fu come una pugnalata. - Vattene! - urlò con voce tremante, non era per niente convincente, sembrava solo troppo fragile e disperata, e soprattutto ferita.
- Torna a casa.. - sussurrò improvvisamente il ragazzo lasciando che la sua voce sembrasse spezzata e incontrollata. Il suo viso era triste e sofferente e Beatrice non sapeva se fosse così perché la rivoleva indietro veramente o solo perché si sentiva in colpa per come l'aveva trattata. O forse lo sapeva.
Una parte di lei voleva davvero correre fra le sue braccia, sapeva che sarebbe successo se l'avesse guardato; allora la ragazza serrò gli occhi e si coprì il volto con le mani.
- Harry vattene, ti prego – biascicò sul punto di scoppiare in lacrime, ancora.
- Bea.. -
- Hai sentito cosa ti ha detto? Vai via -
La ragazza si voltò di scattò e vide Max avanzare verso di lei imponente. Non era troppo alto, almeno non quanto Harry, ma era un po' più muscoloso di lui e certamente più allenato.
- Non sono affari tuoi -
- Devi andartene – ripeté Max con un tono che non accettava repliche mentre lei aveva messo da parte la sua angoscia di guardare Harry e li stava fissando entrambi. Erano tesi come se non aspettassero altro che saltarsi addosso e picchiarsi.
Beatrice fece un passo avanti perché aveva paura che se le dessero davvero di santa ragione ma Max la bloccò mettendogli una mano sul fianco destro.
Pessima mossa.
Harry seguì con lo sguardo la mano del ragazzo e poi lo fulminò con i suoi occhi verdi che parvero fiammeggiare – Non.Toccare.La.Mia.Ragazza – sibilò a denti stretti. Non era certo un segreto di stato il fatto che Harry non sopportasse Max e la cosa era sicuramente reciproca.
Non appena Beatrice avvertì Max irrigidirsi balzò in avanti frapponendosi fra i due – Ora basta – disse seria lanciando un'occhiata ad entrambi, poi si voltò ed uscì.
Harry non la seguì. Evidentemente aveva capito che non l'avrebbe ascoltato e che ormai non era più la sua ragazza.

Sofia quel giorno ci aveva provato, aveva davvero tentato di non pensare a Louis ma, quando aveva acceso la tv per godersi un pomeriggio di puro ozio, si era resa conto ben presto che i ragazzi erano ovunque. Tutti i canali trasmettevano interviste relative all’uscita del nuovo album e mostravano le loro immagini in giro per l’Europa a promuovere Take me home.
Così aveva spento la tv e, dopo aver recuperato la borsa, era uscita di casa. I passi e la metro l’avevano portata proprio al “Le Fleurs du Mal”, l’unico luogo in cui poteva trovare volti amici.
- Ecco qui, tesoro - annunciò Jimmy portandole una gigantesca tazza di cioccolata calda con panna e un piattino colmo di biscotti al cocco - Eva ha un po’ esagerato coi biscotti -
- Non fa niente, tanto li mangerò tutti lo stesso - mormorò la bionda accennando ad un sorriso.
Jimmy si sedette sulla poltrona di fronte a quella di Sofia e prese ad accarezzarle la mano con dolcezza - Piccola, ti devo dire una cosa - la sua espressione cupa non prometteva nulla di buono e la ragazza sentì lo stomaco stringersi in una morsa - Louis è stato qui -
- Quando? -
- Poco prima che arrivassi tu. È passato davanti la nostra vetrina, ha dato una veloce occhiata e poi, visto che non c’eri, è andato via -.
Sofia sospirò pesantemente mentre tra le mani stringeva la tazza azzurra che aveva davanti. Lo aveva mancato per pochissimo e non sapeva se considerarlo un beneficio o un danno.
Erano andate via da quella casa da quattro giorni e per la prima volta Sofia si era come liberata da un peso opprimente, si era sentita più leggera, ma ben presto quella leggerezza aveva dato posto a qualcosa di peggiore, a qualcosa di logorante. Lui le mancava, lo sapeva benissimo. Ma rivederlo avrebbe significato aprire una voragine. Cercava di non mostrarlo, tentava con ogni fibra del suo essere di mettere su una facciata di pura forza perché c’era chi in quel momento stava peggio di lei, c’era chi doveva ancora abituarsi a quella mancanza. Sofia, in quel momento, doveva essere forte per sé stessa ma soprattutto per Bea.
