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Autore: Eider    23/02/2013    2 recensioni
A cinque anni Allison si era trasferita e aveva incontrato Christopher, colui che sarebbe diventato il suo migliore amico.
A quindici anni Christopher l'aveva lasciata senza nessuna spiegazione, costringendola a dover sopportare Jeko.
Chris era l'unica cosa che li univa, fino a quando non era sparito nel nulla.
Ora Jeko e Allison erano inseparabili, forse troppo, e niente sembrava dover rovinare la loro amicizia, almeno fino a quando uno dei due non avrebbe aperto gli occhi.
E se lui fosse tornato?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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One.
 
Allison si sporse leggermente per aprire le imposte della finestra e senza rendersene conto posò lo sguardo sulla finestra di fronte la sua, quella che un tempo era appartenuta a lui.
Da quando l'aveva abbandonata, Allison aveva passato molte notti a sognarlo, sempre con il desiderio che il suo migliore amico tornasse, perché una amicizia come la loro non poteva finire senza una spiegazione, non dopo aver passato dieci anni insieme, e infatti Allison ci aveva provato con così tanta determinazione, a cercare di sistemare le cose, da non riuscire a credere di essere l'unica dei due a volerlo.
A cinque anni Allison e la sua famiglia si erano trasferiti da un continente all'altro.
La piccola non conosceva nessuno e si rifiutava di fare amicizia, ma quando contemporaneamente a lei un bambino di un solo anno più grande si era trasferito nella sua stessa palazzina aveva cambiato idea, lo vedeva giocare spesso da solo e sempre con quell'espressione triste e senza speranza, come la sua, e per questo spronata dalla madre, ci fece amicizia.
Dieci anni dopo, nulla rimaneva di quello che avevano condiviso, se non il dolore di lei; lui si era trasferito nuovamente senza dire una parola, lasciandola in lacrime, seduta sul suo letto e con lo sguardo che puntava alla sua finestra.
Nei tre anni a seguire Allison aveva provato più di una volta a contattarlo, finendo sempre con una delusione e solo dopo i tanti rimproveri da parte degli amici aveva deciso finalmente di darci un taglio e chiudere con il passato una volta per tutte, eliminando ogni prova della sua esistenza, o almeno ci provò.
 
Allison uscì di casa sbattendosi la porta alle spalle, erano le sette di mattina e come ogni giorno scese le scale del condominio. Avvolta nella sua sciarpa nera saltò l'ultimo scalino per arrivare alla porta d'entrata ed uscire venendo investita dal freddo con probabilmente tre gradi sotto zero.
La ragazza rabbrividì tirandosi fino al naso la sciarpa e nascondendo le mani nelle tasche, fece un paio di passi per arrivare alla fermata del bus, che pochi minuti dopo venne invasa da ragazzi come lei, per niente pronti ad andare a scuola.
Salì sul bus, rimanendo sulla porta e aggrappandosi al palo per non cadere, come al solito il bus era già pieno, anche stare in piedi rappresentava un problema.
Dieci minuti dopo si fermò davanti il D'Annunzio, dove il bus si svuotò, rimanendo con solo una vecchietta seduta in prima fila, prima di scendere Allison lanciò un occhiata alla signora, chiedendosi quale fosse la sua destinazione.
Scorse con la coda dell'occhio, verso la fine del cancello, alcuni suoi compagni di classe. Ultimamente avevano iniziato ad incontrarsi sempre nello stesso posto, vicino quella piccola crepa nel muro, così per caso, e da quel momento era diventato un ritrovo fisso per chiacchierare prima delle lezioni.
Allison salutò con un cenno del capo avvicinandosi al gruppo, ci fu chi ricambiò con un "ciao" e chi come la ragazza.
