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Autore: Kia85    15/09/2007    3 recensioni
Subito dopo gli eventi di HBP, i nostri eroi devono affrontare la dura realtà. E a complicarla arrivano anche scheletri nascosti che finalmente vengono alla luce!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti. Dopo un anno e cinque mesi (Record dei record di ritardo…sigh-_-‘’’) finalmente aggiorno anche questa, che è una tra le mie preferite. Chiedo come al solito scusa per il ritardo, ma spero che vi piaccia. Ormai manca solo un capitolo, che dovrebbe essere un pochino più corto rispetto agli altri, e poi finalmente anche questa sarà finita. Ah, non vedo l’ora.

Buona lettura!

 

Destined soulmates!”

 

Capitolo 4: “Harmony”

 

Casa Potter.

Di Lily e James.

Vuota…

…chiusa…

…per 16 anni.

Harry lo sentiva: la sua primissima casa sapeva di chiuso, di antico, ma non di consumato o logoro. Non ne aveva avuto il tempo. Un anno era stato troppo poco…decisamente poco.

Fino a quando avevano potuto, Remus e Sirius avevano cercato di tenerla pulita, ordinata…e di lasciare tutto come quando c’erano Lily e James.

La prima volta che Harry era entrato in quella casa era rimasto a bocca aperta per un tempo infinito. Il suo cuore batteva lentamente, poteva a malapena percepirne il suo ritmo. Era come se volesse fare meno rumore possibile per permettergli di cogliere ogni singolo suono.

Il cigolio di un vecchio cardine…

…una trave che scricchiolava…

Lily che rimproverava James…

Harry che rideva, piangeva…

James che scherzava con lui…

Gli sembrava ancora di sentirli: le loro voci, le loro risate che echeggiavano per la casa.

E poi le urla di paura, dolore.

Lily, prendi Harry e scappa!

Papà…

È lui! Scappa! Corri! Io cerco di trattenerlo…

E poi lei.

No! Harry no, ti prego…

Mamma…

Harry no! Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry!

Voldemort li uccideva, i suoi genitori urlavano e lui non capiva cosa era appena successo. Forse aveva anche sorriso ingenuamente a quell’assassino, con quello sguardo di genuina fiducia che solo un bambino sa trasmettere.

”Harry!”

Harry sobbalzò, riportato bruscamente nella sua realtà. Quella mattina, appena sveglio, era rimasto sul letto, dove una volta riposavano i suoi genitori, a pensare, a ricordare la prima volta che aveva messo piede in quella casa dopo circa 16 anni.

“Oh…buongiorno, Hermione!”

Hermione era venuta a chiamarlo, già sveglia e vestita, e lo guardava dalla soglia della stanza.

“Buongiorno a te. La colazione è pronta!”

“Grazie. Scendo subito!”

Harry si lavò, si vestì e uscì dalla sua camera. Mentre raggiungeva le scale si fermò a guardare per l’ennesima volta quella che era stata la sua prima cameretta: c’era ancora la sua culla bianca, con il lenzuolino azzurro e una copertina su cu erano state ricamate le sue iniziali: H.J.P. Vicino alla finestra c’era una sedia a dondolo con un piccolo orsetto di peluches bianco. Remus gli aveva detto che Lily sedeva sempre su quella sedia per farlo addormentare con quello che era stato il suo primo giocattolo: glielo aveva regalato suo padre. A Harry sembrò quasi di rivederla…sua madre che lo cullava e gli cantava una dolce ninna-nanna…

Poteva ancora sentirla…la sua voce…

La malinconia lo stava assalendo e Harry non se lo poteva permettere. Perciò scosse il capo e scese le scale, raggiungendo Hermione in cucina.

“Tutto a posto, Harry?”

Harry, ancora immerso nei suoi ricordi, annuì vagamente e si sedette a tavola, servendosi una tazza di caffè. Non si accorse del tipico sguardo hermionesco che lei gli stava rivolgendo ben consapevole di quanto lui potesse essere turbato da quella casa: lo capiva da come ogni tanto Harry restava a fissare alcuni angoli della casa, con la mente che, con ogni probabilità, cercava di ritornare ai ricordi più remoti .

