Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nonna Minerva    11/09/2007    11 recensioni
Durante l'estate dopo la morte di Sirius, Remus si trova a fare i conti con una nuova legge che lo costringe a nascondersi mentre Tonks ha problemi sul lavoro. Silente sembra avere una soluzione adeguata per entrambi.
Quella che all'inizio appare come una situazione scomoda e imbarazzante si trasformerà nella perfetta occasione per fare pace con i fantasmi del passato, portandoli ad affrontare insieme e ad accettare la morte di Sirius, facendo trovare loro un'intesa che forse porterà alla nascita di qualcosa di più...
RATING ROSSO per l'ULTIMO CAPITOLO!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prima di lasciarvi leggere, ho una cosa da chiedervi: sono a corto di idee per una eventuale scena natalizia

Prima di lasciarvi leggere, ho una cosa da chiedervi: sono a corto di idee per una eventuale scena natalizia... se vi venisse in mente qualcosa di adatto, sarò prontissima a considerare i vostri suggerimenti...

 

Volevo anche cogliere l’occasione ( tanto ormai state leggendo ) per ringraziarvi dell’entusiasmo con cui state seguendo e commentando questa storia, sono davvero tanto tanto tanto contenta!

Spero che continuerà a piacervi...

 

 

 

 

9. Your first full moon

 

 

Ricordi, Cucciola, quando

mi hai chiesto se avrebbero

mai concluso?

Ecco, questo capitolo è

un assaggio…

Per il resto dovrai ( dovrete )

aspettare…

 

 

Fra momenti di tregua e scaramucce, attimi imbarazzanti e notti in bianco, turni di guardia e visite della Signora Pinch, Remus e Tonks stavano per raggiungere un mese di sofferta convivenza; e lo scoccare del mese portava con sé anche l’arrivo della luna piena, la prima per Tonks da quando abitavano lì.

Non ne avevano parlato molto, a dire la verità. Tutto quello che Tonks sapeva, era che quando Remus stava a Grimmauld Place, Sirius gli aveva riservato una stanza per le sue trasformazioni, ma a parte quello nulla. Non le era mai capitato di stare al Quartier Generale durante una di quelle notti, non sapeva come lui era solito comportarsi e quello che avrebbe fatto ora.

“Remus?” domandò la ragazza a pranzo la vigilia del plenilunio. “Devo preparare la tua stanza per domani notte? Come facevi di solito? Preferisci forse il salotto, così hai più spazio per muoverti?”

 

Remus alzò la testa dal piatto, sorpreso dalla naturalezza con cui Tonks trattava l’argomento licantropia.

Di solito, quando una persona che gli era vicina e che si proclamava sua amica, scopriva il suo segreto, il primo impulso era in genere quello di scappare a gambe levate e dirgli che non voleva avere più niente a che fare con lui.

Di solito, le persone erano gentili e disponibili nei suoi confronti quando ignoravano quello che lui era e tendevano a respingerlo poi, non il contrario!

Eppure eccola lì, la sua compagna in questa strana missione, che gli chiedeva con tranquillità e assoluta naturalezza quali fossero le sue abitudini durante la luna piena, quasi stesse parlando di quello che aveva intenzione di cucinare per cena.

 

“No,” rispose infine lui, “Credo sia più sicuro se non resto qui.”

“Ti ci metti anche tu, adesso?” esplose la ragazza, “Non bastavano Silente e il mio capo, no! Ma cosa avete tutti nel cervello? Sono un Auror, per la miseria! Sono stata addestrata a gestire questo genere di situazioni! E sì, la morte di Sirius è stato un duro colpo, ma non per questo vuol dire che non sia in grado di fare niente!”

Remus spalancò gli occhi, accorgendosi che la giovane aveva frainteso le sue parole.

“Lo so,” disse, cercando di calmarla, “So che sei in gamba, ma non era quello che volevo dire. E’ che con tutti i Babbani che ci sono qui intorno non credo sia una buona idea restare, potrebbero sentirmi o chissà cosa. E poi lo sai anche tu che la nostra vicina entra ed esce da casa nostra come vuole, il problema non sei tu, sono io.”

Tonks abbassò lo sguardo.

“Oh, scusa,” mormorò, sentendosi un po’ egoista per aver pensato che se ne andasse perché non si fidava di lei. La notte seguente sarebbe stata molto più dura per lui che per lei, e Tonks sapeva bene quanto lui fosse terrorizzato dall’idea di ferire qualcuno quando era trasformato. “E’ solo che con tutto quello che sta succedendo là fuori e con me costretta a star qui a tener d’occhio un tizio che non sappiamo nemmeno se è quello che pensiamo, mi sento un po’ messa da parte, come se mi avessero mandata qui per evitare che combinassi qualche disastro.”

