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Autore: JustAWallflower    26/02/2013    6 recensioni
-Ok, mi stai prendendo in giro.- affermo, più scettica di prima.
Lui sembra offeso dalle mie parole. –Non sono mai stato più serio di così, Moore.-
Ci penso su, indecisa su cosa fare. Da una parte, tutta la faccenda mi sembra ridicola, ma da un’altra…insomma, non ho niente da perdere.
-Voglio proprio vedere cosa sai fare, Styles.- dico accennando un sorriso, anche se lo guardo ancora circospetta.
Lui mi fa un sorriso trionfante. – Non vedo l’ora di dimostrartelo.- dice e mi stringe la mano con sguardo soddisfatto.
-Bene Evelyn da domani io, Harry Styles, sarò il tuo Made Coach!-
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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12. Can we fall one more time? Stop the tape and rewind.

 



Raggiungo l’esterno della scuola a passo svelto, voltandomi indietro solo per un secondo.
Lui non c’è. Meglio così.
Il parcheggio è ormai vuoto, le uniche auto rimaste sono solo quelle dei professori e dei collaboratori scolastici.
Nella prima fila sulla destra, noto la professoressa Meyer, di letteratura, che sta parlando con un ragazzo.
-Mi dispiace, Kevin, non ho avuto altra scelta…- dice, mentre sorregge due scatoloni dall’aria stracolma.
Kevin, un ragazzo alto alto e magro dai capelli rossi, la sta guardando con uno sguardo supplicante. –Ma la prego, signora Meyer! Quest’anno sarei dovuto andare in vacanza alle Isole Fiji!-
-E invece dovrai restare a casa a studiare, cosa che non hai fatto per tutto l’anno. Ovviamente puoi benissimo non presentarti agli esami e ripetere l’anno, credi che i tuoi genitori ne sarebbero contenti?-
Il ragazzo non fa in tempo a replicare, che una scatola scivola per terra, sparpagliando fotocopie e documenti sul terreno asfaltato.
-Dannazione!- esclama la professoressa. Forse l’imprecazione più forte che le abbia mai sentito dire.
Anche se l’anno scolastico è terminato, il mio spirito di studentessa modello ha la meglio.
Li raggiungo e li aiuto a recuperare tutto.
-Ah, signorina Moore! Stava finendo di svuotare l’armadietto?- mi chiede la prof.
-Si.- e anche il mio cuore.
Lei mi guarda con un sorriso quasi materno. –Sai, mi ha fatto davvero piacere promuoverti con il massimo dei voti, quest’anno. Ho sentito che hai dato anche delle lezioni private, può esserti attribuito come punto credito, sai?- Altro sorriso materno.
Io faccio spallucce, facendole capire che in questo momento m’importa davvero poco dei crediti, ma poi aggiungo: -Chiederò in presidenza, grazie.-
Quando abbiamo rimesso tutto in ordine dentro la scatola di cartone, il ragazzo si dilegua rapidamente. Io cerco di fare lo stesso.
La Meyer me lo impedisce. –Signorina Moore, potrei togliermi una curiosità?-
Io raddrizzo le spalle, disorientata e un po’ curiosa. Chissà cosa deve chiedermi.
-Certo.- replico.
Lei affina lo sguardo. –A chi ha dato ripetizioni?-
Per poco non mi lascio sfuggire un sospiro, rendendomi conto che ho trattenuto il fiato. –Ehm, a Harry Styles…-
Adesso è visibilmente confusa. –Harry… Styles? Quel ragazzo dell’altra sezione? Strano.- notando le mie sopracciglia  aggrottate, aggiunge:
-Harry è sempre stato un buon alunno. Sia chiaro, non era uno di migliori, ma il suo rendimento è abbastanza discreto.-
Io strabuzzo gli occhi. Che cosa vuol dire? Mi sta prendendo in giro, magari si è sbagliata. Harry mi aveva detto esplicitamente di avere enormi lacune in letteratura, e il fatto che ogni volta che tentavo di spiegargli qualcosa, lui cercava sempre di cambiare discorso, mi fuorvia ancora di più.
Non ho tempo di chiedere altro, poiché la professoressa è saltata sul posto dicendo qualcosa a proposito di alcuni gemelli lasciati non so dove e si è fiondata subito in macchina.
E così, rimango nel parcheggio, sola.
Un’ennesima domanda –che dapprincipio mi formulo continuamente da settimane- mi affolla la testa.
Perché?
 


