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Autore: margheritanikolaevna    23/02/2013    8 recensioni
Oggi è la Giornata della Memoria: nessuno di noi ricorda l'Olocausto, eppure ognuno di noi ha il dovere di ricordarlo.
Questa strana storia è il mio personale contributo per non dimenticare.
Vi siete mai chiesti come sarebbe la nostra vita se la Seconda Guerra Mondiale non fosse andata nel modo che conosciamo?
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Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mac Taylor
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 Capitolo quarto (parte prima)
 

 
 
Ragazzi, ormai ci siamo: chi ha resistito fino a qui troverà delle risposte. Ma solo alcune…
Grazie a tutti coloro che stanno leggendo e commentando e in particolare a Max_T per i suoi consigli e la sua attenzione riguardo ai dettagli storici del racconto; spero di non aver commesso errori. J
 
 
 
“Ehi amico, alzati!“.
La voce bonaria dell’uomo che, afferratolo per un braccio, lo scuoteva vigorosamente ridestò d’un colpo Mac Taylor.
“Tirati su“ ripeté il tipo dal viso grassoccio e rubizzo che spuntava da sotto il cappellino da baseball dei White Sox “Troppe birre ieri sera, eh? Guarda che se qualcuno del servizio d’ordine ti becca in questo stato non te la farà passare liscia!“.
Il detective, ancora stordito, si levò faticosamente in piedi, appoggiandosi con una mano alla parete contro la quale l’altro l’aveva sorpreso accasciato.
Si massaggiò la nuca dolorante e fece per aprire bocca e chiedere all’omone gentile in camicia di flanella a quadri dove si trovassero e, soprattutto, in che anno fossero, considerando confusamente che magari quello l’avrebbe preso per pazzo o creduto del tutto sbronzo, ma lui almeno avrebbe avuto modo di orientarsi. Tuttavia, anche questa speranza svanì perché il tipo venne trascinato via piuttosto bruscamente da una donna bassina di mezza età e con lei s’allontanò a passo svelto.
Almeno, però, era confortante che quel tale si fosse rivolto a lui in inglese - segno che quello di essersi ritrovato nella Berlino nazista era stato solo un brutto sogno che per fortuna era scomparso, dissolto dai raggi del tiepido sole estivo che splendeva sulla sua testa.
Mac allora si guardò intorno, constatando che - senza riuscire minimamente a immaginare come, né perchè - si trovava alle spalle di quello che aveva tutta l’aria di essere un palco di considerevole altezza; vi girò intorno e d’improvviso si ritrovò in mezzo a una moltitudine di persone, di tutte le età, che si spingevano rumoreggiando per avere una miglior visuale di ciò che accadeva sul palco stesso.
C’erano soprattutto giovani uomini, ma anche qualche ragazza e alcuni signori anziani che osservavano tutto e tutti con aria di solenne superiorità; nella confusa babele, riuscì a distinguere chiaramente l’italiano, il francese, l’inglese. Anche se la lingua predominante era sempre e comunque il tedesco.
In preda a una strana inquietudine, si mise a cercare tra la folla qualcuno le cui parole riuscisse a capire e, una volta trovate due ragazze bionde che chiacchieravano tra loro in inglese, si avvicinò e domandò con voce spezzata che giorno fosse.
Le due si guardarono con aria allibita, senza nascondere il disgusto che provocava loro avere davanti un uomo adulto già visibilmente alticcio a quell’ora del mattino… e in un’occasione del genere, poi! Era assolutamente disdicevole!
La più giovane mormorò confusamente qualcosa prima che l’altra la sospingesse via, lanciandogli al contempo uno sguardo carico di riprovazione, e Mac riuscì solo a intendere l’ultima parola: “2008“.
