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Autore: PennarelliScarichi    25/02/2013    1 recensioni
Colei che ultimamente ha il viso scavato,logorato e stanco dalla vita in quella città.
O forse da qualcosa di più grave? Non si sa. O meglio,non vuole dirlo.
Tiene tutto dentro il suo fragile corpo.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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* angolo d'autore*
finalmente un nuovo capitolo. Già,era un'eternità che non scrivevo,ma quando manca l'ispirazione si fa ben poco.
Questo va alla mia rondine, che mi ascolta sempre ed è sempre disponibile.
Grazie,rondine.
Ps: fatemi sapere se vi piace la storia!
Baci,
PennarelliScarichi







La sveglia suonò, dopo un'intera notte di silenzio.
Alessia aprì gli occhi e, con l'immagine dei suoi sogni ancora stampata nel cervello, si alzò svogliatamente per andare in bagno.

Quella mattina aveva deciso di andare a trova la signora Grey, per passare un po' di tempo insieme : così si preparò con tutta calma,convinta di avere abbastanza tempo per essere in metro verso le nove.

Si lavò i denti, il viso e si specchiò: era da tanto tempo che non  dedicava un po' di tempo a sè, anche pochi minuti per guardare il suo riflesso.
 

Così si fermò a sfiorare con le dita il suo naso, la sua bocca, il contorno dei suoi occhi e subito la mente cominciò a vagare; pensò a molte cose, a come era strano che i suoi occhi fossero così grandi, a come quel piccolo livido vicino al mignolo della mano stesse scomparendo,e ( per ultimo) a come era possibile che ci fosse da qualche parte una donna identica a lei.

Sua madre. La donna che non aveva mai conosciuto,  quella che non l'aveva voluta accompagnare nella crescita, che non aveva pensato a quante cose avrebbero potuto fare insieme.Magari dall'altra parte del mondo, una donna con gli stessi occhi e lo stesso naso si stava fissando allo specchio,forse con in braccio un'altra bambina,così estremamente giusta rispetto a lei.
O sbagliata? Cos'aveva quella possibile bambina in più ad Alessia?
I suoi occhi erano più grandi? Aveva passato qualche test che Alessia non aveva superato?
Di colpo, poggiò la mano sul fianco e tornò alla realtà: la mente, appena sveglia,gioca brutti scherzi.

Così si avviò verso la camera da letto e si vestì con tutta calma: il maglione preferito, i jeans stretti, le scarpe consumate dalle passeggiate infinite, ed era pronta.
Il freddo fuori non scherzava, alternava momenti di pura tranquillità a momenti in cui le raffiche si schiantavano sul viso della ragazza,provocandole grandi lacrimoni.
Il tragitto fino alla metropolitana di per sè era breve,ma ogni due passi Alessia si fermava ad osservare i nidi di rondine costruiti sotto ai tetti delle case: amava quei volatili.
La raffiguravano perfettamente, come se in un'altra vita avesse scelto di essere un uccello.
Meno preoccupazioni, più libertà: sicuramente, avrebbe preferito una vita del genere.

Arrivò in stazione troppo tardi. Vide il treno passarle davanti,quasi volesse burlarsi di quel viso affannato dalla corsa.
Alzò gli occhi al cielo e sbuffò,pensando a quanto tempo avrebbe perso prima di prendere il treno successivo; così si avviò verso il botteghino dell'accoglienza, per informarsi sull'orario.
Lì si trovò davanti ad un signore anziano, dai lunghi baffi unti e dagli occhi talmente tristi e annoiati,che da un verde brillante si erano trasformati in un cupo verde.
Alessia provò ad immaginarlo sorridente, magari mano nella mano con una donna che accendeva i suoi occhi e faceva risplendere il sorriso che,in quel momento, era nascosto da un'espressione acida.

