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Autore: cyrusfiancee    28/02/2013    20 recensioni
'Ti donerò la vita dovesse essere necessario' Meredith baciò la mano di Justin.
'Non te lo permetto' ormai le lacrime sfuggivano dagli occhi del ragazzo.
'Era una promessa; Ti proteggerò per sempre' e così Meredith entrò in sala operatoria, lasciando in quel freddo edificio da solo il suo unico vero amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vorrei dedicare questo capitolo a voi, a voi che mi seguite sin dall'inizio, a voi che leggete, a voi che recensite, e a voi che avete un po' pianto con me.

Leggete questo capitolo con sotto Believe e Nothing like us, se vi va.







 

 



                                                                                                                                   





                                                                                                                                        Quindicesimo Capitolo




Ad un tratto la vita aveva perso quel tepore che Meredith provava da quando era iniziata tutta quell’avventura.
Ormai lei vedeva la morte come un’amica che lentamente stava arrivando, ma Justin, lui era così fragile, così indifeso, e adesso, adesso anche lui doveva lottare con questa dura realtà.
La bionda immaginò Justin nel momento in cui avrebbe appreso la notizia, lo immaginò accasciarsi per terra tremante e piangente.
Buffa la vita, lei stava salvando migliaia di vite dentro quella scuola e l’unica di cui si interessava si stava affievolendo.
Un’idea le balenò al cervello, ed era folle, pensò alle parole dette in passato, alle promesse fatte, e questa idea divenne l’unica soluzione plausibile.
Si sarebbero amati per sempre.
Lei non sarebbe mai morta davvero, il suo cuore avrebbe continuato a battere, e loro non si sarebbero mai lasciati, o dimenticati.
Meredith si alzò da terra, dove sostava da quasi due ore, e tornò in camera dove avrebbe aspettato con ansia il ritorno di Justin, per avvisarlo di tutto.
Entrata in camera, strinse forte il cellulare che aveva tra le mani, prese un respiro e compose il numero dell’uomo che un’ora prima le aveva svelato il suo destino, aspettò qualche secondo e poi sentì il padre accettare la chiamata.
“Pronto?” rispose un po’ assonnato lui.
“Sono tua figlia. Morirò, è una promessa, ma deciderò io a chi donare i miei organi, altrimenti chiamerò la polizia e svelerò tutto, tu non avrai una vendetta e io sarò libera” Meredith decise di non proferire parola sul suo futuro con Justin, prima che l’uomo decidesse di farla vivere, ma senza il suo biondo non ne sarebbe valsa sicuramente la pena.
“Dimmi tutto” sentì il padre tirare lo sciacquone del water.
“Justin ha bisogno di un cuore, io gli donerò il mio, morirò all’istante, così tu sarai felice” la ragazza sentì il sangue raggelarsi.
“Hahah, tutto questo per un ragazzo? Nell’oltretomba te ne pentirai, ma questo è ciò che vuoi, e questo sarà fatto figlia mia” l’uomo continuava a sghignazzare.
“Non sarò mai tua. Morirò al Sant Jude, London, Ontario. Se deve succedere succederà là, mi servono solo cinque giorni” Meredith scelse l’ospedale in cui era nato Justin.
“Come vuoi. Chiamerò e provvederò. Cinque giorni, hai solo cinque giorni, poi ti verrò a cercare e ti ucciderò io con le mie mani. Ti manderò un messaggio con l’orario. Ti saluto” Manuel riattaccò il telefono lasciando nuovamente Meredith nel silenzio, poi si voltò e nella penombra vide Justin, nascosto dietro la tenda, che aveva ascoltato tutto.
“Justin, ti prego, non scappare di nuovo, ti spiegherò tutto” urlò Meredith, quando il biondo stava per avviarsi verso la porta.
