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Autore: ra89    26/02/2013    1 recensioni
Dopo sei anni torno a riproporre le mie vecchie storie rivisitate e corrette, con tanti capitoli in più e finalmente con un finale.
Una convivenza forzata potrà sciogliere i pregiudizi che durano ormai da anni? Potrà anche avvicinare persone che si sono da sempre odiate e allontanarne altre che sono sempre state come una famiglia?
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Ciao ragazze

10 il sogno

 

 

 

-í-

 

 

 

 

Senza farsi vedere, Draco era riuscito a raggiungere il castello.

Come tanti altri ragazzi, conosceva a menadito almeno cinque passaggi segreti per entrare e uscire dal castello di nascosto.

Questa volta optò per quello nascosto dietro ad un contrafforte del lato est del castello.

Lentamente planò verso quella che doveva la posizione adatta.

Appoggiati i piedi, scese dalla scopa e con un piede diede un calcio ad un mattone un po’ più scuro degli altri.

La semplice azione risultò un’impresa ardua. Non solo il mattone era ad un metro dal suolo, ma Hermione iniziava a pesare.

Dopo qualche istante, una serie di mattoni iniziarono a spostarsi, creando così un’apertura.

Senza farsi pregare Draco entrò.

 

Il corridoio in cui era entrato non solo era basso e umido, ma anche assolutamente buio.

Camminò così nell’oscurità.

Lui e quella ragazza in braccio, soli.

 

Finalmente uno spiraglio di luce arrivò agli occhi del giovane, segno che la meta era stata raggiunta.

Ancora una volta si aiutò con il piede e fece forza su una parete.

Mantenere l’equilibrio non era semplice, ma la sua determinazione gli fu di grande aiuto.

Quando anche l’ostacolo della parete fu superato, Draco si trovò accecato dalla luce che proveniva dalla Sala Comune dei Serpeverde. Infatti il passaggio portava proprio dietro ad una grande statua posta sulla parete ovest della stanza.

Era consuetudine per i Serpeverde usare quel passaggio durante gli incontri segreti o le fughe notturne destinate a sfociare in assurdi scherzi agli studenti delle altre Case.

 

 

Fortunatamente non c’era ancora nessuno. Tutti dovevano ancora essere a Hogsmeade.

 

Una volta entrato nella stanza di Hermione, si avvicinò al letto e appoggiò la ragazza sul letto.

Chiamò a se un kit di pronto soccorso che teneva nella sua stanza in caso di bisogno, e prese una boccetta contenente un liquido giallognolo.

Fece passare una mano sotto il capo della Grifondoro sollevandole la testa, e con l’altra avvicinò la boccetta alle sue labbra.

Facendo una lieve pressione su quella morbida carne, riuscì a farle schiudere la bocca e a far entrare alcune gocce della pozione.

Attento a non commettere gesti bruschi, tolse la mano da sotto la nuca e la lasciò delicatamente cadere sul morbido cuscino.

 

 

Nel frattempo la ragazza che lui trattava con tanta cura si trovava da tutt’altra parte, se non fisicamente, almeno col pensiero.

 

Non capiva se stava sognando, se era morta o se era nel limbo.

Tutto intorno a lei era nero.

Non c’era un pavimento a sostenerla, né un cielo a sovrastarla. Solo un fittissimo buio.

Non c’erano rumori, il buio sembrava aver ovattato anche quelli.

Non c’era nulla.

Pensò di aver perso la vista o l’udito a causa dello scontro, ma alzando le mani, riuscì a vederle distintamente e il regolare rintocco del suo cuore, le fecero capire che la causa era un’altra.

Pensò che avrebbe dovuto muoversi e cercare un qualsiasi punto di riferimento.

Ma non c’era nulla che poteva aiutarla ad orientarsi.

Avrebbe voluto gridare, battere i piedi e mettere i pugni, ma nessuno l’avrebbe sentita.

Improvvisamente si fece prendere dal panico e iniziò a correre.

Non sapeva dove andava, ma poco importava.

Lì, ovunque era lo stesso posto.

Dopo alcuni minuti si fermò esausta e si sedette per terra.

