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Autore: RedFeather1301    24/02/2013    7 recensioni
Le foglie cadono e il vento giace. Un blocco note, una penna e una cioccolata calda. Una macchia d'inchiostro e il bagliore di uno schermo che diffonde la luce fioca nella stanza. Una ragazza che sorseggia la sua cioccolata è intenta a scrivere quando si accorge che la bevanda è troppo calda, le dita per un secondo si staccano dalla tastiera, andandosi a tastare le labbra indolenzite.
Dall'altra parte un ragazzo, dai capelli chiari come la luna, fissa i puntini che marciano silenziosi, in attesa di una risposta che tarderà ad arrivare.
"Allora? Ti vuoi dare una mossa?"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Vergil
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The seasons to love'
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Capitolo 20
La prevedibilità degli eventi

Fu una giornata senza troppo svago né divertimento, era troppo tesa per rimanere con la mente libera, allora decise di fare i servizi che comprendevano tutta una settimana: stese i panni, preparò gli armadi per un cambio di stagione e fece la spesa per i prossimi giorni. Il clima era decisamente cambiato e l'inverno cominciava a sentirsi bene col suo freddo pungente.
Si coprì così tanto che la testa le spariva nella sciarpa e mentre camminò per le vie desolate poteva vedere che le belle sfumature dell'autunno lasciavano lo spazio al bianco candore dell'inverno. Sembrava che le stagioni si mettessero d'accordo nella combinazione dei colori, l'autunno pieno di tinte calde faceva presagire che la prossima stagione avrebbe portato il bianco della neve dell'inverno, poi i primi bagliori della primavera con i suoi freschi e variegati toni ed infine il caldo e la sostanza dell'estate ricca di frutti e vita, poi si ritornava nello spoglio degli alberi in un continuo circolo di colori, si stupì a pensare a cose che non fossero gli eventi prossimi.
Sbuffò mentre guardava per l'ennesima volta l'orario agitata, nervosa, preoccupata...
Se non sarebbe venuto?
Beh, se non sarebbe venuto non poteva importare, le sembrava inutile piegarsi ancora alla sofferenza, sarebbe andata avanti nel suo cammino e non ci avrebbe più pensato. Sospirò, poi sentì il telefono squillare, prese il cordless.
«Pronto?»
«Ehi come sta la mia sorellina?»
Un tono spicciolo, energico e sfacciato proveniva dal trasmettitore.
«Fede...come mai questa chiamata?»
«Volevo sapere come stavi, sei veramente troppo presa da quel "piccolo particolare" e ciò mi preoccupa...» fece una pausa dove l'interlocutrice non rispose «Dammi un segno di vita Lauren!»
«Ci sono.» sospirò.
L'amica capì subito che quello non era propriamente il momento migliore per chiamare.
«Va bene, ho capito, ti chiamo quando?»
«Oggi non sono di buon umore...»
«Ma per questo ti devo chiamare! Allora? Che ora?»
«Sera. Tardi.»
"Il più tardi possibile." precisò nella mente.
Sentì un sonoro sbuffo dall'apparecchio.
«Va bene va bene...ma fatti trovare! O ti vengo a tirare da casa!»
Apprezzava gli interventi di Federica alle volte, ma adesso era veramente su un altro pianeta per pensarla, doveva superare da sola questo grande dilemma.
«Si, va bene, ciao.»
Fu fredda e sbrigativa, chiuse la chiamata velocemente, poi guardò l'ora.
Doveva prepararsi.

