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Autore: indiceindaco    28/02/2013    3 recensioni
Quando cala il sipario, ed il pubblico abbandona le poltroncine in velluto rosso, ed il brusio della gente si fa fioco, sempre più fioco, cosa succede dietro le quinte? Ad ormai quattro anni dall'uscita dell'ultimo libro, dall'ultima pagina voltata con emozione, aspettativa, malinconia, da quell'ultima frase che ha commosso tutti, nel bene e nel male. Il sipario è calato, il teatro è già stato ripulito, eppure no, non è finita qui.
Harry, Ron ed Hermione, ancora insieme si trovano ad affrontare la vita, quella vera, quella oltre le quinte di scena. E tanti cambiamenti si prospettano all'orizzonte. Scelte da prendere, scelte da rimandare, scelte in cui perdersi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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X. Felice.

 

"Ci sono momenti come questo in cui riesco a sentirmi felice. 

Voglio che rimanga tutto così per sempre. 

Anche se so che per sempre non esiste. "

Saturno Contro.

 

 

Harry gettò uno sguardo all'orologio sul caminetto, mancavano pochi ticchettii alla mezzanotte.

Hermione era appena andata via, baciandolo su una guancia, e ripromettendogli che avrebbe organizzato tutto lei.

Una festa, aveva dell'incredibile. No, impensabile era che lui avesse accettato.

Tutto per darla vinta alla sua migliore amica. Quello sarebbe stato un contentino che avrebbe comportato non pochi problemi, si disse pensieroso.

Mentre, ormai spostatosi in cucina, sistemava le tazze nel lavello, sentì un lieve picchiettare sul vetro. 

Strabuzzò gli occhi nel vedere un enorme gufo, sul proprio davanzale, ed una busta color crema ben stretta dal suo becco lucido.

Aprì la finestra e inclinò la testa, cercando di ricordare dove avesse visto quel paio di occhi ambrati. 

Per tutta risposta il gufo imitò il suo gesto, facendolo sentire incredibilmente stupido, mentre i lunghi ciuffi di penne erettili ondeggiavano elegantemente. 

Avvicinò la mano per recuperare la busta, poi fece per chiudere la finestra, ma venne dolorosamente beccato sull'indice.

-Ehi! Che male! Ma che diavolo ti prende?- esclamò indignato.

Il gufo emise un cupo suono baritonale, tutto fuorché rassicurante.

Harry cercò di ricordare il lieve verso di Edvige. Un moto d'amarezza lo prese alla gola, accarezzando quel ricordo. Poi fu fulminato da una sorta di rivelazione.

Allungò la mano verso una terrina, ne tirò fuori un biscotto burroso, una delle tante premure di Molly. Come ogni mamma che si rispetti non mancava mai di fargli arrivare qualche prelibatezza, ogni settimana.

Il gufo arruffò le penne, il che fece presumere ad Harry di aver centrato il punto. Il ragazzo non fece in tempo di congratularsi con se stesso per quel colpo di genio, perché il gufo gli strappò di mano il biscotto ed aprendo le ali, volò via.

Un Harry ancora perplesso richiuse la finestra, osservando la busta. Si accomodò su uno sgabello sgangherato, cercando di lacerare la spessa pergamena. 

 

Potter, tra mezz'ora sono lì. 

Mi rendo conto della richiesta sconsiderata, ma

ti spiacerebbe, se mai ti sia possibile, essere presentabile?

 

Nessuna firma, nessun mittente. Non ce n'era bisogno: solo una persona sarebbe stata in grado di scrivere una roba del genere, con quel tono, quella grafia impeccabile e quella pergamena da 50 galeoni. Solo una persona gli sarebbe piombata in casa a mezzanotte inoltrata. Almeno lo aveva avvisato, cercò di consolarsi Harry, scuotendo la testa e recuperando la bacchetta, la ripose nella tasca posteriore dei jeans. Averla a portata di mano non poteva che giovargli, si disse.

