Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Tinkerbell92    28/02/2013    3 recensioni
STORIA IN REVISIONE
Emma Bennett è una trovatella, educata e molto intelligente, che ha passato diciannove anni nell'Orfanatrofio di Volterra.
Il suo tragico passato sembra, ormai, soltanto un lontano ricordo, quando, un giorno, assiste, per caso, al brutale omicidio di uno stranissimo essere umano dalla pelle fredda come il ghiaccio.
I giustizieri altri non sono che i Volturi, i quali, dopo aver discusso sul destino della scomoda testimone, invece che ucciderla, decidono di portarla in dono alla viziatissima figlia di uno dei tre capi.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Twilight Saga according to Tinkerbell'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per un attimo, sentii il mondo crollarmi addosso.
Miss Collins? La donna che mi aveva allevata come una figlia era in pericolo di vita?
Dovetti sedermi per riprendermi un po’ dallo shock e per non crollare a terra.
Milady uscì allo scoperto da dietro il paravento, ancora mezza nuda, e disse qualcosa alla madre che però non riuscii a capire.
Una fredda mano si posò sulla mia e, alzando lo sguardo, mi ritrovai a fissare gli occhi felini di Suplicia, stupendamente accesi nella loro tinta cremisi.
- Emma, potresti venire con me al salone principale? Marcus ha convinto Aro a organizzare una riunione straordinaria per te…
Annuii, alzandomi meccanicamente dalla sedia e seguendo silenziosamente Sulpicia senza lasciarle la mano gelida.
Athenodora fece una carezza sulla guancia alla figlia e le sussurrò semplicemente: - Aspetta qui.
Gli occhi grigi della mia dama mi seguirono fino a quando non uscii dalla sua stanza.
Per tutto il tragitto che percorsi dalla stanza di Milady alla sala principale, percorso che ormai conoscevo a memoria, tenni gli occhi fissi suoi capelli neri di Sulpicia, che riflettevano mille riflessi quando venivano colpiti dalla luce dei lampadari.
Non riuscivo a muovere la testa, né a distogliere lo sguardo: concentrarmi su un’unica cosa mi sembrava la soluzione migliore per tenere sotto controllo l’ansia che mi attanagliava.
Aro e i suoi compagni ci attendevano già nel salone.
Caius osservava distrattamente qualcosa fuori dalla finestra, mentre Marcus teneva lo sguardo fisso sul pavimento.
Aro stava passeggiando su e giù per la sala, ma si fermò non appena ci vide: - Oh, eccovi, finalmente…
La sua voce, di solito molto untuosa e falsa, mi sembrò all’improvviso molto più seria e incerta, come se qualcosa lo preoccupasse.
Feci scorrere lo sguardo lungo il perimetro della stanza: oltre ai tre capi Volturi, c’erano alcuni membri della guardia disposti qua e là, immobili e impassibili.
Incontrai per un attimo gli occhi di Demetri, bello e statuario come al solito, il quale mi fece l’occhiolino, sorridendo nel suo solito modo malizioso.
Cercai di mantenere il controllo della respirazione e di arrossire il meno possibile, anche perché Aro mi rivolse immediatamente la parola con fermezza: - Sai perché sei qui, Emma?
Gettai un rapido sguardo a Marcus, che mi sorrise, poi scossi la testa: - So che avete organizzato questa riunione per me… credo… credo che c’entri con la direttrice dell’Orfanatrofio…
La mia voce divenne quasi un sussurro, mentre cercavo di trattenere le lacrime al pensiero di Miss Collins.
Aro piegò le labbra in un sorriso un po’ volpino: - Bene, Emma, in effetti il problema è proprio questo: Marcus crede che strapparti alla tua famiglia sia stato un gesto riprovevole… anche se, spero tu capisca, dettato dalla nostra legge…- mi limitai ad annuire – Ebbene, mia cara, abbiamo pensato… Marcu ha pensato…- si corresse – che, per una volta, potresti avere il permesso di uscire dal castello e andare a trovare la donna inferma… immagino che, in caso le cose finissero nel peggiore dei modi, preferiresti essere accanto a colei che ti ha cresciuta almeno per un’ultima volta…
Devo ammettere che quella rivelazione fu piuttosto inaspettata.