Inoltre, Hermione non poteva non considerare il fatto che Harry fosse diventato più taciturno, quasi a voler carpire in quel silenzio ogni più piccolo rumore o, addirittura, qualche voce.  Vederlo così in balia della nostalgia e sapere di non poter fare niente per alleviare le sue pene era davvero terribile per lei. Harry si stava chiudendo in se stesso sempre di più, escludendola dalla sua vita. E ora che Hermione si era ripresa dagli effetti dell’amortentia non poteva permetterlo…per un semplicissimo motivo: mentre i sentimenti per Ron cominciarono a essere quelli di sempre, sentimenti di amicizia, riaffiorarono quelli più profondi per Harry, quelli che da sempre esistevano in lei. Gli stessi sentimenti che si erano evoluti in quegli anni trascorsi accanto a Harry, che la facevano tremare di paura se era in pericolo e di gioia quando le sorrideva ed era davvero felice. E per tutte quelle emozioni, che nell’ultimo anno le erano state negate, Hermione voleva essergli accanto, fargli capire quanto fosse importante per lei e che, qualunque cosa fosse accaduta, lei sarebbe stata sempre al suo fianco. Perché Harry aveva bisogno di lei quanto lei aveva bisogno di lui.

Dal canto suo, Harry sentiva che Hermione voleva aiutarlo, ma non riusciva ad accontentarla. Chissà poi perché…Probabilmente non voleva darle altre preoccupazioni. Hermione aveva già tanti pensieri per la testa, primo fra tutti l’allontanamento da Ron e Ginny. Non ne avevano mai parlato, ma Harry era sicuro di averla superata perché stare con Hermione in quella casa era una sensazione unica, che gli aveva fatto ben presto dimenticare l’ingegnoso tiro dei fratelli Weasley; Hermione, invece, probabilmente pensava ancora a quello che era successo, a come l’avevano delusa.

Ma, oltre a questi silenzi, c’erano anche bei momenti durante la giornata: la mattina facevano colazione insieme, sistemavano la casa e il giardino; a pranzo cucinavano, lavavano i piatti e il pomeriggio facevano ricerche sui libri riguardanti gli Horcrux, anche se, come aveva già scoperto Tom Riddle, era molto difficile trovare qualcosa.

Quel pomeriggio, però, Hermione aveva intenzione di chiedere una cosa a Harry, una cosa che, secondo lei, Harry desiderava molto fare, ma aveva paura e cercava di rimandare quel momento.

“Harry?”

“Mm…” mormorò lui, senza alzare lo sguardo dal libro che stava leggendo.

“Io…vorrei andare al cimitero domani mattina.

Harry fece cadere sul tavolo la penna che aveva in mano, ma continuò a restare con la testa china.

Co-come mai?”

“Mi sembra strano che siamo qui da quasi un mese, ormai, e ancora non sei andato a trovare i tuoi genitori!”

“Ci andrò…prima o poi…”

“Harry, lo so che hai paura, ma so anche che la voglia di vederli è più grande della tua paura!” esclamò lei, appoggiando una mano su quella di Harry.

“Ah…così tu lo sai?!- disse Harry, alzandosi in piedi- Tu sai sempre tutto, vero? Anche che cosa si prova a stare nella casa dei tuoi genitori che non hai mai conosciuto? O la sensazione che ti da il sapere di essere così vicino ai loro corpi, un tempo vivi e vegeti…eh, questo lo sai?”

Hermione lo guardò, sconcertata: “N-no…non lo so, ma posso immaginarlo…”

“Immaginare non è la stessa cosa!!” sbottò Harry, incrociando le braccia e dandole le spalle.

“Beh, forse potrei provare a capirlo se solo tu ti aprissi con me e mi confidassi quello che senti. Io ti ho seguito qui per aiutarti, non per divertirmi: è il mio unico obiettivo. Ma tu preferisci, come al solito, fare l’eroe incompreso e ti chiudi in te stesso, per rinfacciarmi poi che non posso capire quello che stai provando. Sei proprio uno stupido, Harry!” esclamò lei, iniziando a piangere.

“Ho solo cercato di non darti altri problemi, dopo quello che è successo con Ron e Ginny!” si giustificò Harry.

“Oh, troppo gentile da parte tua. Ma, mentre tu facevi l’eroe incompreso, io sono riuscito a superare quella storia e tu non te ne sei neanche accorto. Ron e Ginny saranno sempre miei amici, anche dopo quello che è successo. E tu…- Hermione sospirò…- io volevo solo aiutarti perché ci tengo particolarmente a te!”

Hermione era tutta rossa in viso e piangeva in silenzio. Harry, invece, la guardava, mentre la sua rabbia si calmava lentamente. Cosa aveva voluto dire? Che teneva a lui nello stesso modo in cui lui teneva a lei…che lo…amava?

“Che…che vuoi dire?”

Hermione gli rivolse uno sguardo carico di rancore: “Niente…lascia perdere!”

E, così dicendo, lei corse su per le scale, rifugiandosi nella propria camera.

