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Autore: heslove    24/02/2013    4 recensioni
Due mondi cosi diversi, due persone così diverse, due mete, ambizioni, e responsabilità cosi maledettamente lontane tra loro. Harry, uomo rispettabile e stimato. Louis, irrilevante e sconsiderato. Sembrava una vita perfetta per il diciannovenne già di successo, quando, un bacio, sconvolge la vita del ragazzo.
Quali conseguenze avrà quest’azione affrettata ed inaspettata? A quali metodi si dovrà ricorrere per sopprimere, o almeno tentare, tale scandalo? E, cosa più importante: le decisioni che Harry dovrà prendere, che impronta lasceranno nell’ingenuità del ragazzo?
Il disprezzo si trasformerà in invidia. Invidia verso un giovane uomo, cosi semplice, genuino, puro. Di una purezza che Harry non ha mai avuto, mai avrà. O forse si?
[Larry Stylinson]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4 capitolo.


 
Dal diario di Lucy
Ero innamorata di Harry, sono innamorata di Harry. Ma..
No, niente ‘ma’ Lucy! Tu ami Harry, ed Harry, anche se non lo dimostra, ama te.
Il nostro amore và avanti da sempre, non può finire per una cosa così sciocca, insensata, non ho le idee chiare al momento. Sarà solo un periodo. Lo devo anche ai miei, devo far unire le nostre famiglie con il matrimonio, altrimenti, dove finiremo?
E non è assolutamente per far  favore ai miei genitori che sto ancora accanto a lui, io lo amo davvero, nonostante tutto. Lo amo davvero?
Harry mi ama davvero?
Perché dovrei sentirmi in colpa se qualche volta ripenso alla nostra relazione? Lui può fare ciò che vuole ed io non posso provare sentimenti per un altro ragazzo che mi vuole veramente bene? Ecco, l’ho detto. Ed ora?

 
***
 
Sceso dall'aereo, Harry Styles, non ebbe nemmeno il tempo di fare un passo in avanti che immediatamente venne accerchiato da giornalisti con l’intento di avere chiarimenti riguardo l’assenza di suo padre e anticipazioni sul nuovo progetto della Styles Entrerpises. Louis, non abituato a tutto ciò, si guardava spesso intorno spaesato. Ogni tanto lanciava qualche occhiata ad Harry per capire cosa doveva fare, se rispondere alle miriadi di domande provenienti da ogni parte, se sorridere di tanto in tanto oppure se proseguire dritto senza degnare nessuno di uno sguardo. Il più giovane continuava a camminare spedito verso la limousine che li attendeva sulla pista di atterraggio, poco lontano dall'aereo. Continuava a dire 'non ora' a ogni giornalista che gli si piazzava davanti.
Arrivati in limousine entrambi tirarono un sospiro di sollievo.

“E questo è niente, aspetta di vedere quando arriveremo sotto l'hotel” disse Harry a Louis.

Lui lo guardò spaventato e divertito allo stesso tempo.

L'autista fermò la limousine, un uomo completamente vestito di nero e ben piazzato andò ad aprire la portiera. Harry, accecato dalle luci dei flash delle macchine fotografiche,  si portò una mano davanti gli occhi, lo stesso fece Louis. Un altro bodyguard li accompagnò nella hall del cinque stelle. Poco dopo arrivarono le valigie e i due ragazzi ottennero le chiavi delle rispettive stanze. Alla vista della sua, Louis, sgranò gli occhi. Non aveva mai visto stanza, se così si poteva chiamare quell’immensa suite, così bella e grande. Des Styles era stato particolarmente generoso.

La prima cosa che fece fu lanciarsi sull'enorme letto. Poi corse in bagno, enorme anch’esso. “Incredibile” pensò. Finì di perlustrare la stanza in ogni angolo ed iniziò a sistemare quella poca roba che aveva con sé negli armadi, esaltato al massimo.

