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Autore: fri rapace    26/02/2013    5 recensioni
E' l'inizio di un nuovo anno scolastico a Hogwarts, inaugurato, come al solito, da una nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Poco dopo il suo arrivo in classe, Tonks avvertì un brusio diffondersi tra i banchi.

Alzò lo sguardo dal registro, controllando nervosamente i suoi allievi. Si sentiva ancora disorientata dalla svolta che aveva preso la situazione in cui lei e Remus si erano cacciati, e in quel momento le dava il voltastomaco la sola ipotesi di dover affrontare altre spiacevoli novità.

Stava pensando a quanto le avrebbe dato conforto averlo accanto, quando posò lo sguardo proprio su di lui, in versione ragazzino.

Remus le restituì l'occhiata, la bocca che si apriva lentamente, per rimanere poi dischiusa in un'espressione di grande sbigottimento.

“Io la conosco!” balbettò, e nonostante il suo fosse stato poco più di un sussurro, molte teste annuirono: la stessa cosa valeva per loro, anche se sembravano non riuscire a spiegarsi come fosse possibile.

“Certo che la conosci, Remus!” saltò in piedi James Potter. “E' da quando è entrata in classe che ci sto pensando: io l'ho vista baciarti!”

Il brusio aumentò di volume e molti ragazzi ridacchiarono, gli sguardi diverti e allusivi che passavano da Remus a lei.

Tonks si scarmigliò i capelli con entrambe le mani, tirando un gran sospiro. I ragazzi stavano ricordando quello che era successo prima che il ricordo si riavvolgesse, com'era possibile?

Non poteva proseguire la lezione come se niente fosse, più il tempo passava e più il passato (anzi, il futuro!) avrebbe preso forma nelle loro menti, ed erano così confusi che dubitava che James avrebbe ricordato la promessa fatta a Silente di mantenere segrete le loro vicende.

“Sirius?” chiamò, additando il compagno di banco di James, che la osservava sospettoso, i lunghi capelli scuri scivolati sulle guance.

“Hmp?” grugnì, assottigliando le labbra.

“Vieni con me, devo parlarti,” tagliò corto, incamminandosi con passo deciso verso il fondo dell'aula.

Lui si lasciò andare mollemente sulla sedia, perché mai avrebbe dovuto fare lo sforzo di obbedirle?

“Avanti, non ti faccio niente...” sbuffò. Sapeva come prenderlo, lo conosceva.

Sirius si sentì punto sul vivo.

“Ehi! Non ho certo paura di lei!” scattò indignato, spingendo indietro la sedia su cui si stava dondolando con tanta forza da ribaltarla e raggiungendola a passo svelto, senza nessuna incertezza.

Due ragazzi di Grifondoro fischiarono.

“Ehi, Black, non farle rimpiangere Lupin!” ridacchiò uno di essi, divertito.

“Zitto, stupido!” gli ringhiò James offeso, mostrandogli un pugno. “Sirius non si fa le donne dei suoi amici!”

Tonks diede un'ultima occhiata a Remus, prima di uscire dall'aula: era più pallido del solito, la testa china sul banco e Peter, seduto accanto a lui, lo osservava con le mani strette una all'altra, preoccupato. Si chiese quanto ci avrebbe messo a ricordare tutto, bambino in arrivo compreso.

Era certa che sarebbe arrivato ad accettare di nuovo persino quello ben prima del suo corrispettivo adulto, che sospettava stesse volutamente evitando di fare i conti con la notizia del figlio in arrivo.

Il silenzio di Remus sull'argomento la faceva soffrire, ma sapeva che non era il momento giusto per discuterne: aveva già troppi problemi.

Appena furono usciti entrambi nel corridoio, rammentando la scena analoga con Remus capitata poco tempo prima, prese la bacchetta e sigillò la porta, facendo in modo che nessuno potesse origliare.

“Sirius, ho bisogno che tu mi dica una cosa,” esordì, augurandosi che il ragazzo si mostrasse più collaborativo di quanto lo fosse stato fino a quel momento: quella di coinvolgerlo era stata l'unica soluzione che lei e Remus erano riusciti a trovare.

“Chi è lei?” la sfidò lui, stringendo le braccia al petto con un'espressione di scherno sul bel viso. “Io non la conosco, perché dovrei dirle una qualunque cosa?”

La sovrastava già di almeno due spanne e, da come la guardava dall'alto in basso, capì che probabilmente aveva già ricordato il perché della mancanza di fiducia nei suoi confronti.