Harry si maledisse per tutto il pomeriggio per come l’aveva trattata. Hermione aveva ragione: il vero motivo per cui non voleva parlarle di come si sentiva in quei giorni e di come rimandava in continuazione la visita al cimitero era la paura. Aveva sempre desiderato sapere di più sui suoi genitori, vedere di più, ma ora che ne aveva la possibilità, aveva anche quella paura maledetta. Non sapeva bene a cosa fosse dovuta: se era stato l’essere catapultato così di punto in bianco nella casa dei suoi genitori o il fatto di vivere nello stesso luogo in cui Lily e James erano stati uccisi. Anche per quel motivo Hermione era lì, con lui, per sostenerlo nel momento in cui tutte quelle emozioni lo avrebbero travolto. E, invece, lui l’aveva trattata malissimo, accusandola di voler essere anche in quel caso una prepotente So-Tutto-Io! Che razza di idiota!

Stupido, stupido, Harry!

Chissà cosa aveva pensato Hermione di lui in quel momento…chissà come l’aveva delusa…

E deluderla e farla star era l’ultima cosa che Harry desiderava. Anzi, lui voleva più di ogni altra cosa renderla felice, amarla se lei glielo permetteva. Certo, le parole di Hermione sembravano dargli qualche possibilità. Lei teneva molto a lui, molto più di Ron e Ginny. Ma esattamente quanto era importante per lei? Come un grande amico o…qualcosa di più? Qualcosa tipo…compagno di vita…

La parte più ottimista di Harry lo sperava davvero; quella opposta…beh, Harry cercava in tutti i modi di farla stare zitta. Su una cosa, però, concordavano. Doveva parlare con Hermione. Innanzitutto le avrebbe chiesto scusa per quella lite; e poi, finalmente, avrebbe intrapreso il delicato discorso sul rapporto che li legava. Quel meraviglioso rapporto, che più volte era stato per lui una benedizione. Hermione era unica e preziosissima: senza di lei più volte Harry sarebbe stato perso. Come quella volta all’Ufficio Misteri: credendola morta, la sua mente era stata incapace di elaborare qualunque altro pensiero al di là di “Fa’ che non sia morta! È colpa mia se muore”. Con chi avrebbe potuto condividere quell’intesa eccezionale, quella meravigliosa armonia che li legava? Nessun altro. Erano quelli segnali, segnali che dovevano far capire a entrambi che erano fatti per stare insieme. Lui, finalmente, l’aveva capito. Ma lei?

Harry corse su per le scale: ormai era già sera inoltrata. Hermione non si era fatta vedere da quel pomeriggio. La porta della sua camera era chiusa. Perciò Harry bussò piano.

“Hermione?”

Ma nessuno rispose.

“Ehm…posso entrare?”

Niente, nessuna risposta. Preoccupato, Harry decise che sarebbe entrato.

“Sto…sto entrando, Hermione…”

Harry aprì piano la porta e, con sorpresa, notò che Hermione stava dormendo, sdraiata sul fianco sinistro e gli dava le spalle. Perciò, Harry le riavvicinò: si era davvero addormentata, con un fazzoletto bianco ricamato in mano, le labbra schiuse e l’espressione serena, che celava però una lieve tristezza. Quella visione lo intenerì tanto che sorrise e si sdraiò dietro di lei, fissando i suoi capelli sparsi sul cuscino e le spalle rivolte a lui. Titubante, la mano di Harry si avvicinò a lei e le accarezzò prima i capelli, poi la spalla destra e, infine, il braccio. Quel contatto lo fece rabbrividire, ma gli infuse anche una dolce pace, una meravigliosa calma. E, alla fine, Harry si addormentò.

******

 

La mattina seguente Hermione si svegliò, ma rimase con gli occhi chiusi sul letto: aveva pianto tutta la sera fino a quando, rimasta senza lacrime, non si era addormentata. Sentì, però, uno strano peso sull’addome: era sdraiata a pancia in su e percepiva del calore alla sua destra, in particolare sotto la sua mano destra. Aprì subito gli occhi e si spaventò non poco nel riconoscere accanto a sé Harry. Riuscì a stento a evitare di urlare per la sorpresa. Cercò, invece, di capire cosa era successo. La sua mente tornò freneticamente alla sera precedente, rivivendo ogni singolo momento: Hermione e Harry avevano litigato e lei era salita in camera sua a piangere. E poi? E poi un bel niente. Lei si era addormentata. Non era successo assolutamente niente di quello che lei temeva.

Dopo quel momento di smarrimento, però, Hermione si concentrò su Harry e sorrise: era carinissimo mentre dormiva accanto a lei e aveva un’espressione molto dolce e adorabile. Come faceva a essere ancora arrabbiata con lui in un momento simile?

