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Autore: nigatsu no yuki    23/02/2013    4 recensioni
Mi ero sempre chiesta perché la gente si ostinava a vedere solo luce o oscurità.
Ricordo i miei anni a Hogwarts e meglio ancora le voci sussurrate la prima volta che salii sull'espresso per il castello: i ragazzini come me fantasticavano sulla Casa alla quale sarebbero stati assegnati, le uniche nominate: Grifondoro o Serpeverde. Perché i maghi dimenticano Corvonero e Tassorosso?
Il bene e il male. Quello che vi era in mezzo non era tenuto in conto da nessuno.
-Pensavi sarebbe finita così?- sussurrò, le sue parole già lontane da me.
Scossi la testa, senza accettare la realtà -No, ho sempre creduto in te fino alla fine-
Un sorriso amaro gli dipinse il viso, era uno di quei vecchi sorrisi che solo io o le mura di Hogwarts potevano vantare di aver visto -Hai sempre creduto in una parte di me che non esiste- replicò.
Guardai i suoi occhi azzurri, per me erano diventati irraggiungibili, si sfiorò il braccio sinistro dove sotto la stoffa pulsava il segno del Male che lo aveva trasformato in ciò che aveva sempre odiato poi si girò andandosene e lasciandomi sola.

Storia interrotta, spero potrà riprendere a breve.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 18 - Quella logorante storia
 

 
 
L'estate era passata anche troppo velocemente per i miei gusti.
Da un giorno all'altro poi Godfrey era diventato sempre più apprensivo, quasi asfissiante; non mi permetteva di mettere piede fuori da casa. Non che ne sentissi il bisogno dopotutto: crogiolarmi in quel dolore opprimete sembrava davvero divertirmi.
Era ormai Agosto quando Godfrey mi annunciò che avrei passato il resto dell'estate dai Weasley.
-Tu non resterai con me?- gli avevo chiesto.
Lui aveva scosso la testa -Silente mi ha affidato lavori importanti per conto dell'Ordine- spiegò e nel vedere il mio sguardo rabbuiarsi, sembrò capire che la cosa non mi piaceva affatto.
Certo, negli ultimi tempi era quasi diventato impossibile uscire di casa, ma avere Godfrey lontano mi stonava sempre un po', soprattutto sapendo che avrebbe svolto dei compiti per l'Ordine dato che la gente continuava a sparire. Lui era stato come un nonno per me, e non avevo tanta voglia di immaginarmelo in uno scontro con dei Mangiamorte; non potevo perdere anche lui.
-Tranquilla Ev- mi rassicurò -questo vecchio non è uno sprovveduto, e ti verrò a trovare nei week end d'accordo?- sorrise benevolo e io insieme a lui, rincuorata.
Così ero partita per la Tana; lì la Signora Weasley, molto felice di vedermi, mi sistemò nella stanza con Ginny ed Hermione e quando le chiesi quando sarebbe arrivato Harry, mi disse che due giorni ancora e Silente in persona l'avrebbe accompagnato in quello che ora era diventato il nuovo quartier generale dell'Ordine.