Camminava con la sua sciarpa ingombrante in un cappotto beige chiaro chiuso a doppio petto da dei bottoni neri che risaltavano, gli stivali facevano rumore ad ogni passo e le ricordavano le calzature marroni di lui alcuni giorni fa, si sentì subito malinconica a pensarci. Ripensò tutti i momenti riassunti nella sua mente come un filo lungo e rosso di ricordi, ogni scena era scandita dal suono dei suoi tacchi. Una dietro l'altra susseguivano come dei flash mentre l'andatura iniziava a rallentare, finché non si fermò. Nel silenzio del suo ponderare era arrivata a destinazione.
L'albero, il grande albero, l'unico tra tutti ad aver segnato l'inizio dell'inverno già nei primi giorni di ottobre, anticipatario ed originale, aveva segnato anche vari ricordi della vita di Lauren, come nella sua infanzia fino ad arrivare ai giorni a seguire, da quell'albero sviò quella chioma albina che tanto bramava, lo aveva invitato proprio lì per questo.
"Dove tutto è iniziato e dove tutto finirà."
Si accoccolò all'albero poggiandoci la schiena portando le mani guantate sotto le braccia, stringendosi per ripararsi come poteva dal freddo. L'imponente campanile a pochi isolati dalla piazza iniziò a suonare annunciando le otto, ma lei non si scompose chiudendo gli occhi, entrando come in un sonno ricco di ricordi felici che portavano malinconia. Rintoccò nuovamente dopo quindici minuti e la sua speranza andava via ogni secondo che quel quadrante batteva, sbuffò decidendo di pensare ad altro. Guardò la gente, numerosa in piazza, anche se il freddo permeava le strade sembrava non fosse un problema, infatti vedeva bambini giocare, genitori premurosi a seguirli, anziani che addirittura leggevano il giornale. Sembrava che la città avesse ripreso vita. Sospirò.
Quei pensieri le fecero perdere altri minuti ed in tutto col suono della campana era arrivata a sentire che era passata mezz'ora dall'orario fatidico. Il corpo le presagiva di andare, perché stava congelando.
"Aspetta un altro po'."
Questa era la voce del cuore che non si stancava mai di infastidirla, richiuse gli occhi, tornò ad aspettare. Si concentrò su ogni rumore che i passi delle persone intorno a lei facevano, ma non c'era nessuno con quel passo flemmatico e costante come il suo. Era sempre più convinta di andarsene, almeno per cercare un luogo caldo.
"Non ti troverebbe, aspetta."
Si certo, come se verrebbe...era così tardi se ne sarà anche dimenticato.
Sospirò ancora buttando fuori aria che si condensò velocemente, il freddo che stava provando era veramente inammissibile, decise di muovere un po' le gambe per fare del calore almeno a quelle. La stava facendo aspettare e si stava spazientendo.

