Questo capitolo parla di Trevor e Laurel :) premetto che non aggiunge nulla alla storia e non seguirà i periodi di Falling in love ma avrà propri periodi, propri cicli :)
Capitolo
2
Laurel stava sistemando gli ultimi vestiti nella
valigia prima di raggiungere l’aeroporto per andare a Las Vegas per il servizio
fotografico che la stava aspettando.
Avrebbe indossato una magnifica collezione primavera-estate dei migliori
stilisti.
Non si stancava mai di viaggiare per lavoro, forse a volte aveva pensato di
rinunciare a tutto e stabilirsi in un posto dove mettere radici e trovare un
altro lavoro.
Si era presa una piccola pausa, un anno sabatico per fare questa prova ma
arrivò a conclusione che mettere radici in un posto non era per lei. E forse
non era per lei neanche conoscere il vero amore, com’era capitato a Scarlett,
a Kate e forse anche a Paige.
Viaggiare le liberava la mente, faceva il suo lavoro da modella gran parte del
tempo, ma il resto del viaggio era dedicato a lei e alla scoperta di nuove città.
Sarebbe stata via due settimane, la prima settimana dedicata al lavoro e la
seconda era un regalo per se stessa. Amava profondamente Las Vegas e le migliaia
di luci che la illuminavano di notte, così avrebbe avuto tempo per divertirsi e
rilassarsi.
Ma un pensiero la ossessionava da quella mattina.
Trevor.
Trevor era a Las Vegas e lui era venuto a sapere del viaggio tramite Kate, il
che era inevitabile che avrebbero passato qualche giorno insieme.
Non le infastidiva affatto il pensiero di passare qualche altro giorno con
Trevor soprattutto dopo quei tre giorni passati a casa sua.
Erano volati, il lavoro le faceva passare poco tempo a casa e l’ultimo giorno
Trevor lo aveva passato con la famiglia e quindi lontano da casa sua.. lontano
da lei.
Nei giorni successivi, dopo la partenza di Trevor, quando Laurel, tornava a
casa e sentiva la mancanza di qualcosa. Sentiva il vuoto pervaderla. Trevor le
preparava squisiti piatti italiani e avere a casa sua un bel-pezzo-da-novanta e
un’ottima cucina era un’accoppiata perfetta.
E adesso l’avrebbe rivisto.
Una visita tranquilla, una cena a casa con Trevor e poi cosa il destino aveva
in serbo per lei lo avrebbe visto con i suoi occhi.
Quando uscì dall’aeroporto di Las Vegas,
inspirò profondamente con un sorriso stampato in viso.
Il telefono le vibrò, lo prese e accettò la chiamata.
<< Pronto? >>
<< Laurel, sono Jaxon il fotografo ma dove diamine sei finita? >>
sbottò lui con tono alto e nervoso.
Sbarrò gli occhi e voltò lo sguardo sul suo orologio che segnava le undici
passate.
<< Oh merda! Sono in ritardo!! >> parlò in fretta dicendo al
tassista di accelerare perché era in netto ritardo per le prime foto della
campagna pubblicitaria.
Il tempo era un vero tiranno.
<< Tranquilla Laurel cara. Qui non ci sono stilisti, fotografi,
truccatrici e moltissima altra gente ad aspettare solo te! >> convenne il
ragazzo con sarcasmo.
Al diavolo Jaxon, pensò Laurel. Non era il momento delle sue battutine e pensò
bene di chiuderli il telefono in faccia mentre la sua voce squittiva nervosa.
Non poetava subirsi due tirate di orecchie, quella del fotografo e quella del
direttore del giornale. Non aveva altro tempo da perdere, sarebbe andata dopo
in hotel a lasciare le valige. Quando il taxi la portò al posto indicato, scese
di corsa, pagò e a passi svelti si diresse allo studio.
Quando entrò decine di persone camminavano su e giù nervosamente svolgendo i
loro incarichi.
<< Meno male! Tranquilla cara, non abbiamo mezz’ora di ritardo che ci verrà
aggiunta domani, fa con comodo! >> convenne Jaxon girandole in torno
senza esserle d’aiuto.
Sparisci, avrebbe voluto urlare ma esitò. Le serviva un’aspirina, pensò
massaggiandosi la testa.
<< Ragazze truccatela e mettetele il primo vestito che vi capita sotto le
mani. Su, su forza! >> urlò Jaxon con voce sicura e forte affinché tutti
i presenti intorno e non, sentissero.
Avrebbe passato una tremenda giornata, ne era sicura.