 
Il pomeriggio di due settimane dopo ero comodamente seduta sul divano di casa Weasley, intenta a leggere un libro e a rimuginare su ciò che mi aveva raccontato Harry quella mattina, ovvero su quello che aveva visto da Magie Sinister il giorno prima: Malfoy in compagnia della madre e di alcuni Mangiamorte.
Mi ero principalmente dilungata chiedendogli per quale motivo avesse dovuto seguire Malfoy, ma dopo una sua occhiataccia, avevo ascoltato il resto della storia; e così mi ritrovavo a ripensarci su proprio in quel momento. Harry pensava che si sarebbe unito ai Mangiamorte, ma io ne dubitavo, in fondo aveva solo sedici anni.
Un sonoro crac proveniente dal giardino mi distrasse dai miei pensieri: Harry, Ron, Hermione e Ginny erano nel giardino sul retro a giocare a Quidditch, ma ora sembrava essere arrivato qualcuno.
La porta si aprii da sola e dopo qualche istante apparvero Fred e George, con addosso ancora i vestiti da lavoro che utilizzavano ai Tiri Vispi, che proprio il giorno prima avevamo visitato per la prima volta.
-Oh eccovi ragazzi- la signora Weasley arrivò dalla cucina, in mano una padella e il grembiule attorno al collo -siete in anticipo- continuò tornando però verso l'altra stanza.
I due gemelli allora si accorsero di me -Ciao Evey- dissero insieme e io li salutai con un sorriso.
Fred sparì quasi subito nella cucina con la madre, mentre George venne a sedersi accanto a me; così posai il libro a cui stavo prestando attenzione per concederla a lui.
-Sicura di non voler ordinare uno scatolone di Pasticche Vomitose?- chiese -meglio quelle che tutto lo studio per i M.A.G.O.- assicurò ridendo.
Mi unii alla sua risata -Ho bisogno di studiare, credimi- risposi.
-Attenta- mi disse -non vorrai mica diventare come Hermione? Un tempo ti sapevi divertire Evey, e credo che tu adesso ne abbia davvero bisogno...-
Mi ero persa il filo conduttore che aveva portato l'argomento dalle Pasticche Vomitose a Sirius.
-Insomma so come ti senti per Sirius- avevo indovinato allora -e che probabilmente ti stai dando la colpa per tutto- beh in effetti sì... -ma non dovresti- concluse George fissandomi preoccupato.
Abbassai lo sguardo -Non posso farci nulla- sussurrai -anche se volessi...-
-Sono sicuro che lui non ti vorrebbe vedere così- assicurò ritrovando un sorriso.
Si aveva ragione, Sirius non avrebbe mai voluto vedere dove mi aveva portata la tristezza per la sua perdita, eppure...
Un altro crac, proveniente dal giardino, forse era il signor Weasley; anche George spostò appena lo sguardo verso l'esterno.
Stava poi per dirmi qualcos'altro quando la porta di casa si spalancò, rivelandoci che non si trattava affatto di Arthur Weasley.
Mi irrigidii all'istante vedendo chi aveva fatto il suo ingrasso nella Tana.
La signora Weasley apparve di nuovo dalla cucina -Oh, pensavo che Silente mandasse Tonks...- disse la donna.
-Neanche per me è un piacere spingermi fino quaggiù, credimi- rispose Piton facendo il suo ingresso nella casa -quindi risolviamo subito la questione e non avremo più bisogno di preoccuparci-
-Certo- rispose quella facendo segno all'uomo di seguirla in cucina -George vieni anche tu-
Il ragazzo però prima di muoversi mi lanciò un'occhiata di conferma ed io annuii impercettibilmente, sicura che avrei potuto affrontare da sola la situazione.
Quando la porta della cucina si fu chiusa anche Daniel si apprestò ad entrare in casa, dopo aver guardato il padre e avendo inteso che lui doveva rimanere lì, in quella stanza.
Fece due passi avanti arrivando di fronte a me; mi soffermai a fissarlo forse un po' troppo, ma fu lui a rompere il silenzio -Perché sei qui?- chiese.
-Godfrey deve lavorare per l'Ordine- risposi subito meravigliandomi di me stessa; davvero non avevo in serbo per lui frasi taglienti e dure? -tu perché non sei a casa?-
-Anche mia madre deve lavorare per l'Ordine- rispose, senza quasi lasciar trapelare nulla dalla sua voce.
Poi tornò a fissarmi, e i suoi occhi sembravano guardarmi diversamente. Era sempre stato abile a leggermi, e ora forse tutto quello che avrebbe trovato dentro di me sarebbe stata tristezza, mista a quella malinconia che ormai da due anni accompagnava la sua assenza. Ma io non volevo permettergli di vedere quello, non poteva capire quanto nonostante tutto mi mancasse.
Così abbassai gli occhi, mi alzai e mi diressi verso le scale, ma fu la sua voce a fermarmi -Mi dispiace per Black- disse.
Mi voltai di scatto: che significava quello? A lui Sirius non era mai piaciuto, il che era reciproco, e ora mi diceva che gli dispiaceva?
Tornai indietro guardandolo con rabbia -Stai mentendo- dissi.
-Già, forse mi sono espresso male- sembrò ripensarci -in effetti non mi dispiace per lui-
La rabbia dentro me sembrò moltiplicarsi, e guardandolo con odio feci un altro passo verso di lui, lo avrei colpito ancora, come quasi due anni prima, quando tutto era iniziato.
-Mi dispiace che tu sia stata così male per quello che è successo, che tu abbia sofferto-
La rabbia svanì in un istante, come il fumo racchiuso in cucina, quando si cuoce troppo, apri la finestra e quello scompare non lasciando più traccia di sè.
Perché non riuscivo più a capirlo? Cosa volevano dire quelle parole?
-Questo è tutto- disse Piton uscendo dalla cucina -andiamo!- continuò rivolto a Daniel che dopo avermi lasciato un ultimo sguardo, seguì il padre nel giardino fino a Smaterializzarsi con lui.

