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Autore: mesafe    28/02/2013    1 recensioni
Mi lavo i denti. 16 movimenti secchi. 16 e solo 16. Mi lavo le mani. una. due. tre. quattro volte. Vado in camera. Calze, camicetta, gonna e felpa. Sempre e solo così. Predo la cartella e fortunatamente mi accorgo che è venerdì. 7 ore. Letteratura, Tedesco, Matematica, Storia, Pranzo, Ora-buco, Ginnastica, Ginnastica. Prendo le mie cose per ginnastica dall’armadio. A scuola non lascio vestiti perché è tutto pieno di germi ed è tutto sporco. Chiudo la porta di camera, attraverso il soggiorno, metto il giubbotto, apro la porta dell’appartamento, scendo le scale. L’aria fredda di Earl’s Court Road mi entra nelle vene. Sento le linee rosse nelle mie braccia risuonare, sento il dolore dell’incomprensione dentro di me. Stazione della metro, igienizzante a portata di mano; fortunatamente c’è un posto a sedere libero e mi ci siedo. Mi lavo le mani con il gel. St James’ Park. E’ la mia fermata; scendo e prendo l’autobus. Arrivo a scuola e il portone immenso mi da il benvenuto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Continuai a girare per Londra, primo perché a casa non ci volevo restare e non ci volevo andare e secondo perché la neve mi deprime.
Mi deprime perché è irraggiungibile.
La foto di Sant Paul è venuta bene, ma non riesco a immortalare il Tower Bridge. Mi sento così inutile. Fotografare è l’unica cosa in cui riesco bene, l’unica cosa che mi piace e quando non riesco a fare una foto mi deprimo.
Ma ora la luce era cambiata, era cambiata per quel tempo che dura dieci e solo dieci secondi. Stavo per scattare una delle foto più belle della mia vita quando sento delle grida e delle risate. Mi concentro, ma non c’è nulla da fare.
Una palla bianca si spappola sul mio braccio e di conseguenza qualche gocciolina d’acqua cade sulla lomo.
“Cazzo.”
Pensavo di averlo detto sotto voce, ma l’irritante tono di Josh mi fece capire che avevo, diciamo, urlato.
Ora che ero immersa nel mio mondo, ora che ero in compagnia di me stessa, dentro una confortante bolla, questa viene scoppiata da un ago.
“Rigby abbassa la cresta”
Era con il suo gruppetto e si pavoneggiava. Quando è con i suoi amici la sua indole da deficiente aumenta e diventa ancora più manesco e sboccato.
“Eddai Josh smettila di fare il cazzone”
Wow, sono stata così brava a dirglielo in faccia da sola? No. Era Yen con il suo gruppo di amiche che guardavano impaurite e ammaliate Josh. Con le sue amiche c’erano due ragazzi, uno era Michtel, il ragazzo di Yen e l’altro non l’avevo mai visto.
“Uuuuuh è arrivata l’amichetta!”
Il coro di capre dietro Josh era davvero intonato e quel verme sfoderò un sorriso che gli si stampo in faccia.
Corrugai la fronte e misi un braccio davanti a Yen. Non ci doveva e non ci poteva essere sempre lei. Dovevo cavarmela da me ora. Da sola.
“Cosa fai Rigby? Mi vuoi leccare il cazzo?”
E i suoi amichetti si mettono a ridere e Josh continua imperterrito con il suo sorriso.
Mitch mi si avvicina e mi chiede se ho bisogno d’aiuto. Gli dico di togliermi Yen di torno perché so che mi ostacolerebbe in ciò che stavo per fare.
“Per prima cosa, pezzo di merda, io ho un nome e se vuoi che ti lecchi il tuo cazzo inizia a chiamarmi Megan”
Mi ero fatta sentire e ciò mi dette una scarica di adrenalina incredibile. Sentivo il taglio che portava il suo nuove pulsarmi nel polso. Sentivo che urlava vendetta. E gliela stavo per dare.
 “Va bene, Megan.”
Josh scandisce bene il mio nome.
Stavo tremando dentro, ma non dovevo farlo vedere.
Josh inizia ad avvicinarsi.
“E ora che ti ho chiamato Megan?”
Mi prende il viso e sapevo che il suo intento non era baciarmi, ma sfigurarmi davanti a tutti. Ma oggi no, oggi sarebbe finito tutto.
“Per seconda cosa leva le tua mani schifose dal mio viso.”
Mi liberai da quella morsa. Appunto per dopo:lavarsi le mani.
“Terza cosa, mi hai rotto Josh. Ma chi ti credi di essere? Solo perché hai delle caprone come amici, solo perché molte ragazze vorrebbero scoparti e solo perché ti senti figo non puoi entrare nella mia vita senza il mio permesso, cazzo.”
Mi sentivo libera, ma non del tutto. Volevo leggergli negli occhi la rabbia e sapevo come fare.
Nella sua faccia era stampato ancora quel sorriso beffardo.
“Cosa vuoi fare Rigby?”
Mi avvicinai a lui quasi come per baciarlo. Gli slaccio i pantaloni.
“Megan, ho detto Megan.”
Un boato di risate si snodò nell’aria.
Il ragazzo che mi aveva torturato ora si godeva le risate della sua banda. Ridevano troppo, Ok gli avevo tirato giù i pantaloni e non è poi così divertente, ma loro continuavano a ridere.
Vidi il viso di Josh rosso di rabbia. Mi allontanai e Yen mi dette un high-five mentre continuava a ridere. Mitch mi fece segno di girarmi e scoppiai a ridere.
Presi l’igienizzante e mi lavai le mani e caricai la mia macchina fotografica che ora era diventata potente come una pisola.
Scattai una foto a quello scenario pazzesco. Una sola parola per descriverlo.
Porcellini.
Delle docili mutandine con dei porcellini.
“Ciao Josh, ti voglio bene”
Si girò nella mia direzione e mi stampai in faccia il suo stesso sorriso beffardo. Lui mi mando affanculo mentre di tirava su i pantaloni.
Mi unii a Yen e al suo gruppo che si dirigeva a uno Starbucks per prendere qualcosa.
 