Si strinse le ginocchia al petto, vi appoggiò la testa e si lasciò andare in un pianto sordo.

Pochi singhiozzi e molte lacrime.

Non sapeva dove si trovava, non aveva la sua bacchetta e non c’era nulla e nessuno che la potesse aiutare.

Non riusciva a mantenere il suo famoso sangue freddo.

Era come denudata di tutte le sue sicurezze.

Aveva freddo e si sentiva sola.

Passarono parecchi minuti, forse ore. Hermione non lo seppe dire.

Il pianto si era fermato, lasciando spazio a un vuoto incolmabile.

Sapeva che non poteva fare nulla per uscire da quel luogo. Non era da lei arrendersi, ma in quel momento non le sembrava esserci via di scampo.

L’unica cosa che le restava era se stessa.

Iniziò così a pensare e si accorse che poco a poco il buoi si diradava, lasciando intravedere quelle stesse immagini che lei stava pensando.

Si accorse che era solo un’illusione, non la realtà, quando cercò di toccare una spalla di Harry e chiamarlo a gran voce.

Solo immagini.

Cercò quindi di pensare ai suoi amici, magari l’avrebbe fatta sentire meno sola rivivere i bei momenti con loro.

Ricordò quando per la prima volta li incontrò, quando per la prima volta rischiò la vita con loro e quando per la prima volta si accorse di provare qualcosa per Ron.

Ron.

Ingenuamente aveva scambiato l’affetto con l’amore, con la conseguenza di aver illuso il suo amico e se stessa.

Rivisse il momento del loro primo bacio e di quelli successivi, sempre meno passionali e sempre più fraterni.

Poi un’ombra di tristezza la invase e immediatamente anche tutto quello che la circondava scomparve, tornando al buoi originario.

Lei aveva rischiato di morire tante volte, aveva bellissimi voti, genitori che l’amavano e amici che avrebbero dato la vita per lei, ma a parte l’illusione di Ron, mai nella sua vita aveva provato il vero Amore, quello con la A maiuscola.

Troppo chiusa in se, non aveva mai dato spazio a quella parte irrazionale che le avrebbe permesso di lasciarsi andare e magari trovare l’amore.

Solo una volta aveva allentato la presa e proprio quella volta era quasi finita a letto con Malfoy.

Una morsa allo stomaco e un battito cardiaco irregolare si impossessarono di lei al solo pensiero di quel ragazzo.

Perché con lui.

Perché lui.

In quel momento il buoi si diradò una seconda volta e apparve il momento in cui lei e Malfoy si incontrarono, o per meglio dire, scontrarono, la prima volta. A quella scena ne succedettero tante altre. Sempre loro due, durante i loro bisticci e scontri.

Poi quella mattina e poi ancora il pomeriggio, dove lei si era accorta che forse i suoi pregiudizi erano infondati e che forse lui era diverso.

Era la prima volta che ammetteva a se stessa quelle cose e si rese lentamente conto che in quel modo si spiegava quello che era successo nelle ultime ventiquattro ore.

Provava qualcosa per Malfoy.

L’immagine della Serpe apparve davanti a lei.

Aveva sempre creduto di odiarlo per il suo modo di fare, in realtà non riusciva ad accettare che ci fosse qualcun altro che come lei fingesse di essere un’altra persona.

Lentamente l’ologramma alzò una mano e le sfiorò il viso, poi svanì nel nulla, lasciandola di nuovo sola.

Ma ora era diverso da prima.

Non aveva più freddo, c’era qualcosa dentro di lei che la scaldava e la faceva sentire felice.

 

 

 

Draco stava riponendo quella che era la pozione che lo aveva aiutato numerose volte dopo i violenti scontri nelle missioni per il Signore di suo padre, quando un gemito raggiunse le sue orecchie.

Hermione si era svegliata e ora si stava stiracchiando sul letto.

Draco si voltò e chiamando una poltrona accanto a se, si avvicinò al letto –Era ora!-

-Cosa?!…- Ok, forse non si era proprio svegliata del tutto.

-Ho detto che era ora che ti svegliassi, pensavo volessi dormire ancora per un po’- Ora il ragazzo si era accomodato a fianco del talamo.