“Cosa c’è da spiegare? Perché non vuoi lottare? Non capisco” il ragazzo stava per aprire la porta.
“Justin tu stai per morire” sputò fuori lei, portandosi la mano davanti alla bocca non appena ebbe pronunciato quelle parole.
Justin si bloccò davanti all’entrata, immobile, come sarebbe diventato se Meredith non gli avesse donato il cuore.
“Quando sei scappato via avevo il tuo telefono tra le mani, squillava, allora ho risposto, – la bionda fece una pausa e inspirò un po’ d’aria – era il tuo dottore, diceva di aver analizzato gli esami, e il tuo cuore non regge più quel soffio che hai, – la ragazza raccolse le lacrime dalle sue gote, e andò avvicinandosi al biondo, prendendogli la mano – morirai Justin, se solo però tu ti lasciassi salvare da me, allora tutto cambierebbe e saprei di aver salvato la persona più importante della mia vita, – Meredith strinse Justin in un abbraccio – io morirei comunque, lo sai, una vita da fuggiaschi non la voglio, voglio il meglio per te, proprio come quello che tu mi hai dato, il meglio, perché credimi mi hai dato tutto, mi hai fatto vivere una vita normale, tu hai i tuoi sogni, la tua chitarra, la tua voce, tu devi salvare la vita di milioni di ragazze, raccontagli la nostra storia, raccontagli di noi, potrai farlo, ma potrai farlo solo se ti donerò il mio cuore, - ora la bionda accarezzava la guancia di Justin, ormai bagnata, mentre lui faticava a guardarla negli occhi  alla fine, - sorrise lei – io non morirò, il mio cuore batterà ancora dentro di te, e non ci divideremo mai così”.
Un pianto silenzioso continuò per interi minuti a riempire la stanza, Justin non poteva rispondere a tutto quello che aveva detto la ragazza, era suo volere, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per cambiare le condizioni di quella scelta, tuttavia Meredith era così sicura di sé, e la conosceva, non avrebbe mai cambiato idea.
“Meredith… Perché?” chiese semplicemente lui.
“Perché ti amo” lei alzo le spalle, come se quella fosse una cosa così ovvia.
“Perché proprio all’ospedale in cui sono nato?” Justin si sedette sul letto.
“Perché voglio che il tuo nuovo inizio parti dal tuo primo inizio, poi è ora che tu vada a far visita alla tomba dei tuoi genitori” lei lo raggiunse e appoggiò una mano sulla coscia del biondo.
“E perché cinque giorni?”.
“Perché voglio scegliere tutto per il mio funerale, e voglio essere messa al cimitero di Stratford, esattamente dove un giorno mi raggiungerai tu” una lacrima rigò il viso della ragazza.
“Non c’è modo di farti cambiare idea, vero?” sorrise lui, guardando la sua cocciuta e amata ragazza.
“Assolutamente no, ora per favore andiamo a dormire” lei si alzò dal letto e gli lasciò un bacio sulla guancia, dirigendosi in bagno.
Justin prese il bigliettino che un’ora prima aveva trovato per terra, lo rigirò tra le mani, e pensando e ripensando alle parole della sua ragazza, capì che doveva renderle onore, doveva far avverare i loro desideri, afferrò il telefono, e, nonostante l’orario, mandò un messaggio al numero scritto sul foglietto, guardò per interi minuti il display e poi, finalmente, premette invio, riappoggiò il telefono sul comodino, si spogliò e scivolò sotto le coperte.
Meredith tornò dopo cinque minuti passati in bagno con la mano sul cuore, e al solo pensiero che aveva solo cinque giorni rabbrividì, ma infondo stava per salvare l’unica persona per cui valeva la pena vivere, finalmente anche lei poté stendersi su quel letto che il giorno dopo avrebbero abbandonato, e dopo qualche secondo sentì il suo ragazzo stringerla dalla vita, appoggiare la testa nell’incavo del suo collo e iniziare a piangere, eppure stava dormendo.