Quattro erano le persone che la circondavano, di cui solo uno un ragazzo, Jacopo era il suo nome, ma veniva ormai chiamato da tutti Jeko, i suoi capelli neri come la pece svettavano a contatto con quel capellino verde che portava sulla testa, secondo il modesto parere di lui sembrava ancora più sexy, ma la cosa che attirava l'attenzione erano sicuramente i suoi occhi azzurro cielo con delle macchioline oro, infatti Allison la prima volta che lo vide s'incantò a fissare le sue iridi affascinata; l'ultima novità del ragazzo però era il suo amato dilatatore sul lobo dell'orecchio destro, non troppo appariscente, ma grande quanto bastava per dargli quell'aria tipica da bello e dannato.
Poi c'erano le tre ragazze, di cui una la sua vicina di banco Martina, che da poco era tornata al suo colore naturale, il castano, dopo aver passato gli ultimi quattro anni da bionda, ancora non riusciva ad accettarlo per questo motivo passava molto del suo tempo ad osservarsi pensierosa le ciocche di capelli che svettavano sulla sciarpa bianca. Rebecca e Aurora invece erano gemelle, tutto si poteva dire di loro, tranne che fossero gemelle, erano completamente diverse sia nell'aspetto che nel carattere; Rebecca era quella più tranquilla e riservata delle due, le sue lunghe ciocche bionde facevano sempre capitolare tutti i ragazzi che la incontravano, ma nonostante l'apparenza sapeva il fatto suo, Aurora invece era quella estroversa e lo si poteva notare subito dalle punte colorate sui suoi capelli lisci e biondi.
Allison voltò il viso quando sia Aurora che Jeko le soffiarono il fumo sul volto, non era certo la prima volta, ed entrambi avevano espresso il loro divertimento. Nel voltare la testa però, una ciocca castana le coprì gli occhi chiari, cercò di soffiarla via per non togliere le mani dalla loro posizione calda nelle tasche del giubbotto, non riuscendoci, fortunatamente Jeko le venne in soccorso portandole la ciocca dietro l'orecchio.
"Devo ancora abituarmi a questo taglio, Alli." Jeko prese un'altra boccata, per poi soffiarla nella direzione opposta al viso dell'amica.
Pochi giorni prima infatti, Allison, aveva deciso di dare un taglio netto ai suoi lunghi capelli, ma nell'istante in cui lo fece se ne pentì amaramente sentendone subito la mancanza, quando il giorno dopo si era presentata a scuola quasi tutti erano rimasti interdetti di fronte al viso inespressivo della ragazza.
Allison scrollò le spalle non avendo nulla da dire, lui lo sapeva come lei si sentiva al riguardo, non serviva ripeterlo.
Rebecca che per tutto il tempo era stata in silenzio a fissare il vuoto, abbassò lo sguardo verso il cellulare che aveva estratto dalla tasca, arricciando il naso dopo aver intravisto l'ora.
Rialzò lo sguardo inquadrando poi i suoi amici, che in tranquillità chiacchieravano del più e del meno, non prestando attenzione al via vai di persone che si affrettavano a varcare il cancello.
"Dovremmo andare, è tardi." mormorò Rebecca ottenendo la loro attenzione, alcuni di loro annuirono, mentre Aurora e Jeko buttavano a terra la sigaretta ormai giunta al termine, Martina si scaldò le mani, sfregandole l'una con l'altra, per poi affiancare Allison che quella mattina sembrava più addormentata che sveglia.
Entrarono in classe qualche secondo dopo il suono della campanella, andandosi a sedere ognuno al proprio posto, Martina ed Allison in fondo, nell' angolino, Jeko vicino uno dei pochi ragazzi presenti in quella classe, infondo frequentavano un turistico e la presenza della fauna maschile era assai rara, infatti nella loro classe, su venti, solo quattro avevano il cervello nelle parti intime; ed infine le due gemelle si accomodarono ai lati della classe, lontana l'una dall'altra.
Martina guardò di sottecchi, mentre fingeva di prendere appunti, la compagna che con la testa poggiata alla mano continuava a scarabocchiare sul quaderno di diritto, materia per cui avrebbe dovuto prestare attenzione, ma che puntualmente snobbava, impegnata ogni volta in qualcosa di più interessante.