“Ma no, in fondo siamo tutti solo preoccupati per te, nessuno ti vuole escludere. Sono certo che recupererai a pieno i tuoi poteri e che presto sarai di nuovo in prima linea.”

“Lo spero,” mormorò la ragazza. “Ma stavamo parlando di te, non di me, in ogni caso. Sei proprio sicuro di non voler restare?”

“Sicurissimo.”

“D’accordo, non insisterò oltre, allora. Ma sarò qui ad aspettarti la mattina dopo.”

 

***

 

 

Il vecchio pendolo della Signora Pinch batté le cinque nell’appartamento accanto al loro, e Tonks si svegliò di soprassalto.

Si era assopita. Era presto, il sole era ancora alto, ma Remus aveva insistito perché facesse come le veniva detto, così si alzò per mettere il bollitore sul fuoco.

Assicuratasi che la cucina non sarebbe andata a fuoco se la abbandonava a se stessa per qualche secondo, andò a bussare piano alla porta di Remus, aspettando una sua risposta per essere certa che si fosse svegliato.

 

“Non c’era bisogno che partissi così presto,” commentò una volta che si fu trascinato in cucina e seduto a tavola, porgendogli una tazza di tè fumante.

“E’ più sicuro in questo modo,” replicò lui, soffiando piano sulla tazza, lasciando vagare lo sguardo fuori dalla finestra, dove un sole pallido, ancora lontano dalla linea dell’orizzonte, sembrava non avere la minima intenzione di tramontare. “Riesco a dormire ancora un po’ prima che sorga la luna.”

“Sei sicuro di volere andare proprio fino là? È lontano, e per tornare sprecherai un sacco di energia preziosa.”

“Non possiamo correre rischi, lo sai. È l’unico posto dove sono scuro che non mi verranno a cercare, stai tranquilla, andrà tutto bene, e domani sera sarò di nuovo qui.”

“D’accordo,” cedette Tonks, alzandosi per accompagnarlo, “Ma prometti che non esiterai a chiamarmi, in caso avessi bisogno.”

“Promesso,” concesse Remus con un sorriso. “Ora però devo andare. “Grazie per il tè.”

 

Aprirono la porta e trovarono la Signora Pinch intenta a curare i vasi di fiori sul pianerottolo di fronte al suo appartamento. Nel vedere la sacca che Remus si era buttato a spalle, si incuriosì.

“Parte, Signor Lupin?”

“Sì, per lavoro,” inventò lui, “Resterò via qualche giorno.”

Aggiustò la borsa sulla spalla, e mormorata qualche parola di saluto a Tonks, fece per andarsene, ma la voce scioccata della Signora Pinch lo fermò.

“Beh, non saluta sua moglie?”

“L’ho appena fatto,” disse Remus perplesso.

“A me non sembra, non vi vedrete per un paio di giorni, dalle almeno un bacio!”

Remus si colorò di una lieve tinta scarlatta e Tonks ridacchiò sommessamente nel vedere la sua espressione.

Senza perdere il suo colorito, impacciato ed imbarazzatissimo, si chinò e le posò un bacio leggero sulla guancia.

Ma a giudicare dalle braccia incrociate e gli occhi ridotti a due fessure, la signora Pinch non era ancora soddisfatta.

“Spero non ti baci sempre così, ragazza mia! Più freddo di un ghiacciolo, per Giove! Baciala sulla bocca, giovanotto, o non mi stupirei se ti rimpiazzasse con qualcuno di più intraprendente!”

 

Tonks non rideva adesso. La tinta sulle sue guance rispecchiava quella di Remus. Lui le si avvicinò di nuovo e mormorando un flebile “Scusa” posò le labbra su quelle di lei.

La ragazza gli passò una mano dietro alla nuca, imponendogli di restare dov’era e ricordandogli che non conveniva loro dimostrarsi troppo sbrigativi, o avrebbero corso il rischio di sentirsi chiedere pure di iniziare a spogliarsi.

Colse il messaggio e si rassegnò a continuare in quello che stava facendo, che tra l’altro non era poi così male, anzi, stava iniziando addirittura a piacergli.

Quando impulsivamente ( perché a quel punto il suo cervello aveva smesso di funzionare a dovere e agiva solo d’istinto ), cercò di approfondire il bacio, scoprì con lieve stupore che la sua compagna di sventura gliene dava sorprendentemente il permesso, socchiudendo le labbra, rispecchiando i suoi gesti.