Quando la porta della stanza dell’albergo dove
alloggiava si chiuse con un tonfo, si accigliò.
<< Dannazione! >>
Aveva un tremendo mal di testa e in quel momento desiderava solo il silenzio
tombale.
Posò le ultime valige nella stanza, lasciandole aperte e con i vestiti ancora
dentro. Le avrebbe sistemate il mattino seguente pensò, gettandosi sul letto a
peso morto.
Non era mai tornata da un servizio fotografico distrutta come lo era in quel
momento. Si alzò dal letto, prese una bottiglietta d’acqua dentro il minifrigo,
versò il liquido dentro un bicchiere e gettò un’aspirina. Bevve tutto un sorso.
La medicina avrebbe fatto il suo dovere, a lei non restava che infilarsi il pigiama
dopo il suo solito rituale e infilarsi a letto e riposare fin quando la sveglia
non fosse suonata.
Tutto in regola fin quando il telefono non le squillò, si precipitò su di esso
per farlo tacere, quel rumore assordante le dava alla testa e accettò la
chiamata senza vedere chi fosse.
<< Ciao Belle gambe, sei arrivata a Las Vegas?? >> esultò Scarlett.
Chiuse gli occhi e sperò che quello fosse solo un sogno, perché se era la realtà, sapeva perfettamente che non avrebbe retto
molto.
<< Sì sono arrivata questa mattina, in ritardo per giunta! >>
rispose semplicemente massaggiandosi la testa.
<< Dovresti mandare una lettera alla compagnia aerea.. belle gambe!
>> parlò Paige con voce distante, sottolineando l’appellativo “belle gambe”
con tono divertito.
Scarlett non era la sola nella conversazione, c’era anche Paige.
<< Belle gambe!? Ragazze vi prego ho mal.. >>
<< Abbiamo parlato con Trevor fino a qualche minuto fa. Ci ha detto che
non ti sei fatta ancora vedere in giro, si può sapere cosa sei andata a fare a
Las Vegas? >>
Come previsto le ragazze non avrebbero ascoltato una singola parola di Laurel,
l’avrebbero solo tartassata di domande.
<< Sono qui per lavoro Scarlett! Ho una settimana piena d’impegni con
riviste e servizi fotografici, parlerò con Trevor e gli spiegherò perché ancora
non mi sono fatta vedere in giro! >>
Non capiva neanche il perché di quella frase, non trovava motivo per cui Trevor
avrebbe dovuto sapere i suoi impegni, ma pur di zittire le ragazze in quel
momento Laurel era disposta a tutto.
<< Come va con il figaccione Laurel? Hai intenzione di passare qualche
giorno con lui? >> domandò curiosa Scarlett.
<< O magari qualche notte.. >> canzonò Paige.
Sembrò rifletterci qualche minuto poi parlò.
<< So che la prossima settima dovrà giocare a basket contro la più temuta
delle squadre o una cosa del genere.. so anche dove giocherà e credo che andrò
a farli visita >> aggiunse Laurel con un ghigno.
La partita di basket calzava a pennello con la sua settimana di riposo. Si
sarebbe riposata la mattina, magari andando a fare shopping e la sera sarebbe
andata a vedere Trevor giocare, per la
prima volta. L’idea la attraeva decisamente.
<< Hai già in mente cosa fare dopo la partita? >> chiese curiosa
Paige mentre sentiva qualche risata leggera provenire dalle ragazze.
Una delle due aveva fatto qualche battuta su una possibile notte di sesso tra
lei e Trevor. Scosse la testa divertita per i pensieri perversi delle ragazze e
aggiunse: << Nulla di ciò che state pensando, teste calde! >>
<< Peccato, i nostri pensieri includevano maratona di sesso davanti al
camino e un bel bagno caldo insieme.. allora, sei ancora sicura di non far
accadere tutto ciò?? >>
Ciò che avevano detto le ragazze le fece pensare subito al corpo muscolo di
Trevor, solo in boxer e lei con uno di quei completi d’intimo che tanto le
piace indossare, uno di fronte all’altro e al loro fianco un camino acceso li
riscaldava.
Era tutto così eccitante e Trevor era
così magnifico che al solo pensiero si accaldava. Ah! Se le piaceva l’idea.
<< Magari ci penserò su. >> le avvisò sorridente.
<< E ci farai sapere ogni dettaglio! >> aggiunse Paige avvisandola.
