Love me, my Anjel
Capitolo 1_ Voci nella testa
Dopo ore di viaggio,
finalmente giungemmo nella tanto famigerata città di New
Liskeard. Un grosso cartello con la scritta ‘
Benvenuti a New Liskeard’ ci
dette il benvenuto. Sul volto di Alan,
si formò il sorrisino tipico di chi dopo anni stava rimettendo piede nella
propria città di nascita. Immaginai che per lui fu un
emozione meravigliosa.
Arrivati di fronte a una grandissima villa ci fermammo. Al parcheggiò
sul marciapiede e scendemmo tutti dall’auto.
M’incantai a guardare
l’enorme villa bianca circondata dal più bel giardino che
io avessi mai visto.
Su una cosa Alan aveva ragione, in quella casa ci
stavamo tutti e anche molti di più! Ognuno di noi piccoli avrebbe avuto
la sua stanza, anche se per il momento i gemelli sarebbero
stati ancora per un po’ assieme.
- Allora piccolo Claud, ti piace la tua nuova casa?- Chiesi al piccolo che
tenevo in braccio, e come risposta ottenni un piccolo sorriso.
Il fatto che i miei
fratellini sembravano entusiasti della nuova casa mi
aiutò ad accettarla un po’ di più…avrei fatto di tutto per quelle due pesti, e
lo dimostrava il fatto che mi trovassi lì.
- Su entriamo che vi
mostro la casa e le vostre stanze!- Esclamò Alan
avvicinandosi a noi due e mettendomi una mano sulla spalla, per farmi da guida.
Entrammo in casa seguiti da mia madre e mia sorella
Evy.
Ad aprire l’enorme
portone castano chiaro fu un uomo dai capelli e dai baffi bianchi. Sapevo che Alan era molto ricco, pensai così ad un maggiordomo, e non
mi sbagliai.
- Arold,
loro sono Clare , Evelyn, Alexis e Cluod!- Esclamò Alan.
- Sono lieto di
conoscervi!- Esclamò l’uomo.
Rimasi colpita da quel uomo dall’apparenza e dai modi freddi, più tardi ci
avrei legato moltissimo, ne ero più che certa anche se notai che lui mi
guardava di sottecchi.
So molte cose su di te, più di quanto tu immagini…Gli sentii pronunciare nella mia testa.
- Questa è la tua stanza!
ed è senza dubbio la migliore della casa…- Esclamò Alan fermandosi di fronte ad una grossa porta bianca
ricamata d’oro.
Il maggiordomo dietro di
noi lasciò le mie valigie nella stanza e poi mi abbandonarono tutti in quella
grossa camera dalle pareti bianche, l’enorme letto matrimoniale e una
porta finestra di vetro che dava su un bellissimo balconcino posto sul retro,
sotto di esso il giardino e la piscina della villa.
Rientrata nelle mie
stanze e senza aver chiuso
la porta finestra mi gettai sulle morbidi lenzuola del mio letto e mi lascia
cullare da queste.
M’addormentai
Non mi spiegavo il perché ma mi trovavo nel
giardino di casa mia, cioè della mia nuova casa…le
acque calme della piscina riflettevano la fetta di luna che brillava alta nel
cielo notturno.
Guardai quel riflesso e mi lascia cadere nell’acqua che dolce mi cullava
e mi trascinava verso il basso, non riuscivo a risalire, ma nemmeno ne avevo le intenzioni.
Mi sentii addormentare.
Chiusi gl’occhi.
Quando li riaprii, non ero più in acqua e nemmeno
più nel mio giardino…dove mi trovavo? Perché? Non
trovavo risposta.
Era tutto buio attorno a me…e sentivo freddo, tanto freddo…
- Si può sapere cosa diavolo ti è preso stupida
ragazzina?-
Il mio sguardo cercò la persona che aveva parlato, ma fui abbagliata
dalla sua bellezza.
I capelli lisci castani e mechati di biondo, ne corti corti, ne lunghi,
ornavano il bellissimo viso pallido di un giovane ragazzo dagl’occhi azzurro
cielo, il busto perfetto come scolpito nel marmo e sul volto, nessuna
espressione.
- Io…Non…- Balbettai io.
- Lascia perdere e pensa a scaldarti o morirai
congelata!-
Annuii grata per non avermi chiesto spiegazioni.
Sentivo gl’occhi chiudersi da soli, mentre lui
si sedeva di fianco a me. Ora anche la testa mi pesava sul collo mi lascia
cadere priva di sensi sulla sua spalla, lui delicatamente mi posò la testa
sulle sue gambe…lo sentii freddo…il suo corpo era gelido come se fosse stato
una statua di ghiaccio, ma mi sentivo protetta come non lo ero da tanto tanto tempo.
Sentii le sue labbra fredde sulla mia fronte, poi una voce fredda sia nel
tono sia nel modo d’esprimersi.
