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Autore: CarlieS    27/02/2013    5 recensioni
“Dunque tu sei Bella giusto? Quella graziosa bambolina che all’età di sei anni vagava nuda per il mio giardino?”
La sua voce è strascicata e dolce come il miele, il tono leggermente rauco e divertito. Mi ricompongo e mi abbasso all’altezza dell’auto, aprendo la portiera.
“Fottiti”, ringhio di rimando e l’auto si riempie della sua risata gioviale mentre chiudo lo sportello con un nuovo ringhio.
“Sì, sei sempre la stessa”, riparte con una sgommata sull’asfalto e l’auto ritorna a fare le fusa, tranquilla.
Mi lancia un’occhiata.
“A sei anni ti mandavo a fanculo?”, chiedo incuriosita e scateno una nuova risata da parte sua.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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- Questa storia fa parte della serie '|| T&M'
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Buonasera.
Finalmente ho preso il coraggio di postare stasera, il capitolo era pronto già la settimana scorsa ma.. ecco volevo ritardare la fine perchè anche a me fa male: scrivere di questi due idioti mi è piaicuto un sacco e spero di rifarlo ancora magari pe qualche spin-off più in là, lo spero veramente.
Vi avevo accennato l'idea di fare due epiloghi ma.. ci ho ripensato. L'epilogo DEVE  essere uno - almeno per come la penso io -, farne due non ha proprio senso. Questo è l'ultimo capitolo che leggerete di questa ff.
*ora piange*
Ringrazio di cuore tutte/i voi che mi avete seguito sin da subito, coloro che hanno recensito sempre, coloro che lo hanno fatto solo qualche volta e coloro che hanno solo letto facendomi venire un colpo al cuore quando cliccavo "Gestisci le tue storie" nel mio profilo. 
Avete speso un po' del vostro tempo per questa cavolata partorita dalla mia testa bacata e vi ringrazio anche per questo; ( ricordo l'altra mia storia in corso, Consequence ).
Perciò.. eccovi la fine. Buona lettura, un bacio,
Sara
*si ritira a piangere in un angolino*