<< Contaci. Adesso però sono stanca e non penso di restare sveglia ancora
per molto perciò buonanotte ragazze, a domani. >>
Chiuse la chiamata con le ragazze e posò il telefono sul comodino al suo
fianco. Rimase immobile, girata su un fianco a pensare. Era molto, moltissimo
tempo che non provava cose del genere pensando a un ragazzo. L’ultima volta fu
con Duncan, il ragazzo del liceo. Non si era mai innamorato, al contrario di
lei che era perdutamente innamorata di Duncan. Era una ragazzina con gli ormoni
in subbuglio che non riusciva a controllare e aveva bisogno di un
accompagnatore per il ballo di fine anno. Quella sera ci uscì e finirono
entrambi sul sedile posteriore dell’auto di Duncan a baciarsi. Non era mai
stata con un ragazzo, era un momento così intimo e particolare per lei che
quando si tirò indietro perché non voleva che la sua verginità si consumasse in
quel modo, lui sparì definitivamente dalla sua vita.
E ora Trevor risvegliava in lei le stesse e identiche emozioni. E aveva paura
di finire nuovamente in quel modo. Era uscita con moltissimi ragazzi, anche se
la maggior parte da una notte e via ma nessuno di loro, al solo guardarla la
faceva sentire così viva.
Anche le ultime energie per pensare svanirono in quel preciso istante e Laurel
cadde in un sonno profondo.
La settimana passò in fretta per fortuna. Non
desiderava altro che rilassarsi e godersi quel viaggio a Las Vegas. Si era
sentita qualche giorno con Trevor, ma solo conversazioni al telefono e qualche
messaggio. Le aveva detto dove si sarebbe tenuta la partita e si era preparata
fisicamente, andando a fare shopping e psicologicamente. Come si sarebbe
comportata rivedendo Trevor?
Avrebbero parlato normalmente, le serviva un argomento per rompere il ghiaccio
che si era formato in quei mesi distanti, l’uno dall’altra? Sospirò increspando
le labbra. Tutto si sarebbe svolto come sempre.
Quella sera si preparò, indossando un jeans scuro stretto, delle scarpe da
ginnastica, una maglietta a maniche corte
e un giubbino leggero che attenuava il leggero fresco di quella
splendida serata.
Il taxi la stava aspettando da qualche minuto, scese e diede le informazioni al
tassista che l’avrebbe portata alla partita.
Una grande palestra, ecco dove si sarebbe tenuta la partita di basket. In una
grande palestra gremita di persone di tutte le età con i loro striscioni per
tifare ognuno la loro squadra. Laurel entrò osservandosi attorno stupita, era
la prima volta che assisteva a una partita del genere e riuscì solo a
riconoscere qualche arbitro, il resto della gente che circolava sul terreno da
gioco era estraneo a lei. C’erano grossi pupazzi parlanti che intrattenevano la
gente nella palestra e Laurel pensò che fosse davvero bizzarra come cosa.
Quando la folla acclamò, da una porta uscirono i giocatori delle due squadre
con le loro divise e da un’altra porta delle ragazze in divisa con pompon alle
mani.
Sembravano delle vere e proprie cheerleader e corrugò la fronte. Questa poi..
cheerleader a una partita di basket.
Era troppo in alto per essere notata da Trevor che osservava minuziosamente
l’unica biondina che era tra le sette cheerleader. Laurel si accigliò di colpo
e prima che potesse fare o solamente pensare qualcosa la partita iniziò.
A ogni punteggio di una delle due squadra le ragazze pompon in minigonna
facevano la loro danza. Passi piccoli e normali, forse avrebbero fatto il
lavoro grosso durante la pausa, pensò Laurel.
Osservava attentamente i passi delle ragazze e sembrò afferrare i vari
passaggi. Non era di certo una ballerina professionista come Scarlett ma si
ricordò che una delle tante scommesse fatte con Paige includeva anche
iscriversi a una scuola di ballo per qualche settimana.
Sorrise divertita pensando che Trevor non l’avrebbe mai notata dal posto
dov’era seduta ma forse, l’avrebbe notata da un altro posto..
Era una folle idea lo sapeva perfettamente anche quando raggiunse il camerino
delle ragazze e indossò una delle loro divise. Le calzava a pennello. Guardò
fuori dalla porta e osservò l’orologio sul megaschermo. Mancavano pochi minuti all’intervallo
e così, sogghignando uscì dalla stanza e raggiunse le ragazze prendendo a
seguire i loro passi.
Una cazzata vera e propria ma non le interessava, la divertiva da morire e
fremeva dalla voglia che Trevor la vedesse.
Fortuna che l’intervallo non tardò e quando tutti tolsero gli occhi dal campo
di gioco Laurel si fermò e prese aria bevendo un sorso dalla bottiglietta
d’acqua che le porsero. Le altre ragazze pompon le rivolsero uno sguardo torvo
ma non li fecero nessuna domanda, per sua fortuna.
