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Autore: Lost on Mars    26/02/2013    3 recensioni
Ci sono quegli amori che nascono a prima vista, uno sguardo, una carezza fatta per sbaglio, e improvvisamente tutto acquista quel senso che sembrava perduto.
Ci sono quegli amori che nascono dopo aver passato il tempo ad odiarsi, ad insultarsi, a disprezzarsi a vicenda, perché troppo codardi e intimoriti da quella sensazione strana.
Ci sono quegli amori genuini, che nascono per caso, dalla pura attrazione di due persone che impareranno a conoscersi, a diventare amici e successivamente ad amarsi.
Poi ci sono quegli amori che nascono da affetti fraterni, da un’infanzia passata a tirarsi i capelli, conoscendosi meglio dei palmi delle proprie mani, imparando ad accettare i difetti dell’altro e a tirare fuori i miglior pregi.
Si dice che quest’ultimi, siano gli amori più impensabili, illogici che possano esistere ma sono quelli più veri, quelli in cui l’amore vero si mescola ad amicizia e a fratellanza.
Infondo innamorarsi della persona con cui si è cresciuti per dodici anni non è una tragedia, no?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Ci sono quei momenti in cui mi sarebbe piaciuto vedere come sarebbe stato il mondo se io non fossi esistita.
Sicuramente in quel momento con mio padre che mi guardava scioccato e Anne che sperava in un’intensa e melensa storia d’amore tra me e suo figlio, non esistere sarebbe stata la cosa migliore.
Purtroppo il mio corpo aveva un peso, una massa, un campo elettromagnetico ed emanava calore, quindi avevo tutte le carte in regola per essere un oggetto che esiste realmente.
Sostanzialmente avevo due possibilità: la prima era quella di esordire con una delle frasi tipica dei gemelli per poi cambiare discorso e parlare di quanto fosse bella la luna quella sera, oppure scappare a gambe levate verso la mia stanza.
Decisi per la prima, nel caso avessi fallito avrei comunque potuto usare la seconda.
«Oh beh, sapete è una cosa se succede, è improvviso come la trasformazione di un lupo mannaro, a proposito, non vedete quanto è luminosa la luna stasera, davvero luminosa» Iniziai gesticolando nervosamente.
Non avevo la più pallida idea di come fossi finita a parlare di lupi mannari, ma dato che inizialmente ero partita dalla luna, i lupi mannari ci stavano.
Silenzio.
La peggior cosa, mi sarei aspettata di tutto: da un tragico peggioramento del tic all’occhio di Anne ad una scenata gelosa di mio padre, oppure una dichiarazione d’amore eterno da parte di Roger, magari usando la scusante della luna.
«Pensandoci meglio, la luna è piena e se ci fossero lupi mannari in giro? Sapete, a Difesa Contro le Arti Oscure ce ne hanno parlato qualche volta, sono davvero…paurosi, anche se c’è sempre un’eccezione che conferma la regola» Continuai, adesso i lupi mannari erano il centro della mia argomentazione, speravo solo che non rimanessero in silenzio ancora un volta, me ne sarei davvero andata in camera mia, girando la toppa della chiave per ben due volte, a prova di Ahlomora.
Ally, non esagerare.
«Va bene, va bene, la smetto di tergiversare» Dissi alzando le mani colpevole.
«Cosa?  Ally è una cosa bella» Cercava di dire mio padre, tentativo fallito, affondato e irrecuperabile, non ci riusciva a farmi credere che ne fosse contento.
«Perché non ce l’hai detto prima?» Chiese Anne.
Il tic all’occhio era peggiorato e come, mi incuteva molto terrore, avevo avuto la prova certa che si comportava così solo con me, che donna strana.
«Non l’ho ritenuto importante» Dissi facendo spallucce.
