Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Notperfect    22/02/2013    8 recensioni
Un errore: una ragazza registrata come un ragazzo ad un'accademia a Los Angeles.
La ragazza: Jennifer Parker.
Il coinquilino irritante: Justin Bieber.
***
-Adesso l'accompagnerò nella sua stanza Parker-. Inizia a camminare ed io la seguo. -Il suo coinquilino è più grande di lei, spero non sia un problema-.
-No, certo che no!-.
Spero solamente che non sia brutto, che non puzzi, che non guardi porno, che non abbia poster di Megan Fox e che non scorreggi o russi durante la notte.
-Bene. È qui già da tre anni. Ci ha procurato un bel po' di problemi in questi anni, ma tutto sommato è un buon alunno. Si chiama Justin Bieber, le piacerà-.
Oh, lo spero.
***
Questo ragazzo mi manda nel pallone, davvero. Nel senso che mi riempie i coglioni e poi li fa scoppiare, per poi rigonfiarli come palloncini.
-Sei così irritante!-. Sbotto.
-Sei così sexy!-. Ribatte.
-Sei così...-. Cosa?
Ha detto che sono sexy? Io?
Jenny dal New Jersey? Davvero?
***
-...l'amore è per i deboli-.
-Allora io voglio essere un debole, Justin-.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hello Los Angeles!

 Finalmente il mio sogno si sta coronando e un aereo per Los Angeles mi aspetta all'aeroporto della periferia del New Jersey. 
Trascorrerò l'intera estate nella famosa 'Academy of arts' proprio al centro della grande città, situata a sole sei ore da New York. 
Roba da non crederci! 
E pensare che provengo da una famiglia di impiegati statali! 
Devo dire che la musica è sempre stata la mia più grande amica. La musica è qualcosa che mi da gioia, noia e libertà. Mi dà sensazioni contrastanti che mi rendono propizia all'amarla. Io vivo per la musica. 
Suono il pianoforte e la chitarra e grazie ai miei cinque anni al conservatorio del New Jersey ho ottenuto una borsa di studio.  
-Mi raccomando, chiamaci appena arrivi!-. È mia madre. È preoccupata più di quando papà si operò al naso. 
Be', lì non c'era molto per cui preoccuparsi. 
-Si mamma-. 
-Jenny, non fare danni e non parlare con i ragazzi!-. Si raccomanda papà.
Sorrido. -Sarà difficile ma posso farcela-. 
Ridacchia, venendomi incontro, così come mamma. 
Ci diamo un ultimo abbraccio prima che io salga sul taxi che mi porterà all'aereoporto.  
Non so cosa sia giusto fare in queste circostanze con persone che non ho mai visto. Insomma, potreste avere delle facce di culo incredibili e conoscere tutti i miei segreti. Non voglio che delle facce di culo sappiano perfettamente cosa mi succede, ma questa volta potrei fare un'eccezione. 
Mi chiamo Jennifer, Jenny per i miei familiari, Jen per gli amici. Vivo in New Jersey e no, non sono una parente di quelli di Jershey Shore quindi non contante sul ricevere un loro autografo. 
La mia è una vita molto normale. La mia più grande passione è la musica, seguita dai modelli di Hollister e il cibo. 
Dio quanto amo il cibo! Mi fa sentire così bene e la pizza italiana è senza dubbio il mio pasto preferito. 
Mio padre lavora come impiegato in un'azienda farmaceutica; mia madre è un insegnante alle scuole elementari della zona. 
Fanno di tutto per mandare avanti la nostra famiglia e soprattutto per dimenticare la tragedia avuta in passato. Ma non voglio parlarne, non ora. Non mi fido ancora di voi. 
 