La compagna di banco di Allison sapeva che qualcosa non andava, la vedeva distante, persa tra i suoi pensieri e questo la preoccupata, solitamente era una ragazza dalla battuta pronta e con il sorriso sempre stampato in faccia, e come Martina anche Jeko e le gemelle si erano accorte di questo suo comportamento, e forse solo il ragazzo era già arrivato ad una soluzione, infatti lui sapeva tutto, anche le altre certo, ma lui aveva vissuto quel tutto assieme alla ragazza, siccome i due avevamo frequentato la stessa classe dalle elementari, instaurando così un rapporto piuttosto solido.
Martina diede una gomitata all'amica, ridestandola finalmente dai suoi pensieri, questa la guardò per qualche secondo spaesata, non capendo dove si trovasse, solo una volta guardatasi in giro si rese conto di essere in classe.
"Tutto bene?" la voce flebile di Martina arrivò però forte e chiara all'orecchio di Allison, che annuì ignorando completamente la domanda, sapeva però che presto le domande avrebbero iniziato a farsi sempre più insistenti, aveva però ancora un'ora di tempo per godersi la sua solitudine.
Giusto il tempo per la professoressa di mettere piedi fuori dall'aula, che vide Jeko sedersi sopra l'amica, questa ebbe solo il tempo di trattenere uno sbuffo che entrambi iniziarono a riempirla di domande su domande.
"Che ti prende?"
"Cosa è successo?"
"Perché sei così?"
"Ti è morto il gatto?"
"Idiota, lei non ha il gatto!"
"Cosa sai tu, magari ne ha adottato uno e noi non ne sapevamo niente."
"Magari è morta una persona."
"Jeko!"
"Marti!"
Allison sorrise appena, come al solito i due avevano iniziato a litigare, anche durante un discorso serio non riuscivano a trattenersi.
"Guardala, sorride!" esclamò Martina puntandole l'indice, Jeko si voltò in direzione di Allison vedendola trattenere una risata.
"Missione compiuta!"
"Sì, ma adesso dobbiamo scoprirne il motivo, genia."
"Si, si, come dici tu."
"Però cazzo Jeko, ti sposti? Non sei leggero!"
Il ragazzo si voltò offeso verso la ragazza.
"Ma se sono magro! Faccio anche palestra!
"Si, ma ripeto, non sei leggero! Quindi alza le chiappette!"
Jeko si alzò con riluttanza, andandosi ad accovacciare davanti Allison.
"Baby, tell me what's wrong." immediatamente sul viso della ragazza comparve un sorriso tenero, lui sapeva sempre come prenderla, ed uno di questi piccoli trucchi era parlare nella madrelingua di lei.
"I was thinking about him.." subito una smorfia nacque sul volto del ragazzo, che però si apprestò ad alzarsi e abbracciarla.
"Lo dimenticherai, vedrai."
"Forse." sussurrò di rimando, stringendogli le braccia intorno alla vita.
Staccandosi le sorrise aspettandosi che la ragazza ricambiò il sorriso, cosa che però non successe.
"Smile. Sorridere fa bene alla salute Alli." Jeko le prese le guance tirandole in modo da far nascere sulla ragazza un sorriso, che poco dopo si trasformò in una risata.
Quella mattina quando aveva aperto le imposte, facendo entrare un po' di luce, Allison si era soffermata con lo sguardo sull'appartamento di fronte, era da tanto che non ci pensava e invece quella mattina quando aveva posato lo sguardo in quel punto una strana sensazione l'aveva presa di mira, una sensazione di cui non si era liberata per tutto il giorno.
 
Le restanti cinque ore, Allison le aveva passate fingendo di non sentire quel nodo allo stomaco, cercando di sorridere ogni volta che veniva colta tra le nuvole, sapeva di non essere stata credibile, ma dopo averne scoperto il motivo si erano calmati, limitandosi a lanciarle qualche occhiata preoccupata.
Abbracciò un'ultima volta Jeko prima di salire sul bus, sussurrandogli un "Va tutto bene.", dal finestrino lo vide ancora fermo, nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato.