Entrate nella caffetteria vicino alla Tower of London, il ragazzo che non conoscevo deve andare via. Non lo avevo inquadrato bene e non mi ricordavo neanche la sua faccia.
Mentre ordino il mio frappuccino sento il rumore della pioggia.
Questo non ci voleva.
La pioggia scioglie la neve e sinceramente domani non mi va di andare a scuola perché ho il test di matematica e io e la matematica non siamo proprio così amiche.
Mentre pago il mio pseudo-caffè mi ricordo che domani ho anche la lezione sul libro a piacere e sta a me sceglierlo. Ai miei compagni aspetterà un’illustrazione de “La lettera Scarlatta”.
Mentre mi dirigo al tavolo Yen mi tira un puffetto.
“Sono fiera di te Meg.”
“Anche io.”
“Mi dispiace di non averti presentato Cadwgan, è dovuto andare via di corsa perché si è appena trasferito”
“E’ mio cugino!” Urla Mitch.
Cadwgan è uno dei nomi più strani e più interessanti che abbia mai sentito.
“Dove va a scuola?”
Chiedo.
“Viene da noi, con il fatto che c’è Mitch lui si sente più sicuro con lui.”
Lea, dopo avermi detto questo a pronunciato il nome di Cadwgan in un modo molto buffo e siamo scoppiati tutti a ridere.
 
Mentre tornavo a casa sono passata in pasticceria a prendere il dolce preferito di mia madre. Sentivo nel braccio la settima riga. La interpretavo come un peccato. Non potevo aver dato il nome di mia madre a una striscia rossa. Non potevo. Ma l’avevo fatto.
Nonostante tutto ero felice, avevo fatto della foto belle e mi ero liberata di un mostro.
La pizza sulla tavola di casa e il sorriso di mia mamma mi accolsero nel migliore dei modi.
“Scusa Meg. Mi dispiace.”
“Nulla Ma, dispiace a me.”
E mentre la tv dava in replica “Friends” io e mia madre facemmo pace e parlammo tutta la sera.
  
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