Hermione si stropicciò gli occhi e cercò di dare un senso a quelle parole. Poi, a poco a poco, iniziò a ricordare e tutto le fu più o meno chiaro.

Il cuore iniziò a batterle all’impazzata e le immagini tornarono a farsi vive nella sua mente.

Con uno scatto si alzò a sedere e si voltò verso Malfoy –Come stai? Cioè non sei stato colpito, vero?-

Non sapeva perché aveva avuto quella reazione, i fondo doveva mantenere un certo controllo, ma in quel preciso istante, anche se la curiosità di sapere quello che era successo era veramente tanta, la prima cosa che le uscì dalla bocca era chiedere la conferma che quel ragazzo che le stava a fianco stesse bene.

Draco si aspettava domande e insulti a non finire e quella domanda lo spiazzò, ma non lo diede a vedere. Anni di indifferenza erano serviti anche a questo –Certo che no! Altrimenti credi che sarei qui a parlarti! Per essere la famigerata so-tutto-io, ti credevo più brava a riconoscere le maledizioni senza perdono!-

-So benissimo che era un’Avada Kedavra!- e mentre tornava a coricarsi completamente aggiunse –è solo che volevo essere sicura che non ti fossi fatto nulla…-

Ancora una volta le parole le erano uscite senza che lei volesse, ma stranamente non le rimpianse, anzi si sentiva sollevata per aver dato voce, anche se inconsciamente, a quello che pensava.

 

Se prima era sorpreso, ora era esterrefatto.

 

“volevo essere sicura che non ti fossi fatto nulla”.

 

Quelle parole sembravano riecheggiargli nella testa.

 

“volevo essere sicura che non ti fossi fatto nulla”.

 

Questa volta non riuscì a mascherare il suo stupore ed Hermione se ne accorse.

Avrebbe potuto cogliere quell’attimo per sottoporlo a un terzo grado con i fiocchi, ma qualcosa dentro di lei la fermò.

Sentiva che non era il momento.

Ma non per questo si risparmiò nelle frecciatine -Beh, di cosa ti sorprendi? Se non me ne importava nulla di te ti avrei lasciato morire…-

Poche parole che dentro Draco scatenarono l’inferno.

Non sapeva cosa dire.

A lei importava di lui?

Certo, in quel modo si spiegava perché lo aveva salvato e perché quella mattina ci era quasi stata, ma la cosa gli suonava ugualmente strana.

Poi si ricordò che quello era il suo intento sin dall’inizio.

Farla cadere ai suoi piedi.

Ma ora che era sulla buona strada, si rese conto che c’era qualcos’altro, oltre che al suo orgoglio, che lo portava a volere la Granger.

Hermione ancora una volta si accorse di come le sue parole avevano colpito Malfoy.

Tra loro cadde un silenzio imbarazzante.

Lui non sapeva come rispondere a quelle parole. Non gli era mai capitato di trovarsi in una situazione del genere.

Lei non voleva dire altro sull’argomento, ma detestava quel suo silenzio.

Ben presto tra i pensieri della riccia, ne fece capolino uno. Certo, avrebbe rovinato l’atmosfera, ma prima o poi ne avrebbero dovuto discutere. Tanto valeva approfittarne.

-cos’è successo al parco?- la voce quasi come un sussurro.

Draco trasse un sospiro di sollievo per non essere stato obbligato a continuare la conversazione, ma anche quella che si presentava sembrava non meno insidiosa –niente di importante…-

“certo, bella scusa, potevi pensarci meglio, ora col cavolo che si arrende” pensò tra se e se

-scusa, credo di non aver sentito bene, sai, dopo una giornata del genere, non è che potresti ripetere?- Hermione aveva sentito benissimo, ma non aveva voglia di litigare subito. Per quello c’era tempo.

Draco non sapeva se crederle o no, ma colse la palla al balzo -Ho detto che non è nulla che ti riguarda-

“ma dove le vado a pescare io le scuse?” la vocina nella sua testa stava iniziando a meditare di fargli chiudere le orecchie nel forno una volta terminata la conversazione.