Erano le 10.00 quando lasciarono l’albergo, montarono in macchina e si diressero in stazione per prendere il treno che in sei ore li avrebbe condotti a Stratford, salirono sul treno alle ore 11.15 per arrivare davanti al cimitero alle 19.20.
Immobili sostavano davanti al cancello in ferro battuto, il cimitero avrebbe chiuso entro meno di un’ora, dovevano muoversi, e adesso, davanti a quel cancello nessuno riusciva a muovere un muscolo.
“Justin?” Meredith strinse la sua mano per attirare la sua attenzione.
“Dimmi” rispose lui, con lo sguardo rivolto sempre verso il cimitero.
“Non lasciare che sulla mia tomba non ci siano mai fiori, per favore, e portami tulipani, margherite, rose rosse, tutto quello che vuoi” sospirò lei, Justin scosse la testa, poi afferrò saldo la mano della ragazza ed insieme si avviarono a cercare la tomba.
“Eccola” sussurrò Justin, quando finalmente la trovarono.
Meredith si abbassò e lasciò le rose rosse sulla tomba della madre, e i tulipani gialli su quella del padre.
“Ti assomigliano” disse la ragazza, osservando le foto.
“Già.. Non ricordavo neanche i loro volti, guardali, sono stupendi, così sorridenti” il biondo nascose il viso tra le mani.
“Quando li raggiungerò gli dirò quanto li ami” la bionda sfiorò delicatamente il braccio del ragazzo.
“Basta parlare della tua morte Meredith, per favore, non è affatto facile per me, smettila, abbiamo ancora tre giorni” Justin era così frustrato.
Un messaggio smorzò il silenzio che si era creato, la ragazza prese il telefono e lesse.
“Justin” lo chiamò, mentre lui lasciava qualche bacio sulla foto della madre.
“Dimmi” lui si alzò e sforzò un sorriso.
“Non abbiamo tre giorni, domani ci operano, mi è appena arrivato il messaggio” e questa frase venne fuori così, lasciando entrambi senza parole, senza fiato.

“No” urlò Justin, quando tornarono in macchina, dopo una pausa di almeno mezzora.
“No cosa?” chiese Meredith, che ormai passava le ultime ore della sua vita.
“Dovevamo scegliere tutto, i fiori, la bara, dovevamo scegliere tutto Meredith” esalò Justin tra le lacrime.
“Justin, ci sarai solo tu, la mia bara voglio che sia bianca, non voglio lunghe cerimonie, porta il mio corpo da qualche prete, dite qualcosa, e gettatemi sotto terra, io sarò sempre viva, vicino a te, dentro di te” la ragazza era stanca ormai, non vedeva l’ora arrivasse la sua fine.
“Va bene, - Justin sospirò – dove la porto adesso, signorina?”.
“In qualunque posto, voglio fare l’amore, per l’ultima volta” sorrise lei.
Justin mise in moto e dieci minuti dopo si fermarono in aperta campagna, sotto le stelle, il biondo abbassò i sedili, e lentamente si avvicinò alle labbra della ragazza, per unirle con le sue.
Avevano solo nove ore, e Justin aveva il compito di renderle meravigliose, lo doveva alla sua bionda.
Meredith prese ad accarezzare i capelli del ragazzo, mentre lui faticava con il reggiseno della bionda, alla quale scappò un risolino, che anche Justin ricambiò, poi quando furono entrambi privi di qualsiasi indumento si guardarono a fondo, per interi minuti, senza proferire parola, Justin le diede un bacio sulla fronte, spostandole una ciocca bionda dal viso, ed entrò dentro di lei.
Passarono minuti interminabili, ad ogni spinta seguivano baci, sguardi, e mille sussurri, le gote di entrambe diventarono rosse dal tanto sforzo e le loro tempie erano madide di sudore, eppure era la notte più bella del mondo, nonostante fosse l’ultima.
Il tempo volò ed entrambi, giunti al culmine di piacere, si accasciarono sui sedili, riprendendo lentamente fiato, poi Meredith si distese sopra al ragazzo, appoggiò l’orecchio sul suo cuore, e prese a lasciargli piccoli cerchi con le unghia sul petto.
“Domani qui dentro ci sarà il mio” sorrise lei.
“Vorrei non fosse così” sospirò lui.
“Io invece è tutto ciò che desidero, vivere dentro di te per sempre” Meredith alzò il mento e puntò i suoi occhi in quelli nocciola del biondo.
“Non mi innamorerò mai di nessun altra, te lo prometto”  Justin afferrò la mano della bionda e ne baciò il dorso.
“Un giorno, quando avrai raggiunto il tuo sogno, e quando meno te lo aspetterai, ti sembrerà di vedermi tra la folla, correrai disperato, mi cercherai, e poi eccolo, troverai l’amore” sussurrò lei, all’orecchio del ragazzo.
“Non potrei mai tradirti” lui scosse la testa.
Non sarà come tradirmi, perché io voglio che sia così, devi farlo per me Justin, non soffrirai per sempre a causa mia, ma questo non vuol dire che mi dimenticherai, o che non mi amerai, sarai semplicemente andato avanti, e poi io, io ti proteggerò sempre, e sarò sempre il tuo cuore” Meredith strinse forte a sé il ragazzo.
“Quando ti ho incontrata eri così fragile, debole, e adesso guardati, mi stai proteggendo, esattamente come feci io, sei diventata una donna, la donna più bella del mondo” Justin sorrise.
“Ti amo”, la bionda chiuse gli occhi e si addormentò sul petto di Justin, che rimase solo ad ascoltare la sua ragazza respirare, perché non c’era rumore più bello.