Epilogo
 

Le mie dita volano sui tasti della tastiera del mio portatile, veloci ed esperte, attente a non sbagliare nemmeno una parola.
Due labbra si posano sulla mia testa dolcemente. Trasalgo.
“Edward, che spavento!”
Lo sento ridacchiare mentre pesca dal frigorifero una lattina di birra fresca.
Si siede accanto a me e prende a fissarmi.
Mi innervosisce.
Quando fa così mi ricorda tanto un cane che si accovaccia davanti al suo padrone aspettando la pappa, con quel musetto da prendere a sberle.
Edward è esattamente da prendere a sberle, con quegli occhi che si ritrova, lucidi al punto giusto, tristi ma non troppo.
Sbuffo, “Mi scoccia lavorare a casa”, passo una mano tra i miei capelli e riprendo a scrivere con più calma.
“Ma dai non l’avevo capito?”, sghignazza e ne prende un altro goccio, “Complessata”, aggiunge sorridendo e avvicina nuovamente la bocca alla lattina.
Lo guardo. Brutta, anzi pessima mossa. Le labbra di Edward sono tentatrici, peggio di qualcos’altro che nasconde sotto i pantaloni. Eh ehm.
Anzi no.
Ritiro tutto quello che ho detto.
“Piantala!”, cerco di concentrami sull’ultimo articolo che devo spedire in redazione prima delle due e mezzo e controllo gli eventuali errori: all’impaginatura penseranno loro.
“Di fare cosa?”, il suo pomo d’Adamo si abbassa quando deglutisce e la gola mi diventa improvvisamente secca. È la valle delle Morte a mezzodì di un giorno d’estate.
Mi schiarisco la voce, “Di fare quella..”, do un’occhiata al corridoio che porta alla zona notte, “.. cazzo di roba per portarmi a letto!”, sibilo ed apro la casella di posta elettronica.
“Sei proprio una complessata sì..”, e ridacchia nuovamente.
Invio il tutto al New Yorker e con un sospiro mi abbandono sulla sedia.
“Comunque mi avevi promesso che la finivi con le parolacce”, mi circonda il collo con un braccio e si abbassa per baciarmi sulle labbra.
Oh sì. Adesso ragioniamo.
In questi anni non sono mai cambiate, sempre le stesse burrose, calde e piene labbra di Edward Cullen.
Se non facesse il medico credo proprio che ci starebbe bene in un film porno.
La sua mano tiepida mi carezza il corpo sfiorandomi il seno e insinuandosi lentamente sotto il vestito da notte di seta rosa pallido.
“Edward”, lo chiamo strizzando gli occhi e appoggiandomi alla sua bocca sul mio viso.
“Ssh, zitta, Bella”
Non ci mette poi molto a scostare le mutandine e a donarmi quel piacere che bramo da quando è entrato in  casa, circa mezz’ora fa.
Non ne varò mai abbastanza, ne di lui, ne delle sue fottute dita.
Edward ha delle belle mani.
Un po’ infemminate vero, ma sempre belle sono.
Penso non esistano altre mani a questo mondo che sappiano darmi un piacere così immenso: oddio.. non che ne abbia provate altre, Edward è stato l’unico uomo che abbia mai avuto nel letto fino ad ora e spero ciò possa durare fino a quando entrambi saremo vecchi, sordi e non vedenti.
Gemo.
“Bella fai attenzione”, sussurra, e si riappropria della mia bocca simulando l’atto sessuale con la sua lingua ribelle.
Se non vengo adesso giuro che lo uccido.
Un lamento improvviso si irradia dalla piccola radiolina sopra il tavolo ed Edward è costretto suo malgrado a togliere le sue meravigliose dita dalla mia intimità.
“Merda”, impreco e mi alzo per dirigermi verso la cameretta di Chris.
Lancio un’occhiataccia a Edward che è tutto impegnato a succhiarsi le dita come se i miei umori fossero del miele.
Christian piange disperato nel suo letto, svegliato da un brutto sogno.
“Amore no, sh sh”, me lo porto al petto con fatica e lo tengo stretto al mio corpo dimenticandomi di quell’eccitazione che ho sentito fino a poco fa.
“Mamma”, chiama lui asciugandosi gli occhi con la mano racchiusa a pugno, “Ho fatto un brutto sogno”, si lamenta con la voce tremante.
“Chris sono certo che non era nulla di così pauroso!”, Edward entra di soppiatto nella stanza e si siede con delicatezza sul letto di Chris cercando di non spaventarlo.
Gli lancio un’occhiataccia: prima gli dice una cosa del genere e poi fa il delicato? Ma da che parte sta sto razza di pirla?
Si lecca le labbra ponendo gli occhi nei miei e di nuovo quel calore così familiare fa breccia nel mio corpo fino ad arrivare lì.. al mio centro esatto.
Questa me la paga il signorino.
“Più che altro non era pauroso”, mormora a voce sommessa mio figlio.
Ecco, come il padre: me ne basta uno di pirla in famiglia, vorrei sussurrare a Chris, non diventarmi anche tu così ti prego.
Edward mi anticipa e carezza il figlio sul pancino, “E allora?”
Chris si guarda in giro prima di parlare poi abbassa la testa per non guardarci negli occhi, “Ma i bambini non li porta più la cicogna?”
Io e Edward ci guardiamo.
Chris è piccolo, ha sei anni, e nonostante sia intelligente per la sua età – intelligenza presa tutta da suo padre visto che da parte mia non c’era nulla da ereditare.. o quasi – non siamo pronti a dirgli come si fanno i bambini.
Ed è anche troppo presto per qualsiasi bimbo.
Ricordo che un anno fa, quando compì cinque anni e ci chiese la fatidica domanda Edward rispose con molta calma e senza tentennamenti dato che Christian capta le bugie anche solo ascoltando il tono della voce, “Cucciolo, i bimbi si fanno quando la mamma e il papà si vogliono tanto bene, ma così TANTO bene”, e qui mio marito mi lanciò un’occhiata che la diceva lunga, “da darsi i bacini, ma TANTI bacini e poi dopo TANTI mesi arriva il fratellino o la sorellina.”
Purtroppo a Chris non era sfuggito quel “tanti” pronunciato così calcato dal padre ed aveva richiesto una spiegazione più specifica – ve l’ho detto che Edward non è capace di fare il padre? Ecco, ora l’ho detto – così era toccato a me rimediare agli sbagli di un’Edward alle prime armi come genitore.
“Amore, i bimbi li porta la cicogna, e ci vuole tempo perché tante mamme e tanti papà desiderano un bimbo.”
“Chris che vuoi dire?”, Edward se lo tira sulle ginocchia e lo tiene stretto al suo petto baciandogli la testa folta di capelli castano scuro, come i miei.
Vedo il mio bambino stringersi a suo padre e per un attimo la preoccupazione del sogno sembra passare in secondo piano: Edward non è un padre molto presente, con il lavoro che fa spesso rimane fuori casa anche per l’intera giornata e quando torna è troppo tardi per Christian che si è addormentato già da un pezzo.
In effetti, è da un po’ che assieme stiamo prendendo in considerazione l’idea dello smettere con questi turni massacranti e preferire invece delle lezioni all’università.
Edward ama operare, non penso me la darà vinta tanto facilmente.
“Allora perché ho sognato che la sorellina me la porta un taxi?”
Ci mettiamo poco a immagazzinare nel nostro cervello la frase detta da nostro figlio e mentre io rimango pietrificata Edward si sdraia sul letto preso da un’impellente bisogno di ridere ad alta voce.
Anche Chris si fa trasportare dalle risa del padre e lo chiama a gran voce sghignazzando chiedendogli perché mai ha reagito così.
Quel.. quel..
Grrr.
Mi riprendo Chris dalle sue ginocchia e tappo le orecchie a mio figlio con i palmi delle mie mani poi lancio una lingua di fuoco ad Edward che sta ancora sghignazzando coricato sul letto del figlio.
“Brutto stronzo la smetti?”, ringhio.
“Non”, sghignazza, “Non dire le parolacce in presenza di Christian per favore!”, si rimette seduto accanto a me e guarda il figlio incantato.
“Difatti gli ho tappato le orecchie testa di cazzo!”
“Bella”, mi ammonisce trascinando la a.
“Bella niente, Edward”, mormoro, “Non è divertente”
“Oh sì che lo è!”
La sua mano vola sugli occhi di Chris e lo sentiamo sghignazzare al pensiero del nuovo gioco che stiamo per proporgli.
Edward appoggia le labbra sulle mie.
Un bacio umido, che risveglia i miei sensi.
Comincio ad ansimare forte e in risposta mi morde il labbro inferiore per poi leccarlo con la sua lingua meravigliosa.
“Il fatto che”, mi carezza il mento con la lingua, “Tuo figlio abbia sognato un taxi per la prima volta..”, mi bacia il collo, “Ha preso da te, e non potevo desiderare altro”
“Ma..”, chiudo la bocca quando la sua si impossessa di nuovo delle mie labbra, come se fosse la prima volta, “Ma ciò lo porterà a sogni perversi verso i taxi, Edward”
Annuisce dandomi un bacio in fronte, poi mi fa segno di mettere a letto Chris che domani dovrà svegliarsi per andare a scuola: lo guardiamo a lungo prima di uscire dalla sua stanza e di preparaci per la notte sperando che ora i suoi occhi verdi smeraldo – come quelli del padre – stiano perlustrando quei mondi stupendi che solo i bambini sanno sognare.
 