- Capisco. Allora meglio che io sia arrivata dopo - borbottò dopo, abbassando lo sguardo sulla panna soffice e invitante.
- Sof, non c’è bisogno che fingi con me -.
La ragazza alzò lo sguardo su Jimmy che le stava mostrando un tenero sorriso. Era inutile. Nonostante continuasse a provarci, nessuno pareva crederle.
- Potrai anche fingere con Bea per aiutarla a superare questo momento, e questo ti rende l’amica migliore di questo mondo, ma io vedo come stai. Ti vedo ogni giorno e ho imparato a conoscere ogni cosa di te. I tuoi occhi sono sempre stati così espressivi, è sempre stato facile leggere ciò che provavi. Dalla felicità alla rabbia, dall’emozione alla paura. Tutto. Ma adesso, Sof, io non ci vedo niente. Preferisco che tu riprenda ad arrabbiarti, a sfogarti, anche a piangere. Voglio che i tuoi bellissimi occhi comunichino qualcosa -.
Le parole di Jimmy la colpirono più di quanto avesse mai potuto credere. Forse lui aveva ragione, forse aveva davvero perso qualcosa nel momento in cui Louis aveva tradito la sua fiducia, quando aveva disintegrato quello che lei provava per lui. Non riusciva ancora a capire come un ragazzo fosse riuscito a farla stare male in quel modo. Eppure la risposta a quella domanda non doveva essere per niente difficile da capire.
- Mi sono stancata, Jimmy. Sono esausta. Vorrei relegare tutto in un piccolo angolino della mia mente e sommergerlo di nuove cose e se mi concentro su altro, riesco a farlo -
- Ti illudi di riuscirsi. Ma lui è sempre lì -
- Ma perché mi fa stare così? Non ho neanche avuto il tempo di godermela questa storia! - sbottò la ragazza, rilassando la schiena contro la poltrona - Non so neanche cosa voglia dire stare insieme a Louis -
- Sofia - Jimmy incrociò le mani sotto il mento e fissò i suoi occhi in quelli della ragazza - Sappiamo benissimo che non è la durata che conta, ma l’intensità e la passione di ogni momento che avete passato insieme, e sono certo che quei pochi giorni sono stati i più belli della tua vita -.
Sofia distolse lo sguardo, puntando i suoi occhi sulla vetrata al suo fianco, incassando tutte quelle parole. Sì, la risposta era semplice. Quei giorni lei li aveva vissuti al massimo, insieme a lui, assaporandone ogni attimo.
Solo dopo aver finito la sua cioccolata e tutti i biscotti - anche quelli extra - salutò Eva e Jimmy e tornò a casa di Rebekkah, con un macigno che le opprimeva il petto e con mille pensieri per la mente.
Quando aprì la porta trovò le due ragazze in salotto e, dall’espressione stravolta di Bea, Sofia capì che qualcosa non andava.
- Ehi che è successo? - domandò, togliendosi il giubbino di pelle.
- Harry è venuto all’Empire -.
La bionda spalancò gli occhi e dopo una breve e fugace occhiata a Reb, che scosse la testa, Sofia rivolse il suo sguardo preoccupato sulla sua amica.
- E…? -.
Bea così aveva cominciato a raccontare tutto e di come Max era intervenuto per dire al riccio di lasciare stare la ragazza.
- E si sono picchiati? -.
Sofia si era seduta comodamente sul divano e teneva tra le mani un’enorme vaschetta di gelato che aveva portato Bea. Ovviamente la bionda non aveva aspettato neanche la cena per affondare il cucchiaio e aveva ascoltato con attenzione tutte le parole della sua amica.
- No, per fortuna - Beatrice si abbandonò su una poltrona e piegò le ginocchia al petto per poi stringerle con le sue braccia - Però c’erano quasi -
- Io te l’avevo detto di non venire - intervenne Reb, alzandosi dal divano.
- Reb, non posso stare sempre chiusa a casa. Sarebbe successo prima o poi - commentò con tono avvilito Beatrice, lasciando cadere la testa sulle ginocchia piegate.
- Va bene, ok. Vado a preparare la cena. Voi non mangiate tutto il gelato, per favore -.
Sofia guardò Reb sparire verso la cucina e poi piantò i suoi occhi scuri sulla sua amica - Ma tu come stai? -.