Nove ore dopo eccoli davanti alla sala d’aspetto, mancavano gli ultimi macchinari e poi si sarebbero divisi, per sempre.
“Hai paura?” disse lei.
“Sono terrorizzato, tu?”, Justin continuava a mordersi il labbro inferiore e a torturarsi le pellicine delle dita.
“No, è la cosa giusta da fare, non devo avere paura, sto salvando te” alzò le spalle la bionda.
Il silenzio calò, e la ragazza appoggiò la testa sulla spalla del biondo, che intanto le stava accarezzando la coscia.
“Lei è Meredith Dath e lei Justin Bieber?” un dottore sulla cinquantina uscì dalla sala operatoria.
“Si, siamo noi” rispose la ragazza, alzandosi dalla sedia.
“Bene, Meredith venga a prepararsi” la bionda si avviò dietro all’uomo e sparì aldilà di una tenda.
Quando tornò era distesa su una barella, e il ragazzo con lo sguardo fisso altrove, come per non vedere la realtà.
Come poteva permettere tutto questo?
Come avrebbe vissuto la sua vita da quel momento in poi?
Tutte risposte ignote seguivano quelle domande, ma ormai i conti erano fatti, la verità era davanti ai suoi occhi.
"Ricordi quelle promesse? – la bionda asciugò una lacrima dalla gota di Justin - dicevi che mi avresti donato la vita se fosse stato necessario" Meredith baciò la mano di Justin.
"Non voglio permettertelo" ormai le lacrime sfuggivano dagli occhi del ragazzo.
"Era una promessa; Ti proteggerò per sempre" e così Meredith entrò in sala operatoria, lasciando in quel freddo edificio da solo il suo unico vero amore.

























 

Spazio Autrice;

Prima di parlare del capitolo vorrei dirvi che sono stata molto veloce a postare, mi sono finite le tre settimane di scuola più infernali che io abbia mai avuto e ho avuto tempo per scrivere.

In realtà non so come sia venuto, forse dovevo dividerlo in più capitoli, o forse no, sta di fatto che siamo giunti al termine, o quasi... questo non è l'ultimo capitolo, e chi lo sa? Magari Meredith non morirà, magari troverò il modo di salvarli, non lo so, anzi io lo so, voi no.

Non voglio fare tutti i ringraziamenti qua sotto, per i ringraziamenti aspetteremo il prossimo capitolo, sappiate solo che sono immersa nelle lacrime, questa storia mi appartiene più di quanto voi possiate crederci, l'ho scritta e mi sento talmente dentro che adesso è come abbandonare un amico.

Alla prossima ragazze.
sbii

  
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