Inoltre c’era anche quel braccio sul suo addome…e la mano di Hermione appoggiata al suo petto…

Suvvia, Hermione…non sono pensieri da fare. Sei arrabbiata con lui!! Devi esserlo…

Il suo stupido orgoglio si era nuovamente intromesso, con quel consiglio altrettanto stupido. Ma Hermione lo ignorò: il viso di Harry era tanto dolce, la sua espressione tranquilla, le sue labbra sembravano così morbide.

Hermione non si accorse di essersi avvicinata pericolosamente a lui.

No, no, non era giusto…

È solo un bacio…

 Lui stava dormendo…

Ma io lo voglio…

Perché lo voleva?

Perché lo amo…

Prima che Hermione potesse fare quello che aveva davvero intenzione di fare, Harry cominciò a muoversi, segno che si stava svegliando. Infatti, mentre Hermione si allontanava, lui aprì gli occhi.

“Ehi!” esclamò lei, sorridendo timidamente e porgendogli gli occhiali.

“Ehi!” disse lui, rimettendosi gli occhiali.

“Devono essere caduti sul cuscino mentre stavi dormendo.”

Harry assunse un’espressione perplessa, non riuscendo a capire a cosa si riferisse Hermione.

“Gli…gli occhiali!”

“Ah, già. Scusa, ma di prima mattina non riesco subito a connettere!”

“Quindi…non sapresti rispondermi se ti chiedessi cosa ci fai nel mio letto?”

Harry arrossì vistosamente tutto d’un tratto, ma cercò di rispondere: “Beh…vediamo, ieri sera abbiamo litigato, poi abbiamo fatto pace, ci siamo ubriacati, abbiamo fatto il bagno nudi nella piscina del vicino e, su questo stesso letto, siamo stati in balia di un sesso sfrenato fino alle quattro di mattina!”

Harry ridacchiò, ma Hermione non trovava la cosa altrettanto divertente: infatti prima impallidì, poi divenne di uno strano colore che andava dal rosso furioso al viola vergogna. Aprì anche la bocca per dire qualcosa, ma non ci riuscì.

“Sto…sto scherzando, Hermione…tranquilla!”

A quelle parole Hermione si rasserenò e il viso tornò ad assumere il normale colorito roseo.

“Oh, Harry! Ma ti sembrano scherzi da fare?! Come pensi che mi sia sentita io trovandoti nel mio letto appena mi sono svegliata?!” lo rimproverò lei.

“Perdonami, ma ti assicuro che non è successo niente di quello che ho detto, a parte…che abbiamo litigato.

Harry divenne improvvisamente cupo e Hermione, accorgendosi di ciò, ne fu piuttosto turbata.

“Vedi, Hermione…in realtà, ieri sera ero salito in camera tua, ma tu stavi dormendo e non ho avuto il coraggio di svegliarti. Poi, non come mi sia venuto in mente, ma ho voluto sdraiarmi accanto a te e così ho fatto. Non avevo nessuna cattiva intenzione, Hermione, te lo giuro. Volevo solo guardarti dormire, ma credo di essermi addormentato anch’io poco dopo. spiegò Harry.

“Di cosa volevi parlarmi?”

“Volevo semplicemente chiederti scusa per come ti ho trattata ieri pomeriggio. Sono stato davvero un idiota. Non meritavi tutte quelle parole orribili che ti ho detto e, a dire la verità, non le pensavo davvero!”

Hermione sospirò, sorrise e appoggiò il capo sulla spalla di Harry: “Questo lo so, Harry. Quelle parole erano solo il frutto di questi giorni, che per te devono essere stati pieni di angoscia, tensione e malinconia. Ma io sono qui per questo, per sostenerti e aiutarti ad affrontare questa situazione. Non pretendo di riuscire a capire quello che stai provando, non potrò mai esserne in grado. Ma credo di potermi sentire soddisfatta se solo ascoltando le tue paure io riuscissi ad alleviarle in qualche modo. Non so come, ma farmi provare non costa nulla, dico bene?”

“A patto che tu mi perdoni per ieri!” esclamò lui, prendendole una mano.

“D’accordo!”

Hermione sorrise e Harry, solo in quel momento, realizzò che giorno era: il compleanno di Hermione. Perciò si avvicinò al suo viso.

“Quasi dimenticavo…- disse, baciandole la guancia-…buon compleanno, Hermione.

Hermione arrossì e lo ringraziò. Dopodiché entrambi scesero da letto e Harry si avvicinò alla porta.

“Hermione?!”

“Dimmi!”

Harry rivolse lo sguardo a terra, dando le spalle alla ragazza: “Lo so che non dovrei chiedertelo il giorno del tuo compleanno, ma io vorrei tanto che tu mi accompagnassi in un posto!”

