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Autore: Gigi Ghiro    22/02/2013    1 recensioni
sono al limite della sopportazione, e so che se mi lascio andare non posso più tornare indietro. ma SO che lui esiste! non è solo dentro la mia testa...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2, IL PRIMO INCONTRO

Sono immersa nell'oscurità più fitta, non vedo niente, nemmeno le mie mani davanti agli occhi. Ho paura, so che devo scappare, ma da cosa?

“Dal buio, scappa dal buio”. Will! È stato lui a parlare ne sono sicura, ma dov'è? Non lo vedo. E perché devo scappare dal buio? È tutto intorno a me, è viscido e che mi ricopre. Cerca di sopprimermi.

 

Mi risveglio urlando, in un bagno di sudore. Sono ancora in ospedale, è giorno. La stanza è vuota, forse oggi i miei genitori non sono venuti a trovarmi...o forse è talmente tardi che sono anche già andati via. Mentre rifletto su ciò arriva la stessa infermiera di questa notte. Guardandola bene, è di bell'aspetto, ha la pelle ambrata, dei folti capelli scuri tenuti legati in una coda di cavallo. Due occhioni blu molto dolci.

“Cosa succede? Perché hai urlato?” Sembra davvero preoccupata.

“Niente...ho fatto solo un brutto sogno. Non sono entrata in coma ancora vero?”

“No tranquilla. Questa volta hai solo dormito. Tra poco dovrebbe arrivale la colazione. Ti lascio mangiare in pace, a dopo.” Sembra essersi rilassata parecchio, e devo ammettere che sembra pure simpatica. Esce dalla stanza chiudendo la porta dietro di se. Nel più bello in cui cerco di ripensare al sogno appena fatto qualcuno bussa alla porta.

“Si? Avanti.” È arrivata la colazione. Che bello! Sembra una vita che non mangio. Mi hanno portato una tazza di latte ormai freddo, un panino e della marmellata e del burro. Non la si definirebbe di certo la mia colazione ideale, ma è sempre meglio di niente. Non appena la signora esce mi fiondo sul cibo in modo poco signorile, ma in fondo sono da sola, a chi potrebbe mai interessare il modo in cui mangio?

Dopo la colazione mi attendeva un'agenda piena di cose da fare, dato l'infinità di visite che mi dovevano ancora fare. Il resto del giorno infatti è passato così, tra visite, pasti e tv. E nessuna visita di persone che non fossero dottori. Quindi no da parte dei miei genitori ne da parte di Will. Nessuno.

 

Il giorno la solita routine e la notte un susseguirsi di incubi, dall'essere risucchiata dal buio, all'essere bruciata dalla luce. Ogni notte un sogno uguale agli altri, ma sempre in contesti nuovi. La solita paura, Will che mi dice di scappare, le solite domande senza risposta. Non c'è niente che cambia.

In compenso ho fatto amicizia con tutte le persone del mio reparto, sia pazienti sia infermiere.

 

Dopo quasi una settimana senza ricadute, ed aver accurato che il mio cervello non ha danni mi rispediscono a casa.

È venuto a prendermi mio zio. Matteo. È una vita che non lo vedo! È un ragazzone alto con le spalle larghe e un fisico robusto. Una cascata di capelli castani, la barba sempre da fare un po' da barbone.

“Ziooooo! Che bello vederti! Mi porti te a casa? Come mai? La mamma e il papà dove sono?”.

Ho sempre voluto tanto bene a mio zio, anche se non sempre è presente. Certe volte c'è, altre no. Va a periodi. E da poco ho scoperto che mi venera praticamente, sia per i tanti libri che leggo, sia per la mia bravura nel nuoto, cosa che lui non riesce a eguagliare, per il semplice fatto che non si impegna e che fuma! È una delle poche cose che non sopporto di lui.

“Ciao bambina! Come stai? I tuoi sono al lavoro. Hanno mandato me a fare da tassista”. Mi viene in contro e mi abbraccia forte, facendomi vorticare in aria, come solo lui sa fare.

“Io sto bene! Ho fatto parecchi giorni di pacchia assoluta!” So che questo lo avrebbe fatto infuriare dato che è ciò che lui non può fare da quando ha iniziato a lavorare facendo traslochi. In più ora che aveva iniziato ad andare in piscina aveva pochissimo tempo per starsene tranquillo o solo venirmi a trovare e cazzeggiare insieme.

“Bastardissima!” Dicendo questo si avvicina e inizia a farmi il solletico, come faceva sempre ogni volta che voleva vendicarsi di qualcosa, dato che ho una bassa sopportazione del solletico!

“Aaaah! No basta! ti..ti prego smettila! Mi arrendoooo!”. E dopo le paroline magiche “mi arrendo” mi lascia andare. È sempre stato un nostro gioco... torturarsi o lottare finché uno dei due non si arrende...ovviamente ho sempre perso dato che lui è più grande e più forte.

