Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Zomi    23/02/2013    7 recensioni
Alzo gli occhi sulla porta principale, accanto alla guardiola, notandone lo spessore rilevante e le rifiniture marcate, più simili ad ex sbarre di prigioni, che ad abbellimenti di una semplice porta ospedaliera. Sopra al bastione elevato dalla cornice della porta, intravedo una scritta bluastra e non molto nitida dalla mia posizione sdraiata.
Strizzo gli occhi per identificarla.
Is… Ist… Istitu… Istituto Ps… Psi… Psichat…
Mi alzo di scatto, mettendomi a sedere nuovamente, le mani che trafiggono il lenzuolo, la schiena intirizzita dallo stupore.
Istituto Psichiatrico Manari.
Il sudore m’imperla la fronte, colando veloce e gelido sui lati del viso, scivolando giù per il collo e scomparendo freddo sotto il colletto della maglia.
-Oddio…- mi sento mormorare lontana, come se non fossi io a parlare -… è un manicomio… sono ricoverata in un manicomio… Dio mio… credono che io sia pazza…-
[Non è una AU]
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Il peso dei ricordi
 



Deglutendo pesantemente, poso una mano sul legno scuro e freddo della cella.
È gelido, così freddo da farmi tremare la mano…
Scuoto il capo.
No, non è la porta fredda a farmi tremare: è la paura.
La paura di essere arrivata troppo tardi, la paura che il piano del Dottor Zenit mi abbia vinto sul tempo, che mi fa tremare ogni dito della mano che premo contro il battente dell’uscio.
Chiudo gli occhi sentendo, dietro le mie spalle, l’ansia dei miei compagni gravarmi l’anima.
Prendo un respiro profondo e, riaprendo lentamente gli occhi, do una leggera spinta alla porta, spalancandola verso l’interno della stanza.
Un brivido freddo mi attraversa la spina dorsale, accompagnando il mio sguardo nel perdersi nel buio pesto della stanza.
Strizzo gli occhi, tentando faticosamente di mettere a fuoco l’interno della camera, individuando malamente la finestra sprangata, a cui ero appesa solamente la notte scorsa, sulla parete di fondo.
Pochi raggi di sole filtrano dalle sbarre d’acciaio, disegnando pigre forme rette sul buio pavimento. Attorno alla porta si ritaglia un rettangolino di luce proveniente dal corridoio in cui tutti noi tratteniamo il sospiro. Il resto della cella è immerso nella più totale oscurità, nascondendo tra le ombre più buie il di certo misero arredamento e l’ospite che trattiene.
Non vedo nessuno.
Non riesco a scorgere il sorriso luminoso di Rufy, ne tanto meno i suoi occhi di ametista.
Che sia davvero arrivata troppo tardi?
-R-rufy…?- provo a chiamarlo, sporgendomi con il busto verso l’interno della stanza.
La mia ombra si disegna nel piccolo rettangolo di luce della porta, allungandosi fino a perdersi nell’oscurità. Deglutisco, tremando per la paura di essere arrivata veramente troppo tardi.
Mi guardo alle spalle, cercandolo lo sguardo sostenitore dei miei compagni, che mi fissano speranzosi. Prendo un secondo grande respiro, prima di parlare.
-Rufy… siamo noi… siamo i tuoi…-
-NAKAMA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Con un balzo improvviso e sorprendete, dall’angolo più remoto della cella, il capitano si mostra a tutti noi, gettandosi di corsa contro di me, buttandomi a terra mentre sghignazza e dimena tra le catene che lo immobilizzando.
-SORELLINA!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ERO CERTO CHE CE L’AVRESTI FATTA!!!!!!!!!!!!!- mi urla nelle orecchie, sfregando rudemente il capo contro il mio, in un a specie di carezza affettuosa, ma riuscendo solo a scompigliarmi tutta la chioma rossa.
-Rufy!!!! Piantala!!!!- lo sgrido, spingendolo per le spalle e riuscendo a togliermelo di dosso.
Mi passo una mano tra i crini, cercando di sistemarli, osservandolo battere tra loro le piante dei piedi in un entusiastico applaudire di gioia.
Sorridendo a 32 denti e sghignazzando gioioso, si siede scomposto a terra con le gambe incrociate, saltellando ogni tanto con il sedere sulla pavimentazione fredda e dura. A ogni balzello, le catene che lo legano suonano tintinnanti, seguendo il ritmo dei suoi limitati movimenti e accompagnando il suo sorriso.
Non riesco a trattenere un risolino di pura gioia nel vederlo così felice.
Alzo lo sguardo a fissare i miei compagni, e li trovo tutti sorridenti e felici, inebriati dalla valanga di ricordi che il solo vedere il nostro capitano rievoca in loro. Nocciola e Oliva si asciugano copiose lacrime dagli occhi, fissandolo adoranti, Azzurro urla indemoniato danzando a braccetto con Niveo, che ride acutamente per tutto il corridoio, mentre Verde e Giallo fissano ghignanti Rufy, celando con imbarazzo la loro felicità più pura e sorprendente.
-Ero sicuro che ci saresti riuscita!!!!- ridacchia Rufy digrignando i denti –Sei riuscita a liberare tutti quanti e a riunirci!!! Sei unica!!!!-
Scuoto il capo, riportando lo sguardo su di lui.
-A dire il vero…- affermo avvicinandomi alla serratura delle catene per liberarlo -… a riunirci tutti quanti è stata Robin…-
Le catene cadono a terra in un sordo scroscio, ammucchiandosi totalmente ai suoi piedi. Lentamente si alza, stiracchiando le braccia indolenzite per la lunga prigionia, prima di posarle sulle ginocchia e far leva per alzarsi.
Resto seduta a terra a fissarlo, mentre sorridente si spazzola la camiciola rossa che indossa. Ha un sorriso da bambinone, ma i muscoli pronunciati e la grande cicatrice a X che gli lacera il petto, sono testimoni della sua grande maturità e coraggio.
Memorie di mille avventure vive sulla sua pelle.
-Robin…- sussurra piano, celando un lieve rossore alle guance.
Sorride felice, sollevando lo sguardo e posandolo sicuro su di lei.
-Robin…- la chiama, fissandola estasiato.
Volgo gli occhi ad osservare la bella mora, pochi passi dietro a me.
È paralizzata, lo sguardo ceruleo perso sulla figura muscolosa e sorridente di Rufy. Stringe forte le mani sul petto, aprendo e chiudendo bocca ad alternanza, cercando di esprimere con le parole, la sua forma d’espressione più sicura e certa, il caos d’emozioni e sentimenti che le stanno esplodendo nel petto, non riuscendoci, smarrendosi nel silenzio del sua memoria.
La vedo sbattere le ciglia ripetutamente, asciugando le lacrime che le inumidiscono l’iride chiara, mentre trema su tutto il corpo, scuotendo lievemente la chioma corvina.
-R-rufy…- riesce a mormorare, prima che un singhiozzo le rompa la voce.
Si porta un mano alle labbra, zittendo altri singulti e ansimi di pianto, ma non riesce ad ammutolirli del tutto e, una dopo l’altra, pian piano arrivano anche le lacrime a mostrare a tutti il suo sconvolgimento.
Le gocce di pianto scivolano lente sul suo profilo sottile, bagnandole la chiara pelle e gli occhi color zaffiro.