 
-Mi piace molto sai?- Luna stava accarezzando la pancia di Vrail che si era allungato sui sedili del vagone in cui ci trovavamo.
-Attenta così riesci solo a far aumentare il suo ego- la avvertii, mentre il gatto cominciava a fare le fusa felice.
Luna mi sorrise e io non potei non alzare gli occhi al cielo, ma poi ridere.
Ecco come stavo passando il mio ultimo viaggio per Hogwarts, pensarci faceva solo crescere dentro di me un'enorme malinconia: quei sette anni passati all'interno del castello sarebbero forse stati i migliori della mia vita, nonostante tutto quello che era successo.
Sospirai sconfortata guardando brevemente il paesaggio fuori dal finestrino che cambiava, mentre il treno procedeva verso nord.
Il silenzio fu interrotto poco dopo quando sentii la porta dello scompartimento aprirsi scricchiolando, mentre un ragazzino della mia casa, forse del secondo o del terzo anno, con scompigliati capelli biondi e lo sguardo un po' imbarazzato faceva il suo ingresso.
-Ehm...- cominciò -il professor Lumacorno mi ha chiesto di consegnarti questo- il ragazzino mi porse un foglietto ripiegato in quattro parti.
Lo guardai curiosa, poi alzai lo sguardo su di lui -Grazie mille- dissi.
Quello fece un sorrisetto timido prima di fuggire via.
Aprii cautamente il bigliettino e lo lessi con attenzione, mentre aggrottavo le sopracciglia.
-Sei già nei guai prima di arrivare al castello?- chiese Luna.
Ridacchiai divertita -No- risposi -in realtà sono invitata nello scompartimento del professore, che sarebbe felice di conoscermi-
Luna alzò lo sguardo da Vrail per posarlo su di me -Strano- disse.
Lo pensavo anche io, ma dato che a chiedermelo era un professore non potevo certo rifiutarmi, o sarei davvero finita nei guai prima di arrivare al castello.
-Vrail può rimanere con me, vero?- mi chiese Luna.
Mi alzai e prima di lasciarli lanciai uno sguardo ad entrambi -Non lo viziare troppo, mi raccomando- ridacchiai per poi perdermi nei meandri del treno cercando di raggiungere il nuovo professor Lumacorno.
Arrivata davanti allo scompartimento indicato nel bigliettino bussai piano e quando la porta di aprii da sola mi maledissi mentalmente per aver acconsentito a tutto quello.
-Ah signorina Potter benvenuta, benvenuta- il professore si alzò e venne a stringermi la mano -è un piacere per me conoscerla-
-Anche per me- sussurrai, concentrandomi quel poco che bastasse su Lumacorno per non sembrare scortese.
-Prenda posto la prego, presto arriverà anche suo fratello- mi avvisò il professore.
Mi accodai vicina ad una ragazza di Tassorosso fissando un'ultima volta l'altro lato dello scompartimento dove Daniel, seduto vicino a Blaise Zabini mi stava guardando interessato.