Quando, per mancanza di ossigeno, furono costretti a separarsi, la porta adiacente alla loro era chiusa e la signora Pinch era sparita.

 

***

 

Remus eliminò ogni traccia di polvere dalla stanza con un gesto della bacchetta. Non si curò di aggiustare i mobili, durante la notte avrebbe comunque distrutto tutto di nuovo.

Aveva scelto la Stamberga Strillante per trasformarsi identificandola come il luogo con i ricordi meno recenti, sperando che lì i sensi di colpa lo tormentassero con minor vigore.

Ma non aveva fatto i conti con gli scherzi che la mente a volte tende a giocare ed al posto di tutte le scorribande fatte coi Malandrini ai tempi della scuola, la memoria si ostinava a vedere in quella catapecchia soltanto il posto in cui aveva ritrovato Sirius, scoprendo la sua innocenza.

Ancora prima del sorgere della luna Remus seppe che quella notte i suoi incubi sarebbero stati ancora più insistenti e spietati del solito.

Ma poiché era ancora sveglio, cercò di non pensarci e diresse i suoi pensieri alla missione che lui e Ninfadora stavano portando avanti per conto di Silente.

 

Per quanto riguardava Wallace, non stavano facendo grandi progressi, ma era ancora presto per dichiararsi sconfitti.

I problemi più grandi sembravano presentarsi invece dal fronte interno.

La convivenza con Tonks, come previsto, non si stava rivelando facile, le differenze fra loro erano notevoli e inoltre erano entrambi di indole orgogliosa e testarda.

E poi c’era la signora Pinch, quell’assurda, imprevedibile vecchietta che si stava ritagliando un posticino tutto suo nelle loro vite.

 

Riconsiderò per un attimo ‘l’incidente’ di quel pomeriggio sul pianerottolo. Certo, la loro vicina non poteva sapere come stavano le cose fra lui e Tonks, ma anche se, informata o meno, non avrebbe comunque avuto il diritto di imporsi così, non era quello il pensiero che lo turbava. A turbarlo era il ricordo della dolcezza delle labbra della ragazza sulle sue.

Aveva ormai dimenticato i fremiti ed i brividi che ti scorrono per il corpo quando una donna lo sfiorava nel modo in cui aveva fatto Tonks quel pomeriggio.

Erano anni che non provava più quelle sensazioni e ricordò a sé stesso, con amarezza, che la sua condizione lo avrebbe difficilmente avvicinato ad una donna di nuovo. O perlomeno, una che valesse la pena frequentare.

 

Si sedette sul pavimento e prese la testa fra le mani, tentando invano di scacciare la tristezza che era calata su di lui, attendendo impotente il sorgere della luna..

 

***

 

Tonks rimosse gli incantesimi che la rendevano invisibile agli occhi di chi abitava lì intorno e prima che il loro effetto svanisse del tutto, si buttò sulle spalle il Mantello dell’Invisibilità ed iniziò ad avviarsi verso casa.

Si sarebbe riposata qualche ora e poi sarebbe tornata per coprire il turno di Remus. La luna piena era stata soltanto la notte prima e lui doveva ancora recuperare del tutto le forze.

A dire la verità, quella mattina Remus aveva affermato di essere perfettamente in grado di coprire il suo turno, ma lei si era fermamente rifiutata e l’aveva spedito a letto.

 

Si arrampicò lentamente su per le scale del condominio, desiderando ardentemente una tazza di tè ed una bella doccia calda.

Entrò in salotto in punta dei piedi e con le scarpe in mano per non far rumore ( beh, meno rumore possibile, dal momento che è di Tonks che stiamo parlando ), ma dopo un paio di passi si fermò e sorrise.

 

Remus si era assopito sul divano, le gambe sul tavolino e Ginger raggomitolato in grembo.

Nel vederli, provò un improvviso moto di tenerezza.

Si accigliò, un po’ confusa.

Già quel bacio sulla porta il giorno prima l’aveva scombussolata parecchio. Non era per il fatto di avere baciato un uomo che riusciva ad irritarla in un battibaleno, per non parlare del fatto che era un collega, quasi un estraneo per lei... no! Non era assolutamente quello il problema. La questione era che quel bacio le era tremendamente piaciuto.

Scosse velocemente la testa, riscuotendosi da questi strani pensieri.

Sei single da troppo tempo, vecchia mia.

Decise che una volta portata a termine quella missione, avrebbe ripreso ad uscire e si sarebbe trovata un uomo.

 

 

Continua…

 

 

Capitolo 10: How could I celebrate?

  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nonna Minerva