Le lacrime irrigano gli aridi ricordi, ridonandogli vita.
La guardo tremare, e non riesco a trattenere un sospiro di compassione.
So cosa sta provando.
L’ho provato anch’io la prima volta che ho rivisto Verde, nella sala comune.
Smarrimento, per un viso importantissimo per noi, ma che non riusciamo a ricordare. Dolore, di un amore perso, rubato, cancellato con così tanta violenza e forza da far sanguinare il cuore di disperazione, nell’essere stato violato nella sua natura più fragile e pulsate. So, che sente un gran vorticare nella sua testa, un continuo movimento di immagini, suoni, parole che non riesce a distinguere, a collocare nel tempo, a cui non riesce dare un giusto significato e valore.
Violenti, i ricordi tentano di riaffiorare, colpendo con forza il muro di nebbia che li segrega nel fondo dell’animo, urlando con rabbia estrema contro quell’ingiusta prigionia, e bramando solo di poter dar un giusto e vero nome a quel viso, così dannatamente importante da sopravvivere alla più crudele tortura, e poter riprendere ad amarlo come un tempo.
-… Rufy…- lo chiama piano, abbassando lo sguardo ai piedi e premendosi una mano alla bocca e l’altra a livello del cuore, che sembra sul punto di scoppiarle nella cassa toracica dalla forza con cui batte, facendola tremare da capo a piedi.
Mi porto una mano al mio di cuore, rievocando il suo battere disperato e sconvolto nel non riuscire a ricordare nemmeno il nome del mio buzzurro. Chiudo gli occhi per un attimo, conscia che, dentro Robin, la follia pura di un amore negato sta scoppiando come fuoco vivo, incendiandole anima e corpo, risvegliando nature e emozioni che non riesce a ricordare da quanto vivano in noi.
-… Rufy… Rufy…-
Distolgo piano lo sguardo dalla coppia, portandolo verso Verde.
Mi fissa, dall’alto della sua imponente figura, serrando le braccia al petto, nascondendo in parte quello tumefatto e violaceo e stringendo le labbra in un sorriso malinconico. La sua iride d’ebano si specchia nei miei occhi color nocciola, allacciando il legame magnetico delle nostre anime.
Anche lui sta rivivendo la scossa elettrica che ha percorso entrambi nel nostro primo incontro, chiedendosi anche lui, in cuor suo, quando finalmente recupereremo del tutto la nostra memoria.
Quando, quando amor mio, ricorderò il tuo nome?
Quando potrò riprendere a bearmi dei nostri ricordi, dei bei momenti passati assieme?
-Sono qui mia Regina…- va incontro a Robin Rufy, aprendo le braccia verso di lei e sorridendole affettuoso.
In un solo attimo, Robin ritrova il sorriso, spostando la mano dal viso e mostrando le rosee labbra incurvate all’insù, in un smagliante sorriso di felicità. Si lancia tra le braccia di Rufy, affondando il capo contro il suo e abbracciandolo con forza per la vita.
-Rufy, Rufy, Rufy… il mio Rufy!!!!- piange sulla sua spalla, lasciandosi accarezzare dalle grandi mani mascoline del moro, che teneramente la bacia tra i sottili capelli, stringendosela al petto per i fianchi mentre le passa una mano sulla schiena.
Sono felice per loro, si sono ritrovati.
Hanno riunito i pezzi essenziali della loro esistenza.
Verde mi porge una mano, aiutandomi ad alzarmi da terra.
L’afferro decisa, vogliosa di non lasciarla più, di allacciarmi a lui e fondermi con la sua pelle per il resto della vita. Anch’io voglio ritrovarlo, dentro di me e nella vita vera. Dolcemente mi attira al suo petto, dove mi permette di addossarmi, perdendomi nel suo calore protettivo.
Poso il capo a livello del suo cuore, ascoltandolo calma e serena, cullandomi nel suo vitale suono. Mi aggrappo alla sua maglia sgualcita, affondando le dita nel tessuto chiaro. Le sue possenti braccia mi stringono, mentre sfrega il mento squadrato tra i miei capelli.
-Anche noi…- sussurra baritonale -… ci ricorderemo…-
Sospiro, alzando il viso su di lui.
-Non vedo l’ora…- sorrido, abbandonando il capo sulla sua mano che mi accarezza la guancia.
-Ti amo…- mi lascio sfuggire dalle labbra di nuovo, chiudendo gli occhi e dimenticandomi dei nostri Nakama che ci circondano.
-Anch’io mocciosa mia…- posa le labbra sulla frangia, stringendomi piano.
Sorrido, per niente imbarazzata o sorpresa dalla sua dichiarazione.
È così ovvio che ci amiamo, che i nostri animi si completano a vicenda, fondendosi in un unico cuore, palpitante e vivo.
Stringo gli occhi per non permettere alle lacrime di bagnarmi lo sguardo e rattristarlo, rovinando il mio sorriso gioioso.
Deglutisco, alzandomi da lui e riprendendo lucidità.
Se vogliamo tornare noi stessi, ritrovarci, prima dobbiamo uscire da questo manicomio.
-Mi spiace interrompervi…- mi allontano da Verde, avanzando di un passo verso Robin e Rufy -… ma non abbiamo molto tempo…-
-La sorella ha ragione…- mi viene vicino Azzurro -… la barricata sulla porta non reggerà a lungo, e credo che i primi infermieri siano già arrivati…-
Ci mettiamo tutti ad osservare la porta sprangata da tavoli e assi di legno, notando alcune vibrazioni, possenti e dure, che la fanno tremare. Mi mordo un labbro, assottigliando lo sguardo.
-Che vengano pure… io non ho paura!!!!- urla Oliva.
-Umpf… e allora perchè ti tremano le gambe?!?- borbotta Giallo, fissandolo serio.
-È un’allergia…-
-Allergia o non, ho proprio voglia di sgranchirmi le mani…- fa schioccare tra loro le nocche bronzee Verde, avanzando di un passo verso la porta serrata, sfoggiando un ghigno diabolico.
-… cerca di non darti tante arie, alga di mare… non fai paura a nessuno con quella verza che hai in testa…-
-Che ha detto sopracciglio a ricciolo?!?- ringhia, voltandosi verso Giallo.
-Che sei ridicolo, ecco che ho detto!!!!-
-Io ridicolo?!? Ha parlato quello che ha mezzo casco di banane in testa!!!-
-Stupida verza, io ti ammazzo!!!-
Il biondo casanova brandisce una gamba contro il buzzurro, che la blocca a mezz’aria con le mani, continuando a sbraitarsi contro.
-Super!!!! Vai fratelli!!!-
-Yohohoho-ho… che zuffa interessante… mi ricorda qualcosa…-
-Speriamo non si facciano male…- borbotta Nocciola, mentre Robin e Rufy ne approfittano per scambiarsi un tenero bacio e qualche altra frase d’amore.
-BASTA!!!!!- mi altero, picchiando tutti quanti mentre una vena scarlatta mi pulsa sulle tempie –DOBBIAMO DARCELA A GAMBE E NON BIGHELLONARE!!!!-
-Ouch… bella Arancione: sei bellissima anche quanto ti arrabbi!!!!- striscia verso di me Giallo, sebbene massacrato e dolorante.
-Non ci provare, damerino: lei è mia!!!- ringhia Verde, massaggiandosi un bernoccolo rosso che gli svetta dalla zazzera.