<< Ciao principessa! >>
Quella voce era inconfondibile. Alle sue spalle se si sarebbe girata lo avrebbe
visto finalmente dopo settimane intere.
Sorrise e posò l’acqua su una panchina e quando si voltò vide Trevor,
leggermente sudato, in divisa bianca e celeste. I suoi occhi risaltarono ancora
di più.
Laurel era rimasta paralizzata da tanta bellezza. Si era chiesta come rompere
il ghiaccio e non c’era modo migliore per farlo stuzzicandosi, proprio come
piaceva a lei.
Era una visione quel ragazzo e anche da sudato la eccitava! Si meravigliò lei
stessa di quella sua reazione.
Sorrise osservandolo diritto negli occhi.
<< Ciao a te, e tu dovresti essere il principe azzurro.. dov’è l’asino
sgangherato? >> domandò con un ghigno.
Oh sì se le era mancato!
Portò una mano al fianco e spostò il peso da un piede all’altro. Trevor le
rivolse uno sguardo divertito e sincero.
<< E’ nel parcheggio. >> fece spallucce lui con un ghigno. Poi lo
sguardo di Trevor cadde sui vestiti che aveva in dosso Laurel. La scrutò
attentamente e anche se era una visione con quel completo, non li stava per
niente a genio che tutti i ragazzi della sua squadra e di quella avversaria la
vedessero in quel modo. Era troppo scoperta e lui non lo faceva per gelosia,
no, era solo per il suo bene, altrimenti si sarebbe ritrovata dozzine di
cetrioli a seguirla per farla solo soffrire.
<< Che cosa ci fai vestita in questo modo? >> chiese Trevor a braccia
conserte senza staccare gli occhi dalla ragazza che al contrario sembrava presa
dai ragazzi che la salutavano, sorridenti.
<< Sono venuta a vedere la partita, a proposito ottimo tiro da tre punti,
quello di prima. >> aggiunse sorridente rivolgendoli finalmente
l’attenzione.
<< Non cambiare argomento! >>
<< Era solo un complimento.. >> rispose in sua difesa Laurel.
<< Come mai hai la divisa da cheerleader? >>
<< Ma voi Hart siete dalla nascita così o lo diventate con il tempo?
>> sbuffò Laurel roteando gli occhi.
<< I miei vestiti sono nel camerino delle ragazze pompon, sta tranquillo
mamma chioccia, so badare a me stessa! >> schioccò la lingua Laurel.
E non appena Trevor aprì bocca per ribattere alla sua battuta, la campanella
suonò e la partita riprese.
Avrebbe finito il discorso a partita conclusa, pensò Trevor.
Nel frattempo Laurel non aveva alcuna intenzione di togliersi la divisa da
cheerleader, anzi aveva tutte le intenzioni di continuare il balletto con le
ragazze. Infondo a lui non dispiaceva
vederla conciata in quel modo, anzi.
Sapeva perfettamente com’era il suo fisico ormai, l’aveva vista il primo giorno
di permanenza a casa sua con un completo sexy blu cobalto. Era un completino
dal “vedo non vedo” e lasciava tutto all’immaginazione.
Il sorriso di Laurel lo contagiava e per tutto il resto della partita non
riuscì a concludere granché. I suoi occhi caddero più e più volte su Laurel che
sorrideva e seguiva i passi delle altre ragazze. Se continuava di questo passo, sarebbe
entrata nella squadra delle cheerleader, pensò Trevor divertito.
Era davvero bella.
E prima che la sua mente potesse pensare anche solo un’altra piccola cosa su
Laurel i suoi pensieri furono interrotti da una palla, lanciata da chissà chi
che finì proprio sul suo volto.
Laurel avrebbe voluto urlare per avvisare Trevor della palla che lo avrebbe
colpito di lì a poco, ma il chiasso copriva la sua voce che se pur si sforzasse
non riuscì a farsi sentire.
Non appena la palla colpì il volto del ragazzo, la partita finì e Laurel tirò
un sospiro al suono della campanella.
<< Oh mio dio Trevor, stai bene? >> chiese Laurel avvicinandosi a grandi
falcate a Trevor che si era appena seduto su una sedia libera.
<< Sì sto bene. >> grugnì quasi massaggiandosi lo zigomo sinistro.
<< Ci vediamo all’entrata del parcheggio tra quindici minuti, d’accordo?
>> propose Trevor prima che la sua attenzione fu richiamata
dall’allenatore.