-I gentili passeggeri sono pregati di scogliere le loro cinture di sicurezza e scendere dal bordo dell'aereo-. 
La voce meccanizzata dell'hostes, mi fa trasalire dal lungo sonno che avevo intrapreso a circa cinque minuti dal decollo.  
Ecco, ora sapete che non soffro di insonnia. 
Scesa dall'aereo, una navetta trasporta tutti passeggeri, me compresa, all'interno dell'aeroporto. 
Wow. 
È immenso; rispetto a quello in New Jersey è il quadruplo. 
Mi guardo intorno, estasiata. 
L'unica cosa che riesco a dire è Wow, di nuovo.
Mi dirigo verso l'uscita e, fischiando, riesco ad attirare l'attenzione di un taxi. 
-Dove la porto, signorina?-. Chiede il tassista dai baffi lunghi e curati e un berretto che copre la sua testa calva. 
Mi sa tanto di Jack e Rose sul Titanic e Mi vien voglia di rispondere 'Su una stella', ma mi rendo conto che il tassista è decisamente troppo brutto e rozzo per essere paragonato a Leonardo Di Caprio, la cui origine non ci è ancora nota. Alcuni dicono che discenda da due italiani, altri da tedeschi. 
A mio parere lui discende dal cielo sul negozio di Hollister essendo un incrocio tra una divinità greca e un modello super sexy. 
-All'Academy of arts-. Rispondo sorridendogli. 
Dopo alcuni minuti -quindici-, l'autista parcheggia l'auto di fronte ad un immenso edificio color pesca ornato da dettagli in panna e grigio topo. 
Vi è un cancello in ferro nero e un giardino enorme che possiede aiuole e fiori di ogni genere. 
Il tassista mi aiuta a scendere e a scaricare i bagagli. Lo ringrazio e lo pago; dopodiché con un gesto col cappello, si dilegua lasciandomi sola ad ammirare quella scuola che tanto volevo frequentare. 
Avviandomi verso l'interno dell'edificio mi sento a casa. Sento sottofondi musicali e voci superbe provenire da ogni finestra e questo mi rallegra. 
Entro e vedo circa altri trenta ragazzi e ragazze che come me sono al loro primo anno in questa accademia. Anche loro sono qui per il mio stesso motivo e stanno aspettando che la governante della scuola assegni loro le camere. Così, mi appoggio al bancone della hall accanto ad altre ragazze iniziando a fare conoscenza. 
-Ciao!-. Esclamo. 
Sono sempre stata allegra e molto socievole se questa ragazza mi conoscesse non si stupirebbe della mia esuberanza. 
-Ehi-. Saluta, sorridendo cordialmente. 
-Sono Jen-. Porgo la mano al gruppetto di ragazze che mi trovo di fronte. 
La stringono una per una, sorridendo. 
Be', almeno sono cordiali. 
-Emily-. Dice una ragazza dai lunghi capelli neri ed occhi dello stesso colore. 
-Io sono Ashley-. Ha una chitarra in mano e subito penso che forse seguiremo gli stessi corsi. 
-Allison-. 
Sono tutte molto belle, alte, slanciate. Troppo belle, troppo alte, troppo slanciate. Troppo perfette. 
-Sei di Los Angeles?-. Mi chiede una di loro. Ashley, se non sbaglio. 
-No, New Jersey. E voi?-. 
-Io del Texas-. Risponde Allison. 
Wow, il Texas. Non penavo venissero persone anche da lì. 
-Io del Quantico-. È Emily. 
-Be', io di Los Angeles-. Mi dice infine Ashley. -Penso che sia l'unica della scuola ad essere di qui-. 
Tutt'e quattro ridiamo. 
Dopo qualche minuto passato a chiacchierare, la governante dell'Accademia, che si presenta come la signora Anderson, inizia ad annunciare i numeri delle camere in cui alloggeremo noi alunni. 
Ashley e Allison sono capitate nella stessa stanza. Sono felice per loro. 
Emily è in camera con una certa Rosalie. Sembra simpatica. 
Termina la lista, accorgendomi che non sono stata ancora nominata. 
Mentre tutti si dirigono verso le loro camere con i loro nuovi coinquilini, io mi dirigo verso la signora Anderson chiedendole spiegazioni. 
-Sono desolata signorina Parker. Penso ci siano stati degli errori durante l'iscrizione. Controllo subito-.