-La bella Arancione ha ragione: siamo disarmati e non possiamo affrontare gli infermieri così…- mi affianca Niveo, dondolandosi nella sua scheletrica figura.
-Sono numerosi… dalle spinte quasi due centinaia…- mugugna Azzurro, incrociando le braccia la petto e fissando ansioso la sua barricata scricchiolare.
-Forse dovremmo nasconderci…- trema impaurito Oliva, abbracciando spasmodicamente Nocciola, che sussulta preso dal panico.
-Che ne è stato del “io non ho paura”, nasone?!?- sghignazza Giallo –E comunque non abbiamo molte possibilità: o li affrontiamo e ci facciamo strada in mezzo a loro o stiamo qui a farci catturare di nuovo…-
Annuisco, d’accordo con lui.
Non abbiamo ne tempo ne scelte.
Guardo i miei compagni, silenziosi e persi nei loro pensieri, fino a incontrare lo sguardo divertito e smanioso di menar le mani di Rufy. Il luccichio dei suoi occhi neri non mi è nuovo, anzi, mi è così famigliare da farmi venire un nostalgico brivido di freddo giù per la schiena.
-Che stai pensando?- gli domando timorosa.
Lui alza lo sguardo su di me, allentando la presa sulla vita di Robin e incrociando le braccia dietro il capo moro.
-Hihihihi… mi è venuta un’idea…-
Un secondo terrificante brivido.
-Che idea?- avanza accanto a me Verde, ghignando interessato.
-Su come superare gli infermieri senza doverci battere direttamente con loro…-
-Davvero?- s’illumina Robin, fissandolo stranita.
-Si… è sarà pure divertente…-
Terzo agghiacciate brivido sulla schiena.
-Ho un brutto presentimento…- arretra di un passo Oliva, sbarrando gli occhi.
-Anch’io…- sospiro, fissando il ghigno convinto di Verde.
-E poi dobbiamo anche recuperare il mio cappello di paglia: me l’hanno tolto quando ci hanno rinchiuso qui!!! Io lo rivoglio!!!- pesta i piedi con fare infantile Rufy, facendo sorridere intenerita Robin.
-Non abbiamo tempo per certe cose!!!! Se non ci muoviamo gli infermieri ci spellano vivi!!!!- gracchia pauroso Oliva.
-È il mo cappello!!! Senza di lui non si va da nessuna parte!!! E poi il capitano sono io e decido io!!!!- s’impone, storcendo le labbra in una smorfia da bambinone.
Scuoto il capo, cercando di togliermi di dosso la mia diffidenza, analizzando la situazione.
-Ok, ok… recupereremo anche il tuo cappello…- sbuffo, passandomi una mano tra i capelli.
Sospiro, prima di scervellarmi e stendere un piano.
-…Vada per l’idea di Rufy per liberarci degli infermieri…- affermo sicura, guardando ogni mio compagno -… ma come raggiungiamo le armi? Di certo sono in qualche ambulatorio nell’ala medica, e non credo che avremo il tempo necessario per perquisire ogni singola stanza…- prendo un respiro, continuando -… in più, gli infermieri non sono semplici operatori sanitari, ma soldati della Marina, addestrati e armati…-
Nocciola trema, aggrappandosi a un ferroso polpaccio di Azzurro, che digrigna i denti.
-Questo è un problema…- mugugna ferroso.
-In più…- aggiunge Robin, aprendo le braccia e parlando a tutti -… non siamo ancora in possesso dei nostri ricordi: se anche riuscissimo ad armarci e a raggiungere il cortile, e da lì il portone principale, come useremo le nostre abituali armi senza riconoscerle?-
Sgrano gli occhi, ascoltandola attenta, portando istintivamente una mano alla tasca posteriore dei miei short. Un rigonfiamento ovale e piccolo alza la stoffa in jeans bianco, facendomi sorridere felina.
-Per quello non mi preoccuperei…- estraggo l’ampollina delle pillole lilla -… quando Miss Toffee mi ha portato nello studio del dottor per consegnarmi a lui, Zenit non c’era, e io ne ho approfittato per “illuminare” con la mia parlantina la dolce infermiera e prendermi un piccolo souvenir…-
Esibisco il contenitore trasparente, facendo oscillare impercettibilmente le piccole pastiglie lilla.
-Caramelle!!! Si!!! Me ne dai una?!?- saltella Rufy, ma lo appiattisco subito al suolo con un pugno.
-Non sono caramelle, scemo…- sbotto -… erano dentro la cassaforte di Zenit. Insieme a loro c’erano anche le pillole azzurre che ci somministravano ogni mattina, e che credo servissero a mantenere instabile la nostra memoria… ergo queste…-
-… dovrebbero ridonarci i nostri ricordi…- conclude Robin, esaminandole con occhio attento.
-Ma ne sei sicura Arancione?- mi si avvicina Nocciola, scrutando medico le pastiglie.
-Non ne sono certa, ma ci spero… Se Zenit ha inventato una pillola per cancellare i ricordi, deve anche aver studiato un modo per ricrearli, no?-
-E se così non fosse?- sussurra Niveo, lisciandosi il mento bianco.
Mi ammutolisco, mordendomi un labbro.
Non so che rispondere. Ho basato tutte le mie speranze di ritrovare le nostre memorie in queste pastigliette, senza studiare per bene un secondo piano di emergenza. Forse sono una evoluzione delle pillole blu, forse sono una variante più potente e definitiva, forse sono solo caramelle…
Stringo con entrambi i palmi la boccetta, abbassando lo sguardo.
Nuovamente sto rovinando tutto per colpa della mia ansia di ritornare alla vita vera.
-Non abbiamo più il nostro passato: che altro abbiamo da perdere…- sbotta Verde, prima di afferrare con gesto rude il flacone di vetro dalle mie mani, e aprirlo con un sonoro schiocco.
Veloce, prende in mano una delle pastiglie, ingerendola tutta d’un fiato, alzando vigorosamente il Pomo d’Adamo in un deglutire secco.
Lo fisso esterrefatta, spalancando la bocca incapace di credere al suo gesto sconsiderato. E se avessi frainteso tutto? E se ora perdesse nuovamente tutto ciò che ah ritrovato di noi?
-Buzzurro, non…-
-Mi fido di te…- ghigna.
Con un rapido gesto di mano, passa il contenitore a Giallo, che sorridendo con labbra sghembe lo imita, ingerendo senza battere ciglio una pastiglia lilla, offrendolo poi ad Azzurro che ne ingurgita a mano piena, sorridendomi poi ghignate.
-Come posso non fidarmi della mia sorellina?- mi strizza l’occhio.
Pian piano, ognuno di noi prende la pillola, fidandosi delle mie dubbiose deduzioni.
Stringo forte la mia nel palmo della mano, pregando cocciutamente di non aver peggiorato la nostra situazione, prima di gettarmela in bocca e inghiottirla in un secco moto della gola.
-Bene…- sorride Rufy, piegando un braccio davanti a se e mostrando un pugno, mentre porta l’altra mano ad abbracciare il bicipite contratto -… e ora andiamocene da qui…-
Lo fisso seria.
-A tal proposito: non ci hai ancora detto in che consiste il tuo piano…-
Mi guarda sogghignate, riproponendomi quella luce da folle nei sui occhi bui.