 *********************

 
-Ti sei portata lo spazzolino? E il caricabatteria? Ti sei ricordata di mettere dentro anche qualche aspirina, non vorrei che ti ammalassi…-
-Mamma, è metà luglio, le probabilità che mi ammali sono davvero basse.-
-Meglio essere prudenti, amore.-
Alzo gli occhi al cielo. Da quando tre giorni fa sono arrivata a Cannes, sulla Costa Azzurra, non fa altro che chiamarmi per chiedere come sto.
Forse dovrei ricordarle che le chiamate interurbane costano e anche parecchio.
Joanne fa capolino nella mia stanza, con una borsa gigante sulla spalla destra.
-Ev, noi stiamo andando in spiaggia, vieni?- mi chiede.
Io annuisco e le faccio cenno di aspettare. –Mamma, ora devo andare.-
-Va bene tesoro, ti voglio bene e fai la brava.- mi raccomanda.
Sorrido. -Ti voglio bene anch’io.- e riattacco.
Prendo velocemente le mie cose e io e Jo ci dirigiamo in spiaggia.
Questa città è bellissima, proprio una di quelle da cartolina: mare blu e limpido, cielo azzurro senza il minimo accenno di temporali estivi e masse di turisti a non finire.
Quando Joanne mi ha detto di avere una casa qui e mi ha chiesto (anzi no, pregato) di passare due settimane con lei e i suoi amici, stavo per avere un attacco di cuore.
Arrivati in spiaggia, stendo la mia coperta sotto l’ombrellone che abbiamo affittato. Joanne invece si impossessa di una delle sedie a sdraio, mentre gli altri vanno
a tuffarsi in mare.
Mi tolgo velocemente la maglietta e il paio di pantaloncini e mi stendo per prendere il sole. I suoi raggi mi accarezzano dolcemente, mentre il rumore del mare e
delle risate delle persone intorno a me rilassano ogni mio muscolo. Con un dito, inizio a disegnare dei cerchi sulla sabbia.
-Questo posto è fantastico.- dico a Jo, per la milionesima volta.
Joanne sorride. –Mi fa piacere che sei venuta, non potevi perderti una vacanza del genere.-
Io ricambio il suo sorriso, accorgendomi che da quando sono qui non ho fatto altro.
La distanza da Holmes Chapel mi sta facendo bene. 
Anzi, più che la distanza, ciò che mi sta facendo bene è l’assenza.
Sono settimane che non ho più notizie su Harry.
E sono settimane che non faccio altro che chiedermi dove sia.
Joanne, quando ho avuto il coraggio di chiederglielo, mi ha detto che è in vacanza dagli zii.
Sospiro impercettibilmente, sentendo la nostalgia aumentare, e mi metto prona, dando le spalle al sole.
Mi manca, ma non voglio vederlo.
Un controsenso più che sbagliato. Se penso a Harry, la malinconia mi stringe il cuore e l’unica cosa che vorrei fare è andare da lui, ovunque sia, e abbracciarlo,
dirgli che l’ho perdonato, perché ormai non serve più a nulla essere arrabbiata; tuttavia, una parte di me è ancora delusa da ciò che è successo e se lo vedesse
presentarsi davanti alla porta come ha fatto dopo la festa, gliela sbatterebbe di nuovo in faccia.
Non so che fare, è questo il punto. Almeno per due settimane, preferisco non pensarci  e fare finta che non sia mia accaduto nulla.
-Evelyn?- mi chiama Joanne e dalla sua voce sospetto che stia sonnecchiando.
-Mh mh?-
-Puoi andare a prendermi una granita?-
Mugugno.
-Dai, per favore.- mi implora, quasi stia per morire.
Lentamente e controvoglia, mi alzo in piedi e indosso di nuovo i pantaloncini. –Che gusto vuoi?-
Jo sorride soddisfatta, gli occhi nascosti da un grosso paio di occhiali da sole. -Menta.-
 
