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Autore: jas_    28/02/2013    21 recensioni
Aprii gli occhi di scatto e spostai il cuscino, mettendoci un attimo a far riabituare i miei occhi assopiti alla forte luce che entrava dalla finestra vicina a me. Mi guardai intorno e sussultai: quella non era la camera di Molly, né tantomeno la mia.
Un altro movimento mi fece voltare di scatto alla mia sinistra, un ragazzo seminudo dormiva sereno nel mio stesso letto. Prima di rendermene veramente conto urlai, guardando poi il mio di corpo: indossavo solo la biancheria intima. Cominciai improvvisamente a sentire caldo, mi passai una mano tra i capelli in preda al panico e cercai di ricordare gli avvenimenti della serata precedente.
Ricordavo la festa, i diversi cocktail che Molly mi aveva portato, quelli che invece mi ero arrangiata io a prendere, la pista affollata, quasi soffocante, io che non trovavo più Molly e cercavo di uscire da quella trappola umana e... Due mani che mi cingevano i fianchi, poi il vuoto.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Right side, wrong bed'
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Capitolo 5

 
 
Mi rigirai nel letto per l'ennesima volta, mi misi a pancia in giù e feci scorrere le mani sotto il cuscino, dove era più fresco. Cercai di rilassarmi e riaddormentarmi ma un rumore fastidioso mi disturbò, solo alcuni secondi dopo riconobbi la suoneria bassa del mio cellulare. Lo cercai a tastoni sul comodino e senza nemmeno preoccuparmi di vedere chi fosse, risposi.
«Pronto?» dissi, con la voce leggermente roca e bassa.
«Cioppicioppi sono io!»
 Sospirai, con l'impulso di porre subito fine a quella chiamata, ma la curiosità di sapere cosa ci fosse di così interessante da dirmi per indurre Harry a chiamarmi nel pieno della notte me lo impedì.
«Lo so che sei tu, sei l'unico essere su questo pianeta che mi chiama con questo nome che, ti ricordo, fa schifo» lo rimbeccai.
«Sempre dolce come un limone scaduto, Cioppicioppi» mi ricordò lui, con la solita allegria nella voce, segno che non era per niente addormentato.
Ignorai le sue parole, «non dovresti essere a letto come credo che tutti stiano facendo a quest'ora?»
«È appunto per questo che ti ho chiamata!» esclamò lui arzillo, «non riuscivo a dormire e...»
«Ovviamente dovevi rompere a me» lo interruppi.
«Non esattamente, se mi facessi parlare...»
Sospirai, rimanendo in silenzio.
«Allora, non riuscivo a dormire e prima ho parlato con Louis che non ne sa niente. Mi ha detto che ci ha visti in camera ma stavamo dormendo come due sassi e non ci ha disturbati» spiegò, «però poi mi ha detto anche di aver organizzato un evento su Facebook e di aver invitato un po' di gente quindi, mentre non dormivo, ho pensato che potremmo controllare lì tutti i partecipanti e vedere se qualcuno si ricorda qualcosa, chi lo sa.»
Ci pensai su un attimo, «in quella lista ci saranno la metà delle persone che erano effettivamente alla festa. Io non so neanche che faccia abbia questo Louis, eppure ho dormito a casa sua.»
«Tranquilla, non ti perdi niente» rise lui e anch’io non riuscii a trattenere un sorriso.
«E poi» continuò, «non conoscevi nemmeno me, il che è grave. Non conosci molta gente, Cioppicioppi.»
Alzai gli occhi al cielo, «come siamo modesti» scherzai.
«Faccio quello che posso» rispose lui.
Rimasi in silenzio per un attimo ad osservare il soffitto nero della mia camera, poi la voce di Harry mi fece sussultare.
«Allora, che facciamo?»
«Te l'ho detto, molte persone che c'erano alla festa in quella lista non ci saranno sicuramente» gli ricordai.
«E quindi cos'avresti intenzione di fare?» chiese.
Alzai le spalle, rendendomi conto soltanto dopo che Harry non poteva vedermi, «non ne ho idea.»
Lui sospirò, «secondo me vale la pena fare un tentativo, poi se non sarà utile pace, ci avremo provato. Ma mi sembrava che ci tenessi parecchio a sapere come sono andate le cose, non pensavo ti saresti arresa così facilmente, Cioppicioppi. Ci tieni o no alla tua vergi...»
«Sì okay ho capito, controllerò questa maledetta lista» lo interruppi.
«Controllerai?»
«Sì perché? Chi lo dovrebbe fare se no?»
«Ma non sei invitata!» esclamò lui, con la voce stranamente acuta.
«Non posso vederla lo stesso?» chiesi.
«No» disse lui deciso, «ma guarda caso io sì.»
Annuì sentendomi le palpebre sempre più pesanti, da un momento all'altro mi sarei addormentata, me lo sentivo.
«Quindi?» chiesi.
«Domani, cioè, oggi più tardi visto che sono le quattro di mattina, vengo a casa tua e guardiamo.»
Sbadigliai, «okay, sul tardi però, così i miei genitori non ci sono.»
«Alle cinque di pomeriggio va bene?» propose.
Mugugnai un qualcosa che doveva sembrare un sì, «ora se non ti dispiace vorrei dormire» gli ricordai.
«Oh, certo! Allora a dopo!» esclamò, allontanai leggermente il telefono dall'orecchio, in quel momento qualunque suono mi sembrava troppo forte.
«Ciao Harry» bofonchiai, ormai quasi completamente tra le braccia di Morfeo.
«Buonanotte Cioppicioppi, sogni d'oro.»
 