-Hihihihi… ci sarà da divertirsi…-
-Che intendi dir… EEEEHHHHHH!!!!!-
L’urlo di Nocciola spaventa tutti noi, facendoci strabuzzare gli occhi verso Rufy che, agile e potente, con un sol pungo ha abbattuto la parete di fondo della sua cella, scaraventandola giù per i 4 piani dell’istituto, alzando un gran polverone nell’intero corridoio.
-HA ALLUNGATO IL BRACCIO!!! HA ALLUNGATO IL BRACCIO!!!!- corree in cerchio per il panico la piccola renna, mentre la mascella di Oliva sbatte contro la pavimentazione per lo stupore.
-SUPER!!!!!! Sei mitico fratello!!!!!!!!!!!!!!-
-Uhm… efficace come colpo…- borbotta Verde, massaggiandosi il mento.
-Yohohoho-ho… non mi è nuova nemmeno questa immagine… forse però le mutandine di Arancione e Robin si mi sarebbero nuove: me le mostrereste?!?-
-Pazzi, pazzi… sono circondata da pazzi!!!- mi spiaccico una mano in volto, scuotendolo disperata, mentre Robin sorride serafica battendomi una mano sulla spalla.
-Fatto!!!- esulta Rufy –E ora giù!!!!-
-E QUESTO SAREBBE IL TUO PIANO, RAZZA DI BABBEO?!?- sbraito, trattenuta dal malmenarlo da Robin.
-Ehm… si…- si gratta il capo moro.
-Sigh… ti prego Robin: riportami da Zenit… voglio dimenticarmi di questo stupido!!!!- piagnucolo sulla spalla della mora.
Possibile che debba sempre pensare a tutto io!!!!
Provo a ragionare, calcolando velocemente tutte le possibilità di salvezza che avremmo se ci calassimo dal varco aperto sul muro da Rufy, ma i miei pensieri sono interrotti dal scrosciante rumore di legno spezzato.
-Maledizione!!!- ringhia Verde –Hanno abbattuto la barricata!!!!-
In un attimo una folla armata e urlante di uomini invade il corridoio, dirigendosi rapidamente verso di noi, brandendo in aria spade e pistole.
-Cavolo: non abbiamo più tempo!!!!!- sbraita Giallo, irrigidendosi ringhiando.
Rufy flette le gambe, stringendo i pugni nelle mani e ringhiando battagliero, ma non siamo pronti per affrontarli e non credo che riusciremo mai a batterli.
-Accidenti…- sibili tra i denti, fissando i marine avanzare.
Cavolo, cavolo, cavolo… e ora?
-Rufy!!!!- urla Robin –Giù!!!!!-
La fisso non capendo, per poi spostare lo sguardo sul moro, che sorridente e divertito annuisce.
-Come desideri mia Regina!!!- ridacchia.
Velocemente allunga le braccia attorno a noi, accerchiandoci, per poi stringere gli arti e ammassarci a lui in un abbraccio stritolatore.
-Ehi!!!- strillo presa alla sprovvista.
-Che fai Rufy?!?- sbraita Verde, stringendosi a me e proteggendomi ulteriormente nel suo abbraccio.
-Yohohohoho-ho!!!! Che abbraccio stritolatore!!!!-
Rufy sghignazza, e con un balzo si porta sul limite del varco che ha creato nella parete, sbilanciandosi pericolosamente sul bordo scosceso dei mattoni spezzati.
-Attento!!!- urla Giallo –Se le mie Dee si fanno male, ti scuoio babbeo!!!!-
Fisso il cortile grigiognolo sotto di noi di parecchi metri, e assumo una colorazione violacea.
-Oh Kami!!!- mi aggrappo alla maglia di Verde.
Rufy ride, sballottandoci di qua e di là sul confine della cella, spostando con equilibrio precario i geta uno davanti all’altro.
-Fermi dove siete!!!! Siete circondati!!!!-
Mi volto verso la porta spalancata della cella 001, vedendo spuntare dal nulla un marasma indecifrabile di braccia  e canne di pistole e lame scintillanti di spade, tra cui svetta piccola e diabolica, la figura rabbiosa e ringhiante di una minuscola infermiera.
-DOVE PENSATE DI ANDARE, PIRATI?!?- urla idrofoba Miss Toffee, con i capelli spettinati spioventi sugli occhi sbiancati di rabbia, e un rivoletto scarlatto di sangue a tratteggiarle la fronte.
Le ghigno in faccia sicura di me, mentre percepisco i passi di Rufy sempre più precari sul limite dell’edificio.
-Accidenti, sorella!!! Ma che le hai fatto a quella?!?- sghignazza Azzurro.
-L’ho illuminata…- sorrido.
Il ringhio roco e idrofobo di Miss mi fa ben capire che mi ha sentito, e il suo ordine di aprire il fuoco su noi, non cela un aspro sentimento di rancore.
Le pallottole volano nella stanza, sferzando l’aria e giungendo fino a noi.
Alcune rimbalzano contro la pelle gommosa di Rufy, altre tintinnano sul braccio alzato a proteggerci di Azzurro.
-Maledizione!!! Rufy fa qualcosa!!!!- sbotta Giallo, coprendo il capo di Nocciola con il busto.
-Hihihihi… come vuoi Sanji!!!!-
Ridendo, si gira verso la gendarmeria, beffandola, e con un ultimo ghigno. Debolmente inizia ad oscillare all’indietro, inarcando le suole dei sandali.
Oh Kami non vorrai mica…
-NO, NO, NO, NO!!!!!- iniziamo a gridare io, Nocciola e Oliva, sbiancando e dimenandoci per raggiungere a strozzare il capitano –NON CI RPROAVARE NEMMENO PAZZO!!!!-
Ma Rufy, ghignate e divertito, non ci ascolta e si da una debole spinta all’indietro, strattonandoci tutti giù per i 4 piani dell’edificio.
I miei occhi sbiancano percependo la caduta nel vuoto, e non riesco a trattenermi dall’urlare con tutto il fiato che ho in gola, stringendomi a Verde per la paura.
-PAZZO!!!! COSI’ CI SFRITTELIAMO!!!!- piange Oliva, aggrappandosi a Niveo.
-YOHOHOHOHO-HO!!!!! NON VOGLIO MORIRE, ANCHE SE IO SONO GIA’ MORTO!!!!!-
-AAAAHHHHHHH!!!!! IO TI UCCIDO RUFY!!!! SE NE USCIAMO VIVI, TI UCCIDO!!!!!- mi stringo al buzzurro, che sghignazza divertito.
Cadiamo per 20 metri, urlando come disperati e sgolandoci contro quel pazzo di capitano, che ride per tutto il tempo, abbracciandoci stretti.
-Hihihihi…-
Ho le lacrime agli occhi per la paura: mancano solo 10 metri al ghiaino del cortile.
-AUIUTO, AIUTO, AIUTO!!!!- urlo nelle orecchie di Verde, che continua a sghignazzare stringendomi a lui, e approfittando per affondare il viso tra i miei capelli rossi.
-AIUTO, AIUTO, AIUTO!!!!!-
Le lacrime di Nocciola mi bagnano il viso, mentre Oliva perde i sensi e si lascia sballottare dalle urla dei compagni. Mancano poco meno di 5 metri al cortile.