Sbuffo. Sono dieci minuti buoni che aspetto che qualcuno mi servi, senza trovare nessuno al bancone.
Alla fine, un ragazzo alto e abbronzato si degna di uscire dalla cucina per soddisfare i bisogni di poveri clienti come me.
Non appena mi vede, mi fa un sorriso, rivelando una fila di denti bianchi. –Salve dolcezza, desidera?-
Io, che vorrei tanto ficcargli il suodolcezza Voi-Sapete-Dove, mi sforzo di sorridere. –Una granita alla menta.- dico, in un francese poco convinto.
Lui si volta verso la macchina delle granite e riempie il bicchiere. Alla cassa, mentre finge di avere un problema con il rotolo dello scontrino, decide di mettere
in atto la sua tecnica di flirt.
-Da dove vieni?- mi chiede.
-Uhm, dal Cheshire, in Inghilterra.-
Lui sorride ancora. –Lo immaginavo, hai il tipico accento inglese.-
Aspetta che porti io avanti la conversazione, magari stando al suo gioco.
Ma non ne ho la minima intenzione.
-Hai da fare stasera?- mi chiede, mentre digita il conto e fa uscire lo scontrino.
 -Purtroppo si.- Lo illumino con un falso sorriso, di quelli che riesci a capire subito se uno ti sta mentendo o no.
E io voglio che lui capisca che sto mentendo.
Mi volto e gli do le spalle. Non faccio in tempo a mettere un piede fuori, che sento qualcuno sbattermi contro.
La granita mi si versa addosso, in tutta la sua freddezza. In un istante, sembra di trovarmi al polo nord.
-Ma vuoi stare attento, cazzo?!- mi ritrovo a dire, senza pensare che molto probabilmente chiunque sia stato non parli inglese. Alzo lo sguardo verso  il colpevole
e rimango pietrificata.
Adesso sono davvero al polo nord.
-Scusa, non ti avevo visto.- dice il ragazzo dagli occhi color smeraldo.
Harry Styles è qui davanti a me.
 
 