“Bene bene brava bambina”. Era sempre soddisfatto dopo avermi sconfitto “dai che andiamo a casa. Tra poco mi aspettano al lavoro”. Perfetto, quindi oggi al mio ritorno sarei stata da sola. Ma quanto sono felice!

Oppure...potrei chiamare Will, e chiedergli perché non si è fatto sentire per tutto questo tempo. Mi è mancato terribilmente, non ho smesso un attimo di pensare a lui, ma il suo numero è sparito dal telefono, e i miei non hanno avuto il tempo di venire a trovarmi, quindi non ho avuto l'opportunità di chiedere loro spiegazioni.

Stavo per prendere le valigie ma Matteo mi ha preceduto e prendendo tutto si è diretto all'uscita. Ha firmato tutte le carte per la dimissione e ci siamo avviati verso la sua macchina nel parcheggio dell'ospedale.

Facciamo tutto il viaggio in silenzio, lui perso nei suoi pensieri e io nei miei. Non riesco a togliermi dalla testa Will...il suo dolce ricordo, e la prima volta che ci siamo visti...

E' stato cinque anni fa...lo ricordo come fosse ieri...

 

Ero al bar con delle amiche, sedute al nostro tavolo preferito, un po' in disparte, ma comunque visibile dal balcone. Ma la cameriera non si decide a venire a prendere le ordinazioni. Anzi rimane li a “parlare” con un ragazzo, o per meglio dire a civettare con lui dato che lei non gli stacca gli occhi di dosso e fa di tutto pur di farsi guardare. Il tipo invece non è minimamente interessato a lei, anzi alle chiacchiere di questa risponde con piccoli cenni e mezzi sorrisi, e ogni occasione è buona per riprendere a leggere il suo libro.

Dopo esserci spazientite per bene mi sono decisa ad alzarmi per andare da quella e farmi sentire per bene! Mi stava già antipatica solo per quel suo modo di fare l'altezzosa, da gatta morta!

“Scusi! Vorrei ordinare, siamo del tavolo 8”. ma questa manco si gira a guardarmi! Anzi si mette a parlare ancora più forte col tipo! Ma che modi sono? Bel modo di trattare la clientela! Non avevo fatto caso al ragazzo, che aveva finalmente chiuso il libro e messo da una parte, e mi guardava con un mezzo sorriso e una strana luce negli occhi. “Non hai sentito la ragazza? È qui che aspetta da molto più tempo di me”. Wow! Ero esterrefatta! Il ragazzo si era accorto di noi! E poi che bella voce, e le labbra...così sensuali, con un sorriso accattivante stampato sopra, mentre parla si muovono in un modo incantevole...mi viene voglia di baciarle... aspetta! Che razza di pensieri sono? Non posso anche solo pensare a una cosa simile! È inconcepibile! Comunque finalmente la ragazza si scolla da lui.

“An si? Non ti avevo vista” Oddio che odiosa! Mi guarda a malapena e dopo aver deciso che non posso essere una rivale per il suo “bello” riprende a guardare lui, “cosa ti porto?” quanta voglia di urlargli “guarda che io sono qui!”. Non sopporto le persone così. “Una coca, due thè al limone e uno alla pesca, grazie! Tavolo 8.” Mi giro e vado per tornare dalle altre che non si erano perse nemmeno un secondo dell'accaduto.. soprattutto tenendo gli occhi incollati al ragazzo...quando sento un voce “Metta tutto sul mio conto. È stata colpa mia se hanno dovuto attendere tanto”. Doppio wow! Il tipo ci stava offrendo da bere! A tutte noi. Per essere gentile avrei dovuto sorridergli e dire Grazie...ma non riesco...sono talmente furiosa che l'unica cosa che mi riesce è girarmi e dirgli “Si è vero”.

Torno a sedere e non riesco a togliermi la brutta sensazione di aver due sguardi che mi perforano la schiena. Quello della barista e quello del ragazzo. Al tavolo poi non potevano mancare i ridolini da parte delle mie amiche, che non appena mi siedo iniziano a parlare tutte insieme.

“Oh mio dio! Ma hai visto che figo?”

“Ci ha offerto da bere!”

“Guarda la barista! Ele penso ti voglia uccidere!”

“Tu gli piaci! Non ti toglie gli occhi di dosso!”

“La nostra Ele ha fatto colpoooo!” che vergogna! Ma non si accorgono che LUI è ancora qui? Che è dietro di me e ci sta ancora fissando? Ok era deciso, avevo delle oche al posto di amiche! Dopo che la tipa ci ha portato tutto il ragazzo si alza ed esce, prima però si gira a guardarmi (ovviamente riferito dalle amiche dato che io davo le spalle a porta). Così noi possiamo riprendere a parlare e scherzare come tutti i pomeriggi. Verso le cinque e mezza mi avvio da sola verso casa, allungando la strada per stare più tempo all'aria aperta. Mi piace camminare, e perdermi nei pensieri, lasciarmi portare dai piedi, senza far caso alla strada. Ogni volta sembra passare tantissimo tempo, ma in realtà sono passati solo pochi minuti. È il bello del perdersi nella propria fantasia. Una volta arrivata a casa mi prendo da bere e un libro, e mi avvio nel giardino così da sedermi tranquilla nel gazebo per leggere in pace. Sento delle voci.