Si mise a lavar le stoviglie, aprendo il rubinetto e fischiettando. Gli piaceva il sapone, la consistenza della spugna mentre strofinava piatti e tazze, lo scrosciare dell'acqua sulla porcellana candida. Non sapeva perché ma lo rilassava, ogni volta che sentiva il bisogno di staccar il filo dei pensieri, si metteva al lavello a lasciarsi cullare dal gorgoglio e dall'odore della schiuma. Lo faceva fin dai tempi in Privet Drive. Erano di quelle cose insolite, che a nessuno veniva in mente di raccontare parlando di sé, di quelle cose che non si stava lì a pensarci tanto. 

Con le maniche tirate su fino ai gomiti, l'espressione concentrata, la testa china e quel fischiettare sommesso: così lo trovò Malfoy, appena smaterializzatosi in quella malmessa cucina.   

 

***

 

Ancora un ultimo sforzo ed avrebbe finito quel lunghissimo quanto noioso tema di Storia della Magia.

La sala comune s'era svuotata già da un po'. Rimanevano solo lei, la sua amica Ellis e due ragazzi del quinto anno, immersi in quella che sembrava tanto la temuta e famigerata dissertazione sulla pozione rigenerante, quella che stava tanto a cuore a Lumacorno. 

Ellis, di fronte a lei, sfogliava distrattamente il tomo di Storia della Magia, alla ricerca di qualche informazione che potesse "allungare il brodo". 

Ginny nascose uno sbadiglio, poi intinse la piuma nel calamaio e poggiò la punta sulla pergamena porosa.

-Gin, ma dici che la roba a pagina 658 è essenziale?

La piccola Weasley alzò lo sguardo, sulla pagina mostratale dall'amica.

-No.- disse soltanto, rituffandosi sulla pergamena riempita per metà.

-Mmh, grazie a Godric. E tutta questa solfa sull'accordo dei Goblin, alla fine della Seconda Rivolta?- chiese di nuovo Ellis, scrutando l'amica. Questa non alzò nemmeno lo sguardo quando annuì distrattamente.

-Ginny, c'è qualcosa che non va?

Quella domanda fu un fulmine a ciel sereno. L'inchiostro sulla pergamena sbavò un poco, quando Ginny trasalì e puntò lo sguardo negli occhi scuri di Ellis.

Era una di quelle domande semplici, quelle che si liquidano con un "sì, va tutto bene", eppure Ginny ebbe un fremito. Qualcosa dentro di lei si rimescolò, si infranse impercettibilmente, le annodò la bocca dello stomaco ed infine si sedimentò sul fondo del suo palato e poco dietro gli occhi, che adesso pizzicavano. Simulò uno sbadiglio annoiato, per dissimulare, in un moto d'orgoglio per se stessa.

-Sì, sono solo molto stanca.- disse poco dopo, con un sorriso tirato, per nulla naturale.

Ellis la osservava, pensierosa. Da quando Ron, Hermione ed Harry avevano lasciato Hogwarts, la piccola Ginny s'era un po' ritrovata da sola. Sì, c'era ancora Luna, con le sue stranezze a tenerle compagnia e Neville, assunto come assistente della professoressa Sprite. Ma entrambi non condividevano con Ginny i piovosi pomeriggi nella sala comune, né le lezioni, né i pasti in quella lunga tavolata rosso-oro. Entrambi erano molto presi dalle loro occupazioni. Luna sapeva essere una grande amica, ma in un modo un po' tutto suo, per cui Ginny aveva imparato a non aspettarsi granché. Neville lavorava a tutte le ore del giorno, spesso e volentieri addormentandosi fra le sue amate piantine, cosa per lui del tutto normale. Ginny sospettava che un giorno lo avrebbe trovato inginocchiato di fronte ad un Grinzafico, intento a dichiararsi e a chiederne la mano, anzi no… la foglia.