Chiudo gli occhi, preparandomi allo schianto, infossando il viso contro i pettorali del buzzurro, reggendomi a lui con forza.
Meno 3, meno 2, meno 1…
-GUM GUM BALOON!!!!!!!!!!-
Un urlo divertito sostituisce lo schiantarsi disumano dei nostri corpi nel cortile, e un movimento brusco e violento ci riporta verso l’alto, sballottandoci gli uni contro gli altri. Senza preavviso, Rufy si è gonfiato come una mongolfiera, attutendo la caduta, e balzando elastico contro il cortile. Veniamo sparati in aria, continuando ad urlare, mentre precipitiamo nuovamente verso terra, su cui iniziamo a rimbalzare come palline da tennis, scontrandoci contro il cortile e la facciata del manicomio. Rimbalziamo su e giù per la parete dell’edifico, saltando sui sassi dell’aia.
Gli oscillamenti si fanno più bruschi e agitati, smuovendoci contro le mura di contenimento che, come delle lancette di un flipper gigante, ci urtano vero l’istituto.
Oh Kami, sto per vomitare!!!!
Violento e brutale, il colpo ci fa schiantare sulla parete dell’ala medica, che trapassiamo come una palla di cannone, sfondando tutte le mura e le travi che ostacolano il nostro disastroso cammino.
Un gran polverone si alza intorno a noi, mentre l’abbraccio di Rufy si allenta liberandoci e scaraventandoci un po’ ovunque nella stanza in cui il nostro rimbalzare è cessato.
Vengo sparata contro un mobile insieme a Verde, che attutisce la mia caduta proteggendomi con le braccia, ma da cui scivolo per il forte impatto con il pavimento.  Calcinacci cadono da ovunque, sia dal soffitto che dalle pareti sfondate, e nel polverone che si alza riesco a distinguere solo delle scintille libere di alcuni lampadari sradicati dal tetto.
-Cough… cough… Bu-buzzurro…- chiamo, alzandomi dal pavimento e cercandolo a tentoni -… buzzurro?-
Tocco qualcosa di morbido, sottile e corto, impiastricciati di un qualcosa di unto e viscido.
Capelli, capelli macchiati di sangue.
-Buzzurro!!!- urlo, alzandogli il capo e portandomelo al petto –Buzzurro, buzzurro!!!-
-Blll…-
Mugugna un che di indefinito, mentre si aggrappa alle mie spalle e struscia il capo tra i miei seni. Lo aiuto ad alzarsi, riuscendo a intravedere i contorni squadrati del viso tra la nebbia di polvere che inizia a scemare. Un piccolo rivolo di sangue gli macchia la fronte, scendo da un taglio lieve.
-Buzzurro…?!?- alzo un sopracciglio dubbiosa, notando una frangia sul suo occhio sinistro.
-Blll… morbide… sono così morbide… bllll…-
La nebbia si dirada del tutto, e mi ritrovo tra le tette Giallo, che bavoso e sanguinate dal naso, si struscia su di me.
-AAAAHHHHH!!!!- ringhio rabbiosa –LEVATI DI TORNO!!!!-
Lo lancio sulla parete opposta a me con un pugno, facendolo schiantare dietro una Robin leggermente dolente e un Niveo con le gambe all’aria.
-Mo-mocciosa…-
Dietro le mie spalle Verde mi chiama, e subito mi precipito ad aiutarlo per alzarsi. Non ha tagli, a parte quelli che si è procurato contro gli infermieri questa mattina. Lo accarezzo sul viso, pulendolo dai calcinacci, non badando alle urla gioiose dei miei Nakama.
-SUPER!!!!!!!! TROPPO FORTE!!!!!!Chi si fa un altro giro?!?-
-IO, IO, IO!!!!! FRANKY, ME LO FACCIO IO!!!!!!!-
-SIIIIIIIIIIIII, FRATELLO RUFY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! QUESTA VOLTA PARTIAMO DAL TETTO!!!!!!!!-
-SIETE SCEMI O COSA?!?- strilla Nocciola –PER POCO NON CI LASCIAVAMO LA PELLE TUTTI QUANTI!!!???!!!-
-Ah… ho tutte e 10 le ossa rotte…- si lamenta Oliva, trascinandosi sul pavimento.
-Oh, lascia vedere a me… e comunque non hai solo 10 ossa…- lo visita istintivamente Nocciola, distraendosi da Azzurro e Rufy.
-A no?!? Allora mi sono rotto tutte e 21 le ossa…-
-… uhm… no… sei tutto a posto… e comunque sono di più…-
-30? 40? 51?!?-
-State tutti bene? Mie Dee?!?- domanda Giallo, ispezionandoci.
-SCUSA TANTO SE SIAMO VIVI ANCHE NOI EH!!!!!- sbraita in coro il resto della ciurma.
Scuoto il capo, liberandomi delle ciarle di tutti, concentrandomi su Verde e esaminando ogni parte del suo corpo, controllando che sia tutto a suo posto.
-Sto bene, mocciosa…- mi accarezza il viso -… niente di rotto…-
-Lasciami vedere…- apro le sue mani, osservandogli i palmi.
-Se insisti…- si avvicina a me, sfiorandomi la pelle del viso con la punta del naso -.. ma non prenderci troppo gusto a farmi da infermiera…- sussurra sensuale al mio orecchio, facendomi arrossire.
-Si, stai bene…- sorrido, alzandomi da terra e raggiungendo gli altri.
Nocciola sta controllando tutti, come da bravo medico di bordo qual è, e io ne approfitto per guardarmi attorno nella stanza in cui ci siamo catapultati. Noto che tra il marasma generale di mattoni rossi pezzati, calcinacci volanti e intonachi smembrati, alcune mensole sono rimaste in piedi.
Su di loro, impolverati e legati a un esile bigliettino identificativo scritto con calligrafia storta, ci sono vari oggetti: una fionda gigante verde legata a una borsa beige, una lunga katana dall’elsa decorata con ossi vari, un pacchetto di sigarette,  un bastone bombato di metallo blu elettrico e tre katane legate assieme.
Sbarro gli occhi, fissandoli sulle ultime tre armi, riconoscendole: sono quelle che Verde usava nel combattimento contro Zenit in mare, per difendermi.
Deglutisco, studiando ogni centimetro di stanza rimasta in piedi dopo il nostro disastroso arrivo. Osservo le macerie ammucchiarsi tra loro, sollevando una leggera nebbia grigia, mentre la foschia dei miei ricordi inizia a diradarsi.
Mi avvicino alla mensola, sorda ai richiami dei miei compagni.
Conosco tutti questi oggetti, sono familiari come i loro volti.
Riconosco le spade i Verde, una rossa, una nera e quella bianca, la più importante per lui. Le accarezzo con lo sguardo, ritrovando in fondo all’anima, mille immagini in cui la loro scintillante lama mi ha allontanato dalla morte. I ricordi mi trapassano la cornea nocciola, annebbiandomi la vista e sostituendo alle macerie penzolanti, spade incrociate su dune di sabbia e tra le liane di una foresta immersa tra nuvole bianche.
Deglutisco, scuotendo il capo e spostando lo sguardo sul pacchetto di sigarette.
Sono lontane, ma riesco a sentirne il forte odore di mentolo, misto a qualcosa di più spezzato e forte.