Hermione sorrise, sentendosi sollevata per quella richiesta.

“Tranquillo, Harry. Verrò con te!”

“Allora…vado a prepararmi!”

Così, con l’ansia in corpo che cresceva ogni minuto, Harry si lavò e si vestì. Stava per rivedere i suoi genitori! Sì, ok, erano le loro tombe, ma era qualcosa che aveva sempre desiderato. Fin da piccolo si era domandato come mai gli zii non l’avessero mai portato al cimitero per onorare i suoi genitori. E, ora che stava per accadere, aveva una incedibile voglia di scappare. Ma non doveva avere paura. Erano i suoi genitori, le due persone che lo avevano generato con il loro amore. Ed, inoltre, con lui c’era Hermione: era sempre più forte se lei era al suo fianco.

“Pronto?” gli chiese Hermione, una volta fuori di casa.

Harry inspirò profondamente e annuì: “Pronto!”

Godric’s Hollow era un piccolo paese, quasi come Hogsmeade, ma era costituito per lo più da case. Tuttavia, era molto caratteristico, il tipico paesino inglese, davvero affascinante in quei giorni di fine estate- inizio autunno. Tutto il suo fascino stava appunto in quell’alternarsi di villette a schiera e piccoli parchi con verdi prati e alberi, le cui foglie stavano già assumendo le calde sfumature dei colori autunnali. Il cimitero di Godric’s Hollow manteneva invece il verde intenso dei sempreverdi cipressi.

Camminando tra tutte quelle lapidi di marmo, più o meno scure, su cui diversi volti sorridevano, Harry sentì l’ansia crescere ad ogni passo.

“Ehm…tu non sai dove sono?” chiese Hermione titubante.

“Ah…sì, certo. Remus mi ha detto che si trovano da quella parte!”

Seguendo l’indicazione di Remus, Harry e Hermione cercarono tra le ultime file nell’ala sinistra  del cimitero e, alla fine, la trovarono: una lapide semplice, di marmo bianco, con le foto dei suoi genitori che gli sorridevano.

Harry non riuscì a capire bene cosa stesse provando, gli sembrava di essere nell’occhio di un ciclone, in balia di tutte le emozioni che un essere umano avesse mai potuto provare.

La sua mano si mosse verso la foto di suo padre: James Potter era scritto a caratteri dorati. Poi accarezzò il viso di sua madre: Lily Evans-Potter.

I suoi genitori…

Finalmente ci incontriamo…

“Sistemiamo i fiori?” chiese Hermione, come se avesse paura di intromettersi nei pensieri di Harry.

“Sì!” rispose lui, inginocchiandosi per terra.

Harry cominciò a sistemare i fiori nel vaso: margherite, camelie e gigli. Profumavano intensamente; probabilmente a sua madre sarebbero piaciuti.

Avete visto? Alla fine sono venuto.

E non era neanche difficile come aveva immaginato: ormai l’ansia di quella mattina si stava affievolendo e stava lasciando il posto a una gioia nostalgica. Nonostante fossero sepolti nel cimitero, erano pur sempre lì, davanti a lui, erano pur sempre i suoi genitori. E anche se non aveva avuto il tempo di conoscerli…

Vi voglio bene.

Harry chinò il capo e, nello stesso momento, sentì una mano posarsi sulla sua spalla.

“Harry, se vuoi restare un po’ da solo io…” cominciò a dire Hermione, in un sussurro.

No!

Harry le afferrò la mano e se la portò sul torace: “Ti prego, resta con me!”

Hermione si inginocchiò accanto a Harry, lasciando la mano lì, dove l’aveva portata lui. Aveva bisogno di lei in quel momento! Sentiva che sarebbe crollato se lei si fosse allontanata. Al contrario, se lei gli fosse rimasta vicina e gli avesse fatto sentire quel calore di cui Harry aveva improvvisamente bisogno, tutto sarebbe stato più semplice. Aveva semplicemente bisogno di sentirsi vivo, di sapere che c’era qualcuno che teneva a lui e non desiderava che lui subisse la stessa triste sorte dei genitori.

“Abbracciami, Hermione!”

Hermione non se lo fece ripetere due volte: prese il viso di Harry tra le mani e lo fece appoggiare sul proprio petto, avvolgendo poi le braccia intorno a lui per tenerlo vicino. Anche Harry la abbracciò: era la sua ancora di salvezza, lo era da sempre. Nei momenti più difficili lei c’era, quando lui la allontanava, lei c’era. Ecco, era proprio questo che voleva sentire Harry: calore, comprensione, amore. Tutto quello che aveva cercato in 17 anni di vita lo aveva sempre trovato in Hermione.