In sintesi, Ginny, stava molto sulle sue, spesso era distaccata ed aveva perso un po' di quella sua aria sbarazzina. Sembrava essere molto insoddisfatta, salvo quando non era a metri da terra, sulla sua scopa.

L'unica a ronzarle sempre intorno era proprio Ellis Hutton, una ragazza sveglia e frizzante, molto sopra le righe. Ellis non amava attirare l'attenzione ma riusciva a strappar a Ginny più di una risata. Una di quelle ragazze che ascoltavano tanto, non amavano leggere lo squallido gossip né agghindarsi solo per andare a lezione o ai Tre Manici di Scopa. Era di origini babbane, la maggiore di tre fratelli, ed aveva uno spiccato istinto materno. Ginny l'aveva subito presa in simpatia: quando, al primo anno sull'Hogwarts Express, la piccola Ellis s'era messa a gridare che la sua cioccorana aveva tutta l'intenzione di muoversi, e che odiava i rospi e tutti gli animali viscidi. Le aveva fatto sempre una gran tenerezza, ora però i ruoli sembravano essersi ribaltati. Perché Ellis aveva scorto un lato di Ginny di cui lei stessa non aveva ancora la piena consapevolezza.

Di cose che non andavano ce n'erano, eccome. Prima di tutto odiava Hogwarts: le stava stretta quell'enorme struttura, quei suoi corridoi così immensi, così vuoti. La angosciava rendersi conto d'esser da sola, perché priva di quelli che erano stati i suoi punti di riferimento, come i fratelli. Poi sentiva Hermione sempre più lontana, sebbene la sua migliore amica le scrivesse, periodicamente, fitte lettere. La pressione della madre e del padre, circa il suo futuro, non aiutavano di certo, in più si sentiva perennemente sotto esame, in classe, e sempre più incerta. Non a caso, s'era resa conto di deviare bruscamente qualsiasi discorso a proposito dei suoi futuri progetti, ad esempio quando i professori lodavano le sue capacità e le ponevano la fatidica domanda:

-Weasley, cosa intende fare dopo il suo settimo anno?

Oh, e come se non bastasse: il suo ragazzo s'era dimenticato d'essere il suo ragazzo. Se Hermione si premurava di scriverle, e nonostante tutto le sembrava lontana, Harry era proprio assente, nella sua vita. Non era da lui, ma Ginny non poteva che giustificarlo e darsi della stupida anche solo per aver spinto troppo in là la sua fantasia. Si annidava dentro di lei la delusione, goccia dopo goccia, ogni mattina, quando planavano i gufi in Sala Grande. Mai una lettera, che fosse una spontanea iniziativa di Harry. All'inizio Ginny s'era infuriata, era arrivata a ricorrere ad una strilettera, odiandosi subito dopo. Adesso era come rassegnata. Possibile che la distanza avesse un tale effetto?

Ma la piccola Ginny ignorava tutte le domande che le ronzavano intorno, mandava giù i bocconi amari e spingeva oltre gli occhi le lacrime, nascondendosi dietro uno sbadiglio tattico ed un sorriso di plastica. 

-Sì, sono solo molto stanca.

Ellis si fece scappare un sorriso.

-Eh, certo…vivere sotto lo stesso tetto, per tutta l'estate, e poi doversi allontanare bruscamente dev'essere dura.- disse Ellis, poggiando la mano sul mento, come per riflettere e gettando lì quella frase, con fare casuale.

Ginny la osservò con disappunto pensando: pluffa dritta nell'anello, 100 punti ad Ellis. La voce nella sua testa era incredibilmente simile a quella di Lee, osservò poco dopo.

-Vedrai che a Natale recupererete, come Godric comanda! Amen, Gin, non farti troppe paranoie!- sentenziò la ragazza, chiudendo lo spesso tomo di Storia della Magia e usandolo a mo' di cuscino.

Con le braccia incrociate sul tomo e la testa sull'avambraccio, gli occhi scuri di Ellis la osservavano maliziosi.

