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Autore: Jules_Black    26/02/2013    2 recensioni
"La Seconda Guerra Magica non è mai finita, nemmeno per Hermione; non ha perso solo la Guerra, ha perso se stessa; e non ha perso solo se stessa, ma anche le persone – la persona – che amava."
Hermione Granger| One-shot| Introspettivo| What-if?
[Storia partecipante al "Contest multifandom - Il giro del mondo in ottanta giorni!"]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Titolo: What the Hell I’m doing here?
Autore: Jules_Black
Beta-reading: No.
Fandom: Harry Potter
Tipologia: One-shot
Introduzione: “La Seconda Guerra Magica non è mai finita, nemmeno per Hermione; non ha perso solo la Guerra, ha perso se stessa; e non ha perso solo se stessa, ma anche le persone – la persona – che amava.”
Rating: Verde
Personaggi: Hermione Granger
Generi: Drammatico
Avvertimenti: What-if?
Pacchetto scelto:
Buenos Aires
Prompts: Errore; Invidia; Girasole
Canzone: Radiohead – Creep
Obbligo: La storia deve trattare di una protagonista femminile
Ho utilizzato la canzone in alcune parti del testo, nei momenti in cui le sue frasi mi avevano ispirata.
NdA: Non è una storia semplice da capire; Hermione è totalmente impazzita e ha perso se stessa, sebbene ci siano ancora degli atteggiamenti che dimostrino quanto in realtà sia ancora lei. Il finale è stato lasciato volutamente in sospeso.
 

What the Hell I’m doing here?

 
Hermione aveva cercato i girasoli nei campi di Buenos Aires.
E poi era scappata nelle immense metropoli del Nord America e poi aveva cercato i Wilkins in Australia, senza trovarli – non si ricordavano di lei; era infine tornata nell’uggiosa Londra.
“London Bridge is falling down.”
Stava cadendo davvero, stava cadendo il Mondo Babbano e il velo si era squarciato: la caccia alle streghe si era riaperta e lei non era riuscita a salvare né Ron né Harry né la signora Weasley né nessun altro. Il cuore di Harry aveva smesso di battere ventinove minuti dopo l’inizio del duello con Voldemort e poi c’era stato soltanto un lampo di luce verde – il secondo –, ma questa volta l’anima di Harry non era tornata dall’aldilà. Hogwarts era crollata, implosa su se stessa, e poi c’erano state solo macerie e torri abbattute e il Marchio Nero brillava su nel cielo.
Hermione aveva cercato i girasoli.
Buenos Aires era diventata la sua città e l’aveva vissuta, sperando di dimenticare il viso di Harry, le labbra di Harry, il bacio di Harry – erano lievi e calde le sue labbra e il mondo lì fuori stava venendo giù. Era stato tutto un errore.
Errori che cadevano come lacrime sull’asfalto caldo dell’Argentina – dio, com’erano calde le notti lì.
Ron era morto con la convinzione che lei lo amasse. Eppure Hermione era scappata dopo la fine della battaglia – ne aveva uccisi un paio – e si era ritrovata in un posto dove mare e cielo erano un tutt’uno; lì c’era stata con Harry durante la loro ricerca.
What the Hell I’m doing here?
La verità è che, a quel punto, si era fatto talmente tardi, che non pensò più al tempo e si mise ad aspettare l’alba.
Tutti i suoi errori erano come i sassolini sparsi su quella spiaggia, tanti, tantissimi; aveva iniziato a contarli, a un certo punto della notte.
“E piove sulle tue ciglia, Ermione.” (*)
Hermione era pazza e l’invidia che provava per il sole argentino, il cielo azzurro argentino, la gente argentina che sorrideva – ma non si accorgevano dell’umidità della pioggia e delle lacrime che scendevano? – le stava facendo dimenticare il profumo dei girasoli.
I don’t belong there.
“Sei speciale, Hermione.”
You’re so fucking special.
I wish I was special.
E le aveva regalato un girasole nei prati di Hogwarts e i suoi occhi verdi – le mancavano da morire brillavano di una luce strana.
Si era sempre trattato di un errore, di una miriade di sbagli e di proiettili sparati a raffica contro il suo cuore. Nessun manuale di Incantesimi era servito, né una goccia in più di inchiostro.
She’s running out again.
Era tornata nella Londra metà Babbana e metà magica dopo la lunga estate argentina; e lo specchio aveva messo a nudo la sua pazzia: guardava il mondo crollare con occhi sgranati e contava i petali di girasoli immaginari perché aveva perso tutto.
E correva per le strade polverose di Londra, dove la gente non magica moriva e i lampi di luce verde erano sempre più insistenti; e dove ogni nuovo respiro era un miracolo.
Sarebbe presto morta, lo sapeva, perché era l’ultima superstite di una guerra combattuta in un castello dalle pietre insanguinate, dalle stanze che bruciavano, dalle lunghe notti con Harry a studiare.
“Harry, Harry, Harry…”
E ricordava tutto – un misto di formule magiche che aveva smesso di usare e i suoi occhi, maledetti, maledettissimi occhi.
“E te l’ho mai detto, eh, che non era tutto lì? Che non finiva tutto lì? Che non ti volevo bene soltanto?
Le tue labbra.
Dove sono i girasoli?
Dov’è quello per cui abbiamo combattuto, dov’è questo mondo migliore? Dove sei tu – non desidero altro che una tomba, voglio piangerci su.”
Hermione ora sta vagando per le vie di Diagon Alley, malvista da uomini incappucciati con il Marchio Nero che brilla impavido sui loro avambracci. Non è più Hermione, perché i capelli sono sporchi e il viso è scarno, ma è Hermione abbastanza per ricordarsi di avere una bacchetta magica tra le mani e di saperla usare perfettamente.
Qualcuno deve averla riconosciuta, perché viene accerchiata.
E le parole fuggono sconnesse dalle sue labbra.
“Harry, Harry… Torna. Mi avevi promesso, promesso…
I girasoli.
Non posso dimenticare il loro profumo.”
 
(*) G. D’Annunzio, La pioggia nel pineto

   
 
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