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Autore: VAleMPIRE    25/02/2013    2 recensioni
Ciao a tutti! Ho scritto spesso fan fiction sulla Twilight Saga, ma non sono quasi mai riuscita a completarle nè ho mai pensato di volerne pubblicare. Questa, dunque, è la prima che mi accingo a far leggere a qualcuno. Ho buttato giù la prima bozza circa due/tre mesi fa, ma l'ho ripresa da poco. Non posso assicurarvi che la finirò, ma finora le idee non mi mancano e spero di chiudere almeno questa storia!
Di seguito, la trama in breve.
Edward e Bella non sono riusciti ad avere il loro lieto fine. Il vampiro è così tornato più solitario e triste che mai. Medita il suicidio, ma per varie ragioni non arriva ad abbracciare questa estrema soluzione. Tra i motivi anche una inaspettata e piacevole novità di nome Lyla Cornell, che tornerà a “fargli battere il cuore”. Il problema è che anche lei è una mortale…
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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CAPITOLO VENTUNESIMO: IN CORSA

 

Mentre guido verso casa pianifico tutto nei dettagli. Devo farlo il più in fretta possibile, non perché temo di poterci ripensare, ma perché finchè resto qui Alice potrebbe prevedere qualche mia mossa. 
Alice: quanto le ho voluto bene e quanto spero possa tornare quella di sempre quando non ci sarò più … Quanto spero che tutti possano essere più tranquilli dopo e che superino in fretta il dolore. Non credo rimarranno particolarmente scioccati: tante volte in questi anni ho pensato al suicidio e loro ne sono consapevoli. Saranno però senza dubbio più tristi, addolorati, si sentiranno in colpa, li conosco. Ma l’eternità è un tempo così lungo che cancellerà anche la tristezza, il dolore e i loro inutili sensi di colpa. 
So che li ferirò, ma in fondo è meglio così, che esca di scena. Torneranno ad essere pian piano una famiglia felice, come un albero finalmente privo di quel ramo malato che ha in parte contagiato pure gli altri.
Carlisle, il seme di quell’albero, quanto è stato importante per me: pensare che da neonato quasi lo odiavo per avermi condannato all’immortalità adesso mi sembra assurdo. Senza di lui non avrei mai conosciuto tutto l’amore e l’affetto di nuovi genitori, di una sorella, di un fratello, di un amico e infine di una donna. Esme, la mia seconda madre, amorevole e premurosa quanto una biologica, sempre incondizionatamente dalla parte del bene di tutti. Jasper, quello che meglio comprendeva i miei tormenti legati alla sete e non solo. Emmett, con la sua impareggiabile spensieratezza, sempre pronto a far ridere. Rosalie, tanto ostile ed egocentrica quanto intimamente profonda. Sono stati tutti fondamentali alla mia sopravvivenza sino ad oggi. Ma ora è il momento di lasciarli.
Mi restano solo un paio di cose da fare prima …