Roger scoppiò a ridere, lui sapeva, ma solo perché viveva ad Hogwarts e mi vedeva più o meno ad ogni lezione di Erbologia, e se la mia prima ipotesi era vera forse mi seguiva anche per i corridoi, o mi spiava dal tavolo dei Corvonero e per un secondo avrei tanto voluto che l’avesse fatto solo per farmi beccare da mio padre, sarebbe stata una questione di qualche giorno, massimo una settimana, invece con la prima ipotesi – la più probabile, d’altronde – avrei dovuto conviverci fino alla fine delle vacanze e se la fortuna mi avrebbe voltato le spalle, per tutto l’anno scolastico, o almeno finché non gli fosse passata la cotta.
Perchè la sua era una cotta, giusto? Non volevo scoprirlo.
«Sì, comunque è davvero molto tardi, credo che andrò a dormire» Annunciai e con un sorriso stampato in faccia feci dietro-front verso le scale e una volta messo il piede nel primo gradino partì velocissima come se mi avessero messo in sella ad una Nimbus 2001.
Non ebbi il tempo materiale di guardare in faccia tutti i presenti, ragion per cui decisi di non immaginarla e pensai ad un piano semplice ma efficace per sopravvivere senza cibo fino al primo Settembre, dato che non avevo intenzione di uscire dalla mia camera per nulla al mondo.
Avrei aspettato che tutti andassero a dormire, poi mi sarei armata di bacchetta e sarei andata giù in cucina a prendere viveri a sufficienza per circa venti giorni, sarei sopravvissuta con cornetti e marmellata.
La mia linea ne avrebbe potuto risentire ma avevo altre priorità per le testa, come quella di non affatturare Roger.
Così aspettai che la sveglia sul mio comodino segnasse circa mezzanotte e mezza, poi presi una sacca dal mio armadio e con passo felpato aprii furtivamente la porta della mia stanza, poi la richiusi senza fare il minimo rumore.
Mi sentivo come una ladra nella mia stessa casa.
«Lumos» Mormorai e una flebile luce azzurra prese vita dalla punta della mia bacchetta, impedendomi di cadere rovinosamente a terra mentre scendevo le scale.
Arrivata indenne al piano di sotto mi avviai verso la cucina e aprii la dispensa.
I cornetti non c’erano più, ma al loro posto c’erano ben tre barattoli di marmellata, li presi tutti e tre mettendoli nella sacca.
Non mi sarebbero bastati per venti giorni, così presi anche la metà del ciambellone al cioccolato che era rimasto sul piano della cucina, se domani qualcuno avrebbe accennato alla sua sparizione io non centravo assolutamente niente!
Preso il ciambellone cercai ancora qualcosa, ma tutto quello che mi soddisfaceva erano alcune bustine di tè (avrei trovato un modo per usarle, sono pur sempre una strega!), qualche fetta di pane e mezzo barattolo di miele.
Stavo per ritornare verso le scale quando di sopra una porta si aprì e si richiuse molto velocemente, sentii un rumore di ciabatte che strisciavano sul pavimento  e decisi di nascondermi in bagno.
«Nox» Mormorai e feci per avviarmi verso il bagno, ero sicura che chiunque fosse non l’avrebbe usato, c’era quello al piano di sopra, quindi la sua meta era senza dubbio la cucina.
Beh, eravamo in estate, la gente aveva sete e di notte si svegliava per bere, mi pareva più che giusto.
A giudicare dai rumori la figura sospetta aprì il frigorifero, prese una bottiglia di vetro e lo richiuse, poggiò la bottiglia sul tavolo e prese un bicchiere dallo sportello, poi versò l’acqua e dopo aver bevuto ripose il tutto nel frigorifero.
Aprii leggermente la porta e il chiarore lunare proveniente dalle finestre mi fece vedere che saliva le scale trascinandosi, doveva essere mezzo addormentato.
Decisi di salire anche io, questa volta senza luce o avrei dato troppo nell’occhio, raggiunsi la mia camera e dopo aver chiuso a chiave, vuotai il contenuto della mia sacca sul letto.
Ero piuttosto soddisfatta della mia impresa notturna.
