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Autore: Subutai Khan    28/02/2013    2 recensioni
Vecchianza per tutti.
I giovinciuelli di Nerima crescono, si accoppiano, figliano e invecchiano.
Vediamo un po' cosa combinano. Perché non penserete che bastino un po' di acciacchi per fermare questi tizi scatenati, spero.
E preparatevi a conoscere Misaki ed Akira.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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10 luglio 2025.
Accidenti, due mesi. Sono stati rapidissimi.
Me lo ricordo come se fosse stato ieri: sono rientrato dal dojo, al solito sudato come un maiale perché Misaki mica ci va piano con me, e li ho visti in cima alle scale a... ugh, baciarsi.
Onestamente devo dire che erano molto carini, ma fa sempre uno strano effetto vedere i propri genitori affettuosi fra di loro. Normalmente uno pensa di essere nato come i batteri, per gemmazione cellulare o pirlosi... ocmosi... come si chiama.
“Mamma? Papà? Potreste evitare di fronte a me, almeno” li presi in giro ridacchiando. Non è che mi desse realmente fastidio, e anzi ero contento di vederli felici. Però fa sempre bene sfottere i vecchi.
“Uh? Akira? Già di ritorno?” mi chiese mamma dopo essersi separata dal focoso contatto labbra contro labbra. E, ahimè per il mio stomaco, non solo quello.
“Sapete com’è, è quasi sera...”.
“Figliolo, io e tua madre abbiamo una notizia strepitosa da darti”.
“Mi raddoppiate la paghetta? Cazzofigata”.
“Innanzitutto sai che non ci piace quando dici le parolacce. E poi no, non sei così fortunato ragazzo. In compenso presto farai da paggetto a un matrimonio”.
Sul momento non capii. E mi sento ridicolo a non averlo afferrato subito, era così evidente.
“Matrimonio?”.
“Ci sposiamo!” trillò mamma come un’oca giuliva. Giuro, ho perso l’udito per i successivi quindici minuti.
Tenendomi le mani sulle orecchie li ho liquidati con un velocissimo “Congratulazioni” e mi sono diretto verso il bagno. Puzzavo come una carogna e avevo assoluto bisogno di una doccia totale globale.
Poi, sotto l’acqua non troppo calda che lavava via sporco e residui vari, mi sono concesso un sorriso.
Non che a me importasse o meno se erano sposati o no, la mia vita di certo non sarebbe cambiata. Così come erano dei genitori amorevoli e dedicati prima, così lo sarebbero stati dopo.
Era per loro.
Mentre me lo comunicavano avevano le facce di due bambini dell’asilo nido a cui metti in mano il giocattolo più luccicante del box. Si vedeva lontano un miglio che erano al settimo cielo dopo averlo deciso e io ero soddisfatto di riflesso nel vederli così entusiasti.
Ho sempre voluto loro molto bene, se lo meritano.
Certo, volendo rifletterci sopra è un po’ strano. Stanno insieme ormai da... uhm, non so con precisione visto che io sono nato solo più tardi, ma credo siano almeno una ventina d’anni abbondanti. E di matrimonio, per quel poco che ricordo, non si era mai parlato qui in casa. Chissà a cos’è dovuto il cambio d’idea.
Oh beh, la cosa non mi riguarda. Non mi è di nessuna utilità star qui a pormi domande inutili a cui probabilmente non troverò mai risposta, a meno che non mi incaponisca nel cercarle. E, come ho detto, non mi riguarda e non mi interessa poi neanche così tanto.
L’importante è che siano felici. Lo erano, lo sono. Discorso chiuso.
Naturalmente la cerimonia è stata organizzata nel dojo dei Tendo-Saotome. “È la tradizione” mi ha risposto ridendo papà quando gli ho chiesto il perché. Ha detto che in quella casa si sono svolti gli avvenimenti più importanti di tutte le loro vite e che la loro unione non avrebbe dovuto fare eccezione. Zio Ranma e zia Akane non hanno sollevato una protesta che fosse una e hanno accettato di buon grado, complimentandosi con i novelli sposini.
E così eccoci qui.
La cerimonia è per pochi intimi: sull’unica fila di sedie stiamo seduti io, Misaki con i suoi genitori e i due nonni ancora in vita.
Povero zio Ranma. So che suo padre gli manca molto, nonostante tutto quello che gli ha combinato. Mi ha raccontato delle cose su di lui che, ci fossi stato io al posto suo, lo avrei ammazzato di botte.
Lian-Fu e i suoi non si vedono. Strano. Eppure so per certo che erano stati invitati e che non avevano declinato. Boh.
Mamma, per sa il piffero quale motivo strano, ha insistito per una cerimonia all’occidentale. Quindi, in questo preciso momento, guardo papà vestito con uno smoking piuttosto elegante (“Se quel cretino di tuo padre si presenta al nostro matrimonio vestito kitsch gli stacco le corde vocali a morsi”) mentre attende l’arrivo della sposa e osserva il prete con sguardo da beota. Mi hanno detto che al di là dell’oceano la procedura nuziale funziona così. A me sembra una stronzata, ma vabbè. Non mi importa.