“Sono Tonks,” tentò, indecisa se spiegargli tutto subito o attendere che le sue idee si schiarissero. Doveva conquistare la sua fiducia a ogni costo.

“Quel cognome io lo conosco, e tu sei una grandissima bugiarda!”

“Ninfadora Tonks,” aggiunse con una smorfia, per sottolineare il disgusto che provava per il proprio, stupido nome.

“Mi ha preso per un idiota?” rincarò lui, avvicinando la mano alla bacchetta. “Io so che sta mentendo!”

La situazione stava prendendo una brutta piega, non aveva evidentemente alcuna intenzione di ascoltarla.

“Sirius, ho bisogno di sapere se a casa dei tuoi genitori c'è un Pensatoio,” buttò lì tutto d'un fiato, pensando che forse, visto che pareva non considerare neppure la possibilità di riflettere sul perché lei portasse quel nome o anche solo chiedere spiegazioni, avrebbe proseguito sulla stessa strada, rispondendole impulsivamente.

Tonks aveva proposto a Remus di andare a Grimmauld Place e con una qualche scusa introdursi nell'abitazione dei suoi zii e cercare la porta d'uscita verso il loro presente senza coinvolgere Sirius, ma lui non era stato d'accordo. I coniugi Black non avrebbero mai permesso loro di gironzolare indisturbati per la casa, era già tanto se fossero riusciti a convincerli a farli entrare. Sirius, però, doveva sapere dove si trovava il Pensatoio, ammesso che fosse già nelle loro mani.

Il ragazzo si mise ancor di più sulla difensiva, i muscoli della mascella si erano contratti nel sentire nominare la sua famiglia.

“Lo sapevo che non c'era da fidarsi di lei, il mio istinto non sbaglia mai! Chiunque voglia avere qualcosa a che fare con loro, è un mio nemico!” sputò, la voce carica d'ira e gli occhi di disprezzo.

La stessa reazione di sua madre, quando qualcuno faceva anche un solo vago accenno alla famiglia da cui entrambi provenivano, pensò amaramente Tonks.

“Sirius, credimi, io li odio quanto te,” mormorò, cercando di mettergli una mano sulla spalla, ma lui si ritrasse, scontroso.

“Sirius?”

Entrambi si voltarono verso la voce.

Remus li stava raggiungendo, avanzando lungo il corridoio, guardandosi attorno circospetto.

Tonks era allibita, come aveva potuto commettere una leggerezza simile?

“Remus, che stai facendo in giro? In quell'aula ci sei anche tu, pensa se vi doveste incontrare!”

Lui scosse la testa, era nervoso ma determinato: sembrava sapere cosa faceva.

“Sirius non ti dirà nulla, ma lo dirà a me.”

Il ragazzo era impallidito e lo fissava con gli occhi sgranati.

“Sirius, io sono Remus,” gli disse gentilmente, come se non fosse una cosa ovvia.

“Merlino se lo sei!” sbottò l'altro, portandosi le mani alla testa, gli occhi che si spostavano folli dal viso invecchiato di uno dei suoi migliori amici alla porta chiusa dell'aula, dietro alla quale sapeva esserci ancora lui, ma più giovane. “Cosa sta succedendo? E' stata lei, mi ha fatto qualcosa!” accusò Tonks, scansandosi bruscamente.

Lei, pensando di essere in grado di tranquillizzarlo, fece un passo verso di lui, maledendo quell'impiastro di suo marito: come poteva non aver pensato alle conseguenze della sua entrata in scena?

Sirius reagì con violenza: estrasse coraggiosamente la bacchetta, sicuro di possedere le capacità per contrastare una strega adulta.

Tonks capì subito che non aveva tempo di discutere, lui non avrebbe indugiato oltre, e stava per colpirla quando si decise a Disarmarlo, spegnendo sulle sue labbra l'incantesimo che aveva scelto per attaccarla.

Aveva notato che Remus era intervenuto in contemporanea a lei, come se dubitasse che fosse in grado di difendersi da un maghetto di diciassette anni!

Fece per indirizzargli qualche epiteto poco carino, ma lui l'anticipò.

“Sirius, ascoltami, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Io e Dora abbiamo usato il Pensatoio dei tuoi genitori,” disse in fretta, tenendo sotto controllo sia lei che lui, la bacchetta a distanza di pochi centimetri dal fianco, apparentemente dimenticata ma pronta per essere, all'occorrenza, usata.

Il ragazzo rallentò il respiro solo dopo aver incrociato i suoi occhi: qualcosa nello sguardo dell'amico ebbe il potere di tranquillizzarlo.

