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Autore: PJ_    22/02/2013    2 recensioni
Ulster è nata a Belfast, ha occhi di ghiaccio ed un cuore di terra*.
Questa storia parla di lei, di come riesca a convivere con i Guns, accudendoli ed amandoli.
Tutto riesce fino al momento in cui si troverà davanti ad una scelta: l'amore o il 'dovere', dove il dovere è quello di una groupie.
Potrà aiutare il suo chitarrista ad uscire dalle dipendenze o rimarrà ligia al dogma "sesso, droga e rock n roll"?
*In un giorno di pioggia - MCR
Genere: Drammatico, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ulster era seduta a gambe incrociate sul divano, una lunga maglietta dei Sex Pistols e un paio di culottes di pizzo nero. Portava i lunghissimi capelli neri raccolti in uno chignon improvvisato, una matita in precario equilibrio fra le ciocche. Le mani pallide stringevano Factotum, pescando ad intervalli regolari dei popcorn da una ciotola.
La notte era calata attorno a lei, era molto tardi, perfino per i suoi standard.
Il modesto salotto era ben illuminato, una coperta in pile era ripiegata con cura ai suoi piedi, l’orologio da parete ticchettava, rimbombando nel silenzio.
La giovane gettò uno sguardo alle lancette, sbuffando.
Sfilò il lapis dai capelli corvini e sbadigliò, assonnata. Si alzò dal comodo sofà, imprecando quando toccò il pavimento gelato con i piedi nudi.
Un piccolo brivido corse lungo la sua schiena quando udì il rombo dell’auto dei ragazzi arrivare dal fondo della strada. Il loro vocio invase l’ingresso della piccola casa, la porta si chiuse con un tonfo.
“Ciao Ul!” la salutò sorridendo Izzy, posando le sue dita marmate sulla sua spalla scoperta.
La maglietta le era calata di lato, rendendola particolarmente provocante agli occhi delle cinque bestie fameliche che la osservavano. La ragazza alzò un sopracciglio interrogativa, “Scordatevi uno stupro di gruppo, ragazzi” sogghignò dirigendosi in cucina.
Afferrò un cartone di latto riempiendo un pentolino e scaldando la bevanda.
Si sedette sul piano della cucina, roteando una caviglia in modo passivo.
“Com’è andata stasera? Rimorchiato qualcosa?” urlò per farsi sentire nelle camere dei musicisti.
Una massa selvaggia di ricci fece capolino pochi secondi dopo, “Macché. Nulla di nulla.”
“Axl le spaventa?” ribatté ridendo la giovane, osservando il latte fare le bolle.
“Fottiti. No, davvero, sei proprio simpatica stasera!” il cantante fece frusciare la cascata di capelli rossi sparsi sulle sue spalle, fingendo uno sguardo adirato.
La giovane fece una boccaccia alle sue spalle, spegnendo il fornello.
Scese dal piano di marmo, versando il latte in una tazza, assieme ad un tocco di cioccolato fondente.
Improvvisamente, Axl tirò a sé Ulster, posando le mani sulla schiena di lei.
Poggiò il viso sui capelli scuri della ragazza, inspirando forte il suo profumo di pioggia.
“Profumi, baby” asserì, stringendola fra le sue braccia.
“Sono irlandese, che ti aspettavi?” esclamò scostandosi, afferrò un cucchiaio, la tazza e si sistemò accanto ad Izzy, sul divano.
 
Ulster era nata a Belfast ed in un attentato aveva perso i genitori.
Era rimasta in Irlanda finché aveva potuto, amava la sua terra sopra ogni altra cosa.
Dopo il compimento dei 17 anni era scappata a Los Angeles, dove un amico d’infanzia la aveva ospitata per un paio di mesi. Quando aveva incontrato Slash si era trasferita a casa con lui, ignara delle altre quattro creaturine alle quali avrebbe dovuto provvedere.
Quando le chiedevano: “Che lavoro fai?” e lei diceva semplicemente ‘ Sto coi Guns ’, la gente diceva, infastidita, “Sei una groupie quindi.”
Odiava i loro pregiudizi del cazzo. Odiava il loro sguardo compassionevole mentre la vedevano salire in moto con Axl, stretta alla sua schiena sussurrargli cose proibite.
Si divertiva ad immaginare ciò che gli altri potessero pensare quando, in quello stesso orecchio, bisbigliava: “Pizza o cinese, stasera?”
Lei non scopava con i Guns, non solo almeno.
Badava loro. Come una madre, una sorella ed una fidanzata. Puliva i loro porcai di eroina e crema alle nocciole, riassettava le loro camere, scriveva con un pennarello nero i loro concerti sul calendario, i loro appuntamenti e i conti della lavanderia.
Cucinava ai cinque ragazzi colazione, pranzo e cena ogni giorno.
Sedeva ore intere sul divano rattoppato stringendo Axl a sé, in quei momenti bui che lo colpivano in pieno petto di tanto in tanto, leggeva i suoi occhi pesti e stanchi e baciava con dolcezza la sua fronte calda.
Appena alzata prenotava la loro sala prove, apriva le finestre e guardava Los Angeles, così diversa dalle distese verdi di casa sua.
Quando suo fratello, Gerry, la chiamava nel cuore della notte chiedendole: “Perché lo fai, Ul?”
Lei sorrideva, e semplicemente rispondeva: “Perché con loro sto bene.”



Aaaaaaah! Buonsalve girls! Eccomi di nuovo qui, vi lascio alla fict. Se vi è piaciuta, se vi ha fatto schifo, se l'avete letta, fatemi sapere! Ciao! PJ_
  
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