 
-Il fatto che tu mi abbia tenuta all'oscuro di tutti questi avvenimenti rischia di farmi arrabbiare davvero-
Harry sbuffò -Ti sto raccontando tutto ora, e poi non sono un bambino so badare a me stesso-
-Sei entrato con il volto coperto di sangue già al banchetto di inizio anno, poi non dovrei preoccuparmi- borbottai.
Hermione di concesse un sorriso, al contrario di Ron che sembrava parecchio teso.
Il fatto che trovassi qualche momento libero in quel mio settimo anno, che non mi fosse utile per studiare, mi aveva davvero stupita.
Avevo raggiunto i tre ragazzi quel pomeriggio prima di cena nella Sala Grande ancora semi deserta, avevamo solo visto la professoressa Cooman entrare un attimo nella sala, borbottando qualcosa contro un vento funesto ed avverso; vento che in effetti spirava dal giorno prima, impedendo di godersi il parco del castello, prima che il freddo arrivasse definitivamente a ghermirlo.
Per il resto si aggirava solo qualche ragazzino del terzo anno e altri studenti del sesto, che avevano già terminato le lezioni.
-Ti ho già spiegato la storia del treno- rispose Harry -c'è davvero qualcosa di sospetto in Malfoy-
Alzai gli occhi al cielo, mentre Hermione mi anticipava -Stai diventando paranoico Harry!-
Lui lanciò un'occhiataccia ad entrambe -Pensatela come volete- disse -comunque hai scoperto qualcosa su questo Principe Mezzosangue Evey?-
Scossi la testa -Nulla, in biblioteca non c'era niente di interessante-
-Quel libro mi spaventa Harry- bisbigliò Hermione.
-Solo perché è più bravo di te in Pozioni?- Ron si rianimò solo per essere fulminato da Hermione.
-Non importa- disse Harry cercando di calmare le acque e facendo segno a Ron di seguirlo -noi andiamo ad allenarci prima di cena-
Ron si rabbuiò ancora di più, pronto a seguire l'amico, stringendo la sua scopa.
-Prima dimmi se ci sono novità con le lezioni di Silente- fermai Harry prima che prendesse la via per la Sala d'Ingresso.
-Nulla- ora sembrava impaziente di uscire, per saltare in groppa alla sua Firebolt, cosa che i non capivo per niente -ma appena saprò qualcosa ti farò sapere-
Corse via trascinandosi dietro Ron.
-Salterà anche stasera la cenetta al Lumaclub- mi disse Hermione.
-Beato lui- sussurrai facendo ridere la ragazza che mi salutò per tornare nella sua Sala Comune.