“Abbiamo usato?” ripeté, abbandonando il corpo contro la parete alle sue spalle. “Di' la verità, vi ci hanno ficcato loro a forza. Com'è successo? Sono talmente stupidi che non possono aver capito chi eravate.”

Remus saettò lo sguardo verso Tonks, era uno sguardo di avvertimento.

“Ma tu invece l'hai capito, chi siamo, non è vero?” scandì prudentemente, e attese un segno d'assenso da parte sua prima di proseguire. Sirius fu precipitoso nell'annuire, ma sincero: pensava di avere capito tutto al volo. Tonks si augurò che fosse davvero così. “E' successo nel 1998. Per questo io sono così vecchio e lei non ha più quattro anni.”

Dall'espressione contratta che assunse il suo viso si capiva che stava disperatamente cercando di digerire le parole di Remus.

“E' tutto vero. Non sono impazzito?”

“E' tutto vero.”

“E se vi aiuto, andrete a casa dei miei genitori?”

“Sì.”

“Me lo promettete?”

“Giuro sulle triangolari orecchie pelose di mio marito!” si mise un pugno sul cuore Tonks, solenne.

Un ghigno soddisfatto si allargò sul viso del ragazzo: il dubbio, lo sgomento... tutto era scomparso, sostituito dalla luce divertita dei suoi affascinanti occhi grigi.

“Siete sposati, lo sapevo! Una Black e un lupo mannaro. Wow, questa è roba forte!”

“Il Pensatoio, Sirius!” incalzò Remus, guardando preoccupato verso il corridoio. La porta dell'aula era al momento sigillata, ma gli altri alunni e i professori della scuola avrebbero potuto risalirlo in qualunque momento e liberare i compagni, dopo, naturalmente, aver riconosciuto lui. Sarebbe stato un disastro!

“Non è sufficiente che andiate a Grimmauld Place, dovete anche dire loro di voi due,” ordinò Sirius, con un sorrisetto da furfante.

Remus sospirò, abbozzando però contemporaneamente la stessa espressione dell'amico, gli occhi un po' lucidi.

“Troveremo un modo, te lo prometto.”

“Affare fatto!”

 

***

 

Sirius era scappato di casa un anno prima, per cui non poteva assicurare loro che il Pensatoio fosse ancora dove lo ricordava. Tuttavia l'aveva sempre visto lì, da che era nato, quindi era poco probabile che fosse stato spostato.

Remus, prima di congedarsi definitivamente da Sirius, gli aveva puntato con uno scatto improvviso la bacchetta alla tempia, mormorando: “Oblivion!” per poi sussurrargli:

“Una volta usciti dall'aula, la professoressa Tonks ha ammesso che avevi ragione su tutto: è solo un'impostora che ha preso in prestito il nome della figlia di tua cugina. Va' da Silente, ora, devi informarlo di Tonks, della sua bugia e delle dimissioni che da' tramite te. Porta anche James, Peter e me, ditegli che volete far parte dell'Ordine della Fenice,” Sirius non sapeva ancora cosa fosse l'Ordine, ma non aveva alcuna importanza; già poco incline a pensare prima di agire, l'incantesimo di memoria gli avrebbe comunque impedito di porsi delle domande.

Tonks aveva salutato tristemente Sirius: non l'avrebbe mai più rivisto.

Con lo sguardo ancora vacuo, il ragazzo aveva aperto la porta dell'aula che lei aveva già provveduto a sbloccare. Era già mezza aperta, quando Remus l'aveva richiamato indietro, e prima che Tonks potesse discuterne con lui, gli aveva ordinato:

“Non dimenticherai mai che puoi fidarti di me, Sirius. Hai capito? Puoi fidarti di me!”

Per un secondo, Remus aveva visto se stesso voltato verso la porta, gli occhi fissi sull'amico. Poi Tonks si era fatta avanti e, rivolta all'intera classe, aveva alzato la bacchetta.

Oblivion!

“Funzionerà, vero?” le chiese Remus, in cerca di rassicurazioni.

“Ne so quanto te...” sospirò lei. “Di sicuro abbiamo sballato per bene il ricordo. Potter e amici, aiuto contro V.” citò.La scritta sulla boccetta che ho versato nel Pensatoio doveva per forza riferirsi al preside che arruola voi quattro nell'Ordine della Fenice, anticipandolo dovremmo aver sbloccato il punto in cui rincomincia da capo.”