- ti consiglio di cambiare atteggiamenti con questa ragazzina…-
- Svegliati tesoro è pronta
la cena!- quella non era la voce dello sconosciuto che mi aveva salvato la
vita…
- Tesoro!- Era la voce di
mia madre…cosa era successo? Possibile che avessi sognato tutto? Eppure era tutto così…così…reale.
Aprii gl’occhi
per guardare mia madre che stava seduta sul mio fianco e mi teneva la mano
destra…con l’altra mano spostai la coperta che mi copriva parte del volto.
- Mamma?- Chiesi un po’ tremante mentre la mia mente ripercorreva tutto ciò che mi
era accaduto da quando entrai in quella casa, il maggiordomo e i suoi modi, la
mia nuova stanza…il freddo…tra le sue braccia provavo un freddo piacevole…ma
era d’avvero un sogno? No era stato troppo reale per
essere un sogno…
- Sì mamma, scendo subito…mi
cambio e scendo…-Gli risposi non contando ciò che mi
aveva appena detto…
Vidi chiaramente che lo
sguardo di mia madre era molto perplesso…nonostante questo uscì dalla mia
stanza.
Prima di alzarmi dal
letto, rimasi a cullarmi nelle mie fantasie dando un calcio alle coperte che qualcuno,
molto gentilmente mi aveva messo addosso.
Mi alzai cercando di dare
un aggettivo al mio volto, non lo trovai
La immagine
che lo specchio mi rifletteva era sempre la solita. I capelli castani scuri
quasi neri, scendevano lisci e scalati sulle spalle, una piccola frangia
copriva la mia fronte quasi a voler coprire gl’occhi
verde chiaro…la mia media altezza e il fisico, ne troppo perfetto ma nemmeno il
contrario.
Scossi la testa in segno
di negazione e aprì l’armadio, ne estrassi le prime
cose che mi capitarono e scesi al piano di sotto…non fu facile trovare la sala
da pranzo, ma quando la trovai tutti erano li ad aspettarmi.
Il giorno dopo, era il primo
giorno di scuola ed arrivò
più veloce del previsto…quella mattina la sveglia suonò prima del
mio orario abituale, sapevo già quello che mi aspettava, compagni nuovi,
insegnanti nuovi un nuovo istituto…
Indossai la nuova divisa
scolastica, bianca e grigia con il nastro rosso e salì sulla auto
che mi portò di fronte al edificio rosso mattone che sarebbe diventato la mia
scuola.
Molte persone stavano
ferme nel corridoio principale, a parlare tra di loro, sentivo che
stavano parlando delle rispettive vacanze estive ma non mancavano i soliti
pettegolezzi sulle nuove e vecchie coppie…forse mi sbagliavo, ma il primo
giorno di scuola era sempre uguale, ovunque tu andassi…
Raggiunsi il mio
armadietto e ci depositai i primi oggetti, ci appiccicai anche la foto della
mia vecchia classe…chiusi l’armadietto e cercai di capire da che parte si trovasse la mia classe…non fu facile…
- Alexis
Gray!!!!- Sentii qualcuno
chiamarmi, era impossibile…nessuno poteva conoscermi…non potevo averlo
immaginato, qualcuno aveva pronunciato il mio nome, ma chi? Nessuno sembrava
interessarsi alla mia presenza.
- Alex!!!-
Di
nuovo quella voce…cercai di concentrarmi e dare un
immagine e un nome a quella voce…chiusi gl’occhi e…
La vidi…
Ambra Callaghan, la mia
migliore amica d’infanzia con cui ero cresciuta e che
si era trasferita un anno fa, era lì circondata dal buio…indossava la divisa
scolastica, e i capelli castano-biondo erano raccolti in due cipollini
lasciando scappare due ciuffi davanti.
Sentii la sua presenza
alle mie spalle. Aprii gl’occhi, mi girai ed era lì,
esattamente come l’avevo immaginata…
- Amby!!!- Urlai gettandomi tra le sue braccia.
- Alex,
che ci fai qui? e soprattutto cosa ci fai con la
divisa di questa scuola?- Mi domandò lei quando mi tirai di un passo indietro.
Ci mettemmo a parlare, mi
parlò del suo primo giorno qui, degli avvenimenti di un anno, mi parlò dei miei
nuovi compagni di scuola e anche quelli di classe, quando finì di parlare mi
fece varie domande, mi chiese di mia madre, dei gemelli, di Tommy,
di Alan…
Scoprimmo anche di essere
in classe assieme!
La prima campanella suonò
e i corridoi iniziarono a svuotarsi, Ambra mi fece
strada per la nostra classe, che si trovava al piano superiore.
Nel punto esatto dove la
scala si ripiegava vidi quei occhi.
