Marzo, 1921.
Vittorio appoggia una mano sulla sua: una mano da donna, sottile e gelida, col dorso ruvido e quasi squamoso a causa del freddo. È un marzo gelido. Lui la stringe ricordandosi la raccomandazione che gli faceva la madre quando era bambino: se non hai le mani e i piedi caldi, il tuo corpo non può funzionare bene. Allunga automaticamente l'altra mano verso il volto di Vittorio e gli sfiora la guancia con due dita, è gelida anche quella. Il suo respiro solitamente affannoso adesso ha un ritmo quasi asmatico e ha pupille dilatate, è evidentemente in preda al panico ma in qualche modo riesce comunque a mantersi impassibile, scaricando la tensione nella stretta convulsa della mano. È successa una mezza disgrazia: il suo vicino di casa ha ucciso per sbaglio un altro ragazzo, un socialista, durante una rissa e ha nascosto il corpo in preda al panico. L'idea di sotterrare il corpo è stata sua. Nessuno li ha visti parlare col morto quel giorno e il corpo potrebbe non saltare fuori per anni. È andato da lui a chiedere un aiuto: conosce il prefetto, potrebbe parlargli?
È ingenuo e puerile pensare che basti una telefonata per risolvere una grana simile ma, del resto, di questi tempi potrebbe anche funzionare. Inoltre è vero che lui conosce il prefetto piuttosto bene: non potrebbe chiedergli di nascondere la cosa ma potrebbe chiedergli di lasciare fuori Vittorio. Si è rivelato un collaboratore prezioso per la sua campagna elettorale: non solo un buon oratore, ma anche una bella penna. All'inizio gli aveva chiesto di scrivere per lui alcuni discorsi e articoli di giornale più che altro per variare il suo repertorio, poi si era trovato genuinamente bene con il suo stile: periodi brevi ed eleganti che si prestano molto bene ad essere citati e ricordati. Confusamente aveva pensato anche che se lo avesse tenuto impegnato a scrivere sarebbe stato lontano dalle scorribande: aveva già una cicatrice sotto un occhio, regalo di una spedizione a Milano.
Lui sa che Vittorio ha ucciso un uomo, forse due (a lui piace immaginare che lo abbia fatto solo per difesa) e inoltre per questa storia non rischia molto: perciò si spiega il suo crollo di nervi in questo frangente col fatto che è febbricitante, che anche se non è più malato non sarà mai sano.
Tra il rantolare e il tossire ha l'aria di stare per svenire. Forse dovrebbe fargli un'iniezione di calmante? Forse tra un paio di anni sarà morto, e tutta la sua retorica finirà con lui nella fossa. E del ragazzo brillante e violento sulla sedia davanti a lui non resterà neppure il ricordo: ci sarà una rivoluzione, ci saranno altri eroi. Ne parleranno forse i suoi coetanei. Che peccato.
Qualcosa si contrae nel suo basso ventre e gli fa dolere la punta delle dita: un istinto più forte di quello sessuale, l'istinto genitoriale, gli fa decidere che non finirà così affatto, perchè ci sarà lui a impedirlo.
Solleva Vittorio dalla sedia e lo prende fa le braccia sedendosi per terra: si dondola con lui e gli accarezza i capelli, provando una confortevole sensazione di protettività e amore, come non gli era mai successo.