Lei, intanto, aveva appoggiato la guancia sulla nuca di Harry e con una mano gli accarezzava i capelli. Chiuse gli occhi, cercando di immaginare cosa stesse provando Harry, nonostante fosse davvero un’impresa ardua. Ma, alla fine, lo sentì piangere in silenzio, quasi a volerle nascondere i singhiozzi.

Non vergognarti davanti a me, Harry…

Finalmente, dopo tutta una vita, Harry era riuscito ad affrontare le sue paure e sofferenze e ad esternarle: la perdita dei genitori, la morte di Sirius, quella più recente di Silente e la profezia che lo legava a Voldemort.

Ed era un po’ anche merito di Hermione.

“Coraggio, Harry. Ci sono io!”

Sarò sempre accanto a te!

 

*******

 

Tornati a Godric’s Hollow, dopo aver pranzato fuori, Harry decise che era giunto il momento di pensare a un regalo per Hermione. Gli balenò in testa un’idea allettante: innanzitutto avrebbe preparato una cena speciale solo per Hermione e se stesso. E poi voleva farle anche un regalo particolare.

Mentre lei se ne stava tranquillamente in salotto a leggere chissà quale mattone letterario, Harry corse in camera sua e aprì l’armadio dei suoi genitori: c’erano i vestiti di suo padre, i suoi che occupavano a malapena ¼ dell’intero armadio e quelli di sua madre. Erano tutti colorati, allegri, ma semplici come lei e…come Hermione. Voleva regalarle un vestito di sua madre. C’era il rischio che lei avrebbe visto questo gesto come qualcosa di macabro. Ma non era certo quella l’intenzione di Harry. Voleva solo che il suo regalo fosse qualcosa di speciale per lei, qualcosa che lei avrebbe ricordato per sempre.

Perciò cominciò a far scorrere tutte le grucce su cui erano appesi gli abiti, ancora perfettamente intatti e puliti. Anche quello doveva essere merito di Sirius e Remus. Ce n’erano almeno una decina, tutti uno più bello dell’altro. Ma quello che colpì Harry era in assoluto il più adatto a Hermione: era un abito in voile, un tessuto leggerissimo, color pesca, con stampe di bouquet fioriti e un nastro della stessa fantasia legato sulla schiena. A occhio e croce non doveva arrivare più in giù del ginocchio e la taglia doveva essere quella giusta. Era veramente bello e lo sarebbe stato ancora di più addosso a Hermione.

A quel punto fece apparire una scatola regalo di colore bianco, in cui Harry sistemò il vestito, e la chiuse con un nastro dorato.

Soddisfatto del regalo, Harry portò la scatola in camera di Hermione, appoggiandola sul letto, e vi lasciò sopra un bigliettino. Ora doveva solo occuparsi della seconda parte del regalo: la cena.

C’era solo un piccolo problema da risolvere: come faceva ad allontanare Hermione dal piano di sotto?

Hermione, infatti, era sempre più assorta nella sua lettura. Si accorse, però, del ritorno di Harry.

“Ah, Harry, dov’eri finito?”

“Ero di sopra!”

“Stai bene?” gli chiese Hermione, preoccupata.

Harry si sedette accanto a lei, guardandola intensamente: “Si, grazie a te!”

Hermione arrossì, sorridendo: “Io non ho fatto niente!”

“Niente? Mi sei stata vicina in tutti i momenti difficili e senza di te, probabilmente, io sarei perso. Ti sembra niente questo?”

“Oh, Harry!”

Restarono qualche minuto in silenzio, a fissare l’uno gli occhi dell’altra. Poi, Harry parlò nuovamente.

“Senti, Hermione…”

“Sì?”

“Avrei un favore da chiederti!”

“Dimmi!”

“Vorrei restare un po’ da solo in questo salotto, ti dispiace?”

“Certo che no, Harry.- esclamò lei, mettendogli una mano sul braccio- Io vado in camera mia, ok?”

Harry la ringraziò e lei salì. Non appena Hermione arrivò in camera sua e vide il pacco regalo sul suo letto, capì che Harry aveva in mente qualcosa e sospirò. Era proprio un Malandrino degno della fama di suo padre. La curiosità la spinse ad aprire il pacco regalo: c’era un vestito molto carino. Hermione notò anche il bigliettino di auguri e lo lesse:

“Cara Hermione,

Tanti auguri di buon compleanno! Spero che il regalo ti sia piaciuto: apparteneva a mia madre, ma desideravo donartelo, perché non appena l’ho visto, ho subito pensato a te.

Ancora tanti auguri,

Harry.

p.s.: sto preparando una piccola sorpresa giù da basso. Ti prego di indossare il regalo e di scendere verso le 20.00. Grazie!”