********

 
-Non ci posso credere…-
-Evelyn, calmati…-
-No che non mi calmo, cazzo! Lui è qui! Ma come cazzo è possibile?!-
-Ev, adesso siediti e prendi un bel respiro.-
-Non ci riesco, va bene?! Ma come è possibile…-
Joanne mi viene incontro e,afferrandomi  le braccia, inizia a scuotermi.
Io rimango un po’ interdetta. –Ma che fai?!-
-Devi. Calmarti.- mi ripete lei, facendomi sedere sul letto.
-Respira.- mi ordina. Faccio come mi dice.
Quando vede che mi sono calmata, mi chiede di raccontarle tutto.
Io lo faccio, ricordandomi di respirare. Alla fine mi sembra di aver corso la maratona di New York.
-Beh, questo si che si chiama destino!- è l’unica cosa che riesce a dire la mia amica.
La guardo male. -No, questo si chiama stalking! Ma come faceva a sapere che sarei venuta qui?- sbotto.
-Forse non lo sapeva.-
-Ne dubito.-
-Dovresti parlargli.-
-Oppure potrei ignorarlo.-
-Non puoi scappare da lui per sempre.-
-E chi lo dice?-
-Evelyn, dico sul serio. Parlaci, almeno per sapere cos’ha da dirti. Dopo potrai decidere se escluderlo per sempre dalla tua vita o perdonarlo.- Joanne mi guarda con sguardo fermo. La questione è di massima importanza.
Mi alzo dal letto e riprendo a camminare avanti e indietro. -Ma Jo, io…-
-Cosa?- Mi chiede, decisamente spazientita, iniziando a giocherellare con il cellulare.
-Ho paura.- dico.
-Di cosa?-
Esito.
Ho paura di troppe cose: di guardarlo negli occhi e perdermi nel verde che essi contengono; di essere investita dalla curva del suo sorriso; di sapere che per lui ora è cambiato tutto e non conto davvero più niente.
Ho paura di amarlo.
Ho paura di essere ferita di nuovo.
Non ricevendo risposta, Jo alza lo sguardo dal display. Forse ho qualcosa sul viso, perché non appena mi vede la sua espressione si fa preoccupata e mi si avvicina.
Mentre vengo stretta dal suo abbraccio, sento lacrime calde e silenziose che corrono lungo le mie guancie.
-Shhh, non fare così. Vedrai che andrà tutto bene.- si scosta per guardarmi negli occhi. –Quando lo incontrerai, questa sera, avrete modo di parlare con calma e tutte queste insicurezze saranno state inutili. Vedrai che tutto si sistemerà.- mi rassicura.
Le probabilità che lo rincontri sono davvero basse.- La guardo, triste.
Lei, al contrario, mi sorride, mostrandomi il cellulare.
A questo particolare ci ho già pensato io.-
 

******

 
 