<< Sì, ok. >> Laurel annuì e si avviò verso lo spogliatoio delle
ragazze dov’erano i suoi vestiti e si cambiò in fretta.
Non l’avrebbe mica sgridata per la pallonata che gli era arrivata in faccia?,
pensò Laurel con un cipiglio. Infondo era colpa sua se non aveva tolto lo
sguardo dal suo corpo.
Non faceva freddo, anzi l’aria a Las Vegas era davvero piacevole, guardò
l’orologio al polso e controllò l’ora. Doveva aspettare ancora qualche altro
minuto, mentre molti ragazzi delle due squadre uscivano dalla palestra e si
avviavano verso le loro macchine.
Dopo qualche minuto, per ultimo, arrivò Trevor, in maglietta grigio chiaro a
maniche corte, un pantalone di jeans leggermente consumato sulle cosce, scarpe
da ginnastica e borsone in spalla.
<< Di solito è la donna quella che fa ritardo, non te l’ha mai detto
nessuno? >> lo stuzzicò lei camminando al suo fianco.
Aveva assunto un atteggiamento più rilassato e la osservava con sguardo
divertito.
Trevor avrebbe voluto dirle che si era comportata da incosciente e per giunta
si era beccato anche una pallonata in volto per colpa sua, e faceva ancora male
il dolore, ma quando la vide e quando vide il suo sorriso, non riuscì a
spiccicare neanche una parola. Quella ragazza era un vero e proprio caos. Era
riuscita, con la sua sola presenza a combinare di tutto. Si era messa in mostra
con il completo da ragazza pompon, aveva distratto Trevor che aveva portato la
sua attenzione sul corpo della ragazza e gli aveva fatto beccare una pallonata
in faccia.
Come faceva a rimanere così calmo senza sbraitare per il suo comportamento da
incosciente si meravigliò anche lui.
<< Dove stiamo andando? >> chiese Laurel osservandolo con la coda
dell’occhio.
<< Alla mia macchina. >> rispose semplicemente Trevor, fermandosi
dinanzi alla sua Audi r8 grigia metallizzata.
Trevor cliccò un semplice pulsante sul telecomando e la macchina si aprì. Voltò
lo sguardo verso Laurel che osservava la macchina incantata, a bocca aperta.
<< Ti presento il mio asino sgangherato.. >> rise Trevor posando il
borsone sul sedile posteriore dell’auto.
Molto piacere pensò Laurel incantata.
Doveva ammetterlo. Trevor era da mozzare il fiato e forse non si aspettava
un’auto del genere al suo fianco, ma adesso doveva ricredersi.
Trevor fece il giro e aprì la portiera alla ragazza come un vero gentiluomo.
<< Entra e non fare complimenti. >> aggiunse Trevor quando Laurel
si accomodò sul sedile, affianco a quello del guidatore.
Quando Trevor la raggiunse e mise in moto la macchina, riuscì a sentire la
potenza di quell’auto. Doveva avere molti cavalli.
Prima di partire Trevor si guardò ancora una volta il leggero livido che si era
formato sullo zigomo e lo tastò delicatamente.
<< Uuh.. deve fare davvero male. >> proruppe Laurel con una smorfia
osservandolo. Posò una mano sul suo mento e voltò lo sguardo di Trevor nella
sua direzione. Laurel scrutò attentamente non solo la ferita ma l’intero viso
del ragazzo.
<< Non tanto, ma se continui a premere con le dita allora sì che fa male.
>>
<< Oh scusa. >> sogghignò Laurel togliendo la mano dal viso di
Trevor.
La macchina era ancora in moto ma Trevor non voleva partire.
<< Lo sai che sei stata una vera incosciente prima a comportarti in quel
modo? >> parlò lui e finalmente partì uscendo dal parcheggio.
Laurel alzò le sopracciglia aprendo un po’ la bocca colpita da quelle parole.
<< Che cosa? >>
<< Hai capito bene. Non capisco perché ti sia voluta mettere in mostra
insieme alle cheerleader! >>
<< A me non sembrava ti dispiacesse il fatto, visto che non mi toglievi
gli occhi di dosso! >> borbottò Laurel a braccia conserte rivolgendo lo
sguardo al traffico dinanzi a sé. La voce di Laurel era come un sussurro e
pensò che forse Trevor non l’avesse sentita.
Invece. Trevor l’aveva sentita eccome ma continuò cercando di evitare di darle
una risposta. << Come ti fa in testa di venire a vedere una partita di
basket, metterti un completino da ragazza pon-pon e creare subbuglio? >>
continuò Trevor lasciando perdere le sue parole.