Come si direbbe che ci sono degli errori! Sapevo che qualcosa sarebbe andato storto. In ciò che faccio c'è sempre qualcosa che non va. Come quando vado al mare e dimentico di mettermi la crema solare e alla fine della giornata mi ritrovo rossa come un pomodoro. Dannazione, sono sedici anni che vado al mare e puntualmente faccio sempre lo stesso errore. 
Annuisco solamente, sorridendole sforzata mente. 
Stronza, penso tra me e me. 
La vedo mentre cerca il mio cognome sul database del computer della scuola. Quando fa una smorfia strana, capisco che l'ha trovato. 
-Signorina Parker, non so come sia potuto accadere ma lei è stata registrata come un...ragazzo-. Spiega, decisamente imbarazzata. 
-Cosa?-. 
-Be', chiaramente è stato un errore del computer ma lei risulta essere di sesso maschile. Mi dispiace, dovrà ritornare in New Jersey e riprovare il prossimo anno in quanto non abbiamo stanze a disposizione nel dormitorio femminile-. 
-No!-. Sbotto improvvisamente come se qualcuno mi abbia dato un pungo nello stomaco. 
Fa un'espressione confusa, abbassando gli occhiali sul naso e aguzzando la vista verso di me. 
-Senta, dovrà esserci una soluzione perchè dopo cinque anni di conservatorio non può aspettarsi che io me ne ritorni in quella merda di stato così facilmente!-. 
Sembra attonita dal mio linguaggio, come dire, scurrile. 
Ci penso su qualche secondo, indugiando e sussultando quando mi viene in mente un'idea. 
-Senta, signora Anderson, se fossi stata realmente un ragazzo, ci sarebbe stata una stanza per me, giusto?-. Le chiedo speranzosa. 
Lei annuisce, incuriosita dal mio giro di parole. 
-Bene, quindi c'è ancora una stanza libera tra quelle dei...be', dei ragazzi-. 
-Si, ma non penso sia oppor...-.
-Bene, qual'è il numero della stanza?-. La interrompo, sforzando un sorriso falso a trentadue denti. 
-Signorina Parker, non dica sciocchezze! I suoi genitori saranno sicuramente contrari a ciò-. 
-Oh, andiamo! Senta io la pago, i miei genitori la pagano! Loro non sapranno mai nulla di questo, glielo prometto. E se pensa che mentire a delle persone che non vedrà mai dal vivo le possa stare sulla coscienza, be' non si preoccupi. So cosa si prova ad avere il senso di colpa e , si fidi di me, passa-. 
Spero di essere stata convivente perché frequentare questa scuola è davvero il mio sogno da cinque anni e se questa vecchia bisbetica rifiuta la mia offerta la mando a rimurginare sul latte versato della Casa Bianca, a Washington, con un calcio a...
-Va bene-. Dice poi un po' incerta. -Ma alla condizione che i suoi genitori non sappiamo nulla e la mia reputazione non ci vada di mezzo, signorina Parker-. 
Oh, è così facile abbindolare le persone a Los Angeles? Basta mettere a rischio la loro reputazione e il gioco è fatto. 
-Grazie mille, non la deluderò!-. L'abbraccio, stringendola forte. 
Mi allontano e la vedo riprendere fiato, mentre si sistema la piega della gonna. 
-Adesso l'accompagnerò nella sua stanza Parker-. Inizia a camminare ed io la seguo. -Il suo coinquilino è più grande di lei, spero non sia un problema-. 
-No, certo che no!-. 
Spero solamente che non sia brutto, che non puzzi, che non guardi porno, che non abbia poster di Megan Fox e che non scorreggi o russi durante la notte. 
-Bene. È qui già da tre anni. Ci ha procurato un bel po' di problemi in questi anni, ma tutto sommato è un buon alunno. Si chiama Justin Bieber, le piacerà-.

Oh, lo spero.




Spero che questo capitolo vi sai piacuto e che vi abbia
almeno un po' incuriosite! Fatemi sapere cosa ne pensate perchè
ho molte idee e mi piacerebbe se voi mi motivaste!
Continuo non appena questo capitolo riceve qualche recensione, in meno di una settimana!
Ho iniziato una nuova ff, questo è il link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1837653&i=1
Mi farebbe piacere se mi diceste cosa ne pensate!

Un bacio, notperfect. <3
   
 
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