«Victoria sveglia!»
Mi misi il cuscino sopra la testa e mi voltai dalla parte opposta rispetto alla finestra che mia madre aveva appena spalancato.
«Che ore sono?» domandai poi, da quella posizione.
«Le otto! Forza tesoro siamo in ritardo, stamattina ti ho preso l'appuntamento dall'estetista per pulizia del viso, ceretta, manicure e pedicure. Ti ricordo che sabato siamo invitate ad un matrimonio e devi essere perfetta!» esclamò, «lo hai già trovato un accompagnatore? Se no provvederò io personalmente.»
Mi alzai di scatto e la fulminai con lo sguardo, «un cosa?!»
«Un accompagnatore» ripeté lei paziente, «per il matrimonio. Anche la figlia di Caroline ne avrà uno, quindi direi che è opportuno che anche tu faccia lo stesso.»
«Ma Alison ha il ragazzo!» sbottai, allargando le braccia.
Mia madre mi guardò corrucciata, «tu non hai nessuno? Una bella ragazza come te... Non dovrebbe essere difficile trovare un accompagnatore, non deve per forza essere il tuo ragazzo, anzi» spiegò, avvicinandosi a me e prendendomi il viso con una mano, strapazzandomi le guance.
La guardai senza parole per un attimo, era sempre stata categoricamente contro i ragazzi, e poi? La figlia di una delle sue amichette pettegole trovava il ragazzo e automaticamente dovevo averne uno anch'io.
«Vedrò cosa posso fare» dissi, con sufficienza, mentre indossavo la vestaglia e andavo in bagno per prepararmi.
Scesi in sala da pranzo venti minuti dopo, la tavola imbandita come al solito di ogni ben di Dio mentre mio padre leggeva il giornale e mia madre spalmava della marmellata su una fetta di pane tostato.
«Buongiorno» annunciai, sedendomi al mio solito posto e lasciando che la domestica mi versasse in una tazza il caffellatte.
«Buongiorno Victoria» mi salutò mio padre senza distogliere lo sguardo dalla pagina economica del Times mentre mia madre mi sorrideva complice.
«Sai caro, Victoria avrà un accompagnatore per il matrimonio di Angela» annunciò poi, visibilmente eccitata dalla cosa.
Mio padre inarcò le sopracciglia, cosa che faceva sempre quando mia madre gli diceva qualcosa e lui non la stava a sentire. A differenza delle altre volte, però, alcuni secondi dopo mi degnò di uno sguardo, «un accompagnatore?» ripeté, sorpreso. «Victoria hai il ragazzo?» mi accusò quasi.
Strabuzzai gli occhi, rischiando di strozzarmi col biscotto che avevo appena mangiato, «no!» squittii, con la voce incrinata, prima di iniziare a tossire fortemente.
«Allora che accompagnatore sarebbe?» chiese, con fare indagatore.
Mi sembrava di essere finita in un interrogatorio, non riuscivo a reggere lo sguardo di mio padre mentre mia madre sorseggiava arzilla il suo tè.
«Devo ancora pensarci» mormorai, abbassando lo sguardo.
«Deve essere qualcuno di presentabile, lo sai questo?» mi ricordò.
Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo solo perché sapevo che poi mi sarei subita una sgridata lunga un quarto d'ora, «sì lo so.»
Sapevo tutto quello che volevano sentirsi dire ormai, sapevo che se avessi portato loro un ragazzo non di buona famiglia mi avrebbero fatto pesare la cosa fino alla morte, erano diventati prevedibilissimi ormai.