-Non ti seguo…- borbottò Ginny, arrossendo un po' sulle orecchie, tipica prerogativa Weasley.

Ellis le fece l'occhiolino. Probabilmente aveva capito quanto la domanda di prima avesse turbato l'amica, così aveva deviato, con dolcezza la discussione, su argomenti molto più piacevoli. Era una ragazza ancora capace di quelle piccole premure.

-Susu, signorina Weasley, non mi faccia quell'espressione innocente…- sussurrò Ellis, ammiccando.

Ginny assunse  sulle guance una sfumatura da far invidia ad un pomodoro maturo.

-Ma che vai dicendo, Ellis! Davvero, non capisco a cosa alludi.- disse abbassando lo sguardo.

-Su, Gin, per chi mi hai preso? Non sono mica una Tassorosso! Tutti qui ricordiamo quel famoso bacio appassionato, dopo la altrettanto famosa partita…proprio qui, in questa sala comune!- esclamò Ellis arricciando le labbra in un sorrisetto sornione.

Ginny deglutì, vistosamente a disagio.

Ellis lesse quel rumoroso imbarazzo negli occhi dell'amica, che guizzavano da una cosa all'altra, alla ricerca di un pretesto per lasciar cadere la discussione.

-Gin…- sussurrò seria Ellis a quel punto, catturando così l'attenzione di Ginny, che se fosse stato possibile sarebbe sprofondata nella sedia. Bastò guardarsi negli occhi un'istante. Poi le rosee labbra della mora formarono una piccola "o", subito coperta dalle dita affusolate.

-Non vorrai dirmi che tu ed Harry…Cioè non avete ancora…?

Poi la voce di Lee Jordan, fra i pensieri di Ginny: 

Il cercatore ha acchiappato il dannato boccino! Hutton si aggiudica la vittoria!!!

 

***

 

-Dannazione, Malfoy! Mi hai fatto prendere un colpo!

Harry per puro caso aveva alzato lo sguardo dalle stoviglie, alla ricerca della spugna abbandonata alla sua sinistra e notata la figura appoggiata allo stipite della porta della sua cucina, aveva fatto un balzo di almeno venti centimetri. Con uno scatto fulmineo aveva portato la mano alla bacchetta, nella tasca posteriore dei suoi jeans, schizzando acqua e saponata un po' dovunque. Il tutto perché con la coda dell'occhio, non mettendo a fuoco, data la sua vista d'aquila all'inverso, non aveva subito riconosciuto Malfoy.

-Potter, non ti farebbe una buona pubblicità se la stampa dovesse riportare di un omicidio, da te compiuto, in casa tua. Oltretutto ai danni di un onesto cittadino della comunità magica.- disse Malfoy, alludendo alla bacchetta di Harry puntata ancora contro di lui.

Harry, avendo messo a fuoco la più che irritante figura, storse le labbra e abbassò la bacchetta.

Senza alcun invito Malfoy si accomodò su una sedia scricchiolante, con sommo disappunto di Harry.

-Cosa diavolo ci fai qui?- sbuffò infastidito il padrone di casa, mentre con un rapido incantesimo asciugava la pozza ai suoi piedi, nonché rimediava agli schizzi d'acqua sui suoi vestiti.

-Potter, la tua memoria a breve termine è desolante.- disse Malfoy, per tutta risposta, poggiando elegantemente una guancia sulla mano sinistra, ed inclinando la testa, di conseguenza.

-Non vorrai dirmi che intendi preparare l'antidoto per domani…adesso!- sbottò Harry, i cui nervi già sfrigolavano rumorosamente.

Malfoy si concesse uno dei suoi soliti ghigni, poi infilò una mano nella tasca del mantello, premurosamente abbandonato sullo schienale della sedia.

Abbandonò una boccetta da pochi centilitri sul tavolo, con un lievissimo rumore, accompagnandola ad un rotolo di pergamena.