Il numero dodici di Grimmauld Place era tetro e grigio come lo ricordavano, ma senza traccia dell'immondizia che si accumulava fino ai marciapiedi, segno che non era più abitato solo da un Elfo Domestico pazzo.

Alla porta, vennero accolti da un Elfo immusonito con gli enormi occhi a palla puntati sui piedi scalzi.

“Cosa desiderano i signori?” chiese aspro.

Remus la spronò con un gesto: avevano concordato che fosse lei a parlare, perché lui doveva farsi notare il meno possibile. Nella sua stanza, Sirius aveva abbandonato una foto che ritraeva i Malandrini al completo, e i suoi genitori non potevano non averla vista: anche se le età non coincidevano, sarebbe stato comunque facile riconoscerlo.

“Salve. Siamo Auror mandati dal Ministero della Magia: ci è stata segnalata la presenza di un Molliccio ricercato nel vostro scantinato, dobbiamo intervenire.”

“Chiamo subito la signora,” borbottò l'Elfo, strascicando i piedoni per il lungo e stretto corridoio che ben conoscevano.

Quando tornò, era accompagnato da una donna sulla quarantina. Tonks socchiuse gli occhi: impossibile riconoscere in lei il soggetto ritratto nel maledetto quadro che tanto aveva sbraitato addosso a chiunque la disturbasse, quando l'abitazione era diventata la sede dell'Ordine della Fenice.

“Cosa volete?” chiese secca, le piccole rughe attorno alla bocca che si raggruppavano come frecce puntando alle labbra sottili.

“Come le avrà sicuramente riferito il suo Elfo, siamo Auror, dobbiamo setacciare il vostro scantinato.”

Walburga li osservò altezzosa.

“Il Ministero non vi paga?” commentò acida, indicando con il mento il mantello rattoppato di Remus.

Tonks si irrigidì: sua zia era simpatica quanto una bacchetta cacciata in un occhio. Fece per risponderle a tono, ma Remus la bloccò appena in tempo con una gomitata nel fianco.

“Gli stipendi sono quelli che sono...” borbottò, e dopo un'altra gomitata, aggiunse con riluttanza: “Signora.”

Walburga, che non aveva notato gli interventi dello sconosciuto, si compiacque nel vederla piegarsi davanti alla sua autorevole persona: due Auror che le leccavano i piedi, quale miglior modo di iniziare la giornata?

Tronfia, si erse in tutta la notevole statura, con l'arroganza di chi si sente libero di giudicare perché convinto di essere al di sopra di tutti.

“Perché hanno mandato voi?” sputò, palesando il disprezzo che nutriva per loro marcando di proposito la pronuncia dell'ultima parola. “Quei due Auror famosi, i Paciock. Due Purosangue. Se il Ministero vuole entrare in casa mia, lo farà alle mie condizioni. Forza, ora sloggiate e riferite ai vostri superiori di mandarmi quei due.”

Fece per sbattere loro la porta in faccia, ma Tonks fu più svelta, e la bloccò con un piede, pestandolo con violenza sul pavimento per la rabbia.

“Se lo scordi! Lei non è al di sopra della legge, signora. Non entreremo in casa sua con la forza, ma una volta tornati al Ministero, è al Wizengamot che riferiremo le sue parole!”

La donna le riservò uno sguardo di puro odio.

“Non lo sono ancora,” sibilò tra i denti con disprezzo infinito, per nulla intimorita.

La guardò con ancora più attenzione, mentre permetteva loro di entrare in casa camuffando il proprio ripensamento da magnanima scelta personale per non ammettere la sconfitta.

“Tu,” disse, rivolgendosi a Tonks. “I tuoi occhi mi sono famigliari, mocciosa.”

Tonks sentì salire il sangue alla testa: non reggeva più quella brutta megera! Sentì forte il desiderio di accontentare immediatamente Sirius, parlandole approfonditamente dei nuovi rami che sarebbero presto cresciuti sul loro prezioso albero genealogico.

Riuscì a mantenere la calma solo pregustando il momento in cui sarebbe riuscita a mettere le mani sull'orribile arazzo dei Black, per lasciare il suo, quanto più indelebile le fosse riuscito, contributo.

 

 

 

In ritardissimo, ecco il capitolo. Lo so, non è granché, ma è da un po' che lo tengo in stand-by e non mi viene niente di meglio :-(

Se vi state chiedendo perché Remus e Tonks non sanno dov'è il Pensatoio a Grimmauld Place: Molly, quando era alle prese con le pulizie, ha cambiato di posto a qualunque cosa le fosse capitata sott'occhio XD

Ciao

Fri

   
 
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