Jacopo la considerava come una sorella, e per lei era lo stesso, per questo motivo lui si preoccupava di lei, cercava di prendersene cura, aiutandola, ma se c'era una cosa che lui non aveva mai sistemato era Christopher.
Allison, troppo pigra per estrarre le chiavi dalla tasca anteriore dello zaino, citofonò a casa, una voce metallica le rispose chiedendo chi fosse, lei si limitò a rispondere io.
Salendo le scale incontrò il suo vicino di casa, un ragazzo biondo sulla ventina, si limitarono a mormorare un ciao strascicato, quasi non guardandosi, Allison da piccola aveva avuto una cotta per lui, Leonardo, crescendo si era resa conto della stupidità che lo circondava, infatti erano state più le volte che l'aveva ignorata, che quelle in cui l'aveva salutata.
"Welcome home, honey." appena varcata la soglia di casa, Allison venne accolta dalla voce della madre proveniente dalla cucina.
La ragazza si sporse con la testa per osservare la madre intenta a cucinare il pranzo per loro due e il padre.
"Tutto bene a scuola?"
"Sì, certo." la ragazza adocchiò un pezzo di pane poggiato sul tavolo apparecchiato, e senza farsi vedere dalla donna lo nascose, scappando in camera.
"Guarda che ti ho vista!" le urlò di rimando la madre con un accento americano marcato, peccato che Allison l'avesse già divorato.
Aprì la porta della sua camera, dove vi era appesa la scritta Keep Out, entrando finalmente nel suo piccolo mondo, un mondo che rappresentata l'America, la sua casa, infatti Allison era nata nella famosa Los Angeles, e aveva vissuto i suoi primi cinque anni in una cittadina subito fuori la metropoli.
Si tolse di fretta scarpe e giubbotto, lanciandoli sulla sedia, per buttarsi di peso sul letto e chiudere gli occhi esausta, voleva solo addormentarsi e sperare in un giorno migliore.
"Allison!"
"Muoviti!"
La ragazza sbuffò infastidita dalle urla della madre, raggiungendola in cucina.
Salutò il padre comparso dal nulla con un sorriso, andandosi poi a sedere a tavola, poco dopo anche la madre li raggiunse accomodandosi tra i due situati a capotavola.
La madre le rivolse uno sguardo curioso, per poi riportare la sua attenzione sul polpettone.
"Honey, sai che giorno è domani vero?"
Allison alzò gli occhi sulla madre, alzando un sopracciglio, aveva forse bevuto qualcosa?
Controllò per sicurezza il bicchiere della donna, accertandosi che non contenesse alcol.
"Certo che lo so mamma, è il mio compleanno." disse riportando lo sguardo sulla donna, non prima di aver guardato scettica il padre, che con una scrollata di spalle aveva scosso la testa.
La madre annuì sorridendo, confermando la teoria di Allison, aveva sicuramente bevuto, non poteva esserci un'altra soluzione.
"Io e tuo padre avremmo voluto aspettare a dirtelo, ma.."
"Tu avresti voluto aspettare, fosse stato per me, lo avrebbe saputo subito." borbottò suo padre interrompendola, causando ovviamente un moto di curiosità in Allison.
"Come stavo dicendo, avremmo voluto aspettare, ma non sto più nella pelle!" ridacchiò eccitata, battendo le mani.
"Mamma? Are you okay?" quella donna la spaventava, ora più che mai.
"I'm fine!"
"Se ne sei sicura." mormorò a bassa voce non facendosi sentire dai famigliari.
"Domani arriva Tom!"
Bastò quella frase a farle rimangiare ogni cosa che aveva detto sulla madre, quella donna era una santa o semplicemente la sua dolce ed amorevole mamma, dopo ciò che aveva pensato era il minimo.
"Tom, il mio Tommy?" domandò cercando di contenere l'entusiasmo che voleva invaderla.