 
 
Ad ideare piani di clausura faccio proprio schifo e a mantenerli in piedi sono ancora peggio.
Le mie scorte erano finite in cinque giorni –  nemmeno una settimana, ci rendiamo conto? –  a colazione prendevo dell’acqua del rubinetto del bagno annesso alla mia stanza in un contenitore, poi creavo un fuoco portatile – sapevo che mi sarebbe tornato utile un giorno quell’incantesimo – e mettevo a scaldare l’acqua facendo così del tè, insieme al tè mangiavo un pezzettino di ciambellone e per tutta la mattina stavo a posto, anche perché non facevo attività poi così stancanti.
Verso l’ora di pranzo però cominciavo ad avere fame così prendevo mezza fetta di pane mettendoci o la marmellata o il miele sopra, a seconda dell’umore.
Poi, vogliamo parlare di quanto tenga allo spuntino pomeridiano? In casi di estrema gioia prendevo mezza fetta di ciambellone altrimenti in condizioni normali due cucchiai di marmellata.
A cena mi concedevo un’intera fetta di pane con la marmellata di ciliege.
Come dicevo però, dopo cinque giorni finii i viveri e mi toccò ricominciare ad andare a sedermi al tavolo con tutti gli altri se volevo mantenermi in vita.
Molto fortunatamente Agosto passò velocemente, anche perché dovevo finire quasi tutti i compiti e da sola.
Certo, avrei potuto chiedere aiuto a Roger ma dopo quella brutta faccenda nella quale ero arrivata a cacciar dentro anche dei lupi mannari non si rivelava un’ottima idea, così per la prima volta in vita mia finii tutti i compiti assegnati.
Era il ventiquattro di Agosto quando dovemmo inevitabilmente uscire di casa tutti e quattro appassionatamente per andare a Diagon Alley.
Ovviamente la nostra uscita era stata programmata in modo del tutto casuale, la lettera di Fred che mi diceva che il ventiquattro del mese sarebbero andati anche loro a Diagon Alley non aveva alcun valore.
Così verso le dieci del mattino eravamo tutti al Paiolo Magico pronti per andare a fare compere.
Dopo aver – giustamente – prelevato un po’ di grana alla Gringott mia padre trascinò Roger da Accessori di prima qualità per il Quiddich mentre Anne era convinta che mi servisse una nuova divisa per Hogwarts e che quindi andare da Madama McClan era d’obbligo.
Non sapevo perché ma c’era puzza di discorsetto tra matrigna e figlia e padrigno e figlio.
Inutilmente le avevo detto che la divisa che avevo l’anno scorso mi andava bene, anche po’ larga a dir la verità, ma dato che quella donna aveva voglia di spendere i suoi galeoni anche per comprare ossigeno mi trascinò nel negozio.
Dopo che Madama McClan prese le mie misure noi rimanemmo lì ad aspettare la consegna della divisa e Anne cominciò a parlare.
«Allora Ally, chi è questo bel giovanotto?» Mi chiese sorridente.
Decisamente no, non glielo avrei mai detto.
«Nessuno, davvero» Dissi, speravo di averle fatto capire che non avevo voglia di parlarne, e poi stare lì dentro mi avrebbe fatto solo perdere tempo, Fred non andava mica da Madama McClan anzi era molto probabile che si trovasse insieme a mio padre e a Roger mentre ammirava l’ultimo modello della Nimbus.
Così, dopo aver preso la divisa e averle fatto intendere che non avrebbe ottenuto nessuna informazione da me, la mollai al Ghirigoro con la lista dei libri in mano e me ne andai alla ricerca dei Weasley, infondo erano molto riconoscibili.
Provai a cercarli ovunque ma dei Weasley e di Fred e George in particolare nessuna traccia.
Nada. Pas. Niet.
Alla fine, dopo aver constatato di avere qualche falce in tasca me ne andai al Paiolo Magico, punto di partenza, decisa a prendere una burrobirra.