Il detective sospirò di sollievo, considerando che, anche se per qualche ragione incomprensibile era finito in un luogo che non conosceva, forse ancora in Germania,  per lo meno era tornato in un’epoca che gli era familiare.
Tuttavia il suo cuore subì una nuova, brusca, accelerazione allorché si accorse che la folla si spostava, avvicinandosi di più al palco, e subito dopo udì rompere dalla gola di ciascuno - uomini, donne, ragazzi, vecchi - in un unico grido rabbioso il saluto fascista, accompagnato dalla sincronica levata di migliaia di braccia tese verso l’alto.  
Nel silenzio totale che seguì, uno sconvolto Mac Taylor riuscì finalmente a scorgere il palco, sollevandosi sulle punte dei piedi e scostando chi aveva davanti: il suo orrore e il suo sbigottimento raggiunsero il culmine quando  vide che l’ampia pedana di assi di legno era addobbata con decine di stendardi rossi che garrivano nel vento leggero del mattino.
Su ciascuno di essi, splendeva - nera in un cerchio bianco – l’atroce svastica.
Al centro, tra due vessilli vermigli, vi era l’enorme ritratto di un uomo di circa ottanta anni: certo, era molto più vecchio di quando l’aveva visto per la prima e unica volta nella sua vita, ma quegli zigomi appuntiti, quel naso sporgente, quelle labbra sottili leggermente piegate all’ingiù risvegliarono nella sua mente un ricordo ben preciso, inequivocabile.
Se non fosse stato del tutto impossibile, il detective della Scientifica avrebbe giurato che si trattava della stessa persona che aveva aiutato a scappare, nel corso di quel sogno confuso che aveva vissuto in un tempo e in uno spazio di cui non aveva chiara memoria.
A un tratto, dalla folla si levò un mormorio di ammirazione, perchè sul palco era salita, accompagnata da quattro uomini in uniforme, una giovane donna che il tenente riconobbe immediatamente con un sussulto di ulteriore meraviglia.
Stella Bonasera, stretta in una divisa scura che assomigliava tragicamente a quelle che aveva visto nella Berlino del 1944, avanzò con passo marziale e si avvicinò al microfono, mentre i quattro le si schieravano ai due lati come per proteggerla.
Stella: non c’erano dubbi…
Lei, proprio lei, con i chiari occhi verdi adesso scintillanti di determinazione e i ricci bruni legati strettamente sulla nuca affinché neppure uno ne sfuggisse.
Con terrore, la vide sollevare il braccio a sua volta e ripetere al microfono con voce chiarissima il saluto nazista, cui la folla rispose ancora una volta con rinnovato entusiasmo.
“Sai chi è quella?“ chiese allora una giovane donna al ragazzino che aveva accanto. Dato che lui scosse la testa, ella spiegò, indicandogliela: “È una persona molto importante, tesoro, è il numero due del NSDAP (8) dall’altra parte dell’Atlantico, in quel paese che prima della guerra si chiamava America“.
Mac Taylor si sentì come se, a un tratto, una mano d’acciaio avesse stretto il suo cuore così, come si fa con una spugna, facendone schizzare fuori tutto il sangue in un solo momento.
Stella? Stella…
Dopo aver salutato in tedesco, la donna iniziò a parlare servendosi della sua lingua. La traduzione simultanea non impedì a Mac di comprendere il discorso che pronunciò, cogliendone l’immane orrore: l’uomo ritratto alle sue spalle si chiamava Wolf Schmidt ed era stato la spia più abile al servizio dell’Abwehr durante la seconda guerra mondiale (9).
Era diventato un eroe quando, nella primavera del 1944, era riuscito a far pervenire alla Cancelleria del Reich un’informazione che si era rivelata decisiva per le sorti del conflitto: sfuggendo miracolosamente agli agenti del controspionaggio inglese che l’avevano seguito a Berlino, aveva rivelato il luogo esatto in cui le truppe alleate sarebbero sbarcate.