<< Subbuglio? Stavo soltanto facendo qualche passo, non penso di essermi
messa a saltare per tutta la palestra interrompendo la partita. >> disse
in sua difesa.
Non credeva davvero che potesse rinfacciala in quel modo.
<< Mi hai distratto! >> disse Trevor osservandosi attorto, tutto
purché evitare lo sguardo truce di Laurel.
<< Distratto? Ma se non toglievi gli occhi dalle cheerleader neanche per
vedere chi dei ragazzi avesse fatto canestro! Eri abbindolato dalla bionda che
era al mio fianco e si vedeva lontano un miglio! >>
<< La bionda? >> Non si era neanche accorto che tra le ragazze
c’era anche una bionda, forse l’aveva intravista, ma l’unica ragazza che aveva
continuato a osservare per tutta la partita era solo Laurel. Solo lei.
<< Sei tu che mi hai distratto, per metterti in mostra e farti vedere dai
ragazzi, con quella minigonna che non ti copriva abbastanza! >> Trevor
non si accorse di non riflettere su ciò che stava dicendo. Forse stava parlando
troppo.
<< Un momento. >> Laurel s’incupì e voltò lo sguardo nella
direzione del ragazzo. << Ti ha dato fastidio com’ero vestita? Sei..
>>
<< No, no, no. Non è quello che pensi! >>
<< Sei geloso! >> Laurel gli puntò il dito contro come se fosse un
assassino.
<< Non sono.. non sono geloso. Penso soltanto al tuo bene, mi hai detto
che molti ragazzi ti hanno solo usato. E dopo quello che hai fatto questa sera,
non credo che passerai inosservata dai ragazzi della squadra.. e fidati loro non
sanno nulla dell’amore! >> Concluse Trevor fermando la macchina davanti
casa sua e uscendo prese anche il borsone.
<< Tu sei geloso! >> continuò a ripetere Laurel mentre lo
raggiungeva all’interno della casa ripetendo le stesse parole.
<< Io. Non. Sono. Geloso! >> sottolineò Trevor bloccandola tra la
porta e il suo corpo, chiudendo la porta con un tonfo.
Erano vicini. Vicinissimi. Tanto che ognuno sentiva il respiro forte e intenso
dell’altro. I due si guardarono a fondo e un silenzio calò nella stanza vuota.
Si sentivano solo i loro respiri che non avevano alcuna intenzione di tornare
alla normalità, mentre il cuore batteva all’impazzata nel petto di Laurel.
Le mani di Trevor erano posate sulla porta all’altezza del volto di Laurel e il
suo corpo così vicino le impediva qualsiasi movimento. Il borsone era caduto ai
loro piedi, mentre i loro nasi si avvicinavano.
Gli occhi di Trevor caddero prima su quelli celesti e pieni di desiderio di
Laurel e poi sulle sue labbra umide e carnose.
La voleva baciare, ma se lo faceva dimostrava che in realtà lui era geloso,
anzi gelosissimo di ciò che era accaduto un’ora prima durante la partita. Ma il
desiderio di assaggiare le sue labbra era devastante. L’aveva già baciata un
bacio veloce, quasi di sfuggita, qualcosa che a lui non stava affatto bene.
Desiderava baciarla ardentemente e passionalmente come mai aveva fatto e se
qualcuno non avesse sfondato quella porta, forse avrebbe anche fatto la sua
mossa.
<< E tu Trevor che ne sai dell’amore? >> Laurel riportò
l’attenzione di Trevor sui suoi occhi con quella domanda.
Il cuore le batteva ancora e non riusciva a farlo smettere o a controllarlo in
qualche modo, anche solo pronunciare quelle parole risultò difficile per la
ragazza, che cercava di capire perché quella reazione spontanea di Trevor.
Trevor si allontanò da lei molto lentamente tenendo lo sguardo nei suoi occhi.
<< Molte più cose di quanto pensi. >> parlò con voce roca e
profonda, talmente profonda da far accaldare Laurel che arrossiva.
Trevor non avrebbe aspettato un altro singolo momento prima di gettarsi su di
lei e divorarla con i baci, portandolo al culmine del piacere e dovette far
appello a ogni muscolo del corpo per non agire e si domandava perché ancora non
faceva la sua mossa.
Laurel decise di smozzare
quell’atmosfera leggermente imbarazzate tra i due e decise di perlustrare la
casa. << Questa è casa tua? >>
<< Sì. Resterai qui questa notte, è passata la mezzanotte ormai e ti
riporterò in albergo domani, ok? >>
Laurel non voleva controbattere perciò si limitò ad annuire semplicemente.
