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Autore: lamogliediPaddy    24/02/2013    1 recensioni
Sua moglie Rebecca invece ha un legame molto bello con i figli, e in particolare con Paolina. Se li porta dietro quasi tutte le volte che esce e se lui le propone di fare un viaggio senza di loro lei rifiuta. Gli capita di invidiarla, per questo. Ci sono momenti in cui anche lui vorrebbe avere un figlio prediletto, qualcuno che fosse come lui e che a lui guardasse per diventare qualcosa di meglio. Un essere umano verso il cui futuro nutrirebbe un interesse speciale, che andasse oltre l'apprensione che deriva dall'essere semplicemente padre, un futuro che un giorno diventerebbe il centro del suo
Genere: Generale, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Novecento/Dittature
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- Questa storia fa parte della serie 'Non si stava così male.'
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Marzo, 1921.


Vittorio appoggia una mano sulla sua: una mano da donna, sottile e gelida, col dorso ruvido e quasi squamoso a causa del freddo. È un marzo gelido. Lui la stringe  ricordandosi la raccomandazione che gli faceva la madre quando era bambino: se non hai le mani e i piedi caldi, il tuo corpo non può funzionare bene. Allunga automaticamente l'altra mano verso il volto di Vittorio e gli sfiora la guancia con due dita, è gelida anche quella. Il suo respiro solitamente affannoso adesso ha un ritmo quasi asmatico e ha pupille dilatate, è evidentemente in preda al panico ma in qualche modo riesce comunque a mantersi impassibile, scaricando la tensione nella stretta convulsa della mano. È successa una mezza disgrazia: il suo vicino di casa ha ucciso per sbaglio un altro ragazzo, un socialista, durante una rissa e ha nascosto il corpo in preda al panico. L'idea di sotterrare il corpo è stata sua. Nessuno li ha visti parlare col morto quel giorno e il corpo potrebbe non saltare fuori per anni. È andato da lui a chiedere un aiuto: conosce il prefetto, potrebbe parlargli?

È ingenuo e puerile pensare che basti una telefonata per risolvere una grana simile ma, del resto, di questi tempi potrebbe anche funzionare. Inoltre è vero che lui conosce il prefetto piuttosto bene: non potrebbe chiedergli di nascondere la cosa ma potrebbe chiedergli di lasciare fuori Vittorio. Si è rivelato un collaboratore prezioso per la sua campagna elettorale: non solo un buon oratore, ma anche una bella penna. All'inizio gli aveva chiesto di scrivere per lui alcuni discorsi e articoli di giornale più che altro per variare il suo repertorio, poi si era trovato genuinamente bene con il suo stile: periodi brevi ed eleganti che si prestano molto bene ad essere citati e ricordati. Confusamente aveva pensato anche che se lo avesse tenuto impegnato a scrivere sarebbe stato lontano dalle scorribande: aveva già una cicatrice sotto un occhio, regalo di una spedizione a Milano.

Lui sa che Vittorio ha ucciso un uomo, forse due (a lui piace immaginare che lo abbia fatto solo per difesa) e inoltre per questa storia non rischia molto: perciò si spiega il suo crollo di nervi in questo frangente col fatto che è febbricitante, che anche se non è più malato non sarà mai sano.

Tra il rantolare e il tossire ha l'aria di stare per svenire. Forse dovrebbe fargli un'iniezione di calmante? Forse tra un paio di anni sarà morto, e tutta la sua retorica finirà con lui nella fossa. E del ragazzo brillante e violento sulla sedia davanti a lui non resterà neppure il ricordo: ci sarà una rivoluzione, ci saranno altri eroi. Ne parleranno forse i suoi coetanei. Che peccato.

Qualcosa si contrae nel suo basso ventre e gli fa dolere la punta delle dita: un istinto più forte di quello sessuale, l'istinto genitoriale, gli fa decidere che non finirà così affatto, perchè ci sarà lui a impedirlo.

Solleva Vittorio dalla sedia e lo prende fa le braccia sedendosi per terra: si dondola con lui e gli accarezza i capelli, provando una confortevole sensazione di protettività e amore, come non gli era mai successo.

   
 
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