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Autore: Acinorev    23/02/2013    12 recensioni
«Hai pianto?» mi chiede, distraendomi e mettendomi in imbarazzo: evidentemente è palese quello che ho fatto fino ad un minuto fa.
Per qualche secondo mi limito a fissarlo, facendomi consolare dalla sua espressione preoccupata, ma poi scuoto la testa e mento. «No.»
Mentre abbasso lo sguardo, per impedirgli di scorgere altre verità così semplicemente, il silenzio piomba su di noi: io, nella mia testa, lo sto riempendo di tutte le cose che vorrei dire, di tutti i “mi manchi” che vorrei confessare. Chissà lui con cosa lo sta rimpiazzando, dentro di sé.
Posso provare a chiederglielo, però.
Racimolo un po’ di coraggio e torno a guardarlo. «Zayn…»
«Ho bisogno di te», mi interrompe lui tutto d’un fiato, prima che io possa dire qualcos’altro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Don't you have to go?
 

Ho come l'impressione di essere in una scena cinematografica, di quelle rese a rallentatore solo per evidenziare qualcosa, qualcuno.
Sono appoggiata con la schiena agli armadietti e Becka ed Aaron si stanno punzecchiando come sempre di fronte a me. Il corridoio è pieno di studenti: c’è chi cerca con tutte le sue forze di svegliarsi completamente per iniziare questa giornata, chi sbadiglia dopo aver perso ogni speranza, c’è chi mangia ciò che resta della sua colazione per non arrivare tardi a lezione e, infine, c’è chi semplicemente ha accettato il suo destino e si consola con poche chiacchiere con gli amici. Io non mi sento parte di nessuna di queste categorie, infatti la mia attenzione è concentrata solo su qualcun’altro.
Nonostante Becka ed Aaron ogni tanto mi chiedano qualcosa, decisi a rendermi partecipe, io rispondo con niente più che cenni del capo o monosillabi, scusata da una falsa stanchezza oltre i limiti: non sanno del mio rapporto, se così si può definire, con quel ragazzo e non voglio che ne entrino a conoscenza. Diventerebbero iperprotettivi senza nemmeno un valido motivo, probabilmente ergendosi a miei difensori.
Per questo mi limito a guardare alle loro spalle, fingendo disinvoltura, e a tenere il mio sguardo fisso su Zayn, che sta attraversando il corridoio con un'andatura regolare ed indifferente a tutti gli altri: non ha più la giacca di pelle, rimpiazzata da una maglietta a maniche corte bianca leggermente larga per il suo fisico, forse perché anche lui si è accorto di come la nostra scuola non mostri ritegno nell'impostare al massimo l'intensità dei riscaldamenti. Non guarda nemmeno dove cammina, troppo impegnato com’è a scrivere qualcosa sul cellulare, e questo obbliga tutti gli altri a spostarsi al suo passaggio, non senza sguardi di rimprovero e sorpresa. Le reazioni non vengono enfatizzate, perché nessuno ha voglia di iniziare una discussione a quest'ora del mattino.
O forse non proprio nessuno.
All’improvviso, infatti, qualcuno gli sbatte contro urtandogli una spalla: incantata com’ero nel guardarlo avanzare nella sua imperscrutabilità, quasi mi risveglio per quel brusco particolare di disturbo. Assottiglio lo sguardo e riconosco Harry Styles: stretto in jeans aderenti, sta sovrastando Zayn con i suoi pochi centimetri di altezza in più. Si guardano negli occhi e, per qualche interminabile secondo, nessuno dei due si azzarda a muoversi: credo di essere l’unica in questo corridoio ad essersi accorta di loro, della tensione tra i loro corpi, nonostante perseguitare qualcuno con lo sguardo non sia qualcosa di cui vantarsi.
Harry dice qualcosa, dandomi l’impressione di essere la solita vipera con quel suo sorrisetto beffardo dipinto sul volto, mentre Zayn continua ad osservarlo impassibile e per niente toccato dalle sue parole: vorrei poter sentire quello che gli sta rispondendo, ma c’è troppo vociare ed il passaggio degli studenti mi ostacola spesso la visuale, impedendomi di leggere il labiale. Non voglio che Styles prenda di mira anche lui: dovrebbe trovare qualcosa di meglio da fare piuttosto che sfogare la sua frustrazione sugli altri.