Non già il Pas de Calais, come avevano creduto quasi tutti i gerarchi del Führer, bensì le spiagge della Normandia.
Schmidt aveva quindi sventato l’Operazione Fortitude, consentendo alle forze di terra tedesche incaricate della difesa della Francia settentrionale di prepararsi in tempo per resistere all’attacco angloamericano e, quando l’agente doppiogiochista Arabel aveva lanciato il suo messaggio radio fasullo, sperando di disorientare i nazisti, nessuno gli aveva creduto (10).
Così, lo sbarco era stato un massacro per i soldati alleati e un’immane vittoria per il Reich: l’inizio della fine, che nel giro di alcuni anni sanguinosi aveva condotto alla sconfitta le truppe di Churchill e Roosevelt.
La battaglia di Londra era stata persa dagli inglesi, la RAF spazzata via, le stazioni radio oltre Manica annientate e la svastica adesso disegnava la sua ombra spettrale su tutto il pianeta, fatta eccezione per i poveri e desolati territori australiani, ove ancora si dibatteva una timida resistenza.
E il merito era in primo luogo di Schmidt, che con il suo eroismo aveva salvato il Reich.
Per questo motivo, sudditi da ogni parte dell’Impero si erano radunati quel giorno nei dintorni di Berlino per onorarne la memoria, nel primo anniversario della sua scomparsa.
Mac deglutì a vuoto e represse un conato di vomito; se non fosse stato pigiato tra la gente forse sarebbe caduto a terra, giacché le gambe d’improvviso minacciavano di cedere.
"Noi siamo un unico, grande popolo!“ la voce secca e tagliente di Stella (quella stessa voce, una volta a lui così cara e familiare…) lo riscosse dal suo sbigottimento, richiamandolo con prepotenza alla realtà.
"Noi vogliamo essere un popolo di valorosi e voi, tutti voi, dovete essere quel popolo! Vogliamo un unico Reich nel mondo e voi dovete essere pronti a battervi perché i nostri ideali trionfino, schiacciando ogni miserevole nemico.
Uomini, donne, bambini… tutti dovremo abituarci ad accettare delle rinunce, a essere coraggiosi“.
Fece una pausa studiata, per consentire alla folla di gridare ancora una volta "Heil!“ e poi proseguì, con voce stentorea: "Bambini, ragazzi, quando noi non ci saremo più, la Germania continuerà a vivere dentro di voi e con essa il Reich: allora prenderete la bandiera che adesso noi solleviamo al cielo!“.
"Voi siete carne della nostra carne, sangue del nostro sangue e nei vostri giovani cervelli brucia lo stesso spirito che domina noi stessi.
In questo giorno solenne celebriamo un eroe del Reich, festeggiamo le vittorie della Germania in tutto il pianeta e non solo: lo stemma de Führer oggi sventola sulla Luna e domani sventolerà su Marte“.
"Davanti a noi c’è il Reich, dietro di noi viene il Reich, in noi marcia il Reich! (11)“ concluse, gli occhi dilatati dal furore, mentre l’applauso dell’assemblea soffocava l’ultimo eco delle sue parole.
A un tratto un uomo sulla cinquantina raggiunse Stella sul palco e le bisbigliò alcune parole all’orecchio; nel silenzio che d’improvviso era calato sull’assemblea, si distinse perfettamente l’espressione della donna mutare d’improvviso. Impallidi e si morse le labbra, portandosi poi una mano al petto in un gesto di palese sofferenza.
Ma fu solo un istante e subito l’oratrice riprese il pieno controllo di sè: annuì e, congedato l’uomo, riprese la parola con voce chiara, appena velata da un tremito quasi impercettibile.
"Mi è giunta adesso la notizia che purtroppo il Cancelliere del Reich, il nostro  Führer Herr Breuer è morto improvvisamente…“.