Dopo averle mostrato l’intera casa e la stanza in cui avrebbe riposato, Trevor scese
in cucina a farsi una birra e accese la tv, senza però guardarla.
Quella ragazza era un vero caos ma le piaceva davvero la sua compagnia. Era la
prima ragazza che lo stuzzicava continuamente e lo eccitava, la desiderava.
Sentì dei passi arrivare dietro di lui e si voltò osservando la figura non
molto minuta dinanzi a lui.
<< Ho indossato questa tua maglia, credo che la userò come pigiama per questa notte, spero non ti dispiaccia.
>> parlò Laurel afferrando una mela rossa che era nel cestino della
frutta, addentandola.
Indossava una maglia nera a maniche corte, lunga quasi metà coscia. La sua
maglia preferita, autografata personalmente da David Guetta, mai indossata da
Trevor prima di allora e adesso l’aveva indossata Laurel.
Sbarrò gli occhi ma di provare rabbia per quel suo gesto, gli piaceva da morire
come le stava la maglia.
<< No.. tranquilla. >> Tranquillo un corno. Quella ragazza ne stava
combinando una dietro l’altra e Trevor non sarebbe rimasto al suo posto ancora
per molto tempo. Ogni cosa che faceva la rendeva sexy ai suoi occhi.
Quella maglia le stava d’incanto e Trevor desiderava ardentemente sfilargliela
con le proprie mani.
<< Oh bene. Allora.. buonanotte. >> parlò quasi sussurrando le
ultime parole Laurel avvicinandosi a Trevor e alzandosi sulle punte gli lasciò
un leggero bacio sulla guancia, quasi vicino all’angolo delle labbra.
Quando il volto della ragazza si allontanò da quello dell’uomo di qualche
centimetro, si accorse che la mano di Trevor si era posata sulla sua schiena
bloccandola.
Rimasero qualche secondo così, entrambi a fissarsi negli occhi a scrutarsi l’un
l’altro.
<< Ti piace proprio provocarmi, eh? >> sussurrò Trevor a qualche
centimetro di distanza dal suo volto.
<< Mi sei mancato.. >> le parole di Laurel uscirono così senza
rendersene conto. In petto il cuore sembrò esploderle e quando si accorse di
averle dette ci rifletté su. Stavano parlando da ore ormai e si accorse di non
avergliele ancora dette. Perché la verità era quella. Trevor le era mancato
davvero e voleva che lui lo sapesse.
Trevor indietreggiò il volto di qualche centimetro, mentre il braccio che le
cingeva la vita non la lasciava.
Mi sei mancato.. Forse stava
sognando, ma in realtà quelle parole li arrivarono chiaro e tondo. Nel sentire
quelle parole si meravigliò di come fosse stata spontanea nel pronunciarsi. La
verità era che anche Laurel le era mancata e tanto.
<< Anche tu mi sei mancata, tanto.. >> parlò con un sussurro Trevor
avvicinando il suo volto a quello della ragazza. Non gliene fregava un emerito
cazzo se era incazzato con lei per quello che aveva combinato in palestra. Non
gliene fregava nulla. Adesso l’unica cosa che importava a Trevor era baciarla.
Perché era l’unica cosa che desiderava ardentemente da quando l’aveva rivista e
quella volta non voleva il solito bacio della buonanotte e tanti saluti. No,
quella notte l’avrebbe baciata come desiderava.
Laurel non poté credere di sentire quelle parole pronunciate da Trevor e rimase
scioccata fin quando le sue labbra non si posarono sulle sue, premendole. Giocò
un po’ con la lingua affinché le dischiudesse e quando Laurel si lasciò
trasportare da quella passione travolgente, lasciò sfuggire un gemito che
Trevor raccolse nella sua bocca. Le loro lingue s’incontrarono, giocarono, in
una danza di passione e Laurel si lasciò trasportare dentro quella passione.
Nessuno dei ragazzi con cui era stava, nessuno di loro l’aveva baciata in quel
modo e le piacque che il primo fu proprio Trevor.
I loro corpi erano attaccati e le mani di Trevor percorrevano ogni singolo
centimetro di pelle di Laurel fin quando non tastarono il sedere semi scoperto
della ragazza poiché la maglia che aveva addosso si era alzata. Le prese
interamente le natiche con le sue mani con una presa forte e Laurel si trovò ad
avvolgere con le gambe i suoi fianchi per non cadere, mentre le sue mani erano
ben salde sulle sue spalle.