“..come vi sembra il quartiere?” E' la voce di mio papà.. è inconfondibile.

“Si è carino, anche se non posso dire ancora molto, siamo arrivati solo questa mattina, ma sembra tutto molto accogliente”. Questa voce invece non la conosco, posso solo dire che è la voce di un signore. Quando arrivo fuori i miei genitori sono con degli ospiti a cui stanno facendo il terzo grado. C'è un signore, dall'aria amichevole, con folti capelli castani, due occhi scurissimi, la pelle chiara, e la corporatura robusta. Sta tenendo per una mano una graziosa signora, dall'aspetto minuto, con una chioma di capelli biondi splendenti, due labbra a cuore e due occhioni azzurri...tutto l'opposto del marito. Un po' in disparte c'è un ragazzo intento a leggere un libro. Al mio arrivo alza lo sguardo che immediatamente si illumina di una luce famigliare. Ha gli stessi occhi della madre, ma molto più scuri, tendente al nero, due labbra perfette da baciare, e i capelli lunghi scuri. Cazzo! È il ragazzo del bar! Me ne accorgo con un secondo di ritardo e gli lascio cadere addosso tutto il contenuto del mio bicchiere, facendogli una simpatica doccia. Per fortuna nel frigo avevo trovato solo l'acqua... il ragazzo si alza di colpo spostando il libro appena in tempo per salvarlo dalla strage. Si guarda un attimo e poi alza lo sguardo su di me, ma non sembra arrabbiato...anzi divertito, come al bar.

“Oh! Elena! Insomma stai più attenta! Sono appena arrivati e già cerchi di mandarli via” Ma caro il mio papino, sempre con il suo bellissimo umorismo, anche se almeno ha fatto ridere i genitori del tipo.

“Sei fortunata ad avere il libro in mano...altrimenti...mi potrei vendicare”. Ha una voce così bella, e senza volerlo mi ritrovo a ridere insieme a tutti gli altri.

“Dai piccola, non fare la maleducata e accompagna William ad asciugarsi.” per fortuna nessuno sembra arrabbiato con me...in fondo è una bella giornata di sole, e c'è pure caldo...gli ho fatto un piacere rinfrescandolo un po'. Ci dirigiamo in casa, verso il bagno.

“Non ci siamo ancora presentati, io sono William, il nuovo vicino”

“Piacere...sono Elena...scusami per prima...e per oggi pomeriggio al bar”

“Hahahaha! Giusto il bar! Penso proprio che quella Susi ti voglia uccidere, comunque tranquilla, è tutto acqua passata”

“Si me l'hanno detto anche le mie amiche... grazie! Grazie infinite!... dai vieni ti devi asciugare”

 

Da quel momento siamo diventati inseparabili! Abbiamo la stessa età, e siamo finiti nella stessa classe a fare cazzate...e per colpa del suo fascino ho rischiato più di una volta di farmele dare di santa ragione da varie ragazze, prima di tutte Susi, la barista, che poco dopo l'arrivo di Will siamo tornati in quel bar entrando a braccetto, e quando ci ha visti così ha lasciato cadere il bicchiere che aveva in mano. Mi ha guardata come se volesse schiacciarmi con lo sguardo, ma.. non mi importava, io avevo vinto! Ero io l'amica di quel bellissimo ragazzo, che ti spiazza con un sorriso, sempre pronto a spettinarmi i capelli come si diverte a fare che in qualsiasi momento. Era anche sempre pronto a difendermi, pure quando non centrava niente. E quando gli chiedevo spiegazioni diceva semplicemente “Nessuno può toccare la mia amica! Il mio piccolo angelo custode” anche se dell'angelo non avevo niente, era lui quello. Non tanto nell'aspetto, ma nel suo bellissimo carattere. Anche se tra di noi non è sempre stato fiori e rose... Anzi! Le nostre litigate coinvolgevano pure i nostri genitori che cercavano di fare da tramite per farci ragionare, per farci fare pace. Anche loro andavano molto d'accordo, e sembrava ci fosse, sotto sotto, la speranza che io e lui ci innamorassimo uno dell'altra! So che la cosa avrebbe fatto piacer sia ai miei quanto ai suoi, che mi adoravano. Più di una volta poi mi ospitavano se i miei genitori dovevano andare via, e peggio ancora se litigavo con loro, anche questo accadeva molto spesso. Che pianta grane che sono!

  
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