Cammino per le strade di Cannes a passo incerto e volutamente lento.
Tra poco lo vedrò.
Tra poco lo vedrò.
Tra poco lo vedrò.
Dio, non riesco ancora a capacitarmene. Ho le budella intrappolate in una morsa di ferro bollente.
Vorrei smettere di camminare e rimanere qui, immobile, in una
strada piena di gente. Vorrei non dovere affrontare questa situazione.
Non so neanche da dove venga tutta questa agitazione. Dopotutto, è solo Harry. Tra poco parleremo e fine della storia: chiuderò questo dannato capitolo per sempre.
Sono arrivata. Perlustro la piccola piazza con lo sguardo e lo trovo seduto su un muretto, a guardare l’orizzonte immerso nella notte.
Indossa un paio di bermuda color cachi e una camicia a maniche corte azzurra; i suoi capelli sono disordinati come al solito, ma forse è proprio questo che lo
rende così irresistibile agli occhi di tutte le ragazze.
Senza che me ne accorga, inizio ad avvertire piccoli brividi lungo le braccia, sulla schiena, fino al centro dello stomaco. So di sicuro che non sia colpa del freddo, anzi,
qui fa davvero caldo.
Sto per girarmi su i tacchi e correre via, ma lui si volta e io rimango impietrita al mio posto.
Harry invece, non appena mi vede, sorride, mostrando una fossetta, e sposta le gambe a penzoloni verso di me.
-Evelyn!- con una mano mi fa cenno di avvicinarmi.
Io, con un timido sorriso, mi incammino verso di lui. Mi arrampico sul muretto e mi siedo al suo fianco. Il vestito color malva con le spalline sottili che ho scelto per la serata mi lascia gran parte delle gambe scoperte, che adesso sfregano contro le pietre sotto di me.
-Ciao.- dico, cercando di guardarlo.
Harry mi fissa intensamente, per niente intimorito. -Hey, come va?-
Alzo le spalle. –Al solito.-
Fine dei saluti. Ce ne stiamo per qualche secondo in un silenzio più che imbarazzato, prima che lui decida di fare la prima mossa.
-Ti ho pensato spesso in queste settimane.- mi dice.
-Ah, ma davvero. Scommetto che hai anche scritto il mio nome dentro un cuoricino sul tuo quaderno per milioni di volte.
Non appena mi lascio sfuggire questo commento sarcastico, mi mordo forte la lingua.
Harry sospira, chiudendo un attimo gli occhi.
-Sono serio, Ev.- Gli riapre, investendomi ancora una volta con il suo sguardo verde e così intenso.
Rimango un attimo spiazzata. Prima che possa dire qualunque cosa, mi chiede se voglio fare un giro. Accetto, così ci incamminiamo verso la spiaggia.
Mi tolgo le scarpe e iniziamo a camminare a passo lento sul lungomare semi-deserto, guardando il mare brillare sotto la luce della luna.
E’ un’atmosfera magica, una di quelle fatta di sussurri, baci rubati e carezze di fuoco distesi sulla sabbia.
La vicinanza di Harry Styles non migliora di certo la situazione.
Ancora una volta, è lui il primo a parlare. -Lo so che quel che fatto è fatto, ma mi dispiace davvero per quello che è successo alla festa.-
-Non sono più arrabbiata con te.- mi ritrovo a dire, stupendomi di quanto sia vero. Non provo odio verso di lui, neanche rammarico, o delusione.
Forse hanno ragione, dicendo che con il tempo passa tutto quanto.
Mi chino per raccogliere una conchiglia portata dalla marea. Quando mi rialzo, lui è lì che mi guarda.
-Davvero?- chiede assottigliando lo sguardo, scettico.
Alzo gli occhi al cielo. –Si.-
Adesso sembra un tantino più convinto. -Davvero davvero? Mi hai perdonato?-
Accenno un sorriso, divertita. –Certo, Harold, ti ho perdonato.-
Lui rimane un attimo immobile, dopodiché il suo volto si illumina, coinvolgendo ogni suo muscolo.
Mi circonda con un abbraccio, alzandomi in aria e facendomi girare in tondo contemporaneamente.
-Styles, mettimi giù!- Protesto, ma lui non mi lascia.
-Sai, mi sembra una reazione piuttosto esagerata.- aggiungo e cerco di divincolarmi, con scarso successo.
Rimango inerte come una bambola, fin quando non si decide a posarmi a terra.
-Non ci posso credere, grazie Ev, sei la persona più fantastica della terra!- esclama.
Non l’ho mai visto così felice.
-Oh, ma andiamo! Se avessi saputo che ci tenevi così tanto, ti avrei perdonato secoli fa.- dico, ridendo.
Harry diventa d’un tratto serio, pur conservando un’aria serena.
-No, perché non l’avrei meritata.- Riprendiamo a camminare mano nella mano.
Il mio corpo freme per quel contatto e mi abbandono al calore del suo corpo.
Continua. -Sai, sono stato uno stronzo. Non solo per il mio comportamento da testa di cazzo alla festa, ma anche per la situazione generale.-
Aggrotto le sopracciglia. –Che vuoi dire?-
-Ti ricordi quel giorno in biblioteca, quando mi sono offerto come tuo Made Coach?- Nel vedermi annuire, va avanti. –Ti ricordi che cosa ti ho detto?- chiede.
Io ritorno improvvisamente indietro nel tempo, come trasportata da un filo invisibile.
- Sai, solo perché non ci parliamo non vuol dire che io non sappia come sei. Certo, forse non so qual è il tuo colore preferito, oppure che musica ascolti…ma un’idea
di te me la sono fatta.-

–Tu non sai niente, oltre al fatto che ho una buona media.-
-Hai ragione, non ti conosco, ma so cosa passa per la testa di quelle come te. Le ragazze come te non aspettano altro che arrivi qualcuno che le faccia uscire
fuori allo scoperto, perché hanno troppa paura di farlo da sole.-