Aspettò un'intera ora, quando sentì i nove rintocchi del campanile perse la pazienza e demoralizzata iniziò a staccare la schiena dall'albero.
"Lo sapevo."
Ci aveva provato, non aveva funzionato, inutile buttarsi troppo giù, fece un passo quando sentì un rumore familiare.
«Lauren.»
Sentì chiamarsi alle sue spalle, la voce non la riconosceva ma sentiva di sapere chi aveva dietro di sé. Si voltò, gli occhi le si spalancarono poi le si addolcirono di colpo.
"Finalmente." non lo pensò, erano i suoi occhi a pronunciarlo, con un'emozione indescrivibile.
Il volto di quei capelli candidi come la luna era finalmente svelato ed era esattamente uguale a come se lo immaginava, il volto e la carnagione erano chiari quasi fosse stato resuscitato, ma gli donavano una bellezza sconvolgente, come di una razza sconosciuta, gli occhi erano chiari come il ghiaccio e avevano un'espressione semicrucciata, il viso era delicato come quello di un angelo e sulle sue labbra era dipinto un leggero sorriso, impercettibile e veramente bizzarro, come se non fosse abituato alla felicità. Teneva un pacco, ma a lei importava poco, era completamente presa da lui per notare i particolari.
«Sei venuto.»
Lo disse con immensa felicità repressa, non doveva saltargli addosso, non sarebbe stato cortese per un primo incontro. Lui si limitò a cambiare espressione, nascondendo ulteriormente il sorriso.
«Si.»
Freddo e conciso, come lo aveva immaginato. Non si chiese perché fosse la fotocopia del Vergil che popolava la mente di milioni di fan del videogioco, era lì a guardarlo e perdersi nel contemplarlo, come a riprendere il tempo perso. Decise di risvegliarsi solo dopo un attento scanner, portava gli abiti dell'altra volta, alla festa.
«Sai perché ti ho voluto parlare qui?»
Lui annuì e lei sorrise. Gli si avvicinò leggermente, come se si accostasse ad un predatore addormentato, con la paura di svegliarlo.
«Vorrei farti molte domande, ma prima volevo parlarti di quel discorso...»
«Vorrei iniziare io se non ti turba.»
Era statuario, sembrava non si muovesse nemmeno per respirare e la voce sembrava nascondesse un accento inglese, era acuta e allo stesso tempo calma, con un contenuto così misterioso, sembrava così paradossalmente perfetto.
Annuì con ritardo lei, ma lui non fu affatto infastidito.
Portò il pacco su una mano e andò a frugare in una tasca mostrando dalla mano guantata una spilla, al guardarla Lauren ritornò ad occhi spalancati.
«Credo questa sia tua.» un altro lieve sorriso.
Si sentì fremere per tutto il corpo, la spilla di Federica! Non ci poteva credere...con un gesto aveva risposto già a una moltitudine di domande.
Portò una mano a prenderla sorridendo viva.
«Grazie.»
Al contatto con la mano di lui però sentì un brivido dietro la schiena e non riuscì a non nascondere il rossore sulle guance. Osservò la spilla carezzandola con un dito per vedere se fosse rotta in qualche punto, era intatta, la mise in tasca.
«E questo.»
Con entrambe le mani le donò il pacco, Lauren vide che evitava il suo sguardo, forse non era abituato a fare i regali perché sembrava volesse nascondere un certo imbarazzo.
«Grazie ancora!»
Sorrise più disinvolta lei prendendolo, guardando la carta colorata e la piccola coccarda al lato. Era un suo regalo, non ci credeva. Arrossì nuovamente.
«Lo aprirai a casa.»
Lo disse quasi in modo imperativo e anche se la povera ragazza era curiosa fino al midollo dovette accontentarlo.
«Va bene.»
Lo strinse a sé come se fosse la cosa più importante del mondo.
«Puoi dirmi ciò che vuoi, ho da dirti anche io una cosa.» concluse lui.
Lei fece uno sguardo curioso, poi si accorse da quanto tempo aspettava questo momento e si irrigidì, non sapeva come comportarsi e una paura matta le prese a cavalcare nel cuore.
«Io...»
Un battito, un pensiero. Un pensiero, un battito. Paura.
Lui la guardava sempre gelido come la stagione entrante, forse con una punta di curiosità negli occhi. Sentì passare una di quelle "bancarelle mobili" che vendeva oggetti natalizi già anzitempo...ma perché pensava a quella bancarella? Doveva concentrarsi.
Prese un bel respiro, non sapeva come esprimerlo a parole quindi optò per un'altra opzione, si avvicinò lentamente mentre gli occhi di lui scintillavano sempre più di curiosità, poi si alzò un po' sulle punte e chiudendo gli occhi lo catturò in un bacio. Sentiva che non c'era più nulla al mondo bello come quel momento, non sentiva nemmeno la sua reazione, era volata soltanto via con le ali di un cuore che sembrava non avesse provato altro.
Il suo primo bacio.
Il suo primissimo inquietante bacio.
Se ne era sempre vergognata a pensarci, non aveva mai baciato qualcuno fino a questo momento e considerata la sua età si era sempre valutata una stupida, ma lei era selettiva e non le piaceva baciare il primo che capita, che non le desse quelle emozioni. Ora capiva che aveva deciso bene.
La sorpresa più grande fu sentire le sue braccia intorno a lei, a tenerla stretta contro di lui, sapevano di cose così aspre quelle labbra ma nello stesso momento sapevano di cose magnifiche. Si strinse nell'abbraccio socchiudendo gli occhi, guardandolo per un secondo scorgendolo con gli occhi chiusi, preso anche lui dal momento.
Non durò poi molto e si staccarono per guardarsi confusi.
Lauren avvampò mentre man mano la ragione iniziava a fioccare nella sua testa, non voleva togliersi da quell'abbraccio ma allo stesso tempo era presa dalle paure che un attimo prima la facevano tremare. Fu lui a staccarla bruscamente, visibilmente imbarazzato, sembrava non volesse essere più lì con lei.
In quel momento iniziò a suonare una musica da un angolo lontano, la bancarella che vendeva oggetti natalizi era presa ad aprire dei nuovi carillon da mettere in vendita, si senti invasa dalla casualità degli avvenimenti, quella canzone era nella festa del paese e lei ne era rimasta rapita.
Si guardarono per un lungo momento, poi lui scansò i suoi occhi:
«Non avremmo dovuto.»
Si limitò a dire solo questo, poi prese ad andarsene girandosi di spalle, fu lì che Lauren si sentì cadere il peso del tempo addosso.
«Aspetta!»
Cercò di seguirlo, stando al suo passo mettendosi dinanzi a lui, le riserbò un'occhiataccia.
«Mi dispiace! Non volevo turbarti...mi dispiace!»
Sentiva di dovergli dire solo questo, era in balia di una foga convulsa che le faceva lacrimare gli occhi, come se il suo corpo non fosse più abituato al peso della gravità dopo tutto quello. Lui non parlò, si limitò solo a guardarla freddo, dimenarsi come una pazza a cercare di spiegarsi, chiuse per un attimo gli occhi.
«Non ero venuto qui per questo.»
Lei smise di agitarsi rimanendo ferma, pronta per l'ascolto, sembrava essere triste.
«Ero venuto per dirti addio.»
Il suono di un vetro che si rompe fu tutto ciò che riusci a percepire.
L'espressione della ragazza mutò come un cambio di rotta, si evolse dalla felicità alla paura, la tristezza ed infine il vuoto della malinconia, le mani ricaddero sui fianchi inermi mentre con il braccio stringeva di più il pacco.
«Non mi vedrai più.»
Furono le ultime parole e allora lei sorrise, i re di tutti i sorrisi rotti.
Se lo aspettava, che pensava di essere lì perché gli avrebbe fatto cambiare idea? Che col suo amore sarebbe riuscita a farlo rimanere? Lui continuò a camminare accompagnato da una lacrima di lei, che però rimase di spalle questa volta.
«Qual'è il tuo vero nome?» disse soltanto.
Sentì il rumore dei passi cessare e dopo un po' alzo la testa.
«Vergil.» il ticchettio procedette e si fece sempre più lontano.
Lauren sentiva di non avere nemmeno la forza di piangere.

