CAPITOLO
VENTESIMO: L’UNICA VIA
-
Allora … addio. - esclama la ragazza, con tono vagamente
interrogativo.
Sembra
pensi che non sarebbe una sorpresa rivedermi ancora una volta, per
caso, come è
successo poche ore prima nel bosco. Esperienza che reputa tra le
più strane mai
vissute. Non sa ciò che intanto sta elaborando la mia mente,
ciò che sempre più
chiaramente si fa strada in me …
-
Si, addio. - rispondo, richiudendo la portiera che le ho aperto per
scendere
dall’auto.
Anche
questi automatici gesti di galanteria ormai mi sembrano quelli di
qualcuno che
non esiste più da tempo.
-
Buona fortuna e … stai lontana da alcool e boschi. -
suggerisco scherzosamente,
per non salutarci in maniera troppo triste, per
lei.
-
Ci puoi contare! - sorride grattandosi la testa con un po’
d’imbarazzo,
ripensando lo stato in cui era quando l’ho trovata nel bosco.
Si
trattiene dal dirmi una cosa che si limita solo a pensare: “E tu fatti curare, mi
raccomando!”.
Farmi curare, certo. Non è
esattamente una cura che mi aspetta.
Restiamo
per qualche secondo a guardarci in silenzio, ognuno coi suoi pensieri
inconfessabili. Sembra uno di quei momenti in cui nessuno sa cosa dire
ma sente
che dovrebbe aggiungere qualcosa. Ma in effetti non abbiamo
più nulla da dirci.
-
Beh, buona fortuna anche a te! - sbotta poi sbrigativa Lyla, iniziando
a
girarmi le spalle.
-
Grazie.
Ed
eccola già correre verso la porta d’ingresso di
casa sua, buttarsi con la
giusta e sana vitalità dei suoi anni in un nuovo
giorno.
Prima che la porta si
richiuda, si volta a guardarmi per l’ultima volta e mi
sorride.
“Addio,
strano
pazzo Cullen.”,
pensa scuotendo la testa.
Le
rispondo con gli occhi e risalgo in macchina.
E’
finita. Questa piccola, trascurabile pagina si è conclusa.
Mentre
guido fiancheggiando il bosco, alcune chiome meno fitte fanno si che la
mia
pelle catturi i raggi del sole.
Quando vedo brillare la mia odiosa pelle di
marmo rivivo il momento in cui, per la prima volta, mi sono rivelato a
Bella
sotto la luce.
Il
modo in cui, incredula e rapita, mi guardava senza paura, come se fossi
un
angelo. E il modo in cui mi faceva sentire, finalmente libero di essere
me
stesso, senza segreti. Libero. Da quanto tempo non mi sento
così? Libero dal
tormento, le colpe, i pesi. Forse alla fine è proprio questo
che voglio:
sentirmi libero.
Forse non è la cosa più giusta, come sostegno da
quando mi
sono macchiato del mio peccato peggiore, ma inizio a pensare che
diventare
niente potrebbe essere altrettanto punitivo. Paradossalmente,
conoscendo Lyla, che,
così vitale, avrebbe potuto aiutarmi almeno in parte a
uscire dal buio, ho
invece maturato l’idea di annullarmi definitivamente. Tutti
quei brevissimi
momenti meno tremendi del solito trascorsi con lei non erano nemmeno
una copia
sbiadita dell’amore che ho conosciuto con Bella.
Non
sarebbe servito prolungarli. Tutto ciò che di buono e umano
avevo da dare è
morto con Bella. Lyla mi ha fatto capire che davvero non ho alternative
al
nulla.
Sarà
un gesto egoistico, ferirò i miei cari, adesso troppo
lontani per potermi
fermare, ma voglio farlo. Sono stanco, inutile, un peso per chi mi ama
e soffre
della mia condizione. Qualunque cosa mi accadrà dopo, se
continuerò in qualche
modo ad essere, sarò di sicuro ancora giustamente dannato.
Quindi perché continuare
ad esserlo tra i vivi, fingendomi uno di loro?
Si,
ormai ne sono convinto: voglio abbracciare l’oscuro mistero
della morte.