Harry intanto, nell'altra stanza, abituato a tutto quel lusso, si godeva con piacere un bagno nella vasca idromassaggio con un bicchiere di ottimo spumante in mano e la testa buttata all'indietro. Era il paradiso. Non si era ancora reso conto di quanta stanchezza aveva accumulato in questi giorni fin quando non si addormentò con la nuca poggiata sul bordo della vasca. Lo svegliarono dei colpi alla porta della sua stanza. Sussultò e gettò il bicchiere nella vasca, si legò un asciugamano in vita e corse ad aprire.

“Ehm, scusa il disturbo”.

E chi poteva essere se non quel rompipalle del suo assistente? Louis fece un passo indietro e lo guardò di sbiego quando lo vide mezzo nudo e completamente bagnato.

“Ti volevo solo dire che tra mezz'ora c'è la conferenza stampa di cui ci parlava tuo padre, ricordi?”.

Il più grande continuava a fissarlo ed Harry, sapendo l'effetto che faceva alla persone, sorrise e si passò una mano tra i ricci, bagnandoli appena.

“Sì, me lo ricordo. Dammi il tempo di prepararmi e ci incontriamo tra venti minuti nella hall”.

Rispose svelto e chiuse la porta. Sentiva che sarebbe stata una lunga, lunghissima giornata.


La sala delle conferenze di quell'hotel non piacque affatto, ad Harry. Era piccola e soffocante, a lui piacevano solo gli spazi grandi, luminosi, dove si poteva respirare, ma fece finta di gradire e si accomodò al suo posto, affiancato, al lato sinistro da William, un socio del padre, e al lato destro da Louis. William iniziò a parlare e annunciò il loro progetto a tutti i giornalisti presenti in sala. Harry rimase zitto per la maggior parte dell'evento, rispondeva solo se gli veniva posta qualche domanda.
Arrivati alla trentesima domanda -sì, le stava contando-, Harry si sentì sollevato al pensiero  che quella tortura stesse per finire e si allungò a prendere la bottiglietta d'acqua sul tavolo. Nel farlo, la sua mano sfiorò il pugno chiuso di Louis. Il riccio la ritrasse all'istante e sussurrò “e leva questa mano di mezzo!” al castano. Quest'ultimo sospirò rassegnato e si poggiò le mani sulle cosce. Ad Harry, invece, era passata la sete, quella stanza cominciava ad essere un po' troppo calda per i suoi gusti. Un calore proveniente dalle sue mani si propagò per tutto il corpo, dovette allentarsi la cravatta e slacciare il primo bottone della sua camicia blu.

Arrivati finalmente all’ultima domanda Harry si convinse del fatto che forse qualcuno lì in alto c'era e stava ascoltando le sue preghiere. Uscirono svelti dalla sala e, come sempre, Harry strinse la mano a tutti i giornalisti. Se qualcuno era stato fortunato aveva ricevuto anche un sorriso.

“Signor Styles, salve”.

Un uomo sulla trentina, che si era presentato come Grimshaw e che diceva di conoscere suo padre, gli consegnò un invito per una festa.

“E' questa sera, Styles, ci conto. Ah”, si rivolse verso Louis “se vuoi puoi venire anche tu. Con quell'invito entrate tutti e due, lo lascerò detto all'ingresso”.

L'uomo si allontanò ed Harry si rivolse a Louis.

“Preparati allo sballo, bello. A New York le feste sono degne d’essere chiamate così”.
 

***
 

“C’è qualcuno?”

Lucy sentì una voce arrivare dal piano di sotto, chiuse il suo diario, lo infilò nel quaderno ad anelli vuoto che usava come nascondiglio e si precipitò giù per le scale.

“Zayn? Sei tornato!”

Un brivido attraversò la schiena della giovane alla vista del ragazzo, si precipitò tra le sue braccia ed i due si strinsero in un caloroso abbraccio.