«So che farai la scelta giusta» mi rassicurò poi mio padre, «ma sappi che se non trovi nessuno, c'è sempre Steve, il figlio del mio socio in affari Michael, che non ha mai nascosto il suo interesse per te.»
Annuii, ricordavo bene Steve, date le numerose feste di Natale, beneficenza, Capodanno, Pasqua e qualunque altra occorrenza, che avevamo passato insieme. Peccato che nessuno di loro sapesse che in realtà Steve fosse gay, e che ostentava a mostrare interesse nei miei confronti per non destare sospetti. Non riuscii a trattenere un sorriso al solo pensiero della reazione che avrebbero avuto i suoi genitori, ma anche i miei, nel caso fossero venuti a saperlo.
«Ci penserò» concedetti soltanto.
Finii in un sorso il mio caffellatte e mi alzai dal tavolo, «vado a lavarmi i denti» li avvertii, prima di dileguarmi.
«Tesoro!» mi chiamò mia madre, quando ormai avevo raggiunto le scale.
Tornai mio malgrado indietro e mi sforzai di sorriderle cordiale, quasi come se fossi una delle tante domestiche di quella casa.
«Il matrimonio è questo sabato, so che è solo mercoledì ma mi serve sapere con chi verrai così da avvertire Angela per assegnare i posti.»
Annuii disinteressata, «ah, e sarebbe bene dirmi anche chi sono i suoi genitori così che magari potremmo mettervi vicini a qualcuno che conosce.»
Sì certo, perché non vi interessa sapere che lavoro fanno i suoi o l'ammontare del suo conto in banca - sempre che ne abbia uno - o a quante vostre feste ha partecipato, pensai sprezzante.
«Allora, che ne dici?» mi propose, facendomi distrarre dai miei ragionamenti.
«Certamente!» squittii, prima di scappare da lì e rifugiarmi in camera.
Non avevo idea di chi avrei invitato, probabilmente sarei finita per farmi accompagnare da Steve, come al solito, così che a metà festa mi avrebbe costretta a sparire dalla scena perché lui doveva andare a fumarsi uno spinello.
Sorrisi al pensiero, ammiravo Steve. Avrei preferito che fosse sincero coi suoi, più per quanto riguardava la sua omosessualità che per il fatto che fumasse erba, ma infondo non lo biasimavo. Sapevo cosa significava essere perennemente sotto esame e giudicati, e aveva ragione a dire che anche se avesse detto la verità ai suoi genitori sarebbero finiti per costringerlo a fingere con il resto del mondo. Era così che funzionava da quelle parti.
Presi il cellulare dal comodino e decisi di chiamarlo, era da un po' che non lo sentivo. Rispose quasi subito, «ciao bellissima» mi salutò.
Risi, «ciao Steve, come stai?»
«Benissimo, sono in compagnia di un nuovo amico, tu?»
Sorrisi, quelli che lui definiva "nuovi amici" erano i suoi amori del momento.
«Non mi lamento, a parte per il fatto che sabato devo andare a un matrimonio e indovina? Questa volta devo trovarmi un accompagnatore.»
Steve scoppiò a ridere, «e chi è il fortunato? Oh, aspetta, fammi pensare... Lo stavi per chiedere a me, giusto?»
Alzai gli occhi al cielo, «dai, cosa vuoi in cambio?»