Poi succede qualcosa: mi allontano dall'armadietto con un movimento brusco quando Harry afferra Zayn per lo scollo della sua maglietta, avvicinandosi pericolosamente al suo viso.
«Che c’è?» sento Becka chiedere, evidentemente stupita da quel mio rianimarmi improvviso: eppure la mia attenzione è completamente concentrata su quei due ragazzi, mentre quasi mi meraviglio del senso di protezione che si scatena dentro di me nei confronti di Zayn.
Ora non sono più l’unica ad interessarsi a loro: ogni persona nel corridoio si è ammutolita, compresi Becka ed Aaron, che si sono voltati per capire cosa stia succedendo. Tutti gli sguardi sono puntati su di loro, con i visi ancora a pochi centimetri di distanza: c’è assoluto silenzio, perché sono tutti pronti a non lasciarsi sfuggire nemmeno un particolare di quella scena, per poi trarne una storia ingigantita e pettegola.
«Levami le mani di dosso, Hazza», ordina poi Zayn, cogliendomi alla sprovvista: la sua voce è calma, per quanto imperiosa, ma quello che più mi stupisce è l'appellativo che ha utilizzato. Da quanto ne so, quello è un soprannome riservato ai suoi amici più stretti: possibile che loro due si conoscano?
Harry quasi grugnisce di disappunto a quelle parole ed intensifica la stretta sulla maglia di Zayn, mentre un leggero brusio si diffonde tra gli studenti presenti. Prima che qualcuno possa pronunciare un'altra parola, però, vengono interrotti da un professore probabilmente dell’ultimo anno, dato che conosce entrambi: «Malik! Styles! Che diavolo vi prende?» urla, facendosi largo tra le persone. Harry tiene ancora per qualche secondo i suoi occhi verdi fissi in quelli di Zayn, per poi lasciarlo andare con più forza di quanta ne sia necessaria, forse per disprezzo.
»Venite con me», ordina il professore. «Subito. E voi tornate a quello che stavate facendo, lo spettacolo è finito», continua, rivolgendosi agli altri studenti.
Li seguo con lo sguardo ancora per qualche secondo, fin quando non spariscono dalla mia visuale, e poi torno a concentrarmi sui miei due amici.
«Con che voglia litigano a quest’ora del mattino?» borbotta Becka, scuotendo la testa e sbadigliando.
«Dio, il mio lato pettegolo sta scalciando per sapere cosa sia successo tra quei due», esclama Aaron, con un certo entusiasmo misto a delusione. Ovviamente lui era di spalle quando è successo tutto, quindi decido di consolarlo. «Credo che Styles abbia sbattuto contro Zayn mentre camminava. Sembra un po’ troppo irascibile».
Rimanere sul vago mi sembra l’idea migliore: non voglio che sappiano che potrei raccontare loro ogni particolare dell’accaduto, né sarebbero interessati a sentirmi enumerare ogni particolare del viso di Zayn, della sua andatura e del suo abbigliamento.
«Lo è, non c’è dubbio», conferma il mio amico, sospirando.
«Aspetta un attimo», si intromette Becka, assottigliando lo sguardo ed avvicinandosi a me. «Come fai a saperlo? Non sarai tornata alla fase passo il mio tempo a mangiare con gli occhi Zayn Malik
È questo il brutto di avere una migliore amica: intuisce tutto, anche quello che non dovrebbe.
«Eh? No», rispondo, fingendo di non capire. «No, stavo solo guardando in quella direzione e ho assistito alla scena».
Bugiarda.
«Piuttosto, quei due si conoscono? Ho sentito Zayn chiamarlo Hazza», continuo, cercando di sviare il discorso. Sono sicura che un po’ di sano gossip la distrarrà dal farmi l’interrogatorio.
«Se si conoscono?» risponde Aaron, cogliendo la palla al balzo come immaginavo e speravo. «Prima che Zayn se ne andasse, erano inseparabili: migliori amici, fratelli gemelli separati alla nascita, culo e camicia-»
«Sì, insomma: erano molto amici» lo interrompe Becka, bloccando quell’elenco che mi faceva sorridere.
«Ed ora non lo sono più?» chiedo curiosa.