-Ecco l'antidoto, con tanto di spiegazione per la preparazione.- disse mellifluo.

Harry strabuzzò gli occhi, aprendo la bocca ma incapace di formulare una qualsiasi frase sensata.

Passarono alcuni secondi in silenzio, poi Draco tossicchiò, mentre Potter sembrava ipnotizzato dal liquido scuro sul suo tavolo.

-Si dice "Grazie", in questi casi…non che ci voglia chissà quale lezione di bon ton, Potter.

Harry portò lo sguardo sul viso del biondo, che tradiva divertimento.

-Malfoy…dovevamo prepararlo, non comprarlo chissà dove.- sbottò Harry prendendo la boccetta fra le mani.

-Sorvolando circa la tua scandalosa mancanza d'attenzione durante le lezioni…Per tua informazione non l'ho comprato, Potter, dal momento che è fuori commercio da circa tre secoli, poiché giudicato obsoleto. Ma lo sapresti, se avessi ascoltato Wang.- disse Malfoy, con un cipiglio indispettito.

Harry si passò una mano fra i capelli, rassegnato.

-E allora dove l'hai trovata? E comunque avresti potuto portarla domani.- disse, alzando il sopracciglio.

Malfoy scosse la testa, spingendo la piccola pergamena arrotolata verso di lui.

-L'ho preparato io, Potter, ferma quelle rotelline sospettose nella tua testa, il rumore si sente da qui.- disse Malfoy, indisponendosi ed incrociando le braccia al petto, stravaccandosi sulla sedia come avesse dimenticato le buone maniere.

Harry rimase interdetto: perché Malfoy avrebbe dovuto fare una cosa così poco da lui? Che avesse accettato fin nel profondo il significato di quella loro collaborazione forzata? Vederlo lì, nella sua cucina, completamente a suo agio, su quella sedia sgangherata, era tra l'inverosimile e l'orrido. Non era ancora riuscito a realizzare la cosa.

-Preparare un antidoto del genere, se avessi prestato attenzione, è banale. Non occorre nemmeno distillarlo. Servono giusto tre ingredienti e un calderone standard. Non devi nemmeno misurare le dosi degli ingredienti, perché…- Malfoy si bloccò di colpo, rendendosi conto che Potter non lo stava realmente ascoltando. L'ex-grifondoro aveva gli occhi fissi sulle sue mani che gesticolavano lievemente.

-Potter? Dovresti far qualcosa per questo disastroso calo d'attenzione.- disse alzando il tono di voce.

Harry sembrò riscuotersi e, portando il proprio sguardo su quello di Malfoy, sbatté le palpebre più volte.

-Mi chiedo come uno così tonto sia riuscito a salvare il culo della comunità magica…- considerò Malfoy, soppesando le parole.

Harry lo guardò malevolo, pronto a rispondere velenoso, ma Malfoy lo colse in contropiede:

-Sono venuto a spiegarti come si prepara, Potter. Quindi presta un po' d'attenzione, sì?- disse quasi accondiscendente, proprio lontano dalla sua natura pensò per riflesso Harry. Ma cosa ne sapeva, lui, della natura di Malfoy? 

-Prendi due bicchieri ed un Incendiario, Potter…ho bisogno di qualcosa di forte.- ironizzò Malfoy.

Harry sospirò e si alzò, evocò due bicchieri e una bottiglia polverosa. Poi si abbandonò mestamente sulla sedia di fronte al suo sgradito ospite.

Malfoy prese la bottiglia, soffiò per eliminare la polvere e la studiò per un po'.

-Wow, Potter…che alzata di stile: un Incendiario del 1889!- disse Draco, illuminandosi e sorridendo, non di scherno però.

-Fa parte della…ehm…della riserva dei Black.- rispose Harry lievemente a disagio.