Quell’ultima frase mi era entrata dentro, attaccando il mio orgoglio. Prima non volevo ammetterlo, ma adesso, credo che Harry avesse completamente ragione.
-Volevi che smettessi di farmi mettere i piedi in testa dalle persone, che trovassi il coraggio per farmi valere.-
Lui accenna un sorriso amaro. –Già. Volevo fare emergere la vera te, quella che tentavi così accuratamente di nascondere, volevo che capissi che fantastica e bellissima ragazza sei.- avvicina una mano verso il mio viso, iniziando ad accarezzare dolcemente una guancia.
-Invece non ho fatto altro che conciarti come una barbie e spronarti a fare cose che non volevi fare. Quella non eri tu, ma quella che
gli altri si aspettavano che tu fossi
.- E’ deluso di sé stesso.
-Harry, non dire così. Tu mi hai aiutata tantissimo, più di quello che credi.-
Lui scuote la testa. –Ma potevo fare di più.-
Adesso sono io a scuotere la testa, contrariata. Gli prendo il volto tra le mani, lo sguardo deciso come non mai.
-Adesso ascoltami bene, Harry Edward Styles. Neanche cinque mesi fa camminavo per i corridoio della scuola a testa bassa, con una felpa
XXL, senza neanche un amico, con la consapevolezza che nessuno mi avrebbe mai notata. Non avevo un obbiettivo, l’unica cosa che mi risollevava era sapere che dopo poche ore sarei uscita da quello zoo e rintanata in casa tra i miei amati libri.
-
-Ma alla fine qualcuno mi ha notata, ha finto di essere un asino senza speranze solo per stare  un po’ con me.-
Harry sorride, un po’ imbarazzato. –L’hai scoperto, alla fine.-
-Si, e sono anche convinta che dietro il nostro incontro casuale al bar ci sia lo zampino di Joanne. Comunque è stata molto originale
la scusa delle ripetizioni, davvero.-
Lo prendo in giro.
-Hey, dovevo avere un pretesto che suonasse valido per avvicinarti!- protesta.
-Si, va bene, ma avrei preferito un invito al McDonald’s.-
Scoppiamo a ridere.
-Posso fare una cosa?- mi chiede a bruciapelo Harry.
Un brivido si diffonde dietro la schiena. –Certo.-
Lui si avvicina, reclinando in volto verso il mio. Osservo le sue labbra perfette schiudersi, rivelando il bianco perfetto dei denti.
Con il fiato corto, lo osservo avvicinarsi sempre di più, pregustando il sapore delle sue labbra sulle mie.
Agile come un felino, Harry mi solleva di peso, per poi buttarsi a capofitto nel mare.
Mi lascio sfuggire un urlo, più per lo spavento che per la freddezza dell’acqua. Anzi, ad essere sinceri è piacevolmente calda.
Mi rimetto in piedi, annaspando. –Ma sei deficiente?!- gli urlo, cercando di essere seria.
Lui tira fuori un sorriso da ho-solo-diciotto-anni e inizia a nuotarmi intorno.
-Ma non riesci mai a fare il serio, tu?- dico, questa volta non tentando di trattenere una risata.
Me lo ritrovo davanti. –No, mi spiace.- dice spruzzando acqua dalla bocca.
Facendo la finta offesa, inizio ad allontanarmi dalla riva, spingendolo a seguirmi.
Quando lo sento sfiorarmi la caviglia, mi fermo.
Le nostre mani si cercano nell’acqua e finalmente si trovano. Il suo volto è di nuovo vicino al mio, con i capelli bagnati attaccati al volto.
I miei sensi sono alle stelle, riesco a avvertire tutto. Avverto l’aria umida di luglio solleticarmi la pelle, i capelli lunghi disposti a raggiera che mi solleticano le spalle,
i vestiti attaccati al corpo, gli occhi di Harry che osservano ogni mia reazione.
Questa volta sono io a prendere iniziativa. Senza esitare, avvicino le mie labbra alle sue, regalandomi il bacio che tanto ho aspettato.
E’ un bacio salato, dal sapore dell’oceano, ma è il più dolce e il più intenso che abbia mai provato in vita mia.
Ci guardiamo, l’uno immerso nello sguardo dell’altro. Non c’è nessuno ti amo sussurrato tra le onde della notte, non ce n’è alcun bisogno.
Sono gli occhi che parlano, quelle due perle che non potranno mai nascondere la verità.
Oggi, qui, adesso, sento di valere qualcosa.
Perché Harry è la mia forza, ed è qui con me.
 