Tommy o meglio Thomas, era suo cugino, da parte di madre, di un anno più grande; Allison era cresciuta con lui e quando aveva saputo del trasferimento era stato un trauma, aveva pianto per settimane. Tommy e la sua famiglia erano venuti a trovarli solo una volta dopo il trasferimento, da quel momento l'aveva sentito solo tramite facebook e skype.
"Chi altri?" rispose il padre, sorridendole divertito.
Allison non attese neanche un secondo in più, si alzò in piedi e corse ad abbracciare prima la madre, ricoprendola di baci come non era solita fare, e poi il padre ripetendo la stessa scena della madre. Ovviamente i genitori scoppiarono a ridere, non aspettandosi una reazione del genere, o almeno l'avevano pensato, ma vederlo davanti ai loro occhi era qualcosa di strabiliante.
"A che ora arriva?" domandò sempre più eccitata, non provando a nasconderlo, saltellando sul posto con il sorriso stampato sul volto.
"Mentre tu sei a scuola, ma non ti preoccupare appena torni a casa lo vedrai."
"Posso venire anch'io? Ti prego, ti prego, ti prego!" si avvicinò alla madre sporgendolo il labbro inferiore e sbattendo le ciglia più volte.
"Non fare quella faccia da cucciolo, non attacca." sentenziò la donna, incrociando le braccia al petto e cambiando la direzione dello sguardo, sapendo che se avrebbe continuato a guardarla avrebbe ceduto.
Allison allora ci provò con il padre, che però a differenza della moglie, scoppiò a ridere in faccia alla figlia.
"Non sono io che decido, qui è tua madre il generale." il generale in questione lo fulminò con lo sguardo prima di confermare la sua decisione ancora una volta, vide la figlia borbottare qualcosa prima di girarsi e scomparire, dirigendosi sicuramente nella sua stanza.
Aspettò la sera, dopo aver passato un pomeriggio a fare niente, per poter scrivere a Tom.
Sapeva che verso quell'ora staccava dal lavoro e non appena lo vide in linea si fiondò verso la tastiera, digitando velocemente.
-Perché non mi hai detto niente?!- scrisse in italiano, sapendo che avrebbe capito, Tom diceva che così poteva esercitarsi e non perdere ciò che aveva imparato, poche volte era capitato che si parlassero in inglese, poi nessuno l'avrebbe capito.
Non passarono molti secondi, quando vide la sua risposta, lo immaginava sorridere e scuotere la testa assieme.
-Sapevo di non potermi fidare di Leah, è stata lei vero?-
-Papà dice che avrebbe voluto dirmelo subito.-
-Sappiamo entrambi che non l'avrebbe fatto, cuginetta.-
-Avresti potuto dirmelo.-
-Era una sorpresa, Alli.-
-Questi sono dettagli belli e buoni!-
-Mio piccolo fiore di loto, se vuoi che domani sia li da te, devi lasciarmi andare. Devo finire di preparare le valigie, passare da mamma e papà a farmi dare la roba da portare, convincere Matt che è troppo piccolo per venire a trovarti e lasciare quella sanguisuga di Amanda.-
Allison scoppiò a ridere leggendo la lista dettagliata delle cose che avrebbe dovuto fare, soffermandosi in particolare all'ultimo punto, il suo Tommy era decisamente un donnaiolo e se ne vantava.
-Povero Matty, scommetto che ti odia, se solo non avesse 15 anni.-
-Un poppante insomma.-
-Tommy!-
-Alli!-
-So che devo lasciarti andare a completare la tua lista, ma non voglio, mi manchi.-
-Meno di un giorno piccolina, meno di un giorno!-
Sorrise abbassando lo schermo del portatile, meno di un giorno e l'avrebbe riabbracciato dopo anni, per la prima volta non vedeva l'ora di andare a dormire.



Tadaan, eccomi qua con la nuova storia, ve l'avevo promessa e quindi ci risiamo :)
Questa volta si parlerà di migliori amici, da come avrete capito, come potrei non parlare no? 
Quindi benvenuti ai nuovi lettori e alla prossima!
With love Ellie.
   
 
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