Ero decisamente depressa, non solo non avevo trovato Fred ma i sette giorni che rimanevano davanti prima di tornare a scuola si sarebbero rivelati un inferno.
Roger avrebbe spifferato tutto a mio padre se quella era la sua intenzione, o nel migliore – o peggiore? In entrambi i casi avrei fatto meglio ad emigrare in Perù – dei casi mio padre gliel’avrebbe tirato fuori a forza di promettergli quella nuova scopa.
Il mio cattivo umore svanì quando riconobbi sei inconfondibili persone dai capelli rossi sedute intorno ad un tavolo mentre ridevano e scherzavano.
Loro non si erano accorti di me, ma riconobbi i gemelli che erano di spalle, insomma li avrei riconosciuti anche ad occhi chiusi.
Presi la rincorsa magari per saltargli addosso e fare un’entrata degna di me, però qualcuno mi afferrò trascinandomi ad un altro tavolo.
Una massa di capelli corvini e un paio di occhi verdi si chiedevano dove fossi finita mentre io maledicevo con tutte le mie forza il mio fratellastro che aveva avuto la grande idea di avvistarmi e trascinarmi al tavolo dove lui e mio padre aspettavano ancora qualcuno, molto probabilmente Anne.
«Pensavamo che Madama McClan ti avesse uccisa» Esordì Roger con il suo pessimo senso dell’umorismo.
Se  doveva morire qualcuno quel giorno non sarei stata io, al massimo io sarei stata l’assassina, me lo sentivo.
Dovetti però ricredermi quando per un attimo pensai di suicidarmi.
Vi starete chiedendo perché improvvisamente fui tentata di salire su una scopa e sfracellarmi al suolo, oppure perché ebbi l’impulso di lanciarmi un’Avada Kedavra con la mia stessa bacchetta.
Ve lo spiego subito perché; perché il mio ragazzo – sì lo stesso che si era appena alzato dalla sedia e si avvicinava pericolosamente ai bagni – era appena passato affianco al mio tavolo senza degnarmi di uno sguardo.
Magari era George e aveva preferito non disturbarmi, no, quello era Fred, riconoscevo il suo profumo.
Fin qui potreste pensare che io sia matta a voler sprofondare nelle viscere della Terra solo perché il mio ragazzo mi aveva ignorata (il che era abbastanza grave), ma se vi dicessi che il braccio di Roger era posizionato in un modo piuttosto equivoco intorno alle mie spalle?
Ovviamente non mi sarei uccisa prima di aver disintegrato lui.
Mi alzai di scatto, e seguii Fred nei bagni, al diavolo la divisione tra maschi e femmine, non sarebbe stato uno stupido disegnino su una porta a impedirmi di parlare con Fred.
Avevo la brutta sensazione che il nostro primo incontro dopo tante settimane non sarebbe stato sei più rosei, eppure mi era mancato così tanto che avrei sopportato anche il peggiore dei litigi per abbracciarlo di nuovo.


Spazio Autrice (che ha preso 7½  a latino e si sente realizzata):
Okay, come vedete stavolta sono stata piuttosto veloce u.u (l'avevo detto che 'noi siamo infinito' mi avrebbe ispirata)
Comunque oggi il mio prof di greco e latino ha chiesto cosa voleva dire 'oblivion' e c'ero io con la mano alzata stile Hermione *^* (che poi nella versione che dovevo correggere c'era una tizia chiamata Hermionae, sto amando il mio libro di latino)
Lasciando da parte i miei successi scolastici che non penso vi interessino, vi premetto che mentre rileggevo il capitolo sembravo affetta da una malattia causata dalle troppe risate, ero accasiata sulla tastiera (scrivendo tante 'g' per giunta).
Sappiate che con questo non intendo trasmettervi questa malattia, se ne sarete affetti sperate che questo mio modo di scrivere non duri tanto, altrimenti...
Con questo mi dileguo e vi saluto.
Un bacione a tutti, belli e brutti (anche se siete tutti belli, lo so).
-Marianne


 
   
 
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