Tsk, è rosso in faccia come uno scolaretto alla prima cotta.
Appunto mentale, Akira: se ami davvero qualcuno puoi starci assieme uno, dieci, trent’anni ma nei momenti topici l’imbarazzo si farà sentire.
“Guarda Ryoga, Ranma! Non è delizioso?”.
“Akane, non farmi essere geloso nel giorno del matrimonio dei nostri migliori amici”.
“Burbero che non sei altro. Stavo solo dicendo ciò che vedo”.
Potreste smetterla con i vostri commentini del cavolo, voi due. Vi si sente.
E quando meno te lo aspetti ecco spuntare la cricca cinese, tutti e tre. Con il padre di Lian-Fu che non ha gli occhiali e quindi, da buona tradizione familiare, prende ad andare addosso a ogni cosa. Conto uno spigolo dell’altare, una ginocchiata ad una sedia e un mezzo capitombolo perché ha inciampato chissà dove. Il tutto sotto lo sguardo divertito della moglie e quello costernato della figlia, che poverella si starà vergognando come una ladra. Per fortuna Misaki prende in mano la situazione, si alza e li aiuta come meglio può. Non mancando di scambiarsi un saluto fin troppo affettuoso con l’altra ragazza. Gatta ci cova...
“Mousse, azzardati a rovinarmi il matrimonio e al banchetto di stasera ci sarà anatra allo spiedo” ringhia papà, comprensibilmente preoccupato. Ma per fortuna il tutto si risolve lì.
Poi eccola, finalmente.
E... Akira, santi kami. Tienilo a bada. È tua madre.
Ma, in tutta onestà, posso capire perché sono qui adesso. Se a cinquantadue anni è una tale... brrrrrrrr, ti prego.
Basta. Con. ‘Sti. Pensieri.
Questo posso dirlo con calma, però: il vestito bianco con lo strascico le sta d’incanto.
Papà si commuove e lo capisco. Chissà se anch’io sarò così fortunato, prima o poi.
Quando sono finalmente fianco a fianco...
“Vedi che ho fatto bene?” le chiede.
“A far cosa?”.
“A non radere al suolo questa casa, quel famoso giorno. Ci è tornato utile”.
“Sei veramente un cialtrone, Ryoga. Dev’essere per questo che ti amo”.
“Ci troviamo qui oggi” comincia poi il prete “per unire Ryoga Hibiki e Ukyo Kuonji nel sacro vincolo del matrimonio. Se qualcuno ha dei motivi per volerlo impedire parli ora o taccia per sempre”.
Silenzio di tomba. Avevo già pronta la spranga sotto la giacca.
Bravi signori.
Chi rovina il giorno supremo dei miei genitori dovrà vedersela con me. E con loro, che comunque si sanno difendere da soli.
“Chi tace acconsente. Gli sposi hanno chiesto di recitare delle promesse personalizzate. Prima la sposa”.
“Ryoga Hibiki, mi devo scusare con te. Ti ho fatto aspettare anni per questo ed è stato ingiusto nei tuoi confronti. Ero solo spaventata all’idea ma non ho mai pensato davvero di non volerlo fare. Come avrei potuto? Sei il compagno migliore che una donna possa avere accanto a sé”. Poi si interrompe e fulmina zio Ranma con uno sguardo letale. Cosa mi sono perso?
Riprende alla svelta: “Solo non immaginavo quanto tu tenessi ad ufficializzare il nostro legame. Quando finalmente me ne sono resa conto è stato uno degli attimi più belli della mia vita, se non il più bello in assoluto. E sono fuori di me dalla gioia nel poter santificare il nostro amore di fronte a Dio e al nostro adorato Akira”.
“Ukyo Kuonji, io... io... diavolo, non posso dimenticarmi il discorso che mi ero preparato con tanta cura. Sono veramente un caso umano senza rimedio. Bene, mi sono scordato tutto quello che avevo intenzione di dirti. Ma per mia fortuna è riassumibile in sole tre parole: ti amo pazzamente”.
Mi copro gli occhi con una mano. Mio padre è veramente assurdo. E, sempre con la mano lì, sorrido. Perché è così che lo conosco ed è così che gli voglio bene, a ‘sto vecchietto bizzarro.
“Possiamo procedere con lo scambio delle fedi, allora?”.
“Sì sì, procediamo. Akira?”.
Ok, tocca a me. Mi avvicino a loro e tiro fuori la custodia con gli anelli. Dopo averla aperta la reggo mentre li sfilano e se li mettono alle dita.
“Di fronte a Dio onnipotente io vi dichiaro marito e moglie. Può...”.
Questi due esaltati neanche gli lasciano finire la frase che si avventano l’uno sull’altra. Da questa distanza posso vedere le lingue.
Bleargh. Stanotte non dormirò.
“Evviva gli sposi! Evviva gli sposi!”. Santo cielo, zio Ranma è veramente un buzzurro.
   
 
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