Chiuse la porta dietro di sé posando il pacco sulla tavola con fare lento e un pacchettino marroncino al fianco, aveva deciso di prendere quella melodia dal venditore alla bancarella ma siccome sembrava uno di quelli disonesti e approfittando della sua demoralizzazione si fece pagare solo per la melodia, senza carillon, Lauren non contestò, non ne ebbe la forza.
"Dopotutto si tratta di comprare solo un carillon, no?"
Andò a togliersi gli abiti con passo lento, mentre gli occhi arrossati cercavano il pigiama, si muoveva precisa come un automa e priva di vere emozioni, solo carica di un grande vuoto. Concluse di vestirsi andando a guardare quel pacco, poggiando il mento sugli avambracci e analizzandolo. La voglia di aprirlo era tanta, ma era surclassata dalla mancanza del vecchio proprietario di quel pacco.
Carezzò i lembi della carta poi si decise ad aprirlo, la spilla al suo fianco a ricordarsi che anche quello, alla fine, era un suo regalo.
Scartò rapidamente con pochi movimenti rivelando un carillon, si stupì poi rise, sembrava tutto così preimpostato come se qualcuno stesse scrivendo di loro.
"Mi serviva proprio..."
Un vecchio tipo, in legno con alcune parti i vetro battuto che disegnavano degli ornamenti verde acqua, aveva l'aria marina e nostalgica quell'oggetto e nonostante il vetro i ricami sembravano ottocenteschi, un modello barocco postmoderno, veramente originale, tastando con mano la parte destra poteva sentire un forellino dove sicuramente era applicata la manovella, era veramente vecchio come carillon, ma sembrava rimesso in sesto e modernizzato. Lo aprì con cura e la musica uscì limpida e trasparente, bellissima, così rilassante sembrava quasi una ninna-nanna.
Notò dopo aver ascoltato metà della musica la scritta all'interno dorata a caratteri gentili e corsivi:
«Seeds of love.»
Rimase perplessa, forse era il titolo della canzone, sorrise leggermente carezzando lo strumento, era così speranzosa e malinconica quella melodia, sapeva di tempi così antichi e di ricordi non suoi, sembrava il richiamo di una madre. In qualche modo sentiva che quelle note sapevano di casa, della casa di lui e questo la fece sentire in un certo modo felice ma triste. Presagì che sarebbe tornato, perché le aveva regalato quel pezzo di sé, ma percepiva che non poteva e questo la faceva buttare giù.
Si alzò portando con se quel piccolo gioiellino, avrebbe trovato sicuramente un posto per lui, in camera, lo poggiò sulla scrivania dove il pc era ancora acceso, lo aveva scordato così, allora le venne un'idea. Corse a prendere il nastro musicale della sua melodia e la rimpiazzò con quella ninna-nanna, ascoltò quella che nella sua mente era la loro musica e gli occhi le si bagnarono, guardò lo schermo mentre riattraversava le loro conversazioni, le sue ultime parole erano: non piangere.
Sorrise tra le lacrime mentre i primi singhiozzi facevano capolino, non poteva comportarsi come nulla fosse, la ferita era ancora troppo fresca e le sue parole messe lì a ricordargli di giorni migliori non giovavano, ma doveva vederle.
Tra un singhiozzo e l'altro guardò il sacchetto marroncino poggiato al lato dell'apparecchio, i dolci di quella strana pasticceria, quelli che sembravano lacrime. Lo prese, lo aprì. Ne scelse una guardandola intensamente, quale momento migliore se non assaggiarne una ora? Il telefono iniziò a squillare.
"Sicuramente è Federica."
Ma lei non aveva voglia di rispondere, solo di piangere ed ingozzarsi di cioccolatini, lo contemplò ancora con le lacrime agli occhi poi si ricordò che non gliene aveva portato alcuno e ridacchiò.
"Io non gli ho fatto nemmeno un regalo..."
Ne avrebbe spedito qualcuno, di certo non era domani che doveva partire. Forse non era domani. Una morsa le chiuse lo stomaco mentre l'assillante suoneria continuava a tartassarle le orecchie. Si portò alla bocca uno dei cioccolatini.
"Ora ho solo voglia di sparire."
E lo addentò.