- Come vuoi che stia? - mormorò Beatrice senza alzare il viso - Rivederlo mi ha fatto..male, sono distrutta. Vorrei poter far finta di niente e tornare da lui. Però... non posso. Ha tradito la mia fiducia, mi ha mentito spudoratamente ed è andato….da quella… - e poi si lasciò andare ad un lamento esasperato - Non ne voglio parlare. Passami del gelato -.
Sofia si alzò dal divano e le porse la vaschetta che Beatrice accettò di buon grado. Poi puntò i suoi occhi di cioccolato sulla sua bionda amica e le fece un mezzo sorriso che di allegro, però, non aveva nulla - Tu che hai fatto oggi? -
- Sono andata a trovare Jimmy ed Eva - spiegò affondando la testa sul cuscino - Louis è passato dalla caffetteria -
- Oddio e vi siete visti? -.
La bionda scosse la testa - No, io sono arrivata dopo. Me l’ha detto Jimmy -
- Capisco. E avresti voluto vederlo? -.
Ancora una volta Sofia si trovò a scuotere la testa - No - poi parve ripensarci - Non lo so -
- Senti, Sof - la voce di Rebekkah, tornata in salotto, fece voltare la bionda nella sua direzione - Perché non provi a parlargli? Perché non cercate di sistemarla? -
- Sei impazzita?! - sbottò la bionda - Ha già avuto la sua occasione e l’ha rovinata -
- Le persone possono sbagliare - affermò Rebekkah con convinzione - Tutti si meritano una seconda occasione. E questo vale anche per te, Bea. Parlagli la prossima volta -.
La ragazza sparì di nuovo in cucina e le chiamò un attimo dopo per informarle che la cena era pronta. Quando Sofia e Bea si alzarono, la bionda cinse le spalle della sua amica con un braccio - Mi sono dimenticata di dirti che ho chiamato l’agenzia per quel monolocale che ti ho mostrato prima -
- Ah, che ti hanno detto? -
- Che possiamo andarlo a vedere quando vogliamo -.
Le ragazze cenarono in un religioso silenzio se non per qualche tentativo di conversazione di Rebekkah non andato a buon fine. Beatrice aveva rigirato la forchetta nella sua insalata per tutto il tempo, l'aveva portata alla bocca si e no tre volte. Aveva pensato per tutta la durata della cena a quello che era accaduto qualche ora prima all'Empire, a Harry.. nella sua testa c'era sempre e solo lui.
Anche quando si erano spostate sul divano per vedere un film in dvd lei aveva continuato ad essere assente, a pensare a lui, e ad affondare ogni tanto il cucchiaio nel gelato al cioccolato che Sofia teneva fra le mani. Le mancava da morire, le mancava tutto di lui, ogni piccola cosa, anche ciò che credeva di non sopportare e la sua assenza le faceva sentire una strana sensazione allo stomaco. Si sentiva spossata, priva di energie, nemmeno la musica riusciva a risollevarla perché le faceva pensare continuamente ad Harry che era colui che, grazie alla sua tenacia, l'aveva fatta arrivare fin dov'era, con un contratto con una casa discografica.
Beatrice, guardando scorrere distrattamente le immagini de il “Silenzio degli innocenti”, film scelto appositamente da Rebekkah che aveva cercato di evitare in tutti i modi storie drammatiche e storie d'amore, si ritrovò a pensare che forse sarebbe stato meglio che quel giorno di un mese e mezzo prima, dopo il casino successo nel Kent, lei ed Harry non avessero mai chiarito; credeva di stare male a quei tempi, non riuscendo a capire le intenzioni di Harry, ma in realtà quello non era nemmeno paragonabile al dolore che stava provando in quel momento. Perché dopo averlo avuto, dopo aver passato tutto quel tempo con lui, dopo essersene perdutamente innamorata, dopo aver assaporato la vita insieme a lui, la ragazza ora aveva capito di non poterne più fare a meno. Non sarebbe più potuta tornare indietro, niente sarebbe più stato lo stesso. Era come guidare una macchina sportiva e poi ritrovarsi all'improvviso al volante di una vecchia auto a benzina senza servosterzo. Lei non si sarebbe mai abituata a guidare quella macchina, lei non si sarebbe mai abituata a stare senza di lui; lo avrebbe fatto lo stesso, certo, ma la sua mente in un modo o nell'altro sarebbe finita lì, ad Harry.