Giunto a casa mia, prendo carta e penna da un cassetto. Scrivo di getto le ragioni della mia scelta e do a tutti un ultimo saluto. Ovviamente non mi importa a chi destinare i miei beni materiali ( le auto, l’appartamento qui a S. John’S, i libri, i dischi … ), non è un testamento che sto scrivendo, potranno farci ciò che meglio credono. Poi metto la lettera in una busta, esco, risalgo in macchina e guido sino alla villa della mia famiglia. Una volta entratovi, la lascio su un tavolino vicino l’ingresso con accanto il mio cellulare spento. Guardo i miei cari felici, nei ritratti incorniciati appesi alle pareti. Riesco, parcheggio la mia vecchia Volvo in garage e inizio a spostarmi verso la mia prossima, ultima meta: Forks.
Non mi nutro da circa due settimane, ma ho comunque il vigore e la potenza necessari a correre quasi alla mia velocità massima. 
Mi sposto come un fantasma tra i boschi, senza fermarmi. Uscito dall’isola di Terranova, giunto al piccolo stretto che la separa da Labrador, lo attraverso a nuoto. 
Mentre il sole si prepara a tramontare per la seconda volta da quando ho lasciato S. John’S, sto per andarmene dal territorio canadese. Arrivato negli Stati Uniti, mi dirigo allo Stato di Washington per entrare infine nella cittadina di Forks. Dove giacciono i poveri resti mortali della mia amata.
Non sono andato a trovarla che una volta al cimitero, pochi giorni dopo la sua morte: in preda al delirio e ancora incredulo, vi sono piombato nel cuore della notte per accertarmi di nuovo che il suo corpo fosse davvero lì sotto. Non l’ho mai detto a nessuno.
Adesso - ed è, dopo la lettera, la seconda cosa che farò prima di uccidermi - devo accertarmi di un’altra cosa: che Bella viva ancora nei ricordi dei suoi cari.
Gli umani sono soliti mostrare di continuare a pensare chi non c’è più portandogli un fiore sulla tomba. Quando entro nel cimitero di Forks è di nuovo buio, quasi notte. Ricordo perfettamente dov’è la sua lapide e ritrovarmela davanti mi provoca un dolore ancora più grande. Se fossi umano starei versando tante lacrime da innaffiare i fiori, crollerei sulle ginocchia per un capogiro. Noto con piacere che i fiori sono freschi e avverto tracce di presenze umane altrettanto recenti. Distinguo chiaramente anche l’indimenticabile, fastidioso odore di Jacob attorno alla tomba. Dalla foto ovale Bella mi sorride e la sfioro rischiando di graffiarla per la rabbia che mi assale. Io non le lascio né fiori né preghiere, non fa parte dei miei usi, e di sicuro non alleggerirebbe la mia coscienza. Mi basta sapere, o meglio, avere la conferma, che nessuno l’ha dimenticata.
Adesso non mi resta che compiere un gesto per me nuovo e risolutivo: violare uno dei divieti stabiliti nell'antico patto tra vampiri e Quileute, ovvero invadere il territorio nemico. Mi spingo fino alla riserva dei secolari mutaforma e subito le loro scie mi fanno bruciare le narici. Spero di incrociare proprio lui, Jacob, forse l’unico in grado di annientarmi in fretta e con la meritata ferocia. 
Per ora non avverto il suo odore. Ci sono troppe tracce di licantropi che, non annusando da tempo e somigliandosi molto tra loro, non riesco ancora a separare le une dalle altre.
Poi, tra alcuni arbusti non lontani dalla piccola casa in legno dei Black, ecco che sento la voce di Billy. Mi stranizza sentirlo rientrare a quell’ora, ma presto capisco che era solo uscito un minuto per pregare il figlio di non andare.
Bene: a quanto pare, Jacob, furioso per qualche litigio, è uscito di casa. Quindi è più che sicuro che avvertirà la mia presenza.

“Conosco questa puzza!”, pensa infatti, arrestando la corsa e già in forma di lupo.
Gli ci vuole un po’ per riconoscere che la puzza è la mia e decido di aiutarlo. Avanzo verso di lui.

Non è possibile! Non può essere quello schifoso!
- Jacob! - lo chiamo, con calma ma ad alta voce.
Allora sei proprio tu, succhiasangue!
Mentre lo urla nella sua testa mi si avvicina. Anche sotto la folta pelliccia ramata sono ben visibili tutti i muscoli tesi e pronti a scattare.
Sento Billy muoversi in cucina per bere un bicchiere d’acqua, che gli cade per terra rompendosi nell’istante in cui suo figlio emette un ringhio assordante.
Trascinandosi con la cigolante sedia a rotelle verso la porta per uscire, ha in testa mille pensieri pieni di odio e paura.

Quella voce è terribilmente familiare! E Jacob non ha emesso un simile verso straziante se non quando …
Nelle vicinanze, intanto, percepisco in arrivo altri licantropi.
Tra pochissimo mi troverò circondato da un branco di enormi lupi furiosi.
Perfetto.

   
 
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