«A quanto pare no. So che si conoscono da quando erano piccoli, ma non so perché siano arrivati al punto di azzuffarsi nei corridoi», spiega la mia amica, assumendo un’espressione dubbiosa, ma comunque non troppo interessata.
Mi rendo conto di sapere davvero poco su Zayn: basta pensare che Becka ed Aaron lo conosco molto meglio di me. Ho l’impressione che non gli piaccia parlare di sé, d’altronde ogni volta preferisce spostare il discorso su di me o comunque rispondere alle mie domande in modo sbrigativo, senza mai scendere nei particolari. Questo non fa che aumentare la mia curiosità nei suoi confronti, una curiosità sbagliata e assolutamente fuori luogo.
«Mel! Eccoti qui!» esclama qualcuno. Daphne si intrufola tra i miei due compagni e mi guarda con il fiatone, probabilmente dovuto ad una corsa.
«Ciao anche a te, Daphne», la salutano in coro Aaron e Becka, sorridendo per quella comparsa improvvisa. Lei alza una mano per ricambiare il saluto e poi torna a concentrarsi su di me- «Sono di fretta, ma devo chiederti un favore: oggi ci troviamo per delle prove extra, dimmi che puoi fermarti a darci una mano», mi prega velocemente, assumendo un’espressione supplichevole.
«Ehm, sì, certo», rispondo stupita, ritrovandomi subito dopo stretta tra le sue braccia mentre mi ringrazia in tutte le lingue del mondo. In realtà Niall mi aveva chiesto di uscire nel pomeriggio, ma credo sia possibile  rimandare di un giorno.
La campanella suona proprio mentre Daphne corre via, verso chissà quale impegno, ed il braccio sottile di Aaron trova posto intorno alle mie spalle: tutti insieme ci incamminiamo nel corridoio. «Ma ti paga almeno?» mi chiede, sorridendo e provocando in me una leggera risata.
Prendo il telefono dalla tasca dei miei pantaloni e scrivo velocemente un messaggio a Niall, per metterlo al corrente della necessità di un cambio di programma.

A: Niall
“Buongiorno :) È un problema se rimandiamo l’uscita di oggi a domani? Una mia amica mi ha chiesto di aiutarla con le prove per il musical nel pomeriggio"

«Stronzetti, ci vediamo a pranzo», ci saluta Becka, costretta a prendere una strada diversa dalla nostra. Le lezioni del quarto anno sono sempre più interessanti delle nostre e per questo la invidio molto.
Mentre la saluto con un sorriso, il telefono vibra tra le mie mani. 

Da: Niall
“Hei :) No, non è un problema, anche se mi sarebbe piaciuto vederti oggi”

Non posso che sorridere a quelle parole, mentre Aaron sbircia oltre il mio viso per leggere il messaggio in grado di farmi reagire in quel modo: inutile riportare i suoi gridolini - imbarazzanti - di tenera gioia.

A: Niall
"Sarebbe piaciuto anche a me... A più tardi"
 


La mia meta è il distributore automatico, nonché mia fonte di salvezza dalla morte per mancanza di nutrienti nel mio organismo: ho bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti prima di stramazzare al suolo, priva di energie. Io e Daphne ci stiamo occupando degli ultimi particolari del copione, ma il mio cervello ha bisogno di una pausa.
La raggiungo in men che non si dica e mi ci pianto davanti alla ricerca di qualcosa che possa soddisfare il mio appetito, nonostante alla fine mi debba accontentare di una confezione di biscotti al cioccolato: avvicino la moneta all’apposita fessura, ma mi accorgo solo in quel momento del foglietto bianco che mi informa che “il distributore è fuori servizio”.
«Oh, ma dai. Stai scherzando?» mi lamento a bassa voce. Sospiro per la delusione e mi arrendo al fatto che dovrò aspettare di arrivare a casa per mangiare qualcosa: non ho mai capito perché in tutta la scuola ci sia solo un distributore automatico e perché, puntualmente, non funzioni ogni volta che è fondamentale che lo faccia. 
«Ti ha fregato i soldi?»
Sobbalzo nel sentire quelle parole e soprattutto nel sentire quella voce: mi volto alla mia destra e Zayn mi sta di fronte con un sorriso divertito stampato in faccia. Avvampo subito per la sorpresa e mi concedo un istante per perdermi nei suoi occhi, anche se subito dopo abbasso lo sguardo per riportarlo sul foglio bianco attaccato al distributore. «N-no, è fuori servizio», spiego, con un tono troppo esitante per i miei gusti.