Dio, quanto avrebbe voluto perdonarlo in quel momento! Le parole di Rebekkah l'avevano per un attimo fatta vacillare come se inconsciamente non aspettasse altro che qualcuno le dicesse di farlo, di ascoltarlo, di accettare le sue scuse e di metterci una pietra sopra. Il suo cuore, seppur provato e infranto, le urlava di uscire da quella casa, prendere il primo taxi e andare da lui; il cervello invece, quello a cui lei, alla fine di quel breve conflitto interiore, diede retta, le suggerì di non tornare da colui che aveva distrutto con un solo gesto tutta la sua fiducia, di mantenere una dignità nei confronti di un ragazzino di diciotto anni che sembrava essersi preso gioco di lei.
- Questo film è un capolavoro - commentò Sofia lasciando la vaschetta di gelato ormai vuota sul tavolino accanto al divano.
- Già -
- Io lo adoro! - esclamò Rebekkah ma un istante dopo il suo cellulare prese a squillare rumorosamente così la ragazza lo afferrò e lesse il nome sul display - Scusate un attimo - mormorò correndo fuori dalla stanza.
- Niall? Che succede? Ci siamo sentiti un paio d'ore fa.. -
- Harry sta dando di matto -

Niall si rigirò il cellulare fra le mani, indeciso sul da farsi. Poteva ancora sentire le urla di Harry che si lamentava come un matto di Max, del fatto che volesse sicuramente portarsela a letto e che stava approfittando della sua fragilità per attuare i suoi scopi.
- Harry devi stare calmo! - sbottò Zayn piazzandosi davanti a lui con sguardo minaccioso. Harry sostenne il suo sguardo e poi diede una spinta alla sedia che si capovolse cadendo con un tonfo sul pavimento.
- Se solo prova a toccarla io.. - la voce gli morì in gola ma poi proseguì - ..io lo distruggo -
Niall entrò nella stanza e vide Louis e Liam avvicinarsi ad Harry e dargli delle pacche sulle spalle tentando di tranquillizzarlo. Pensò immediatamente a come avrebbe reagito alla notizia che stava per dargli e deglutì rumorosamente immaginandoselo lanciare per aria ogni cosa in quella stanza, fortunatamente a breve Paul sarebbe passato a prenderli e una volta in aeroporto e poi in America, lontano da Londra e lontano da Beatrice, forse si sarebbe calmato un poco..o forse no.
- Ho appena parlato con Rebekkah - esordì dopo essersi schiarito la voce mostrando appena il cellulare. Immediatamente i volti di Louis e di Harry scattarono nella sua direzione, gli occhi attenti e trepidanti sperando di ricevere buone notizie o di riceverne e basta.
- Che ti ha detto? - chiese Liam con calma, notando quanto lui fosse nervoso. Con un gesto della testa lo incitò a parlare e lui decise di avanzare in direzione dei due diretti interessati che non facevano che seguire ogni suo movimento con i loro sguardi.
- Ha detto che devi lasciare stare Bea, almeno per un po'.. ha detto che non devi starle così addosso – mormorò in direzione del riccio avvertendo immediatamente il suo disappunto che si manifestò con una scrollata della sua testa che fece muovere i suoi ricci.
Liam annuì al suo fianco - E' meglio così.. - gli sussurrò mentre Zayn sbuffò rumorosamente e si lasciò cadere sul comodo divano bianco borbottando un “Te l'avevo detto”.
Il riccio non fece in tempo a rispondere perché lui decise di proseguire, voleva togliersi presto quel peso, e questa volta puntò i suoi occhi azzurri anche su quelli di Louis che fino a quel momento era stato in silenzio ad osservarlo.
- C'è un'altra cosa.. - disse e respirò a fondo - Reb mi ha detto che le ragazze stanno cercando una nuova sistemazione -
Il silenzio calò nella stanza per qualche istante e Niall vide Louis abbassare lo sguardo e raccogliere nervosamente le ultime cose da mettere in valigia, in un completo silenzio.
Poté invece sentire quasi il respiro di Harry farsi più pesante. Vide le sue mani chiudersi in un pugno mentre il suo volto era chino, coperto dai ricci che gli ricadevano sulla fronte nascondendo la sua espressione furiosa e sofferente.
Harry non capiva perché Beatrice si fosse ostinata così tanto a volerlo chiudere fuori della sua vita senza lasciarlo parlare, senza lasciargli modo di spiegarle cosa fosse davvero successo, cosa provasse, senza lasciare che potesse scusarsi per poterla poi stringere ancora fra le sue braccia.