Guardai Marcus, con gli occhi spalancati, poi di nuovo Aro: si sarebbero davvero fidati a lasciarmi andare da Miss Collins? Potevo davvero tornare a casa?
Un pensiero improvviso, però bloccò il mio entusiasmo: sarebbe di certo stata una cosa momentanea, loro avrebbero potuto venire a riprendermi in qualsiasi momento.
Marcus si schiarì la voce e fece un passo in avanti: - Abbiamo messo la cosa ai voti, Emma. Se vorrai, sarai libera di partire…
- Io, naturalmente, sarei contrario- precisò Caius – Per me, sguinzagliarti in città dopo tutto quello che hai visto sarebbe una grandissima…
- Caius!- lo zittì Athenodora, con una severità tale che perfino lui la fissò sorpreso – Non fare sempre il bastiancontrario, la ragazza ha il diritto di decidere se tornare all’Orfanatrofio o no!
La mano della vampira si posò sulla mia spalla e, dopo essermi ripresa dallo stupore, pensai che, se avesse usato quella fermezza anche con Milady, di sicuro si sarebbe risparmiata centinaia d’anni di problemi.
Mi aspettai che Caius reagisse in malo modo, rispondendole a tono, invece si limitò ad abbassare lo sguardo con aria pensierosa.
Aro venne verso di me e mi fece cenno di dargli la mano: - Posso, cara?
Piuttosto riluttante, lasciai che le sue dita fredde si serrassero attorno alla mia mano, senza realizzare immediatamente il motivo di tale richiesta.
Il suo sorriso si allargò in modo poco rassicurante: - Bene, figlia di un militare, vedo… venuta dall’Inghilterra assieme alla nonna… oh, una lettera! Che cosa carina…
Spalancai gli occhi incredula, mentre lui continuava a sproloquiare sul mio passato: - Ti piacciono i libri… sei piena di sani valori morali… oh! Ecco come mai Rowena è cambiata… ingegnoso…
Improvvisamente, mi ricordai delle parole di Marcus riguardo il potere speciale di Aro: “Lui può leggere qualsiasi tuo segreto attraverso un semplice tocco…”
Una sensazione piuttosto sgradevole si impadronì di me e sentii la mia mano irrigidirsi automaticamente.
Aro continuò imperterrito: - Bene, non ci giudichi male come pensavo e… oh! Mi sembra di vedere dei sentimenti… per qualcuno di noi… pare quasi che tu sia…
- Basta!
Ritrassi la mano all’improvviso, rossa di vergogna, sentendomi quasi nuda di fronte a lui.
Aveva curiosato troppo a fondo nella mia anima e la cosa non mi andava.
Aro non perse la sua aria sorridente e si limitò ad alzare le spalle: - Pazienza, almeno so quello che voglio: non metterai a rischio il nostro segreto.
Tutto qui? Aveva denudato i miei pensieri in modo così fastidioso solo per sapere se ero in grado o no di mantenere il loro stupidissimo segreto?
Stavo per aprire la bocca e dirgliene quattro, quando le mani di Marcus si serrarono sulle mie spalle dolcemente, il suo sorriso stanco sottolineava maggiormente le rughe del suo viso: - Sei libera, Emma. Puoi tornare a casa.
 
Quello che provavo era davvero indescrivibile. Nel senso che nemmeno io riuscivo a capire i miei stessi sentimenti.
Varcai la soglia della camera di Milady ancora mezza in trance, con le orecchie che mi ronzavano un po’.
Che cosa mi succedeva?
Stavo per tornare da Miss Collins, a casa mia! Avrei dovuto fare i salti di gioia!
Tuttavia, anche la più flebile voglia di far salti di gioia svanì completamente quando trovai Milady affacciata alla finestra, i lunghi capelli biondi scendevano armoniosi lungo la sua schiena.
Una grande borsa da viaggio giaceva sul letto, ancora semi-aperta, potevo scorgere alcuni libri al suo interno.
Feci un passo avanti, incerta, quando Milady mi parlò, senza voltarsi: - Allora te ne vai…
Mi morsi un labbro, abbassando lo sguardo: - E’ per Miss Collins. Se dovesse morire, non mi perdonerei mai di non averla assistita almeno un’ultima volta.