<< Scusi,signore. Ho appena perso la linea 3...sa per caso quando passa il prossimo? >>
<<  Due ore. >>  rispose acido
<<  Due ore? Ma è da pazzi! >>
<< Due ore, prendere o lasciare. Ti consiglio di andare a prenderti un caffè e un bel libro alla biblioteca qua di fronte. Sai,tanto per passare il tempo. >>
<< Bell'organizzazione,comunque. >>  sbuffò Alessia.
<< La prossima volta,bella bimba, svegliati prima.>>

infastidita da quell'atteggiamento, uscì nuovamente in strada, con gli occhi socchiusi e i capelli in disordine da causa del vento.
Doveva aspettare due interminabili ore, al freddo: seguì il consiglio dell'anziano e si diresse verso il bar...almeno sarebbe stata al caldo.
Entrò nel locale, e subito il caldo dei termosifoni la avvolse come una coperta, trascinandola verso un tavolino.
Ordinò un caffè e subito la cameriera cominciò a chiaccherare.

<< Hai perso il treno,eh? >>
<< Sì, mi ha consigliato un signore di venire qua... >> Alessia sorrise,un po' timida.
<< Quello è mio marito, fa venire tutti qua da me. Spero che non ti abbia spaventata! >>
<< No,spaventata no. Piuttosto, adesso devo aspettare un altro treno! >>
<< Già è brutto perdere il treno. A me non è mai successo,però! >> rise la donna, mostrando i suoi denti ingialliti dal tempo e dal caffè.
<< Nah, io sono abituata. A perdere,dico,ci sono abituata. E' cosi da sempre, perdo la pazienza, chi amo, gli amici, il conto dei giorni,i treni,le occasioni.Il guaio è quando perdo me stessa, non è mai stato facile riuscire a ritrovarmi.>> sussurrò Alessia,quasi più a sè stessa che alla donna.

Tra le due calò il silenzio,e Alessia si sentì in imbarazzo: non doveva parlare così troppo, lo aveva capito.

<< Ragazzina,mi piaci. Dio, se mi piace il tuo ragionamento! >> sorrise la donna, poggiando una mano sul fianco.
<< G-grazie >> sorrise timida.
<< Cosa stai leggendo? >> chiese fissando il libro nella borsa di Alessia.
<< Non so se lo conosce. Novecento, di Alessandro Baricco...è uno dei miei libri preferiti. >>
<< Mhm,penso di aver visto il film. Sai,non sono molto pratica di libri! Però qua vicino c'è una biblioteca, la gestisce un ragazzo. Oh,povero...mi si stringe il cuore a parlare di lui. >> poggiò una mano sul cuore, in un gesto molto teatrale.

<< Perchè? Cos'è successo? >>

<< Quella biblioteca la gestivano i suoi genitori. Due ragazzi a modo, sia chiaro! La mattina prendevano sempre il caffè da me...poi però ci fu un incendio. Un ragazzino aveva scoppiato un petardo tra i libri,e loro erano dentro la biblioteca. Ricordo che quella mattina mi avevano lasciato il ragazzo: stava qua. Non era come gli altri bambini, lui leggeva. Era qua, con uno dei suoi libri preferiti: il piccolo principe. >>

fece una pausa fissando una sedia vuota,quasi volesse rivedere quel bambino con in mano il libro.


<< E in pratica verso le undici abbiamo visto un grande fumo e la polizia è venuta ad avvisare il figlio. Non ha pianto. Strano, non ho visto nessuna lacrima scendere dai suoi occhioni verdi. Così, diciotto anni dopo, ai giorni nostri, lui si prende cura di quella biblioteca. È quasi riuscito a recuperare tutti i libri, ma
di tanto in tanto passa di qua per prendere il treno ed andare a trovare qualche libro nascosto per Londra.>>


concluse alzando le spalle, mentre fissava Alessia.


<< Wow. E...adesso è in biblioteca? Sai, vorrei vedere un po' di libri...>> chiese la ragazza finendo il caffè.

<< Sì,vai. Oh,questo lo offre la casa.>> disse indicando la tazza

<< Mi hai fatto compagnia, è dovere offrirtelo>> aggiunse interrompendo Alessia,che stava per replicare.

<< Oh,grazie...>> sorrise Alessia, uscendo di nuovo al freddo.



Il suo compito era trovare quella biblioteca.

E il suo cuore le diceva che perdere quel treno forse era la miglior cosa che poteva accadere.

  
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