La conosceva bene, sapeva quanto fosse testarda e orgogliosa ma non pensava fino a quel punto, non pensava che potesse buttare all'aria tutto per un bacio di cui a lui non importava minimamente e per una bugia detta in un momento di fragilità e confusione. E non poteva lasciare che questo accadesse, non l'avrebbe mai lasciata andare a costo di pregarla in ginocchio di tornare da lui.
Scattò verso la porta deciso ad andare a casa di Rebekkah, deciso a riprendersela ma la sua corsa finì solo un paio di secondi dopo quando Zayn gli sbarrò la strada.
- Zayn, fammi passare -
- No - il moro incrociò le braccia al petto e puntò i suoi occhi scuri e intensi in quelli di Harry che quasi gli supplicavano di lasciarlo andare.
- Per favore, devo spiegarle.. -
- Che cazzo vuoi spiegarle? - Zayn gli puntò un dito contro, sembrava furioso e quasi spaventò Niall che piano piano si avvicinò ai due - La cazzata l'hai fatta, Harry. Lasciala stare! Se vorrà perdonarti lo farà! -
Harry aveva gli occhi spalancati e le mani che gli formicolavano per la rabbia crescente - Non t'immischiare, Zayn! - gli diede una leggera spinta per poter passare ma Zayn non accennò a liberargli strada.
- Ma che cazzo vuoi? -
- Voglio che la smetti di fare il coglione e che ti assumi le tue responsabilità! - urlò il moro di rimando - Hai ferito una persona a cui tengo e stai anche snobbando i nostri doveri da band! -
A quel punto Niall, che condivideva ciò che aveva appena detto Zayn ma che aveva messo da parte la rabbia provata inizialmente per il riccio perché sapeva che era l'unica persona che poteva far tornare il sorriso a Beatrice, spinse delicatamente Harry di lato mente Liam fece lo stesso con Zayn che era furioso come non mai.
Louis da un angolino della stanza aveva osservato la scena come uno spettatore rassegnato alla sua condizione ma ancora speranzoso per quella di Harry, così si avvicinò all'amico e gli sussurrò parole di conforto.
Tutti sospirarono di sollievo quando il clacson di una macchina risuonò appena fuori dalla loro abitazione, Paul era arrivato.
Dopo un estenuante volo intercontinentale i ragazzi si trovarono nel loro albergo superlussuoso e ne avevano approfittato per fare una doccia prima di recarsi al ristorante per cenare tutti insieme. Louis, ormai pronto, era seduto sul letto e fissava da qualche minuto il suo cellulare, indeciso se digitare o meno il numero di Sofia. Da quando Niall aveva detto che le ragazze stavano cercando casa, non aveva capito più niente, ne era rimasto totalmente confuso, nonostante ormai avesse dovuto immaginare che prima o poi sarebbe successo, che Sofia avrebbe voltato pagina. Per tutta la durata del viaggio non aveva fatto altro che pensare ad un modo per convincerla a tornare e l’unica cosa che avrebbe potuto fare era dirle di Eleanor, dirle che l’aveva lasciata, che aveva capito di aver sbagliato tutto.
Teneva tra le mani il suo iPhone in attesa di risposte ai suoi dubbi, in cerca di un consiglio, di un segno che non sarebbe arrivato. Adesso toccava a lui prendere in mano le redini del gioco, prendere in mano la situazione e sistemarla una volta per tutte, perché sentiva fin troppo la mancanza di quella ragazza, di quella ventata di serenità. Gli mancava tutto, tutte quelle piccole cose che facevano di lei la giovane donna di cui si era perdutamente innamorato, come il modo in cui portava i capelli dietro l’orecchio, o come si mordeva l’interno della guancia quando qualcosa la innervosiva, e il modo in cui parlava durante il sonno. Quel pensiero gli strappò un sorriso e, senza neanche pensarci oltre, premette il dito sull’avvio di chiamata. Il telefono squillò per tre volte e al quarto squillo Sofia rispose, fatto che lo lasciò del tutto spiazzato. Aveva subito immaginato che la ragazza avrebbe ignorato la chiamata, invece, sentì la sua voce bassa e impastata dal sonno e si maledisse mentalmente per non aver pensato che a Londra fosse notte fonda.
- Pronto? -.
Lui boccheggiò in cerca di qualcosa da dirle, ma per un attimo, forse per la prima volta nella sua vita, non sapeva trovare le parole giuste per iniziare il suo discorso.