- Certo.
Restammo per alcuni istanti in silenzio, poi Milady si voltò: - Beh? Cosa fai lì impalata? Devi prendere le tue cose, no?
- Oh… giusto…
Chiusi bene la borsa da viaggio e presi la mia mantella verde, infilandola con il cappuccio abbassato.
Milady mi fissò con le braccia incrociate, poi, venne verso di me con qualcosa in mano: - Tieni. Credo che questo sia tuo…
La guardai stupita, mentre mi faceva serrare le dita attorno al ciondolo che mi aveva preso la sera del mio arrivo.
Specchiai i miei occhi nei suoi, con aria interrogativa, e lei rispose dando un’alzata di spalle: - La pietra è finta, no?
Un sorriso affiorò spontaneo sulle mie labbra, e, prima che potesse aggiungere altro, mormorai semplicemente: - Grazie.
Le ci volle un po’ per lasciare la mia mano, poi, se ne tornò silenziosa alla propria finestra, dandomi le spalle: - Spero tu abbia tutto ciò che ti serve nella borsa… insomma, ti toccherebbe tornare di nuovo… no, non abbiamo intenzione di darti un limite di tempo- aggiunse, prima che potessi aprire bocca – Sarai tu a decidere quando tornare.
Mi sistemai la borsa sulla spalla e mormorai un po’ indecisa: - Non pensate che così potrei anche non tornare mai più?
Milady alzò le spalle, voltandosi appena per farmi intravedere il sorriso amaro che si era dipinto sulle sue labbra: - In effetti… io non penso che tornerai…
Stavo per rispondere qualcosa, ma lei mi interruppe con un sorriso molto forzato: - Addio, Emma.
La voce le tremava un po’e i suoi occhi erano leggermente umidi.
Avrei voluto dire qualcosa di memorabile, qualcosa che nascondesse il mio stato d’animo, ma il groppo alla gola che mi tormentava era troppo forte.
Così, mi limitai semplicemente a drizzare le spalle e rispondere con tono piatto: - Addio, Milady.
Mi allontanai dalla camera più in fretta possibile, cercando di alleviare il senso d’angoscia che mi gravava sul petto. Ma fu tutto inutile.
Incredibile o meno, mi sarebbe mancata molto quella ragazzina.
Circa a metà corridoio, incontrai Demetri, che sembrava passare di là per caso.
Ma che astuto!
Per un attimo fui tentata di ignorarlo, poi, però, non resistetti alla tentazione e mi fermai di fronte a lui.
I suoi occhi cremisi si specchiarono nei miei, provocandomi un piacevole bruciore allo stomaco.
- Ebbene, sei in partenza- osservò, cercando di mantenere il suo solito atteggiamento malizioso – Mi aspettavo che saresti rimasta di più…
Scossi la testa con un sorriso: - Tanto, se decidessi di non tornare, tu verresti a cercarmi…
- Oh, sarebbe una tentazione- ammise – Ma non lo farò.
- Come?
- Mi è stato proibito di farlo. E, anche se così non fosse, sarebbe egoista da parte mia strapparti di nuovo al tuo mondo. Non ti preoccupare: sei veramente libera, Emma. La scelta è solo tua.
Restai in silenzio, un po’ scioccata da quelle parole, così Demetri parlò di nuovo: - Immagino, dunque, che questo sia un addio – il suo volto si accese di malizia – Non ti va neanche di salutarmi come si deve?
Sorrisi, abbassando lo sguardo, poi mi alzai sulle punte dei piedi e gli diedi un bacio sulla guancia: - Ciao, Demetri.
Le sue labbra si piegarono in un sorriso spontaneo e meraviglioso.
Raggiunsi l’ingresso del castello, dove trovai buona parte della famiglia Volturi pronta a salutarmi.
La maggior parte di loro si limitò ad un piccolo cenno, tra questi, Jane e Caius.
Alec, invece, ebbe almeno il coraggio di stringermi la mano, augurandomi buon viaggio, e così fece anche Sulpicia. Credo che anche Aro avrebbe desiderato farlo, ma mi guardai bene dal farmi toccare di nuovo da lui, tenendo con nonchalance le mani dietro alla schiena.