 
-Ancora mi chiedo perché continuo a venirci? Potrei inventare una scusa come Harry- sussurrai ad Hermione seduta accanto a me, mentre Lumacorno si perdeva in uno dei suoi soliti monologhi, su come avesse avuto gli allievi migliori, quelli che erano diventati “qualcuno” e di come probabilmente “qualcuno” lo saremo diventati anche noi.
-Ma altri lo sono già, voi che dite?- concluse il professore lanciandomi un'occhiata e un sorriso incoraggiante, mentre tutto quello che volevo fare io era sprofondare nella sedia, o tirare fuori il Mantello dell'Invisibilità di mio padre, calarmelo addosso e andare via di lì.
Tutti si voltarono a guardarmi, chi con occhi pieni di ammirazione, altri che contraevano la mascella gelosi di quelle attenzioni che io non avevo mai chiesto.
Quella serata sarebbe stata più lunga del previsto.
Quando finalmente la luna fece il suo corso nel cielo e il professore si accorse che era davvero tardi e decise di lasciarci tornare nei dormitori, esultai mentalmente ringraziando Merlino e dopo aver salutato Hermione ero uscita quasi per prima dall'aula vicina ai Sotterranei, dove Lumacorno credeva davvero passassimo piacevoli serate.
Essendo nei Sotterranei non mi stupii più di tanto quando incrociai Daniel e Zabini, loro scendevano verso la loro Sala Comune, mentre io andavo verso la Sala d'Ingresso.
Ovviamente cercai di evitarli, ma Dan si accorse di me e dopo aver detto qualcosa all'altro lo vidi venire verso di me e pararmisi davanti.
Incrociai le braccia al petto cercando di mascherare quella tristezza ormai sempre presente in me, soffocata a qualche parte nel profondo del mio petto.
-Devo parlarti- mi disse, sul volto gli apparve un mezzo sorrisetto, uno di quelli che mi ricordavano tanto le scene di due anni prima, quando irritarmi sembrava il suo passatempo preferito, come quello di Harry era il Quidditch o per i gemelli cercare di demolire il castello con un esplosione grandiosa.
Tutto l'anno precedente era rimasto completamente indifferente nei miei confronti, a parte quando mi evitava le punizioni con il rospo rosa, ma quel ghigno non lo vedevo da un bel po'. Perché era così lunatico?
-Cosa c'è?- chiesi, come sempre desiderosa di limitare al minimo le mie conversazioni con lui.
-Cinque anni fa ti ho fatto una promessa, ma probabilmente tu non ricordi- cominciò -hai presente gli unicorni?-
Evitai di spalancare la bocca per lo stupore.
Per Corvonero! Cosa diavolo gli passava per la testa? Come faceva a ricordarsi quello? Perché gli importava ancora?
-Co...Cosa?- riuscii solo a domandare stupita.
-Erano le vacanze di Natale sai- continuò calmo -tu e Godfrey eravate...-
-Si, lo so- tagliai corto, facendogli capire che avevo inteso.
-Bene quindi, domani sera alla Foresta Proibita ok?- chiese.
Sta scherzando! E' quello che disse una vocina nella mia testa, ma io cercai di ricompormi in modo adeguato per non lasciare che la sorpresa deformasse di più la mia espressione -Perché?- chiesi solo guardandolo attentamente, mi stava prendendo in giro, quello era certo, e volevo trovare una falla in quella sua maschera di indifferenza e finta innocenza, doveva esserci.
-Sei stata tu a chiedermelo ricordi?- rispose lui.
Aprii la bocca per parlare, ma la richiusi subito senza sapere come replicare.
-Credo che tutto questo sia durato abbastanza Evey- riprese abbassando un attimo lo sguardo per poi rialzarlo -insomma sono passati due anni e...-
-Va bene alla Foresta, domani sera- lo interruppi voltandomi ed andando via, non volevo sentire altre scuse su quella logorante storia, se aveva voglia di mettere una pietra sopra tutto, ne avremmo parlato il giorno dopo. Non volevo un altro motivo che mi ricordasse quanto la mia testardaggine mi avesse tenuta lontana dal mio migliore amico.