- Ma chi è? - ancora la voce roca e impaziente di Sofia gli fece perdere un battito. Molto probabilmente la ragazza aveva risposto alla chiamata senza neanche leggere il suo nome sul display.
- Sof, sono io… - alla fine quella sorta di mutismo lasciò il posto alle sue parole, dette con un filo di voce.
Dall’altro capo del telefono seguirono brevi istanti di silenzio e Louis temette che Sofia avrebbe chiuso la chiamata in un secondo, invece, ancora una volta sorpreso, la sentì parlare, questa volta con tono più allarmato - Lou, sono le tre di notte, è successo qual…. -
- Scusami - la interruppe subito il ragazzo e non si scusava per averla svegliata nel cuore della notte, ma per aver combinato tutto quel casino, per averle spezzato il cuore. Sperò che Sofia capisse il senso di quella parola - So che è notte fonda lì, ma io sono in America e..volevo sentirti -
- Lou… -
- Aspetta, prima che tu dica qualcosa, volevo solo farti sapere che ho lasciato Eleanor - mormorò - L’ho lasciata il giorno della festa di Rebekkah. Quella sera ho cercato di dirtelo ma tu non hai voluto ascoltarmi e te lo sto dicendo adesso. Volevo solo che lo sapessi, Sof -
- È…è troppo tardi ormai. E poi non è il momento per parlarne e … io stavo dormendo… - biascicò Sofia, che sembrava essere in confusione più totale. Il tono duro che gli aveva riservato negli ultimi tempi sembrava essere sparito.
- No, non è troppo tardi - la interruppe ancora una volta piegando le labbra in un leggero sorriso.
- Forse non lo è per te… - sussurrò la ragazza dopo un lungo sospiro - Ma lo è per me… non..chiamarmi più -
- Buonanotte - mormorò il ragazzo e subito dopo Sofia chiuse la chiamata.
Louis fissò il display del telefono e, nonostante Sofia avesse riattaccato, senza permettergli di dire altro, lui era convinto che tutto sarebbe andato per il meglio. D’altronde la speranza era l’ultima a morire.











Oddio scusate tanto l'immenso ritardo! Siamo mortificate D:
Siamo state un pò impegnate e poi non ci eravamo neanche rese conto che fosse passato tutto questo tempo! Bè comunque buonasera a tutti - o buonanotte -! Questo capitolo è un pò triste, anzi tanto.. ma purtroppo la situazione è quella che è D:
Bea è distrutta e lo stesso vale per Harry che non riesce a rassegnarsi, che vuole a tutti i costi riprendersi la sua ragazza ma non è così facile. Harry le ha dato una bella batosta e chissà se Beatrice riuscirà a perdonarlo.. per di più Max si è messo in mezzo e ha fatto infuriare il ricciolino più che mai! Ma non è l'unico.. anche Zayn è arrabbiato! Vedere Beatrice in quello stato, lo stesso Harry.. bè non ce l'ha fatta ed è sbottato con grande stile! Go, Malik, go! (Valeria: Datemi una M, datemi una A, datemi una L...va bene la smetto)
E poi c'è Sofia che nonostante stia soffrendo pensa prima di tutto alla sua amica alla quale è stato appena spezzato il cuore.. non è tenerissima la nostra Sof? Louis non è certo messo meglio, è quasi rassegnato all'idea di aver perso Sofia, soprattutto quando viene a sapere che le ragazze hanno intenzione di trovare un nuovo appartamento.. ma alla fine si fa coraggio e telefona alla ragazza e finalmente *rullo di tamburi* le dice che ha lasciato El! Allelujaaaa!
Un pensiero và alla povera Rebekkah che non sa più che pesci prendere con quelle ragazze e anche a Niall, Zayn e Liam che devono sopportare quegli altri due (più che altro Harry che dà di matto) ahahah
Promettiamo di fare più presto la prossima volta! Anche perchè mancano circa due capitoli alla fine della storia, più l'epilogo. Santo cielo, al sol pensiero ci sentiamo male ç_________ç
Vi ringraziamo tanto per il vostro sostegno (ce ne servirà tanto in questi ultimi capitoli ç___ç siamo depresse!) e speriamo di ricevere come sempre le vostre magnifiche recensioni! Grazie girls!
Bè comunque speriamo vi sia piaciuto! A presto :*

Fra e Vale


PS. Rinnoviamo ancora una volta il nostro invito a dare un'occhiata alla nostra nuova storia "Lights will guide you home", ci farebbe molto piacere! ;D

  
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