Cannella… origano… coriandolo…
-Casa…- sussulto, associando l’intenso profumo che emana quel pacchetto sgualcito a un luogo così familiare e protettivo da venir chiamato casa direttamente dal mio cuore.
-Ra-ragazzi…- chiamo tutti attorno a me, indietreggiando di un passo dalla mensola.
Mi accerchiano curiosi, restando imbambolati davanti agli oggetti polverosi, che silenziosamente ci fissano da sopra il ripiano, richiamando momenti ed emozioni celate.
Oliva si getta ad afferrare la gigantesca fionda verde, portandosela sotto al pronunciato naso e accarezzandola dolcemente, stringendo possessivo la tracolla nocciola.
-Questa…- mormora, passando il palmo aperto su una fascia bianca stretta sull’impugnatura -… questa è mia…-
Lo fisso concentrarsi sull’arma, prima di aprire la borsa e immergere sicuro la mano, rovistando vigorosamente.
Accanto a me, Giallo si stiracchia il collo, prima di afferrare deciso il pacchetto di sigarette e stringerlo forte tra le dita. Le nocche della sua mano sbiancano fino a scricchiolare, prima di battere esperto il fondo del pacchetto e farne saltar fuori una lunga cicca bianca.
La morde con i denti, dandole fuoco rapidamente con un piccolo fiammifero che sporge dal pacchetto. Sbuffa, avido e affamato di tabacco, un sospiro, aprendo poi le labbra a creare una leggera nuvola di fumo, liberando nell’aria un acre odore di mentolo e cannella.
-Dio…- sbuffa nascondendo lo sguardo sotto la frangia -… quanto mi è mancato…-
Sorrido per il rilassamento estremo delle sue labbra sorridenti, seguendo, con la coda dell’occhio, la bronzea mano di Verde afferrare le katane e alzarle nella luce solare che entra nella stanza squarciata.
Le osserva attento, corrugando le sopracciglia nel riordinare le immagini, fugaci e roventi, che gli appaiono agli occhi.
-Sono le tue…- sussurro piano -… mi hai salvato un mucchio di volte con loro…-
Ghigna, annuendo e legandosele al fianco.
Sorrido, riconoscendolo finalmente come l’uomo ghignate e spavaldo del mio sogno.
-Dev’essere il magazzino delle armi…- afferma saggia Robin, mentre Niveo afferra la katana decorata -… qui devono aver riposto tutte le nostre cose dopo la prima perquisizione…-
-Davvero?!? Allora c’è anche il mio cappello!!!!!!!!!!-
Esaltato, Rufy inizia a rovistare in ogni dove, chiamando a gran voce il suo adorato copricapo.
Non gli degno più di tanta attenzione, nemmeno quando lancia una pezzuola nera contro Verde, urlandogli che è la sua bandana da combattimento.
Tremante, mi alzo sulle punte dei sandali, a sfiorare l’asta metallica blu che resta solitaria sulla mensola.
L’accarezzo appena, sentendola vibrare sotto i polpastrelli al mio tocco leggero. È fredda, quasi ghiacciata, ma sento una vena pulsante di calore attraversarla nel centro di essa. Inclino il capo, osservandolo bene.
Ho la strana sensazione di smarrimento e di piacevole tormento.
Come quando si è in mare, e una terribile tempesta si espande nel cielo oscurandolo con le sue nubi oscure. Il cuore inizia a pompare a mille, l’adrenalina ti scalda le vene, ma non provi paura, almeno io non la proverei. Anzi.
Mi ecciterei davanti a questa nuova potenza naturale, ghignandole contro e affrontandola strafottente e sicura di me.
Sorriso, afferrando saldamente l’asta metallica.
La faccio roteare esperta nel palmo della mano, sentendola vibrare allo stretto contatto morbido delle mie dita, per poi lanciarla in aria e riafferrarla saldamente dietro la schiena con due semplici polpastrelli.
La sento vibrare percettibilmente sulla pelle, scintillando una nostalgia romantica e soave, come la pioggia primaverile.
-Si…- sussurro piano -… mi sei mancato anche tu, Sansetsukon…-
-TROVATO!!!!!!-
Con un urlo ghignate, Rufy riemerge da una montagna di assi legnose spezzate, esibendo nell’aria polverosa un sgualcito cappello di paglia con un fascia rossa .
-Piciù!!!!- lo bacia stringendolo con entrambe le mani –Mi sei mancato così tanto!!!! E ora…- se lo infossa sul viso, lasciando visibile solo il suo ghigno divertito -… spacchiamo tutto e riprendiamoci le nostre vite!!!!!-
Esplodiamo in un boato di urla e acclamazioni, gettandoci verso il cortile, attraversando e scavalcando le macerie prodotte.
Già da lontano possiamo notare l’ammassarsi confuso e ringhiante dei marine, che scesi dal pian superiore ci attendono al varco per fermarci. Forti ruggiti provengono dalle finestre dell’ala dei pazienti, non appena mettiamo piede all’aria aperta del cortile, segno che gli altri finti malati si sono accorti di noi e che ci sostengono.
Con slancio e forza, ci lanciamo contro i soldati, avventandoci violenti.
-GOM GOM PISTOL JET!!!!-
Con un solo pugno, Rufy stende tutta la prima linea, che non ha nemmeno il tempo di rendersi conto del nostro attacco e difendersi, ritrovandosi già stesi a terra.
-Pop Green: arma mortale Banana Jam!!!!-
Con precisione impressionante, Oliva lancia tre piccole banane rosse nell’aria, che sia aprono come bocche, ricadendo e ingurgitano parecchi uomini.
-Super!!!! Sei super… ehm… Usop?!?- urla incerto Azzurro.
Il ricciolo si ferma, osservandolo esterrefatto, prima di sorridergli e mostragli il pollice alto.
-Si, Franky!!!!- allarga le labbra carnose.
Li fisso sorridente. Ma certo!!!
Quei due sono Franky e Usop, i migliori carpentieri e aggiusta tutto del mondo!!!!
Mi sorprendo, ricordandomi di loro, e subito mi volto verso Nocciola, che sferra zoccolate potenti, urtando con le sue corna parecchi soldati oltre le mura protettive.
Lui è il nostro medico, il nostro tenero e dolce medico, che s’imbarazza e ondeggia ad ogni complimento. Lui è, lui è…
-Chopper!!!!- grido, sparando istintivamente un fulmine contro un marine che prova ad attaccarla da dietro le spalle.
La renna si volta a fissarmi, sorridendo felice con i lacrimoni agli occhi.
-Oh Nami!!! Ti ricordi di me!!!!- piange gioioso.
-E come potrei dimenticarmi del miglior medico del Grande Blu?!?- gli faccio la linguaccia, roteando il bastone nell’aria e scagliando varie cariche elettriche sui soldati che ci circondando.
Ridacchio, emanando una lingua di fuoco tra i soldati, ustionandoli e facendoli allontanare da noi, mentre avanziamo tra il caos generale.
-Dos Flor…- chiama soave Robin, facendo fiorire due mani sulla schiena di un marine, e spezzandogli il collo.
Sorrido compiaciuta: non ho sbagliato le mie deduzioni sulla pastiglia lilla.
Stiamo ricordando, stiamo ricordando davvero!!!!
A colpi di lotta avanziamo nel cortile, come con grandi scossoni e immagini spezzate, la nostra mente si riapre ai ricordi, lasciandoli avanzare in noi.