Athenodora mi abbracciò, confessandomi che lei sarei mancata.
Heidi aveva un’espressione trionfante, ma decisi di ignorarla, anche perché si avvicinava l’ultimo dei momenti che temevo di più: dire addio a Marcus.
Dopo Rowena e Demetri toccava a lui.
Non riuscii subito a guardarlo negli occhi, mi sentivo in colpa perché avevo come l’impressione di stare per abbandonarlo. Di farlo sprofondare di nuovo in quel tremendo baratro oscuro, dal quale sembrava essere affiorato lo stesso istante in cui posò lo sguardo su di me per la prima volta.
Aprii la bocca per parlare, ma dalla mie labbra uscì appena un debole squittio. Gli occhi mi si inumidirono.
Marcus mi alzò delicatamente il mento con le sue dita fredde, facendomi specchiare nei suoi tristi ma benevoli occhi rossi. Le sue labbra si piegarono appena in quel sorriso stanco e tirato che lo caratterizzava sempre: - Allora, addio, Emma. Ti auguro ogni bene di questo mondo.
- Non dev’essere per forza un addio- sussurrai – Posso sempre ritornare… posso sempre…
Marcus scosse la testa: - Non devi sentirti obbligata, Emma, né triste. Il tuo mondo è là fuori. Non tra queste quattro mura. La tua vita dev’essere felice e libera, non ha senso restare rinchiusa qui dentro a badare ad una ragazzina e a un vecchio lupo solitario. Non voglio che tu abbia vincoli…
- Mi mancherete, Marcus- mormorai tra le lacrime – E non voglio abbandonarVi… non è giusto…
- Emma- mi interruppe – Tu mi hai ridato una speranza che era morta molto tempo fa. Mi hai donato un sollievo che non provavo più da anni. Io non avrei potuto chiedere di meglio. Tu mi hai fatto rivivere, anche se per poco. Ti sarò riconoscente a vita per questo.
Mentre cercavo invano di trattenere le lacrime, Marcus si chinò e mi posò un bacio sulla fronte: - Addio, Emma, e grazie.
Risposi con un sorriso tirato, poi qualcuno mi posò una mano sulla spalla: - Dobbiamo andare. Ti accompagnerò io.
Lanciai una rapida occhiata a Felix, che mi fissava in modo abbastanza impassibile e annuii.
Cercai di non voltarmi quando varcai la porta d’ingresso, sapevo che avrebbe fatto male.
Ma non resistetti una volta arrivata al cancello.
Girai la testa per un secondo e vidi Marcus fermo sulla soglia, imponente e statuario. Fu peggio di ricevere un pugno nello stomaco: non potevo pensare di non vederlo mai più, ma, d’altra parte, chi mi avrebbe assicurato che, una volta all’Orfanatrofio, avrei avuto il coraggio di partire di nuovo?
Alzai per un secondo lo sguardo verso la finestra della camera in cui avevo passato buona parte del tempo in quell’ultimo mese e, per un attimo, il respiro mi si bloccò.
Affacciata al limpido vetro, c’era Milady che mi fissava triste.
 
Era una strana sensazione.
Le stradine diventavano sempre più familiari, potevo tornare all’Orfanatrofio ormai ad occhi chiusi.
Eppure, per certi versi, mi sembrava di non essere mai stata in quei luoghi. Almeno, una parte di me, una parte nascosta della quale nemmeno io ero a conoscenza, non riconosceva quei sentieri, né quelle file di alberi che avevo sorpassato tante volte, né il cancello di ferro ormai rovinato dal tempo che mi apriva la strada per casa.
Mi fermai proprio sulla soglia, incerta, poi mi voltai verso Felix, cercando di trovare qualcosa da dire: - Beh… grazie per avermi accompagnata… io…
Lo scimmione diede un’occhiata pensierosa all’Orfanatrofio, poi mi guardò di nuovo: - Sai, Emma… noi due non siamo partiti con il piede giusto…
- Beh, direi di no- commentai sarcasticamente – Considerando che hai tentato di dissanguarmi…
Lui annuì, sorridendo leggermente: - Sì, lo so… però devo confessarti che mi sono un po’ ricreduto su di te… insomma, non sei insopportabile come pensavo…
- E tu non sei poi così stupido- sospirai – Hai il pregio di essere un buon amico… so che per Demetri conta molto la tua amicizia…
- Se per quello- mi interruppe, con un insolito sorriso – Anche tu conti molto per lui…
Distolsi lo sguardo immediatamente, sapendo di essere arrossita, e sospirai: - Beh, direi che è ora di salutarci. Grazie di tutto, Felix, mi mancherete molto tutti quanti…
- La cosa incredibile è che anche tu mancherai a noi.