“Dove sei stato? Perché te ne sei andato? Cosa è successo? Hai litigato con tua madre, sei arrabbiato con me? Non posso credere che mi hai lasciato qui senza dirmi nulla” continuò Lucy senza prender fiato.

“Perdonami ti prego, ora sono qui, sto bene. E perché mai dovrei essere arrabbiato con te, non dire stupidaggini” le rispose Zayn.  

C’era una strana atmosfera in quella stanza. I due sembravano circondati da una strana onda di calore. I loro sguardi vagavano a vuoto senza mai trovarsi davvero. Sembrava fosse la prima volta che si incontrassero. Zayn, in tutti questi anni, era sempre stato un fratello maggiore per Lucy. Ora sembrava tutt’altro, dov’era finita quella complicità che li univa? Quel sentimento di amicizia e fratellanza del quale nessuno dei due aveva mai dubitato? Sembravano diversi. Ma erano passati solamente due giorni.

“Horror e pop-corn?” cercò allora di ritirare su la situazione Zayn.

“Ma oggi non è venerdì, quella è la tradizione del venerdì” rispose a sua volta Lucy.

“Ieri era venerdì, lo abbiamo saltato. Ed ho voglia di pop-corn. Dai Lu, fammi felice, sono appena tornato”


La sala da pranzo fu ora invasa da risate, chiacchiere e odore di pop-corn al burro. Finito di preparare e scelto il film i ragazzi si andarono a stendere sull’enorme divano davanti al megaschermo. Presero qualche coperta e spensero le luci. Tutto sembrava normale fuorché il battito del cuore di Lucy, non aveva mai provato nulla di simile con Zayn, o almeno, non ci aveva mai pensato sul serio. Quello che temeva più di ogni altra cosa sembrava avverarsi. Non sapeva quali conseguenze avrebbe provocato tutto ciò, ma per una volta non si sentì più così piccola ed inutile come la faceva sentire Harry. Alzò la testa in cerca dello sguardo del ragazzo, lui la strinse a se e si avvicinarono l’un l’altro. Furono così vicini da non poter più tornare indietro, fin quando non ci fu più alcuna distanza tra le loro labbra.
 

***
 

La festa era iniziata ormai da un'ora. Secondo il parere dei giovani sarebbe stata veramente una grande festa, se non ci fossero stati i soci del padre a seguire Harry come un'ombra. Appena arrivati si sedettero nel tavolo all'angolo del locale con due birre davanti,  i ragazzi si stavano scolando alcuni drink sulla pista da ballo affollata. Louis venne subito raggiunto da un ragazzo che sembrava molto interessato alle sue bretelle marroni, non smetteva di giocarci con le dita. Però, a parte questo, sembrava un tipo simpatico, perciò parlarono un po'. Harry, invece, era al bar con quel Grimshaw che gli aveva consegnato l'invito e stavano intrattenendo una vivace conversazione. Louis vedeva il più piccolo ridere ad ogni parola che usciva dalla bocca dell'altro, era più concentrato ad osservare i due piuttosto che a sentire cosa aveva da dirgli il suo nuovo amico. Si avvicinò al bar lasciando il ragazzo a parlare da solo e ordinò un long island, di nuovo. Involontariamente si girò verso Harry e Grimshaw e vide che quest'ultimo mise qualcosa nel bicchiere del riccio, con la scusa di offrirgli da bere.
Non poteva permettergli di drogarlo o quant'altro. Fece finta di inciampare e cadere su di lui, ma contribuì solo a peggiorare le cose: spinse la mano di Nick direttamente nel bicchiere che il barista aveva posato sul bancone, Harry lo prese al volo per poi scolarselo in una sola volta e ricominciare a ridere di gusto. Louis non si rese conto di essere ancora disteso su Nick tanto era preso ad ascoltare il più piccolo ridere, fin quando Grimshaw gli diede uno spintone facendolo finire a terra.