«Questa è sfiga», sbuffa.
«Già… » sussurro. «Che ci fai qui?» gli chiedo di getto, a causa della sorpresa nel vederlo.
Lui sospira e si passa una mano tra i capelli, mentre io mi pento della mia domanda. «Scusa, non sono affari miei», mi affretto a precisare imbarazzata, per paura che quella reazione nasconda un leggero fastidio.
«Tranquilla», mi rassicura, rivolgendomi un sorriso incoraggiante. «Sono di nuovo in punizione»,  spiega, alzando le spalle e tranquillizzandomi con un sorriso.
«Per quello che è successo stamattina con Styles?» gli chiedo con prudenza.
Zayn annuisce, ma non scende nei dettagli- «C’eri anche tu?»
«Sì», rispondo semplicemente, e lui continua dopo un paio di secondi. «Il professore di guardia si è addormentato ed io devo stare qui ancora per un’ora, quindi ho pensato che mi avrebbe fatto bene cambiare aria».
È strano che io stia iniziando ad amare le punizioni e le prove per il musical dato che ci permettono di incontrarci? Sì, è strano. È strano e inappropriato.
Devo smettere di sentirmi in questo modo quando lui è nei paraggi.
«E tu invece?» mi chiede, riscuotendomi dai miei pensieri.
«Oh, io... Sto aiutando Daphne con il copione per il musical».
«Ti stanno schiavizzando di nuovo?» mi prende in giro, lasciandosi andare ad una leggera risata. I corridoi vuoti ed il silenzio che ci circonda sembrano amplificare quel suono, che arriva direttamente alle mie orecchie in modo dispetto, quasi con l'unico intento di farmi rabbrividire e chiedere ancora.
«Non mi stanno schiavizzando», lo contraddico, ridendo a mia volta ed infilando le mani nelle tasche posteriori dei miei jeans.
Lui sorride e per qualche istante nessuno dei due parla: di nuovo sento le guance andare a fuoco, mentre percepisco il suo sguardo fisso su di me.
«Ti va di fare due passi?» domanda poi, cogliendomi di sorpresa. Alzo gli occhi su di lui e cerco di non soffermarmi sulla curva delle sue labbra, annuendo velocemente e spostandomi al suo fianco per camminargli accanto.
A questa vicinanza riesco a sentire meglio il suo profumo: è fastidiosamente invitante, una di quelle fragranze che apparentemente non hanno nulla di speciale, ma che ti restano addosso con insistenza, come fossero una subdola tortura. Mi chiedo come si si possa sentire tra le braccia di Zayn, completamente in balia del suo profumo.
Sospiro, stanca di pensare a cose del genere, e mi metto alla ricerca di qualcosa da dire per smorzare il silenzio che ci avvolge.
«Zayn…» lo chiamo, attirando su di me il suo sguardo. «Posso chiederti una cosa?»
In fondo credo che non sia proprio sbagliato cercare di sapere qualcosa su di lui.
«Certo», risponde con disarmante semplicità.
Mi schiarisco la voce e deglutisco. «Perché te ne sei andato da Bradford?»
Una volta posta la fatidica domanda, mi resta solo da sperare che la sua risposta sia quella che spero: non mi convince a pieno la storia del furto e della droga, anzi, non mi convince per niente. Voglio solo raggiungere la verità, mettendo da parte i pregiudizi negativi degli altri e le mie impressioni sin troppo positive.
«Ti interessa davvero il perché o vuoi sapere se sono vere le cose che si dicono in giro?» ribatte, mettendomi in difficoltà. Per un attimo lo guardo negli occhi, stupita da quella risposta, ma poi torno a guardare di fronte a me passandomi una mano tra i capelli. Cosa voglio sapere?
«Entrambe le cose… Penso», borbotto.
«Tu credi a quelle voci?» indaga, attirando di nuovo le mie iridi sul suo viso. È come un costante richiamo, una fonte di chiarezza che talvolta sono obbligata a consultare.
«Se ti dicessi che non lo so, sembrerei una stupida?»