New York è meravigliosa la notte.
È una città viva, caotica.. anche quando normalmente le persone dormono ed è questo che le dà quel fascino che poche altre città hanno.
Le braccia calde di Edward mi abbracciano da dietro ed appoggio la testa al suo petto, ora vestito da una maglietta di cotone bianca e profumata di casa, di noi, di Chris.
Le sue mani vagano sul mio ventre e alla fine si appoggiano LI’ dove le piccole ginocchia di nostra figlia formano dei bozzi ai lati della mia pancia all’ottavo mese di gravidanza.
“Alla fine”, mormora lasciando tanti piccoli baci sul viso, “Il taxi sarà pure un pensiero perverso per te..”, si schiarisce la voce, “Ma guarda dove ci ha portato”
E so che fa riferimento a tutto, alla nostra relazione, alla nostra amicizia, a New York, al matrimonio e poi a Christian.
Fra poco più di un mese nascerà anche Meredith ed entrerà finalmente a far parte della nostra famiglia.
Se Edward quella sera fatidica di molti anni fa non mi fosse venuto a prendere a Port Angeles probabilmente avremmo continuato ad ignorarci uscendo il mattino e rientrando alla sera, probabilmente l’avrei continuato ad osservare mentre falciava l’erba a petto nudo e lui quando uscivo dal bagno con solo l’intimo addosso – cosa rivelatami poco tempo fa da lui stesso.
Il destino non è così crudele come dicono, non lo è stato con noi.
“Amore..”, mi sussurra all’orecchio aumentando la presa sui miei fianchi. Grugnisco e mi godo la sensazione del suo respiro sul mio orecchio.
“Dobbiamo allenarci”, mormora arretrando verso la porta finestra della nostra stanza.
“Non è necessario..”, dico piantandomi sul pavimento di granito del terrazzo.
“Oh sì invece”, le sue mani si insinuano lì ed il mio cervello – assieme a tutto il resto del corpo – si sta rincoglionendo lentamente.
“Sono un medico, so quello faccio”
Ridacchio, “Ci mancherebbe”, mi volto per stampare un bacio sulle sue labbra perfette e strofino la mia guancia sulla sua ricoperta di peli duri.
.. Come qualcos’altro.
“Sarà meno doloroso, il parto”, afferma.
“Lo so!”, esclamo alzandomi in punta di piedi per baciargli la fronte, si abbassa per facilitarmi i movimenti.
“Adoro fare sesso con te, fai l’amore come nessun’altra”, apre gli occhi e li pianta nei miei facendomi perdere i sensi, come sempre.
“E io adoro quando sei così.. pervertito barra porcellino”
Mi sfila lentamente il vestitino da notte e mi rimira a lungo, da tutte le angolazioni, prima di riprendere parola.
“E io adoro quando sei così.. topa!”
Ridacchio prima che mi prenda di peso e mi trascini in camera nostra per un’altra seduta Antidoloreperilpartonaturale.


 

di End

 

  
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