Hermione sorrise: quello era una specie di appuntamento. In casa, certo…ma era pur sempre un vero appuntamento con Harry. Perciò si cambiò più in fretta che poteva e si ammirò allo specchio: quasi non si riconobbe e arrossì senza un preciso motivo. Dunque…Harry desiderava vederla così? Proprio lei che non era abituata a vestire in modo così femminile, proprio lei così diversa dalle ragazze che piacevano a Harry.

Per quale motivo? Certo, se si fosse vergognata e fosse rimasta tutta la sera in camera sua, non l’avrebbe mai scoperto.

Perciò alle 20.00 in punto scese giù: mentre scendeva le scale, Hermione si accorse che c’era sempre meno luce. Era tutto buio e questa cosa la turbava non poco.

“Harry?” esclamò Hermione, notando una fioca luce provenire dal salotto.

Con un po’ di ansia in corpo, Hermione si avvicinò al salotto e rimase sorpresa nel vedere come Harry aveva ben sistemato la tavola: questa era stata posizionata al centro del salotto, ricoperta con una tovaglia bianca ricamata e perfettamente apparecchiata. C’era anche un candelabro a tre braccia al centro. Hermione si portò una mano sulla bocca: luci spente, candele accese…quella era una cena a lume di candela…con il suo Harry. L’atmosfera era tremendamente romantica e il cuore di Hermione accelerò i suoi battiti. Che intenzioni aveva Harry?

Con un po’ più di coraggio, Hermione si avvicinò alla tavola e sfiorò con le dita la morbida tovaglia.

“Ah, sei qui, Hermione!” esclamò Harry, apparendo dalla cucina con il cestino del pane tra le mani.

Hermione si voltò verso di lui e, per poco, quel cestino del pane faceva una brutta fine. Harry rimase incantato da quella visione: aveva visto giusto, Hermione stava benissimo con quel vestito.

“Ti è…piaciuto?” chiese lui, appoggiando il cestino sulla tavola.

“Sì, grazie. È bellissimo!”

“Già!”

Come te, Hermione.

“Allora, Harry si può sapere cosa stai combinando?”

“Beh, dobbiamo pur festeggiare il tuo compleanno! Pensavo che avessi bisogno di una festa, soprattutto in questo periodo…sai, giusto per distrarsi un po’. E dovrai accontentarti di un unico invitato!”

Hermione gli sorrise e gli baciò la guancia: “Oh, Harry, sei un tesoro!”

Fortunatamente non c’era molta luce, altrimenti Hermione si sarebbe accorta di quanto era arrossito Harry.

“Spero che tu abbia fame, Hermione! È tutto pronto!” disse Harry, tornando in cucina.

Cominciò così quella cenetta, in un’atmosfera molto intima e armoniosa. Tutto quello che Harry aveva preparato era assolutamente ottimo: un cena da leccarsi i baffi.

“Oh, Harry, non ho mai mangiato così bene. Sei un cuoco straordinario!”

Harry sorrise e le prese una mano, guardandola intensamente: “Tu sei straordinaria!”

A quel tocco così delicato, Hermione fremette: lo sguardo di Harry era diverso, così carico di…cos’era…amore? Amore per lei?

Impossibile!

Harry non poteva essere innamorato di lei, anche se era tutto ciò che Hermione aveva sempre desiderato.

“Hermione, io…”

Un’improvvisa folata di vento, però, spense le candele e i due rimasero completamente al buio.

Hermione corse subito a chiudere la finestra, anche per sottrarsi, seppur momentaneamente, a quella strana situazione, che la stava terrorizzando. Harry, però, aveva un’ultima cosa da darle, qualcosa di cui ormai era assolutamente convinto. Perciò la raggiunse e Hermione, dopo aver chiuso la finestra, si voltò, ritrovandosi faccia a faccia con Harry.

“Harry?!” esclamò lei, colta da un’improvvisa agitazione.

Harry le sorrise dolcemente, accarezzandole il viso: “Hermione…c’è un’ultima cosa che vorrei darti!”

“Ma davvero? Cos’è?” chiese lei con voce tremante.

Decisamente Hermione non era più in sé. Lo aveva capito lei stessa: era come se non avesse più il totale controllo della sua mente, delle sue reazioni, della situazione in generale…una cosa che la mandava in bestia solitamente. In quel momento, invece, era tutto diverso: anche se si sentiva confusa e terrorizzata, era totalmente in balia di Harry e di quell’armonia che si era creata tra di loro. Ed Hermione amava immensamente queste emozioni.