 

 
 


SCUSE E RINGRAZIAMENTI.
 
Quando ho iniziato a scrivere questa storia, sapevo che alla fine mi sarei affezionata ai personaggi, ma soprattutto ai miei lettori.
Ogni vostra recensione mi sprona sempre più a fare di meglio, a migliorare e a raccontarvi quello che mi frulla per la mente.
Mio Dio, anche questa è giunta a termine, non ci posso credere! :O
Spero di non avervi deluso con questo finale, mi dispiacerebbe molto sapere che non solo vi ho fatto aspettare secoli prima di rifarmi viva, ma non
sono neanche riuscita a soddisfare le vostre aspettative!
Proprio per questo, vorrei sapere cosa ne pensate della mia storia, almeno per l’ultima volta.
 
So che non ho aggiornato per mesi e  MI DISPIACE TANTISSIMO! Ho avuto un piccolo blocco riguardo all’ultimo capitolo di Made, che sono riuscita a
risolvere solo poco tempo fa.
Mi dispiace anche per non aver risposto alle recensioni. In questo sono senza scuse: sono stata una baldracca! U.U Ultimamente mi capita spesso e mi ritrovo
sempre a rispondere all’ultimo momento, solo che con Made ho fatto passare davvero troppo tempo e rispondere sarebbe stato inutile -.-“”””
Però sappiate che le ho lette tutte e siete state tutte davvero dolci e super-mega-ultra (credo di essere l’unica che continua a usare questa espressione!) pucciose
con i vostri commenti =***
 
Adesso si passa ai ringraziamenti.
Come ho già detto altre volte, io non so come farei senza il vostro supporto.
So che non sono niente, non mi azzardo neanche a chiamarmi  con quel nome che inizia per “S”, oppure per “A”, perché non lo sono, ma grazie a voi ho la possibilità
di mettermi alla prova e rendermi conto dei miei limiti (Eh già, qui su EFP ci sono ragazze così brave al cui confronto io sono una bambinetta dell’asilo!).
Vorrei mettermi qui ad elencare i nomi di tutte voi bellissime ragazze (anche bellissimi ragazzi?:3 *DirectionerBoysMarryMeee*), ma siete davvero tante e
le mie povere dita si stancherebbero.
Faccio un bel ringraziamento generale, che ne dite?
GRAZIE DIRECTIONERS, SIETE LA MIA SECONDA FAMIGLIA!:’)
 
O mamma, sto scrivendo un papiro egiziano! Adesso smetto, promesso…
Voglio solo dire di nuovo grazie! E scusate per il ritardo! E anche che se volete continuare a seguirmi, potete leggere anche le altre mie storie in corso
(prossimamente ce ne saranno anche altre che non vedo l’ora di pubblicare *w*).
Ciao a tutte, vi amo =*
JustAWallflower
 
 
p.s. Messaggio speciale per Beba_Loves_London: come già detto, non ho risposto alle recensioni dello scorso capitolo, ma le ho lette ben volentieri.
Le tue parole mi hanno commosso tantissimo, come sempre del resto, e quella frase che mi hai scritto, dicendo di aver pensato a me mentre la leggevi, non
ha fatto altro che “peggiorare” la situazione.
Ti dico solo che ho allagato la tastiera e fatto versi strani da cucciolo affamato :’3
Sei fantastica, ti voglio bene, amica mia.
Un bacio enorme =*

  
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