«La tua patatina no di certo, lo sai che non mi piace.»
«Steve!» lo ripresi, senza tuttavia riuscire a trattenere una risata.
«Che c'è?» si difese lui, «è la verità!»
«Sì ma...» borbottai, senza sapere esattamente cosa dire.
«Comunque non so se riesco sabato, sai?» mi disse lui.
«Ti scongiuro» lo pregai.
«Non dipende da me, amore. È che sono invitato ad un brunch la mattina e non ho idea di quando finirà ma soprattutto in che condizioni sarò.»
«Ma il brunch non si fa alla domenica di solito?» chiesi.
Lui scoppiò a ridere, «si capisce che sei proprio una brava ragazza, i miei brunch si fanno quando voglio io» mi ricordò.
Mi battei una mano sulla fronte per la mia ingenuità, quelli che lui chiamava i suoi brunch erano delle feste, non particolarmente tranquille, diciamo, a cui partecipava. Ovviamente tornava a casa ad orari indecenti e si giustificava con i suoi dicendo che si era fermato per il brunch a casa di qualche amico. Non avevo idea di come i suoi riuscissero a cascarci in pieno, ma infondo non erano problemi miei e se così Steve riusciva a farla franca non potevo che esserne felice.
Sospirai, «okay, ho capito che dovrò arrangiarmi.»
«Mi dispiace molto tesoro, se proprio sei nella merda allora chiamami che vedrò di riempirmi di collirio e rendermi presentabile però nel caso dovesse venirmi un attacco di ridarella o qualcosa di simile nel bel mezzo della cerimonia sappi che non ne sono responsabile.»
«Preferisco evitare» risi, «vedrò cosa posso fare. Grazie comunque Steve, salutami il tuo amichetto.»
«Lo farò, ciao miciotta.»
Strabuzzai gli occhi, sorpresa per come mi aveva chiamata. Non avevo idea di come riuscisse a trattenersi dall'utilizzare certe espressioni di fronte agli altri, cambiava completamente atteggiamento rispetto a com'era quando eravamo solo io e lui.
Buttai il telefono sul letto prima di lasciarmi andare anch'io sul materasso, Steve era la mia unica speranza, cosa mi sarei inventata con mia madre?



 

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Non mi aspettavate così presto, vero? HAHAHA
E' che la mia pagina su Facebook ha raggiunto i 100 "mi piace" e mi sembrava carino ringraziare tutti così :)
A me questo capitolo piace particolarmente (ma preferisco il prossimo ahaha) non so voi, inoltre viene introdotto un personaggio un po' strano e divertente, che è Steve.
Non apparirà molte volte nel corso della storia ma diciamo che avrà la sua parte!
Poi prima di dimenticarmene, volevo dire che il soprannome Cioppicioppi (che è stupendo, lo so) purtroppo non è frutto della mia mente ma bensì di quella di TheOnlyWay quindi tutti i meravigliosi complimenti che mi fate in realtà sarebbero per lei HAHAHA
Non so che altro dire se non grazie per leggere la storia e recensirla, non avete idea di quanto mi faccia piacere sapere che ne pensate! Che siano chilometriche o solo di poche parole, le vostre recensioni sono sempre più che apprezzate e non dovete avere vergogna di scrivermi uù
Alla prossima!
Jas

 

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