 
Te ne pentirai Evey, e lo sai bene.
Iniziai a fischiettare impaziente, almeno così la vocina che ronzava insistente nella mia testa non si sarebbe sentita.
Svoltai al primo piano, scendendo le scale ed arrivando fino alla Sala d'Ingresso.
Era giusto risolvere tutto quello, l'unica cosa che mi tratteneva era il mio dannato orgoglio, e quella testardaggine con cui ormai convivevo da sempre.
Attraversai velocemente il ponte di legno ricoperto dirigendomi verso la casetta di Hagrid; a metà strana girai verso il lago.
Non avresti dovuto accettare!
Si lo sapevo bene, ma ora tanto valeva concludere; ero incredibilmente testarda, ma non ero una fifona, non potevo scappare davanti a quello.
Perché questo problema sta diventando peggiore che il ritorno di Voldemort?
Sbuffai e smisi di darmi ascolto arrivando al limitare della Foresta Proibita, ad aspettarmi non c'era nessuno.
Un'idea mi balzò in mente, forse ero stata ingannata, proprio come i ragazzini che arrivano al primo anno a scuola pensando che lo Smistamento sia un prova che preveda l'uccisione di un drago.
Si era di nuovo preso gioco di me e...
-Sei in anticipo- la sua voce arrivò alle mie spalle, non mi voltai per dargli il benvenuto.
-Tu sei in ritardo- replicai e senza aspettarmi una risposta entrai dentro la foresta.
Lui mi seguii tenendosi al mio fianco, ma senza aprir bocca.
-Aspetta- disse ad un certo punto e così fui costretta a voltarmi; stava indicando un altro sentiero -andiamo di qui, ieri ho visto delle tracce-
Ieri? Mi chiesi, questa cosa se l'era preparata?
A quel punto dovetti seguirlo, perché si mise davanti facendo strada. E mentre ci addentravamo sempre più nella foresta, il sole calava lento dietro le creste delle basse montagne e il freddo diventava sempre più pungente accompagnato da un lontano ululato.
Camminammo per una decina di minuti sempre tenendoci al limitare dell'area più selvaggia ed intricata.
Ero sovrappensiero che per poco non andai a sbattere addosso a Daniel che si era improvvisamente fermato.
Con un gesto del capo indicò poco davanti a noi dove c'erano ben due unicorni: uno bianco splendente, sicuramente una femmina, dato che al suo fianco aveva un cucciolo color paglia.
Proprio quest'ultimo vedendoci si fece avanti per primo un po' titubante; si vedeva subito che era abituato alla presenza di studenti.
Io però mi avvicinai subito all'altro unicorno, dato che gli adulti si facevano toccare solo da ragazze: lisciai le lunghe crine argentate sul suo collo e quello nitrii scuotendo la testa e facendo ondeggiare il lungo corno che gli ornava la fronte. Erano davvero bellissimi.
Passò solo qualche minuto poi con un acuto richiamo la madre attirò l'attenzione del cucciolo e i due scomparvero nella Foresta Oscura, facendomi ripiombare improvvisamente alla realtà, facendomi capire che era arrivato il tempo di chiarire tutto.
-Non pensavi che mi sarei ricordato questo, vero?- chiese Daniel.
Mi voltai verso di lui, scrutando a fondo il suo volto, cercando una falla a quella maschera che indossava perennemente da troppo tempo.
-Pensavo che i tuoi amici avessero messo altro tra le tue priorità- risposi.
Un sorrisetto gli dipinse il volto -Allora avevo ragione- disse -non vuoi che abbia altri amici-
-No- replicai cercando di non perdere la calma -ma il Daniel che conoscevo io non avrebbe mai avuto amici come quelli-
-Sono cresciuto Ev- disse -non abbiamo più tredici anni-
-Lo so bene- risposi -ma io non sono cambiata crescendo-
-Sì lo vedo- continuò dopo un attimo di pausa -sempre testarda e orgogliosa, e troppe volte indecisa, immagino che non volevi venire con me stasera-
Digrignai i denti, aveva ragione io non ero cambiata e lui poteva leggermi benissimo, cosa che non potevo fare io con lui dato che si era completamente trasformato in un'altra persona.
-E forse un po' ti sono mancato in questi anni- fece un passo verso di me con fare sicuro.
-Ti piacerebbe vero?- rimbeccai -da dove salta fuori tutto questo ego?-
-Non sviare la domanda, sai che è così-
Ecco mi stava di nuovo ingannando, era una sfida forse quella? Io di sicuro non avrei ceduto.
Tirai fuori il sorriso più falso che avrei potuto inventare -Beh ti sbagli anche io sono cambiata- avrei voluto mentire meglio.
Fece un altro passo avanti -Ah davvero, quindi le ore passate da sola in biblioteca o nel parco come dovrei interpretarle-
Sentii la rabbia ribollirmi dentro -Sono solita circondarmi di stupidi, traditori, odiosi Serpeverde, alla fine ho capito che me ne sto meglio da sola- replicai tra i denti.
-Cadi nella tua stessa trappola Evey, tu odi chi generalizza sulle Case, e odi chi odia questo- si indicò lo stemma sul petto.
Il mio sguardo truce avrebbe potuto incendiare l'intera foresta; cosa credeva che per me in quegli anni nulla fosse cambiato?
Era cambiata ogni cosa e se potevo dare la colpa a Voldemort da un lato, dall'altra potevo darla a lui.
E poi perché doveva starmi così vicino?
Metabolizzai piano l'ultimo pensiero, mentre la rabbia scemava pian piano e il mio cervello si concentrava su quello.
Sicuramente si accorse del mio cambio repentino d'espressione perché fece un sorrisetto avvicinandosi ancora, i suoi occhi guardavano i miei distanziati da poco.
-Quindi ho ragione io- continuò -ti tradisci da sola, solo perché sei troppo orgogliosa per ammettere che ti sono mancato-
Lui non mi era solo mancato, avevo sofferto terribilmente a vederlo così lontano da me... ovviamente questo non lo doveva assolutamente sapere.
-Non sei brava a mentire Evey, non a me almeno- continuò.
Alzò piano una mano fino a sfiorarmi un guancia, fu allora che vidi nei suoi occhi qualcosa di diverso: una strana tristezza, un muto fiume di scuse.
Perché quello sguardo? Non riuscii a rispondermi perché sparì in un istante.
Arrivarono altre domande ad affollarmi la mente: che diavolo mi prendeva, perché non riuscivo a muovere un muscolo? Rimanevo lì, immobile sotto il suo sguardo troppo vicino.
E quella distanza diminuiva, proprio come quasi due anni prima, quando nel giardino di casa mia cadeva ancora la neve a testimoniare l'avanzata delle feste natalizie.
Proprio come quella volta non mi mossi, ma diversamente da quella volta lì, nella Foresta Proibita non c'era Godfrey ad interrompere quell'attimo.
La sua fronte sfiorò la mia mentre i respiri si fondevano tra loro; solo allora sul suo volto apparve un sorrisetto strafottente.
-Ma alla fine ti faresti baciare da uno stupido, traditore, odioso Serpeverde?- chiese, poi si voltò andando via senza lasciarmi il tempo di pensare.
La rabbia tornò a galla gradualmente, crescendo così sempre più, strinsi i pugni fino a farmi male chiedendomi come avessi fatto a trovarmi di nuovo in quella dannata situazione.