«No, perché potrebbero effettivamente essere vere», risponde, sorridendomi divertito. Questo suo modo di parlare per enigmi è snervante: nonostante l'argomento sia piuttosto delicato, lui sembra a suo agio nello sfiorarlo con discrezione.
«E lo sono?» azzardo, immaginando che insistendo potrei riuscire ulteriori chiarimenti.
Zayn mi guarda negli occhi per qualche secondo, esasperando la mia curiosità. «No», dice semplicemente, spostando lo sguardo davanti a sé. Non posso nascondere un sorriso di sollievo mentre una parte di me esulta nel profondo: forse partendo da basi infondate e cariche di una ingenua speranza, ho sempre sospettato che quei pettegolezzi fossero, appunto, solo dei pettegolezzi e stranamente, per qualche misterioso motivo, non riesco a mettere in dubbio le sue parole. Di norma, soprattutto su argomenti del genere, l’interessato potrebbe anche mentire e negare fino allo sfinimento, ma io non riesco proprio a credere che sia questo il caso: gli occhi scuri di Zayn mi ispirano fiducia e non mi sento in grado di contraddirli.
Forse sto commettendo un errore, anzi, quasi sicuramente, ma per adesso non riesco a fare altrimenti.
«Ti aspettavi un’altra risposta?» domanda qualche secondo dopo, probabilmente incuriosito dal mio silenzio.
«Io… Speravo in questa, ecco», confesso, abbozzando un sorriso. Quando lui ricambia, mi soffermo sui dettagli della sua espressione: sono consapevole che abbia evitato di rispondere alla mia domanda iniziale, ma non trovo giusto insistere: ho già ottenuto abbastanza e non voglio osare troppo, anche se probabilmente le mie sono solo paranoie infondate.
I nostri passi sono lenti, forse perché non abbiamo una destinazione precisa, eppure mi agitano meno di quanto temessi: sfioro la tranquillità mentre mi guardo intorno. Essendo pieno inverno, la luce del pomeriggio sta lentamente scomparendo e qualcuno ha deciso di accendere in anticipo le luci all’interno della scuola, per evitare che piombi nella penombra.
«Vuoi sapere altro?» chiede all’improvviso, rompendo la calma intorno a noi. Inarco le sopracciglia e sposto lo sguardo nei suoi occhi: mi stanno scrutando dall’alto ed io non so se posso sfidarli ancora. In realtà ci sono milioni di altre cose che vorrei chiedergli, ma non sono sicura che sia la cosa più predente in questo caso.
Ma la mia determinazione può essere facilmente smorzata, nelle occasioni giuste, soprattutto se attratta da inviti impliciti. Cedo inesorabilmente, nonostante i i buoni propositi vagliati solo poco fa.
«Mi diresti altro?» sussurro, cercando di riversare su di lui i miei dubbi.
«Mettimi alla prova», risponde, sorridendo come se mi stesse provocando. Ed io, nonostante la mia timidezza ed il mio perenne imbarazzo, non posso che cogliere al volo quella sfida.
Decido di non ribattere sul motivo per cui lui ha lasciato Bradford, dato che ha già evitato di parlarne, e mi concentro su quello che invece è successo con Styles: chissà che non riesca a capirci qualcosa di più.
«Come mai tu ed Harry non siete più amici?» domando, con tutta la sicurezza che riesco a raccogliere.
Continuo a tenere gli occhi puntati sul suo viso, solo perché i suoi vagano nel corridoio davanti a noi concedendomi la possibilità di scrutarli, e lo vedo respirare profondamente prima di accennare una risata. «Questo è qualcosa di cui non mi piace molto parlare», ammette. Una vaga delusione intorpidisce le mie intenzioni.
«Oh... Scusa, non sei obbligato a rispondere», cerco di rimediare.
«Posso provarci», mi rassicura, osservandomi con un’intensità quasi sconcertante. «Io… Diciamo che ho fatto qualcosa per Harry e lui non ha avuto problemi ad usarla contro di me». La sua espressione si incupisce appena, forse condizionata da ricordi non piacevoli.
Non posso dire di aver capito a pieno di cosa stia parlando, ma credo che dovrò accontentarmi: mi ha già detto che per lui non è un argomento facile, quindi penso non mi sia concesso altro. La mia immaginazione si dimenerà nel disperato tentativo di ipotizzare una possibile situazione tra di loro, nonostante gli elementi a mia disposizione siano davvero troppo pochi perché i miei sforzi risultino efficaci.
