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Autore: The Edge    28/02/2013    2 recensioni
-Mi spiace Dean, ma ormai credo che sia arrivato il momento di finire con tutto questo.
Sono stufa e tu lo sai meglio di me.-
-No! Ti prego, resta con me!-
-Ho fatto la mia scelta-
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio tutta intorpidita, mi sono addormentata sul pavimento, ho la schiena a pezzi.
Per prima cosa sistemo la mia chitarra nella sua custodia e la rimetto al sicuro nel mio armadio.
All’improvviso qualcuno bussa alla mia porta, apro e vedo mia madre. Il suo viso, così simile al mio, è più pallido del solito.
Frank l’ha picchiata di nuovo.
Mi abbraccia tremante, affonda il viso nel mio collo e sento le sue lacrime bagnarmi.
Detesto questi momenti, non mi piace quello che vedo.
“Mamma… perché lo hai sposato?”
Voglio saperlo. Non me lo ha mai detto.
Non mi risponde. Come sempre.
Cerco di scostarmi dal suo abbraccio “Devo andare a scuola”
Mia madre si stacca in fretta, cerca di ricomporsi e si passa una mano sul viso, asciugandosi gli occhi.
“Allora vai. Muoviti”
 
Aspiro una boccata di fumo e alzo lo sguardo al cielo.
Dean mi guarda e alza un sopracciglio sconcertato
“Da quando in qua mi scrocchi le sigarette?”
“Tranquillo, non capiterà più. E’ che sono nervosa… e fumare mi calma un po’, anche se odio farlo.”
“Cosa è successo?”
“Frank”
“Ancora?”
“Mia madre. L’ha picchiata di nuovo”
“Che paio di palle. E tu?”
“Non mi ha torto un capello, il che è strano. Pensa che ieri ha persino preparato la cena”
“Incredibile.”
“Già, mi sono anche azzardata a strimpellare la mia chitarra.”
“Sei a conoscenza del fatto che hai giocato con il fuoco, vero?”
“Sì.. Oggi dobbiamo andare a scuola per forza?”
“No, non direi. Io non ho nulla di importante da fare. Tu?”
“Nemmeno”
“Allora forza, andiamocene da qua”
 
Mezz’ora dopo siamo seduti su una panchina di un piccolo parco. Abbiamo scelto questo posto perché normalmente qui non viene mai nessuno, è il posto perfetto.
Non potrei chiedere di meglio.
Appoggio la testa sulla spalla di Dean, chiudo gli occhi perché mi sento prossima al sonno.
Il mio migliore amico è un cuscino fantastico, anche se non si direbbe, ossuto e mingherlino com’è.
“Comoda?”
“Parecchio”
“Hai fame?”
“No.. tu?”
“Un po’”
“Hai fatto colazione?”
“No.”
“Stordito”
“Andiamo a mangiare?”
Con un sospiro mi alzo dalla panchina e mi rimetto sulle spalle il mio zaino, Dean mi imita e assieme ci dirigiamo verso il microscopico bar del parco.
Facciamo colazione in silenzio, tra noi non c’è l’impellente bisogno di parlare in continuazione.
Ci basta la compagnia dell’altro.
 

***


Infilo la chiave nella serratura. E’ tardissimo.
Dopo aver passato l’intera giornata al parco a non fare nulla, sono andata a farmi un giro per Los Angeles, giusto per camminare un po’ e non ho guardato l’orologio.
Brava cogliona!
“Sonja sei in ritardo, lo sai questo brutta stupida?” mi domanda Frank.
“Capita a tutti di arrivare in ritardo, non credi?”
“Non lo metto in dubbio. Sai, mi ha chiamato la scuola… Mi hanno detto che oggi eri assente. Hai bigiato assieme a quel coglione del tuo amico dai capelli scuri?”
“No, ero da sola.” Mento in fretta, almeno Dean deve salvarsi la pelle.
“Bene. Sappi che se la tua merdosa scuola mi chiamerà ancora un’altra volta… Ti faccio tornare nel tuo paese, ma a pezzi.”
Deglutisco. So che Frank potrebbe benissimo farlo.
Non conosce il significato della parola pietà.
Abbasso lo sguardo e non mi accorgo del suo pugno che si abbatte sul mio viso.
Barcollo all’indietro, portandomi una mano in faccia ma non faccio tempo a scappare che un altro pugno mi colpisce, seguito dai calci e da manate violente sulla mia schiena.
Cado a terra e mi arriva in pieno stomaco un calcio, per fortuna non troppo forte.. dato che in quel preciso istante suonano al campanello.
Mi rialzo in fretta e corro nella mia stanza, al sicuro da quel bastardo.
“Guai a te se salti di nuovo scuola!” mi urla Frank dal soggiorno.
 
E’ passata una mezz’ora abbondante da quando Frank è uscito con i suoi amici ubriaconi.
Mia madre come al solito è al lavoro e io sono da sola.
Mi fa male dappertutto. La schiena in particolar modo.
Esco dalla mia stanza e mi dirigo verso il bagno, mi guardo allo specchio.
Il mio riflesso appare pallido e malaticcio, sulla mia guancia c’è un ematoma violaceo e alquanto doloroso.
Mi risciacquo velocemente il viso e mi cambio la maglietta, che oltre ad essere macchiata d’erba, è sporca anche di sangue. -Viva Frank e le sue dolci carezze! – penso con ironia mentre mi infilo una maglia nera pulita.
Mi metto la felpa e tiro su il cappuccio, in modo che mi faccia ombra e che mi nasconda un po’ il viso.
Esco dalla finestra e atterro in giardino con un balzo.
Cammino in fretta e in men che non si dica mi trovo davanti all’abitazione di Dean, faccio il giro della casa e mi avvicino alla sua finestra.
Busso nervosamente sul vetro e nel giro di mezzo minuto me lo trovo davanti.
Mi abbraccia senza che io dica nulla. A quanto pare i miei lividi parlano da soli.
Mi accarezza una guancia con delicatezza e mi fa sedere sul suo letto “Perché lo ha fatto questa volta?”
“la scuola lo ha chiamato e lo ha informato che oggi ho bigiato. Ho detto che ero da sola, non volevo mettere nei casini anche te”
“Non dovevi preoccuparti per me, me la sarei cavata. Ti ha usato come sacco da boxe.”

Mi alzo a fatica, mi sollevo sia la felpa che la maglietta.
Dean mi guarda sconvolto “Sembra un campo di battaglia” sussurra mentre mi risistemo gli abiti.
Gli occhi mi pizzicano, sento che potrei scoppiare a piangere da un momento all’altro.
Una lacrima scivola lungo la mia guancia sinistra e si perde nel mio collo. Dean mi abbraccia di nuovo, mi stringe forte a sé e appoggia le labbra sulla mia testa.
“Stanotte rimani pure qua, ti lascio dormire nel mio letto, io mi arrangerò”



Angolo dell'autrice:
Rieccomi da queste parti gente!
Gna, non so che altro dire.
YEAH ._.
Alla prossima!
The Edge

  
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