Angolo dell'autrice

Seeds of Love: http://www.youtube.com/watch?v=q-Nruydc3Po
Kiss the rain music box: http://www.youtube.com/watch?v=amkr9U1l0JY
Mi aspetto persone che mi linciano tra 3....2...1...
Ok! Sono ancora tutta intera per scrivere le ultime note e fuggire :D
Siamo giunti alla fine della storia e in questo capitolo sono accadute davvero molte cose che non mi cimento nemmeno a pronunciare per quante ne siano! Però sarò felice di sentire la vostra (senza che partiate alla caccia della mia pelle ç__ç) e di farmi anche un resoconto generale su come la storia in totale vi sia sembrata! Vi ricordo che non è finita, quindi abbiate pietà ç_ç
Per il resto inizio con i ringraziamenti!

Un ringraziamento a chi ha messo la storia tra le preferite Jenova, pinksheep, Rakelle, yukino_lang08; nelle ricordate hoiuth; nelle seguite Aandyy, absinthium, Argorit, Firely, Jooles, Mizzy, Tsuki 96 e chi l'ha messa un po' in tutte come Shaila xD

Ancora ringraziamenti speciali per ognuno di voi che ha commentato!

Jenova, hera85, Shaila, Jooles, Rakelle, Layla_Morrigan_Aspasia, pinksheep, Nana_forever, Firely e absinthium! (spero di non averne dimenticato nessuno...)

E anche un grazie a tutti i lettori al di fuori di efp e anche i lettori anonimi come i fantasmi! Anche se non avete lasciato recensioni so che ci siete ;D

Continuo con una cosa di vitale importanza per chi tiene alla storia (poi giuro che vi lascio andare) su facebook ho infilato un sondaggio (andate sul mio profilo facebook e vedrete che lo trovate, e soprattutto leggete nei commenti per info!) dove potete tranquillamente decidere con un voto cosa per voi è meglio fare, continuare con il futuro di questa fiction o magari trasferirsi sul PoV di Vergil ripercorrendone le fasi importanti? A voi il voto! ^^ Ci vedremo con la prossima storia! Che sto già preparando eheh :)
Grazie a tutti per questa meravigliosa avventura! Arrivederci! :D


RedFeather

Facebook: http://www.facebook.com/redfeather.efp
   
 
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