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Autore: I am in love with a train    22/02/2013    2 recensioni
Allora... queste saranno quattro one-shot che parleranno della misteriosa (ma neanche tanto) trasformazione di Billie in un micino (non in senso letterale, ma solo per quanto riguarda il carattere u.u) :3 è ambientata nel 2002 e... beh, se avete voglia entrate a dare un'occhiata e fateci sapere cosa ve ne pare :3
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1- UNA DRASTICA SOLUZIONE


Vengo svegliato da una strana sensazione di peso sul petto e da un refolo d’aria lieve e veloce che mi solletica il naso.
Apro gli occhi e scopro due grossi fari verdi che mi scrutano curiosi e ansiosi di ricevere un complimento o un segno di approvazione.
-Ciao Billie Joe, cosa c’è?- in risposta ricevo un acuto miagolio, che costringe il micio a socchiudere gli occhi per lo sforzo.
Un’umida leccata mi colpisce in piena faccia e un nuovo verso di richiamo mi fa capire che è ora che mi alzi.
-Hai fame?- Billie mi segue fuori dalla stanza, poggia le mani sulle mie spalle e si da lo slancio per strusciarsi contro il mio collo, come ringraziamento: accompagno il suo gesto strofinandomi a mia volta sul suo viso, guancia contro guancia.
Arrivati in cucina mi avvio verso i fornelli: riempio una tazza con latte e cereali e inizio a preparare il caffè. Una domanda mi esce spontanea: -Quand’è che la smetterai di comportarti così?- sacrilegio.
Un’occhiataccia di disprezzo mi arriva diretta dai suoi occhi smeraldini e agghiaccianti; si avvicina a me sedendosi sul bancone, stando ben attento a non smettere mai di fissarmi.
-Mai- oh, è un passo avanti. Una parola dopo una settimana di soli miagolii e fusa e soffi: questo è il motivo per il quale Adrienne me l’ha rifilato, era stufa di sentirlo litigare con i loro gatti e vederlo distruggere la tappezzeria a morsi. Dice che si comporta così da quando Rocky gli ha abbaiato a dietro e ha tentato di morderlo, dice che è rimasto traumatizzato il “suo povero Billie”, mah…
Mi complimento con lui che, nonostante mi abbia risposto male, ha finalmente aperto bocca, e non per uno dei suoi soliti gnaulii d’appello. Lo gratto dietro le orecchie e mi chino per aprire lo sportello sotto il lavello: Billie mi fissa con occhi trepidanti d’attesa, sa già cosa sto cercando.
Avvicino la mano alle sua bocca socchiusa e gli poggio sulla lingua un crocchino: forse dovrei dargli un semplice biscotto, ma infondo infondo mi piace vederlo comportarsi così.
In segno di riconoscenza si sporge verso di me e si struscia nuovamente contro il mio viso: sento i suoi capelli che mi solleticano il collo e le palpebre serrate, provocandomi un leggero fastidio, che però non impedisce di far nascere un tenero sorriso dalle mie labbra.
Prendo ad accarezzare la sua felpa e con due dita attorciglio qualche ciocca scura che gli ricadeva sugli occhi impedendogli la vista, e lui, contento del contatto fisico inizia a fare le fusa (che non ho ancora capito in che modo produca) ; si sdraia su un fianco sul bancone sul quale era seduto e io, preso dal momento, lo gratto sul petto e sul ventre con entrambe le mani, con immenso piacere del mio amico.
Riacquisto la lucidità e scaccio il gatto (amo chiamarlo così) che mi sta sporcando tutto il mobilio con le sue scarpe piene di terra.
-Non si sale sui mobili con le scarpe, Billie!- lo sgrido tentando di assumere un atteggiamento autoritario, che puntualmente scompare di fronte allo sguardo assassino del mio amico.
-Fottiti- testardo il nano.
Deciso, gli vado incontro e lo prendo per il colletto della maglietta, spingendolo fuori dalla stanza: -E niente colazione per te!- bravo Mike, sii serio e intransigente.
Sbuffando se ne va, forse arrendendosi al mio volere, osservandomi ancora di sottecchi e facendomi la linguaccia. Ora posso godermi la colazione in santa pace.
Mi avvio verso il tavolo posto al centro della cucina, della mia enorme cucina, con in mano la mia tanto amata tazza di caffè bollente; sorseggio quel liquido amarognolo e assaporo il suo inebriante aroma che, al contrario di molte persone, rilassa all’istante le mie stanche membra.
Qualche ora dopo, nelle quali stranamente Billie non si fa vedere reclamando un qualche genere di attenzione, sono qui sdraiato sul divano del mio salotto ad ascoltare un vecchio vinile dei Misfits.
-Maaaaaow!!- e ricomincia il mio inferno. Cosa diamine vuole ora quel rompiscatole? Oggi lo riporto indietro ad Adrienne, e chi si è visto s’è visto. E se non lo vuole, metto un annuncio su Ebay; tanto, chiunque vorrebbe il cantante dei Green Day in casa propria! Almeno finché non scopre che è un pazzo con manie di protagonismo… oh al diavolo, lo mollerò in casa di Tré, tanto tra animali si comprendono…
-Ho detto: Maow!- ripete scocciato piazzandomisi davanti, non prima di aver tolto la puntina dal 33’’ che stavo ascoltando tranquillamente prima della sua comparsa.
-Si Billie ho capito… di cos’hai bisogno ora?- mi metto seduto passandomi le mani tra i capelli esasperato, ravvivandoli.
Fa per aprire bocca per esprimere la sua opinione, più o meno sensata che sia, quando si ricorda che, essendo gatto, non dovrebbe parlare, e la richiude in un movimento che mi ricorda tanto quello di un pesce sotto vetro.
Mi prende per mano e strattonandomi mi trascina fino all’uscio di casa: dove caspita vuole andare? Basta, ora lo porto io in un bel posto…
-Vuoi uscire? Bene, vieni con me…- mi segue in macchina e si siede sul sedile passeggero, curioso di scoprire dove lo voglia portare: le sue enormi iridi mi implorano di rivelargli qualcosa ma, nonostante la difficoltà causata dal suo sguardo da cucciolo, riesco a non lasciar trapelare nulla.
Durante il viaggio il mio amico sembra teso, forse da buon gatto riesce a percepire qualcosa nell’aria… io di sicuro non facilito la cosa, rimango serio e muto per tutto il tempo.
Arrivati a destinazione Billie inizia a guardarmi perplesso, ha capito dove siamo e sembra anche leggermente spaventato.
-Su, scendi- lo incito aprendogli la portiera: indietreggia ma, accorgendosi di non avere via di fuga, si lascia prendere per un braccio e accompagnare fino alla porta d’ingresso della villa.
Recupero un foglietto e un pennarello, e dopo averci scritto sopra una piccola frase lo attacco alla maglietta del mio amico; tempo di suonare il campanello e salutare Billie che già sono in macchina a girare la chiave.
Pat, il nostro manager, apre la porta e osserva scioccato ciò che si ritrova davanti: un Billie Joe con un sorriso forzato sulle labbra, terrorizzato, e con un pezzo di carta sul petto con scritto:

 

So che tu saprai prenderti cura di lui meglio di me.
Tratta bene il mio micio.
Mike

 
 

-Mikeee!!!!-
 

 
 
 
 

The end 

  
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