La passione e l’attesa di quel momento li stava distruggendo, si stavano
mangiando l’un l’altro. Troppo tempo ad aspettare, troppo.
Trevor riuscì a raggiungere la sua camera e in un attimo Laurel si trovò
distesa su un letto con la maglia che copriva solo i seni, lasciando scoperta
l’intera pancia.
La sovrastò con il corpo, ma senza farla male e la mano di Trevor s’inserì
sotto quel pezzo di maglia arrotolato e afferrò uno dei due seni scoperti,
stringendolo nella sua mano per poi stuzzicarlo e Laurel lasciò sfuggire un
altro gemito di piacere per quella delizia che Trevor le stava facendo.
Era quello che entrambi desideravano da mesi e mesi, era quello che Laurel
sperava di ricevere da Trevor e anche per il ragazzo era lo stesso. Ma in quel
momento sentiva che per quando desiderasse Laurel in quel momento.. non poteva
svolgersi così e in quel modo. Non si conoscevano ancora abbastanza, sapevano
poco l’uno dell’altro e Trevor non voleva commettere lo stesso errore degli
altri ragazzi, ferendola, sapendo che tra qualche giorno tutto sarebbe
ritornato come prima. Lei a Londra e lui a Las Vegas, ognuno distanti
dell’altro. Per quanto fosse difficile, Trevor allontanò il suo volto da quello
della ragazza che quando aprì gli occhi, intravide le sue pupille dilatata dal
desiderio e un colore che sfumava sul blu intenso.
<< Che c’è? Non andava bene? >> chiese Laurel inclinando la testa
da un lato.
<< No, sei perfetta. >> e agli occhi di Trevor era così. <<
Ma non sei ancora pronta per andare oltre. Ed entrambi siamo parecchio
stanchi.. >> gli risultò difficile lasciarla così interdetta quando tutto
andava a meraviglia tra loro, ma doveva farlo. Laurel si allontanò un po’ dal
volto del ragazzo e si mosse per uscire da quella presa. Non capiva il perché
di quella reazione improvvisa di Trevor. Prima la baciava, la saziava e poi le
diceva che non era pronta? Davvero non lo capiva quando faceva così.
Trevor si accorse che Laurel stava per andare via e la bloccò ancora sotto di
lui, senza farla male, impedendo ogni movimento. << Dormi con me questa
notte Laurel, non farò nulla tranquilla, voglio solo averti qui vicino a me per
stanotte.. >>
Era la prima volta che Trevor pronunciava il suo nome con un tono roco e sexy
come aveva fatto in quel momento. Non
farò nulla tranquilla.. beh a Laurel non sarebbe dispiaciuto se tra loro
fosse successo qualcosa quella notte. Il tono di voce di Trevor era così dolce
e persuasivo che la convisse. Annuì e Trevor spostò il suo peso di lato per non
persale troppo, tirandosela dietro e stringendola al suo corpo, in un
abbraccio.
<< Non sono come gli altri ragazzi, Laurel. >> sussurrò Trevor
lasciandole un bacio sul capo. Quando si accorse di non ricevere alcuna
risposta dalla ragazza, spostò lo sguardo su quello di lei e si accorse che si
era assopita.
Laurel era un caos.. ma gli piaceva.
NOTE
FINALI
Ciao
a tutte ragazze :D ecco postato il secondo capitolo della mini storia di Laurel
e Trevor. Che ve ne pare?? :3 E’ di vostro gradimento??
Come avrete notato Laurel è a Las Vegas per un set fotografico ma decide di
prendere una settimana in più per riposarsi.. e che riposo direi ahaha.
Laurel ne combina una dietro l’altra al povero Trevor, che comunque non è
infastidito dalla sua presenza.. anzi ;D
Che ne pensate di Laurel cheerleader?? aahaha
carina non è vero?? xD
Riguardo al finale avevo deciso di concludere in maniera diversa, ma poi ho
pensato che un bacio non guastava :)
Spero che nel complesso vi sia piaciuto l’intero capitolo e vorrei aggiungere
per chiunque leggesse la storia che non sono un’esperta nel basket, anzi non ci
capisco quasi nulla, perciò se a qualcuno di voi piace questo sport e notate
qualche piccolo errore vi chiedo immensamente scusa U.U
Vorrei infine ringraziare le ragazze che hanno recensito la storia e le ragazze
che la seguono :3 GRAZIE!
Per chi vorrà lasciare una recensione e dirmi cosa ne pensa del capitolo e di
ciò che ne sta uscendo, sono qui pronta ad ascoltarvi :D
Vi mando un bacio!
Betta <3