“E cazzo, levati! Che volevi fare? Se proprio non mi resisti puoi anche dirmelo, ce ne andiamo dietro, che bisogno c'era di buttarti addosso a me?” esclamò Nick, per poi prendere il suo bicchiere ancora mezzo pieno e andarsene a parlare con un uomo al tavolo. Louis mormorò “scusa” alle spalle di quell’uomo ormai lontano. Harry continuava a ridere, ancora di più da quando Louis era finito con il sedere a terra, poi lo prese per un braccio e gli urlò in faccia:

“Andiamo via Lou Lou, scappiamo!”.

Il castano rimase sconvolto nel sentirsi chiamare in quel modo, pensò che fosse per l’effetto dell’alcool e qualche droga, perciò non gli diede molto peso e cercò di soffocare una risatina. La risata cristallina del riccio, invece, continuava a rimbombare nella testa di Louis che vide il più piccolo allontanarsi di corsa fuori dal locale. Diede un'occhiata ai soci di Des e poi rincorse Harry di fuori.

“Harry, fermati!”.

Correva come non aveva mai fatto in vita sua e alla fine lo raggiunse sul marciapiede opposto. Lo prese per le spalle e gli diede uno scossone.

“Harry, non puoi andartene da lì, i soci di Des ti devono riportare in hotel, non puoi andare in giro così, okay?”.

“Portami tu in hotel, Louis. Quelli mi stanno sulle palle, non li ho mai sopportati”.

Il più grande non resistette alla supplica di Harry e gli portò un braccio attorno alla propria spalla per farlo reggere, poi fermò un taxi e partirono il più veloce possibile.

Arrivati in stanza, Harry accese lo stereo e alzò al massimo.

“Allora Louis? Non ti vuoi divertire un altro po'? Dai, papà non saprà niente”.

Prese due birre dal frigobar, le aprì e ne passo una a Louis. Lui alla fine accettò e brindarono.

“A New York!” esclamò il più piccolo.

La birra peggiorò ulteriormente la situazione di Harry, e Louis poté giurare che in quel momento era proprio fuori di testa. Saltava dal letto al divano e viceversa, si rotolava per terra, urlava. Alla fine lo prese e lo fece sedere.

“Mio Dio, come stai messo male, Harry. Se tuo padre ti vedesse così...”.

“Oh, ma ti starai mai zitto una buona volta? Papà non lo saprà mai, ti ho detto”

Si alzò e si trascinò Louis dietro.

“E non saprà neanche di questo”.

Harry prese il maggiore per la vita, lo avvicinò a se e lo baciò. Lo baciò come se fosse la cosa più giusta da fare, come se aspettasse questo momento da una vita. Louis lo assecondò, non fece resistenza in nessun modo. Fu un bacio dolce, passionale, ma nello stesso tempo rapido, furtivo.

Harry Styles, con la fama di donnaiolo, puttaniere e chi più ne ha più ne metta, aveva appena baciato Louis Tomlinson, suo umile assistente.






Hei, eccoci qui c:
Aaaaallora... no, non ho nulla da dire, questo capitolo dice tutto asdfjads. 
Io (ianseyess) ho un personaggio preferito... Sò che ce l'avete anche voi u.u e dato che sono impicciona voglio che tuuutti recensiate e mi diciate chi è e perchè lol 
Ovviamente c'è davvero tanto da commentare su questo capitolo, io non commento perchè non voglio mettervi in testa le mie idee, che potrebbero essere contrastanti con le vostre, ma fateci sapere cosa ne pensate!
Ok, sto scrivendo una serie innumerevole di stronzate, questo capitolo mi ha dato alla testa AHAHHAHA 
Vabbè, in poche parole, come al solito, recensiteeee!

Grazie mille a tutti quelli che stanno leggendo questa ff, @ianseyess e @kaulitzslips vi amano c':
  
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