Alcuni sono lievi, timidamente appena accennati, come i litigi con Rufy per la sua ingordigia, o le domane oscene di…
-Brook!!!! Che cavolo fai?!?-
-Yohohoho-ho!!! Ma Franky, mi pare ovvio: bevo un sorso di thè!!! Yohohoho-ho!!!!!- gorgheggia esibendo un termos, uscito da chissà dove, e una tazza con il teschio afro.
-Slurrrrrr…- emette un terribile risucchio, affrontando con la mano libera un avversario –…oh dolce Nami, mi mostri le tue mutandine?!?-
Ecco, appunto…
Altri ricordi invece sono travolgenti, disorientanti.
Ti annebbiano la vista e di rubano le forze, gravandoti sulle spalle come macigni irremovibili.
Alcuni ricordi sono pesanti come il dolore che conservano.
-LANCE TEMPO!!!!!- urlo affannata, lanciando un potete tuono contro un gruppo armato.
Respiro a fatica, cercando di mantenere lo sguardo sul campo di battaglia, e di non perdermi nelle immagini che mi si affacciano sugli occhi, annebbiandomi la vista.
Stringo la mia arma con entrambe le mani, socchiudendo un occhio e ringhiando, mentre lo sguardo si offusca, facendomi perdere la cognizione della battaglia.
Tento di abbattere un soldato, lanciandogli addosso una lingua di fuoco, ma quello si butta di lato, rimbalzando sul terremo come e fosse un morbido letto…
 
Un letto…
Un letto di fortuna. Sgualcito, logoro, assemblato alla bene e meglio con paglia e coperte varie.
Sopra ci riposa qualcuno…
 
Scuoto il capo, tornando alla realtà appena in tempo, riuscendo a controbattere l’affondo di lama di un marine con l’asta del bastone, difendendomi.
-M-maledizione!!!!- digrigno i denti, opponendomi alla sua forza.
Ruoto le suole delle scarpe, fino a girare su me stessa e spostare il Sansetsukon in posizione orizzontale, agitandolo contro il soldato e colpendolo sul basso ventre, facendolo accasciare al suolo. Sbuffo per lo sforzo, preparandomi a fronteggiare uno spadaccino della marina che avanza lanciato verso di me, sguainando in aria la sua spada…
 
Spade…
Ce ne sono tre a lato del giaciglio. Non sono abbandonate, no, sembrano solamente in attesa.
In una silenziosa fremente attesa.
In attesa di cosa?
Sospiro, non so nemmeno io perché. È un respiro profondo, paziente, in sospeso nel tempo e nello spazio. Attendo anch’io.
Attendo, come le katane, il suo risveglio...
 
Digrigno i denti, serrando gli occhi per lo sforzo di concentrarmi e rivivere il ricordo.
Tutte le mie energie si dividono tra il passato che riaffiora e il presente che lotta. Sento lunghe scie di sudore freddo colarmi dalle tempie e giù sulla schiena, rabbrividendomi la pelle che sussulta scossa.
Con difficoltà riesco a fronteggiare lo schermidore della Marina, inchinandomi a terra per evitare il suo affondo, e colpendolo con la punta affilata del bastone tra le costole. Lo sento mugugnare un’imprecazione sopra la mia testa, prima di cadere al suolo e rimanervi rannicchiato e inerme.
Deglutisco, affaticata dal combattimento ma soprattutto dai flash improvvisi e sconvolgenti della mia mente.
I ricordi che sto vivendo mi gravano su tutto il corpo, appesantendo non solo le membra, per lo sforzo di sostenerli assieme alla lotta, ma anche la mente, scossa e ferita dal carico emotivo che rivivo rivedendomeli davanti agli occhi.
Lo sguardo torna ad annebbiarsi, e cerco di contrastarlo aggrappandomi alla mia arma, ma le energie mi vengono meno e perdo l’equilibrio, ritrovandomi carponi nel ghiaino appuntito del cortile.
Alzo gli occhi offuscati sui miei compagni, in netta difficoltà come me nel lottare e rivivere loro stessi nel medesimo attimo. Ansimo, mordendomi le labbra e affondando le dita nella terra del cortile.
Siamo quasi arrivati al portone principale, mancano pochi metri, ma essi sono ricoperti di nemici armati fin sopra i denti. Scuoto il capo, oscillando i ricci ramati danti al viso, tentando in tutti i modi di rialzarmi e riprendere a combattere. Con fatica riesco a rialzarmi, evitando così il corpo inanime di un marine cadere a terra.
-MIA DEA!!!! TUTTO BENE?!?-
Mi volto verso Sanji, il biondo casanova che da sempre mi tratta come una principessa, annuendogli debolmente.
-Tutto bene Sanji!!!!- urlo, mandandolo in overdose di cuoricini nel sentirmi pronunciare il suo nome.
-SI RICORDA DI ME!!!!!!!!!!!!!!!!- sbava, roteando calci in ogni dove.
Stringo nelle mani il Sansetsukon, ansimando debole, mentre torno a fronteggiare i marine, ma anche la mia memoria torna all’attacco, trascinandomi nuovamente nel ricordo confuso ma terribilmente pesante…
 
-Dorme ancora…- sussurro, posando una mano sulla fronte tiepida del ragazzo.
È addormentato sulla branda, tranquillo e sereno.
-Gli serve riposo…- cerca di rasserenarmi Chopper, cambiandogli le varie fasciature sul busto.
-Ma è da tre giorni che dorme!!!! Quanto ancora deve poltrire?!?- sbuffo, spazientita.
Ma la mia non è nervosismo per la sua famosa poltroneria. È solo preoccupazione nel non vederlo ancora in forze e sveglio.
Vorrei poterlo aiutare in qualche modo…
-Standogli vicino lo aiuti già tantissimo…- sorride la renna, facendomi notare di aver espresso ad alta voce il mio ultimo pensiero.
Arrossisco, borbottando una scusa qualsiasi, per poi tornare ad accarezzare la zazzera verde. È fresca e morbida, e nonostante le bende strette attorno alle tempie che gli scompigliano i capelli, il verde rimane rigogliosamente ordinato.
Vorrei sapere se anche i suoi pensieri, in questo lungo riposo, si stanno riordinano, riprendendo energie dopo il duro scontro.
Sospiro.
Vederlo così mi fa male. È un dolore atroce, che raggiunge il centro del petto, trafiggendolo con ferocia.
“Quest’immagine, di te bendato e addormentato, non riuscirò mai a togliermela dalla testa…” penso tristemente, rievocando altri mille ricordi della sua degenza dopo vari scontri.
Chopper ha finito di cambiargli la fasciatura e ora corre verso il capitano, per sistemare le bende anche a lui.
Passo la mano tra i suoi capelli ancora una volta, incantandomi nel frusciare silenzioso del suo capo. I suoi tenebrosi occhi sono chiusi, e la mascella sempre contratta in un ghigno è rilassata in un’espressione pacifica.
-Mi manchi…- gli sussurro piano, avvicinandomi a lui e stropicciando il vestito rosso che indosso contro il profilo del letto -… mi manchi tanto Zo…-
 
-AAAAHHHH!!!!-
Mi getto a terra, reggendomi il fianco ferito, scalciando contro il marine che sto affrontando, allontanandolo da me, mentre mi proteggo alzando il Sanset sopra la testa.