Mentre il mormorio di disperazione che era salito dalla folla a quella rivelazione pian piano si spegneva, Stella continuò: "Mi è stato comunicato che sono state dichiarate due settimane di lutto nazionale, tutte le emittenti del Reich hanno sospeso la programmazione prevista, molti negozi e aziende hanno già chiuso e più tardi inizierà una seduta straordinaria del Reichstag“.
"So che adesso nessuno di noi è nello spirito per festeggiare: quindi, dopo aver ascoltato insieme ancora una volta il nostro inno, scioglierò questa assemblea e ciascuno di noi sarà libero di vivere il proprio dolore, che è anche il dolore di tutta la Partei per la scomparsa di un grande uomo, di un soldato, di un patriota…“.
La voce si ruppe in un gemito, il primo e l’unico.
"… del nostro amato Reichsführer".
L’applauso scrosciò così forte e a lungo, seguito da ripetuti e urlati saluti fascisti, da coprire quasi completamente le note di "Das Reich“.
"Così, ce l’ha fatta a morire?!“ mormorò un uomo al suo vicino, nell’orecchio ma non a voce abbastanza bassa affinché Mac, che era stato trascinato accanto a loro dalla calca, non riuscisse a udirlo.
"Ssssshh!“ lo rimbrottò l’altro, visibilmente allarmato "Ma sei matto a dire queste cose qui?“.
"Comunque“ continuò, abbassando ancora il tono della voce "chi pensi che gli succederà? Io vorrei Martin von Schirach (12), è l’unico che sembri una persona normale… e poi suo padre fu tra i pochi a battersi per mitigare le politiche di sterminio etnico in terra slava; è lui che ha ottenuto che i sopravvissuti potessero continuare a esistere in speciali aree chiuse nel cuore dell’Europa. E suo figlio è stato il solo a chiedere, senza successo, la cessazione delle pratiche di eutanasia sui neonati Down e delle sperimentazioni mediche sui prigionieri politici“.
"Che ne dici, ha qualche possibilità secondo te?“.
 Il primo scosse il capo tristemente e rispose secco: "No“.
"No, temo che il nuovo Reichskanzler sarà il dottor Reiss, l’unico nipote vivente del primo Führer Herr Hitler“.
"Mio Dio!“ esalò l’altro, sconvolto "Quel pazzo ci farà uccidere tutti, ne sono sicuro… Ha il suo stesso fanatismo e si dice che sia stato l’istigatore di tutte le politiche repressive del Reich in danno dei popoli conquistati: ha lavorato a progetti come la sterilizzazione forzata dell’intera popolazione russa sopravvissuta alla guerra e ha posto le basi per l’olocausto del continente africano. Si dice anche che…“.
La massa di persone che si avviava verso le uscite portò via i due, allontanandoli da Mac e impedendogli di ascoltare ancora.
"Mi sembra di impazzire“ mormorò il tenente tra sè e sè, mentre la vista gli si annebbiava; sudava freddo e il suo corpo era scosso da un tremito violento, come se stesse cercando di esplellere, senza poterci riuscire, qualcosa che gli avvelenava il sangue.
"Sto male… anzi, forse sono davvero impazzito e tutto questo è solo delirio.
Devo andare via da qui“.
 
(segue)
 
 (8) il NSDAP è il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori o Partito Nazista.
(9) Wolf Schmidt è stato una spia nazista realmente operante in Inghilterra, ma per fortuna con molto minore successo.
(10) Com’è noto, i nazisti furono indotti, proprio grazie all’Operazione Fortitude e a un efficace controspionaggio che trasmise notizie false a Berlino, a credere che lo sbarco degli Alleati sarebbe avvenuto a Calais e non difesero adeguatamente le coste dove, invece, esso fu poi condotto davvero.
(11) le parole del discorso sono quelle pronunciate da Adolf Hitler alla HitlerJugend.
Questo è il link:  http://www.daemuk.ch/discorsi_adolf_hitler_italiano.html
(12) Baldur von Schirach fu uno dei leader nazisti a capo della Hitler-Jugend (Gioventù hitleriana) e, successivamente, Gauleiter e Reichsstatthalter di Vienna (fonte: wikipedia).
 
 

  
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