Mi voltai per rispondere, ma lui era già sparito. E con lui, l’ultima cosa che mi legava ai Volturi.
Il primo passo verso casa fu piuttosto pesante, molto più di quanto pensassi.
Avrei indugiato ancora a lungo, ma il pensiero di Miss Collins malata mi spinse ad accelerare.
Il familiare pavimento di legno rovinato, con il suo solito scricchiolio, mi riportò indietro nel tempo.
Fui piuttosto elusiva con i miei compagni ritrovati, non ascoltai nemmeno le loro domande.
Mi limitai a raggiungere Miss Mitchell, la nostra cuoca, e, prima ancora di lasciarle il tempo di sorprendersi del mio arrivo, domandai con apprensione: - Dov’è Miss Collins?
La donna si limitò ad annuire, prendendo la mia mano tra le sue, morbide e paffute, e mi portò al secondo piano, conducendomi fino alla stanza da letto di Miss Collins.
La porta chiusa si aprì senza darmi tempo di bussare ed un uomo biondo dal volto pallido uscì con un’espressione seria.
Lo fissai con aria interrogativa, non lo avevo mai visto prima d’ora, ma Miss Mitchell gli disse con tono preoccupato: - Ci sono novità, Dottor Cullen?
L’uomo, il sui nome mi suonava stranamente familiare, chiuse la propria grande borsa marrone e sospirò: - Per ora la situazione è stabile. Non ha dato segni di peggioramento, ma neanche di miglioramento. Comunque, penso che, se passerà anche questa notte, si potrà incominciare a sperare. Volete farle visita?
- Sì- risposi immediatamente, fissandolo con un certo sospetto – E’ possibile?
Il Dottor Cullen mi fece cenno di entrare, raccomandandosi con tono quasi paterno: - Evitate, però, di starle troppo vicino, Miss.
I suoi occhi ambrati scintillarono di una luce benevola, ma non riuscii a ricambiare il sorriso.
Con un nodo alla gola, entrai piano nella stanza, dirigendomi verso il piccolo letto a baldacchino dalla tende bianche.
Miss Collins stava adagiata su due cuscini, con gli occhi chiusi, stringeva un rosario nella mano.
Il suo volto era pallido, di una brutta tonalità quasi grigiastra.
Mi sedetti sul letto, prendendo la sua mano fredda tra le mie e, improvvisamente, lei aprì gli occhi.
Sbatté le palpebre più volte, cercando di mettermi a fuoco, poi mormorò con voce rauca: - Emma?
L’emozione che provai sentendole pronunciare il mio nome, mi fece dimenticare per un attimo il dispiacere per esser andata via dal castello dei Volturi.
Una lacrima scese lentamente lungo la mia guancia, poi un’altra, e un’altra ancora.
Provai a rispondere, ma le parole mi si bloccarono in gola, così che riuscii a mormorare semplicemente: - Sì, sono qui, Miss…
La donna allargò le labbra in un debole sorriso e sospirò: - Sei tornata…
Improvvisamente, mi ricordai che non avevo una scusa pronta per spiegarle la mia assenza, ma, prima ancora che potessi inventarmi qualcosa, Miss Collins sorrise nuovamente e disse semplicemente: - E’ bello che tu sia qui.
 
***
Angolo dell’Autrice: Perdonate il ritardo, sono stata impegnata con gli esami e ho avuto pochissimo tempo per scrivere.
Immagino che mi starete imprecando dietro con delle pietre in mano e avete perfettamente ragione, ma, adesso che ho finito, posso provare ad essere più puntuale con gli aggiornamenti.
Scusate ancora e grazie per aver letto.
Un bacio
Tinkerbell92
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Tinkerbell92