Qualcun alle mie spalle ha approfittato del mio scontro con il soldato per attaccarmi, ferendomi al fianco destro. Sollevo la mano dalla ferita al bacino, sbarrando gli occhi sul palmo macchiato di sangue. Stringo i denti per la rabbia, non tanto per il dolore.
Assottiglio lo sguardo sulla ferita, studiando i tre affilati tagli che mi lacerano la maglia e la pelle sottostante.
Ringhio, ruotando il capo al’indietro, per vedere in faccia il vigliacco che ha osato attaccarmi alle spalle. Dilato gli occhi, fissandolo, e istintivamente mi alzo per essere pronta ad affrontarlo.
Digrigno i denti, reggendomi con una mano la ferita, con l’altra il Perfect Clima, facendolo ruotare sul palmo davanti a me.
-Maledetta!!!!- sibilo incendiandola con lo sguardo.
Lei sorride soavemente, arricciando le sue labbra da zolletta di canditi, stringendosi, al polso di una mano, un guanto da cui sporgono tre affilate lance d’argento. Avanza con i suoi piccoli passi, sorridendomi con il suo sguardo folle.
-Mia cara…- cinguetta, spostandosi qualche ciuffo di capelli dalla fronte -… dovresti parlare con termini più femminili…-
-Ha ragione Miss…- ghigno -…vada a fancuolo, lurida arpia… così le va meglio?!?- sghignazzo, portando la seconda mano sull’asta metallica, pronta allo scontro.
Miss grugnisce offesa, scattando verso di me e alzando il braccio armato in aria, per poi affondarlo contro il mio petto. Riesco a fermarla opponendo l’asta elettrica tra noi, incastrandola tra le 3 lance, che si incurvano a far leva per sfilarmela dalle mani.
-Non sei per niente ubbidiente, Arancione…- ringhia.
-Io non mi chiamo Arancione!!! Io sono…
 
… Mocciosa…-
Un gemito leggero mi sveglia nella notte.
Mi sono appisolata sul bordo del suo letto, mentre gli facevo da guardia.
Mi alzo scombussolata, strofinandomi gli occhi pieni di sonno. Mi ha realmente chiamato, o sto impazzendo?
-Buzzurro…?- gli accarezzo il viso circondato da bende -…buzzurro, mi hai chiamato?-
Si muove un po’, stringendo e allargando le nocche delle mani sul lenzuolo sgualcito del letto. Tremante, apre gli occhi, posandoli su di me.
Sbatte un po’ le palpebre, prima di ghignarmi in faccia.
-Ciao… mocciosa…-
Le labbra mi tremano, mentre gli occhi si riempiono di lacrime.
-Oh Zo…
 
-AAAHHH!!!!-
Di nuovo mi ritrovo a terra, sovrastata dalla piccola ma forzuta figura della Miss.
Il Clima mi scivola dalle mani, lanciato con forza dagli artigli dell’infermiera, cadendo a pochi metri da me in un tintinnante eco.
Maledizione!!!
Ero sul punto di ricordarmi il nome del mio buzzurro di nuovo, e ancora lei si è intromessa. Ringhio furiosa per il suo interveto inopportuno, scalciando sotto la sua mole.
Sembra piccola e fragile, ma ha un peso notevole, che sta caricando con cattiveria su di me, schiacciandosi sul busto, mentre preme con foga la mano non armata sul collo, affondandola sulla mia gola.
-Zenit sarà orgoglioso del mio operato…- delira, pesando la mano per inchiodarla alla mia carotide, mentre con la mano guantata e artigliata mi carezza il profilo del viso, tagliandomi la pelle.
Mi dimeno, cercando di liberarmi, ma sono debole sia per gli scontri che ho già dovuto affrontare, sia per gli sforzi sostenuti per restare lucida contro il peso dei ricordi che riaffioravano.
-Da-dannata!!!!- sibilo, sentendo che il fiato inizia a venirmi meno.
Lei avvicina il viso al mio, strusciando la fronte sudata alla mia tempia. Sghignazza, sostituendo il suo zuccheroso sorriso, a un latrato schizofrenico.
-Zenit è qui…- m’informa -… sta lottando con il tuo capitano…-
Stiro la gola sotto il peso crescente della sua presa su di me, scalciando a più non posso e graffiando l’aria cercando di liberarmi, ma la presa della Miss è terribile.
Soffio, lacerandole la pelle della sua mano con tutte le unghie, ma lei non mi sente nemmeno. Le ferisco il polso, che inizia a sanguinare copiosamente, ma lei non se ne accorge, totalmente drogata dal pensiero che il suo superiore possa vederla in azione.
Stacco una mano dal suo polso teso a soffocarmi, allungando il braccio verso il Sansetsukon, provando con tutte le forze rimastemi ad afferrarlo, ma è troppo lontano.
-Te l’avevo detto, mia cara…- mi sussurra stucchevole, notando i miei tentativi di liberazione fallire -… non puoi fare nulla per scappare di qui…-
L’aria non entra più nei polmoni, che si spremono dolorosi.
Sento che i ricordi tornano a pesarmi sulla mente, reclamando il loro spazio e togliendomi energie per combattere.
Fra tutti, un singolo pensiero rimbomba, assordandomi terribilmente.
È forte, tenace, tentatore e battagliero.
Romba tra le sinapsi, bramando la libertà che gli devo, smaniando per riprendersi il suo pesante posto dentro di me.
Tento con tutte le forze di restare lucida, di fronteggiare la presa soffocante della Miss, e al contempo di liberarmi, graffiando e colpendo in ogni dove la donna, ma è tutto inutile.
-Zenit apprezzerà molto la tua morte…- sorride.
Le lacrime mi pizzicano gli occhi, reclamando aria, mentre la testa mi scoppia per il male che mi assale per i troppo ricordi accumulati che stanno per esplodere.
Annaspo, sibilando disperatamente.
No, no, no.
Non può finire così.
Dopo tutta la fatica di ricongiungermi agli altri, di recuperare i nostri ricordi, di ricordarmi disperatamente il nome del mio buzzurro, non posso morire per mano di questa zolletta di merda. Digrigno i denti, evocando tutte le mie energie.
Voglio sopravvivere.
Voglio tornare me stessa e ricordarmi tutto.
Voglio sapere il nome del mio buzzurro.
Affondo le unghie nel polso di Miss Toffee, tentando ancora di allontanarlo da me.
-La tua resistenza inizia a scocciarmi…- uggiola, alzando la mano artigliata in aria per darmi il colpo di grazia.
Vedo le tre lame scintillare sotto il riverbero del sole, mentre il sorrisetto di Miss si apre ancor di più sulle sue labbra.
-Le tue ultime parole?- sorride con gli occhi lucenti di pazzia.
Deglutisco, mordendomi un labbro.
Se questo sarà il mio ultimo respiro, allora voglio usarlo al meglio.
Per lui…
Qualcosa esplode dentro la mia mente, irradiando luce, immagini, suoni ed emozioni in tutto il mio corpo. Sento un gran calore salirmi dal petto, salendo rapido la gola e affiorandomi in bocca.
Senza rendermene conto urlo, urlo con tutto il fiato che ho, e l’unica parola che riesco a pronunciare, è quella che amo di più al mondo.
La sola ed unica.
La parola perfetta del mondo.
-
ZORO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Zomi