Angolo Autrice


Salve a tutti :)
Da persona altamente inutile e asociale aggiorno il sabato pomeriggio, mentre le persone normali escono... eh vabbè una scusa ce l'avrei, qui si muore di freddo e forse verrà a nevicare.
Ma sto divagando.
Non è passato così tanto dall'aggiornamento vedete ^///^ solo un mesetto.
E spero di andare più veloce d'ora in poi (dovrei preparare una tesina, ma direi che mi importa poco ahahah)
Allora che ne pensate di questo capitolo? Questo sesto anno vi piace com'è cominciato?
Io spero di si ^__^

Solo una precisazione dato che nelle recensioni me l'hanno fatto notare: lo scorso capitolo si è concluso con un'altra profezia; ora per quanto ci abbia lavorato su per farla sembrare "credibile" il risultato non mi ha convinto così tanto, purtroppo ho duvuto infilarcela lo stesso per spiegare per quale motivo l'esistenza di Evey fosse conosciuta da così pochi. La profezia secondo me è l'anima centrale dei primi sei libri e sconvolgerla per farci rientrare Evey, beh l'ho trovato complessissimo D:

Ok ho finito di straparlare, come sempre ringrazio tantissimo chi continua a seguire questa storia :3
Beh io vi saluto, alla prossima ^__^
   
 
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