-Malfoy, senti, sono stanca e non mi va di litigare, quindi te lo ripeto per la terza e ultima volta. Cosa è successo nel parco? E questa volta vedi di non dir baggianate, o potrei schiantarti seduta stante- la voce calma rendeva la minaccia leggermente inquietante.

-Mezzosangue, non sono affari tuoi, tu ci sei capitata in mezzo per sbaglio, ma non sono affari tuoi, quindi lascia perdere- e sperando che lei ascoltasse il suo consiglio si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta.

-NON AZZARDARE AD ANDARTENE!!- Ok, forse aveva alzato un po’ troppo la voce, ma solo perché lei non riusciva ad alzarsi senza rischiare di svenire, non gli dava il diritto di allontanarsi per chiudere la conversazione –Malfoy, senti, non mi interessa se prima io non c’entravo nulla. Ora mi riguarda, e anche da vicino! Quindi muoviti a dirmi cos’è successo-

Draco si voltò e la fulminò con lo sguardo –Sennò cosa fai? Mi mordi?-

-no, non oserei mai, quella è una tua specialità- un attimo di silenzio e poi la ragazza ripartì all’attacco –cos’è una questione privata tra te e i tuoi amici Mangiamorte? avete avuto un bisticcio su chi avrebbe dovuto uccidere il prossimo innocente? O povero piccolo assassino incompreso...- ok, forse aveva esagerato, ma voleva assolutamente sapere tutto e se farlo arrabbiare era un modo, beh, allora avrebbe rischiato.

-NON OSARE MAI PIU’ PARLARE DI COSE DI CUI NON SAI NULLA!!!- Era veramente infuriato.

Lei non sapeva nulla di lui. Essere un Serpeverde e figlio di Lucius, non significava nulla.

Lui era diverso e lei non era nessuno per potersi permettere di giudicare.

Questa volta si avviò con più decisione verso l'uscita.

Hermione non lo aveva mai visto così adirato e, inizialmente, si spaventò, ma poi riprese coraggio -certo che non so nulla, e come potrei se tu continui ad allontanare chiunque provi ad avvicinarsi e a cercare di capirti?- nonostante le parole, il ragazzo non si fermò, così giocò l'ultima carta.

Fece così forza sui gomiti e si sedette sul letto, poi si alzò in piedi e fece un passo verso Malfoy, quando le ginocchia le cedettero. Cercò di trovare appiglio nella poltrona per non cadere, ma la forza le venne a mancare in tutto il corpo e quindi anche la presa risultò un vano movimento goffo.

Si era già rassegnata a vedersi ruzzolare a terra, quando due morse salde le afferrarono le braccia e le evitarono una rovinosa caduta.

Non capì bene come le cose si erano svolte perché era successo tutto troppo in fretta, ma ora, invece che stamazzare al suolo, si trovava tra le braccia di Malfoy.

Dopo averla afferrata, le aveva passato un braccio dietro la schiena e uno sotto le gambe e l'aveva sollevata, portandola poi sul letto, per la seconda volta in un'ora.

In quei pochi istanti il cuore di Hermione ebbe un'impennata.

Nell'istante in cui sentì la sua presa allentarsi per lasciarla sul letto, lei gli intrecciò le braccia dietro il collo e avvicinandosi al suo orecchio gli sussurrò -Grazie...-

Con una mano lui le spostò un ricciolo ribelle e glielo mise dietro l'orecchio -Piccola testarda, sai che sei troppo debole...-

 

Nessuno dei due era più arrabbiato.

Lei aveva capito che si era spinta oltre e che se voleva ottenere qualcosa, avrebbe dovuto usare più tatto e aspettare che fosse poi lui a confidarsi.

A lui era bastato vederla nuovamente in difficoltà, anche se minima, per scacciare qualsiasi altro pensiero e correre da lei.

Nessuno dei due disse nulla.

Non serviva.

Lentamente lui salì sul letto e fece appoggiare il capo di Hermione al suo petto. Lei sentì le sue mani fredde guidarla e una volta raggiunta la posizione più comoda sul suo torace, si sorprese nel sentire che il cuore di lui batteva all'impazzata, proprio come il suo.

Cullata da quei dolci rintocchi, che andavano lentamente rallentando, si addormentò sfinita.

 

   
 
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