«Ora posso chiederti io qualcosa?» domanda qualche secondo dopo, impedendomi di rispondere qualcosa di sensato al breve racconto di poco fa. Spalanco gli occhi a quella richiesta e annuisco, curiosa di sapere cosa voglia sapere.
«Cos’ha fatto quel biondino per doverti riconquistare?»
Sento le mie guance prendere colore lentamente, ma inesorabilmente, quindi mi ostino a mantenere lo sguardo fisso di fronte a me: voglio dirglielo? Anzi, la domanda è: posso dirglielo?
Una parte di me vorrebbe raccontargli tutto, senza nemmeno un motivo preciso, ma l’altra parte di me è restia a farlo perché troppo timida per riuscirci: anche io ho degli argomenti di cui non mi è facile parlare.
«Nemmeno tu sei obbligata a rispondere», mi ricorda, probabilmente avendo notato il mio cambiamento di espressione.
Mi passo una mano tra i capelli e respiro profondamente, decisa a fare un piccolo sforzo. «Non sapevo di essere l’altra», dico semplicemente, fissando le mie scarpe per paura di incontrare il suo sguardo.
«Oh…», esclama, una volta compreso il senso amaro delle mie parole. «Che coglione», borbotta poi, scuotendo la testa.
Le mie iridi cercano le sue spontaneamente, incuriosite dal suo commento, ma prima che io possa dire qualcosa, sento la voce di Daphne richiamarmi. Catturata da Zayn e dai nostri passi costanti, mi ero dimenticata dei miei doveri.
«Mel, ecco dov’eri! Ti ho cercata ovunque», esclama, avvicinandosi svelta.
«Scusa, Daphne, non mi sono accorta d-»
«No, tranquilla: volevo solo dirti che per oggi abbiamo finito. Ce ne torniamo a casa, finalmente», mi interrompe, lanciando un’occhiata stupita a Zayn al mio fianco. Di sicuro si sta chiedendo cosa io stia facendo con lui nel bel mezzo di un corridoio deserto.
«Ah, allora vengo a darti una mano per mettere a posto», le rispondo, sorridendo per il sollievo di poter mettere fine a questa giornata.
«Ti aspetto di là», dice annuendo, poi si volta e si allontana lasciandomi di nuovo sola con Zayn.
Mi giro verso di lui stringendomi nelle spalle. «Io… Devo andare», borbotto banalmente: all'improvviso, la prospettiva di lasciare la scuola non è più così invitante, non se l'alternativa è restare con lui anche solo per altri scarsi minuti.
«Già, anche io», mormora, alzando un sopracciglio.
Non so perché non riesca a muovermi da lì, ma so altrettanto bene che non dovrei sentirmi in questo modo, che non dovrei aver voglia di rimanere qui con lui per tutto il giorno, che non è giusto nei confronti di quello che provo per Niall. Eppure, è più forte di me.
«Ci vediamo domani», lo saluto infine, respirando profondamente.
Zayn mi sorride genuinamente e annuisce. «A domani», ripete, nonostante io sperassi che mi fermasse.
Gli rivolgo un mezzo sorriso e mi volto per andarmene, ma qualcosa va storto: la mia immancabile goffaggine mi impedisce di camminare come una persona normale, perché i miei piedi mi fanno inciampare senza che ci sia niente ad ostacolare il mio passaggio. Barcollo, prima che la mano di Zayn si avvolga prontamente intorno al mio polso per tirarmi a sé ed impedirmi di cadere: ho gli occhi spalancati ed il respiro accelerato, mentre percepisco il mio cuore aumentare i suoi battiti per quella estrema vicinanza. Sento i nostri corpi aderire e ho quasi paura di alzare lo sguardo sul suo viso, ma quando lo faccio mi rendo conto dell’assurdità di questa situazione: mi lascio andare ad una risata, seguita a ruota da lui, ma non mi muovo dalla mia posizione. È bello avere una sua mano intorno al mio polso e l’altra dietro alla mia schiena, mi fa sentire protetta, e allo stesso tempo è strano, perché Zayn non mi tocca quasi mai, tranne quando in uno dei suoi sbalzi d’umore decide di baciarmi, sulle labbra o sulla guancia.