Che Hermione fosse nervosa e avesse cominciato a tremare l’aveva notato anche Harry: ma lui la trovava decisamente adorabile anche in quello stato! Perciò prese tra le mani quelle di Hermione, portandosele sul cuore.

“E’ qualcosa di molto dolce, che non ho mai provato prima e non so neanche se sono capace di dirtelo con le parole giuste!”

Hermione arrossì: “Ha-Harry…cosa stai cercando di dirmi?”

Emozionato come non lo era mai stato, Harry la guardò negli occhi con decisione. Non era mai stato bravo a parole in certe situazioni: erano molto meglio le azioni. Perciò Harry si chinò su di lei e la baciò.

Baciare Hermione…era anche meglio di come Harry se l’era immaginato negli ultimi giorni.

Ma, forse, Hermione non era dello stesso parere. Dopo neanche due secondi, infatti, Hermione si scostò da lui e lo guardò, mentre le si dipingeva sul volto un senso di disorientamento.

“Che…che succede?” esclamò lei, indietreggiando di un paio di passi.

“Scusa…non è chiaro?” ribattè Harry, non riuscendola a capire.

“No…- rispose Hermione, agitatissima-…voglio dire, sì…ma perché?”

Harry rise, incredulo: “Stai scherzando, Hermione? Davvero in questi giorni non hai capito nulla?”

N-non è questo!”

“Allora che cos’è?”

“Tu non puoi sapere come stanno le cose!” esclamò lei, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo.

“Perché non provi semplicemente a spiegarmelo, invece di comportarti così?”

Hermione tornò a guardare Harry: questa volta era lei che stava cercando di fare l’incompresa.

“Quello che provo io per te…- disse lei, arrossendo lievemente-…è davvero importante per me. È la cosa più preziosa che abbia mai avuto. Ma ho tanta paura di fare la stessa fine di Cho o…beh, Ginny, se tu lo scoprissi.”

Come darle torto? In entrambe le storie era stato lui a porre fine al rapporto. Però Harry era sicuro che questa volta sarebbe stato diverso: Hermione era la persona più importante della sua vita, lui la amava davvero e avrebbe fatto di tutto pur di stare con lei.

“Sono certo che non succederà niente del genere!- esclamò lui, sorridendole- Hermione, ti prego, dimmi quello che provi…”

Hermione rimase turbata dalle sue parole e dalla luce che brillava negli occhi di Harry: sì, forse questa volta sarebbe stato tutto diverso. Adesso il problema era trovare il coraggio per dirgli quelle tre paroline così semplici, che celavano, però, un significato di enorme importanza. Tuttavia, lei era una Grifondoro e poteva assolutamente farcela. Anche Harry lo credeva: si capiva perfettamente dallo sguardo che le stava rivolgendo. I suoi begli occhi verdi riflettevano tutta la fiducia che lui aveva sempre in lei.

“Harry…io…io ti amo…”

Hermione venne travolta da un’improvvisa ondata di sollievo, per essersi liberata di quel peso che, ormai, portava da tanti anni. E, osservando Harry, notò che stava sorridendo soddisfatto.

“Ma non so quello che provi tu…” si affrettò ad aggiungere lei, timorosa della sua risposta.

Harry si avvicinò a lei, eliminando la distanza che li separava, e, non appena fu nuovamente di fronte a lei, le prese il viso tra le mani.

“A volte ti perdi in un bicchier d’acqua, Hermione Granger. Bastava chiedere: mi ami Harry?”

“E tu…cosa avresti risposto?” domandò Hermione, sempre più rossa in viso.

“Sì, ti amo, Hermione!”

Harry la vide sorridere, un attimo prima di baciarla per la seconda volta. Ma questa volta Hermione non si sottrasse né lo allontanò: si aggrappò alla sua camicia, mentre Harry la stringeva a sé per tenerla più vicino che poteva.

Probabilmente Harry aveva appena organizzato il più bel compleanno che Hermione avesse mai festeggiato. Tutto era semplicemente incantevole: l’atmosfera, loro e quel bacio…E non avevano più bisogno di parole. L’essenziale era già stato detto, non c’era niente da aggiungere. Dopo sette anni conoscevano perfettamente l’uno i pregi e i difetti dell’altra l’unica cosa di cui necessitavano era stare insieme e sapere che, d’ora in poi, niente li avrebbe separati: né pozioni d’amore, né i Weasley, né, tanto meno, Voldemort. Su questo non c’erano dubbi.

 

 

 

 

Beh, spero che vi sia piaciuto e che non sia stato esageratamente melenso. Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e che continueranno a farlo.

Il titolo dell’ultimo capitolo non lo dico…ahahah…però si può intuire cosa accadrà!!

A presto

Kia85

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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