Mi mancò
il fiato…sentii il mio corpo cedere al ricordo di quella bellezza, un
dio sceso sulla terra.
Sembrava che il tempo si
fosse fermato…
Lei qui? Nella mia scuola?
Sentii
la sua voce nella mia testa…sentii il
suo tocco gelido sulla pelle e le sue labbra gelide sulla mia fronte…
Ha qualcosa di speciale…ma non sa ancora cosa…
La sua voce risuonò
ancora una volta nella mia testa…cosa mi stava succedendo? Perché
la sua voce era così chiara nella mia testa? Come potevo averlo sognato così
identico alla realtà se non lo avevo mai visto?
Il suo sguardo era fisso
su di me, era meraviglio e si notava benissimo che la
mia presenza in quella scuola l’aveva colpito…che il mio sogno non fosse stato
solo un sogno? Se era così avrei dovuto
ringraziarlo…ma come potevo farlo? Mille persone erano tra me e lui…dovevo
avvicinarmi in qualche modo…in qualsiasi modo…dovevo
farlo…
Prego…
Come era
possibile? L’aveva detto a me? La sua voce risuonava ancora nella mia testa…non
aveva parlato, ne ero sicura, le sue labbra non si
erano mosse.
Mi stava succedendo
qualcosa di troppo strano…il sogno e ora lo sentivo parlare nella mia
testa…stavo impazzendo? Probabilmente era così!
Sentii una mano sulla mia
spalla e una voce che mi esortava ad andare avanti…senza pensarci troppo eseguii gl’ordini di quella voce, senza distogliere gl’occhi
da quel meraviglioso e sconosciuto ragazzo.
Ti rivedrò presto
Per l’ultima volta sentii
la sua voce…ma potevo essere sicura che si trattasse
della sua voce o mi stavo attaccando troppo al sogno che avevo fatto? No…ne ero troppo sicura, qualcosa mi diceva che era la sua voce.
Il resto della mia
giornata scolastica passo normalmente, anche se la mia mente spesso, troppo
spesso viaggia alla ricerca di quel viso, e ogni volta lo vedevo
chiaramente come se fosse stato lì di fronte a me.
Presto arrivò la pausa
pranzo.
Seguendo la mia ‘guida’
Ambra, mi sedetti al tavolo e iniziai a mangiare quello che avevo accuratamente
scelto per pranzo…
Analizzandolo dal fuori
aveva un aspetto disgustoso…non che nella mia vecchia scuola dessero
qualcosa di meglio, ma durante le vacanze estive mi ero abituata fin troppo
bene…assaggiandolo non aveva un sapore così disgustoso.
Ambra mi guardò e
sorrise…
- Allora Alexis, che ne dici…meglio qui o meglio la nostra vecchia
mensa?- Mi domandò anche se sapeva già la mia
risposta…
- E
me lo chiedi?- Gli risposi con una domanda retorica.
Chi l’avrebbe mai detto che la chiave sarebbe
arrivata da me? E nemmeno senza troppi sforzi… per non parlare poi dell’ Avatar...bene bene due in un colpo solo…ma sarà già pronta? Devo stare
attento, e soprattutto non devo farmi scoprire…
Un’altra voce risuonò
nella mia mente…la riconobbi, era quella di Arold… ma cos’è un avatar? E di che chiave stava parlando? Quella città, mi dava alla
testa…
Sbuffai e mi guardai
attorno.
Lo vidi, quello non era
un miraggio nella mia testa, era lui in carne e ossa. Mi stava ancora fissando.
Dovevo parlare con lui…ero
sicura che sapesse molte cose, magari lui sapeva
cos’era un Avatar…ma come avrei mai potuto
avvicinarmi a lui tanto da poterci parlare?
Conoscevo qualcuno che mi
poteva aiutare…
- Senti Ambra…chi è quel
ragazzo laggiù?- Le chiesi indicando colui che per me
era un dio in terra.
Vidi Ambra sorridere.
- Punti in alto Alexis…lui è Kristian Schafer, uno dei ragazzi più carini della scuola, ma nello
stesso tempo uno dei più irraggiungibili…vicino a lui ci sono il fratello
maggiore David Michael, e la sorella maggiore Amily…-
- Ambra devo riuscire a
parlare con lui…è una cosa importante!- La pregai io con gl’occhi
dolci.
- Penso di riuscire a
trovare il modo…tu da domani sarai una nuova studente
per il professor Miller…- Mi suggerì lei.
CONTINUA
Salve a tutti!!!
Sono riuscita a fare anche il secondo capitolo, ma non illudetevi, non sono
sempre così veloce ad aggiornare…
Per la realizzazione di questo capitolo
volevo ringraziare:
roby88
speednewmoon
che con le loro recensioni mi hanno
spinto ad andare avanti…
un grosso bacio!!!!
Peddy