Dopo qualche secondo le nostre risate si spengono e lasciano il posto ad uno scambio di sguardi fin troppo ravvicinati, intimi: inspiro a fondo, mentre i suoi occhi mi studiano con meticolosa attenzione.
All’improvviso, la sua mano lascia il mio polso e si alza lentamente verso il mio viso: raggiunge una ciocca dei miei capelli, ribelle sul mio volto, e la sposta delicatamente mentre le sue iridi ne seguono il movimento. È una scena sin troppo familiare e le mie guance lo percepiscono, colorandosi nuovamente di porpora. «St-stai per… Baciarmi di nuovo?», sussurro spontaneamente.
A quella domanda il suo sguardo torna sul mio volto. «Vuoi che ti baci di nuovo?» mi chiede.
No.
O forse sì.
Rimango interdetta dalla sua domanda e mi ritrovo a sperare che il silenzio che ci avvolge non metta in risalto il mio battito cardiaco accelerato, anche se è possibile che Zayn lo percepisca lo stesso, essendo diviso da lui solo dalle nostre magliette.
Probabilmente questo mio limitarmi a guardarlo sembra un “sì”, perché vedo il viso di Zayn avvicinarsi sempre di più al mio, mentre la mia agitazione aumenta inesorabilmente: non mi muovo, non mi oppongo, dimostrando quanto in realtà io voglia che mi baci di nuovo, e non sulla guancia come l’altra volta. Aspetto quasi impaziente che le sue labbra sfiorino le mie e, quando finalmente succede, sento lo stomaco ingarbugliarsi insieme a tutto il resto: improvvisamente non mi interessa più di quanto tutto questo sia sbagliato.
Il suo tocco è delicato, leggero, ed il suo profumo è più intenso di quanto io possa sopportare, mentre la sua mano dietro la mia schiena mi stringe appena un po’ di più contro di sé. Eppure non approfondisce il bacio, allontanandosi troppo presto.
Apro gli occhi lentamente, insoddisfatta dal termine precoce di quel contatto.
«Non devi andare?» chiede poi in un soffio, ancora troppo vicino a me perché io possa concentrarmi su altro. Sembra capirlo, però, perché sorride ed interrompe lentamente il contatto tra i nostri corpi. «A domani, Melanie», mi saluta, voltandosi per andarsene.
Io non apro bocca, sconvolta dagli ultimi minuti, e mi ritrovo a sperare che anche lui inciampi mentre si allontana, in modo da avere la scusa per baciarlo ancora. Ma non succede, quindi rimango da sola nel corridoio con un vuoto troppo insistente nel punto in cui fino a poco fa giaceva la mano di Zayn ed il senso di colpa che mi attanaglia, superando addirittura la felicità che ho provato nel sentire di nuovo le sue labbra sulle mie.
Subito il mio pensiero vola a Niall, ad Andrea e a qualcos’altro.
Di nuovo, c’è qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto questo.


 




Ciaaaaaaaaaaaaaaao! Come state? Io sto morendo di sonno... Però voglio vedere il concerto dei ragazzi, quindi mi sto sforzando di tenere gli occhi aperti!
Ma passiamo al capitolo: il secondo baciooooooooooooooooo! Ve lo aspettavate?? Scommetto che vi manda ancora più in confusione haha
Be', di sicuro Mel è più confusa di voi! Si sta cacciando in una situazione non delle migliori dato che il suo rapporto con Niall sta migliorando, ma vedremo come cercherà di risolverla :) Secondo voi??
Ah, poi c'è da dire che Zayn e Harry hanno qualcosa di irrisolto alle spalle che ovviamente il nostro Zayn non racconta. Eeeeeee ha smentito le voci che ci sono in giro riguardo la sua partenza da Bradford! Bisogna però vedere se c'è da fidarsi di lui e, nel caso fosse sincero, quale sia il vero motivo per cui  se ne è andato eheheh
Quanti misteri hahhaah Avanti, mi piacerebbe sapere le vostre ipotesi :)

Non ho molto altro da dire, quindi vi ringrazio come sempre. Siete davvero fantastiche e troppo troppo troppo troppo gentili con me :)
Un bacione.


  
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