Draco alzò le sopracciglia e annuì senza rendersene conto, scacciando via chissà quale cattivo pensiero. Harry non seppe spiegarsi quell'incupirsi, lo attribuì a quel sottile filo di parentela che legava il suo padrino alla famiglia di Malfoy, magari al suo sentirsi spodestato in quella casa sconclusionata, ma non ne era affatto sicuro. Era una supposizione traballante, sotto molti punti di vista. E allora cos'era quell'espressione gelida?

Harry sfilò la bottiglia dalle sue mani, in un gesto fin troppo confidenziale, ma che non venne contestato. Versò il liquido ambrato in silenzio e avvicinò il bicchiere a Malfoy, che bevve avidamente.

-Ottimo…- disse rigidamente il biondo, perdendo lo sguardo nell'ondeggiare del bicchiere, ormai quasi vuoto.

-Dovresti andarci piano con l'alcool…- sfuggì dalle labbra ad Harry, mentre riempiva di nuovo il bicchiere.

Malfoy assottigliò lo sguardo e fece schioccare la lingua, pronto a sputar veleno ed inveire contro il buonismo di Potter ma…

-Sì, non sono affari miei. Allora quest'antidoto? 

 

***

 

Era la guerra. Ti entrava negli occhi, sotto la pelle e non perdonava. 

L'angoscia, la paura, il terrore, e la morte.

Il sangue, le mosche, la polvere ed il buio.

Dovunque, ti si appiccicava addosso, e non serviva a nulla sfregarsi sotto la doccia.

Non serviva niente, stringersi a lui, amarsi come non ci fosse un domani.

Ti entrava dentro. Ti restava sotto le palpebre e non ti lasciava.

Era la guerra.

E mentre andavi avanti, un piede dietro l'altro, riuscivi solo a pensare che dovevi respirare.

Respirare.

E baciare la sua fronte, quando si addormentava.

Recuperare il diario e scrivere:

Non voglio che muoia. Non voglio che soffra. Non voglio mi perda.

Ed aspettare domani.

 

***

 

 

Hermione e Ron erano gli unici rimasti svegli nella calda ed accogliente cucina della Tana. Quella sera, dopo essere stata da Harry, era passata a far un saluto alla famiglia più rumorosa d'Inghilterra.

Molly l'aveva rimpinzata di dolci, trovandola sciupata, mentre Arthur le chiedeva del corso di Medimagia. Nel frattempo anche George era rientrato, col suo solito buon umore contagioso li aveva deliziati con qualche aneddoto stravagante, esclusiva del negozio di scherzi. Fra una risata e l'altra, nuove idee per clamorosi scherzi e una piccola dose di malinconia celata e taciuta: tutti pensavano a Fred, era automatico guardando i ridenti occhi di George. Ma nessuno osava pronunciarne il nome. Infine anche Percy fece la sua comparsa, attraverso il camino, spargendo un po' di fuliggine sul pavimento candido della cucina.

Dopo una lunga chiacchierata e piccole indiscrezioni sulle ultime politiche del Ministero, il capofamiglia lanciò un impercettibile cenno agli altri membri e chissà come la sonnolenza si sparse su tutti, meno che su Ron ed Hermione.

Così i due amici si ritrovarono da soli.

-Allora…come sta?- chiese Ron, cercando di nascondere la preoccupazione.

-Lui dice di star bene Ron, ma sai com'è fatto, no? Harry non ha mai voluto pesare sugli altri, e non lo fa perché ha bisogno di sentirsi indipendente. Ma vivere lì non gli fa bene!- disse concitata Hermione.

-Hai assolutamente ragione, come sempre, del resto…- disse Ron con un sorriso timido. -Lo sento molto distante, non so, come mi avesse messo da parte…ok che gli orari non coincidono però…

Hermione lo interruppe, poggiando una mano sul suo braccio.

-Ti farà piacere sapere che siamo arrivati ad un compromesso.

Ron si illuminò a quella notizia. Hermione sorrise dolcemente. Capiva perfettamente come si sentiva Ron: loro tre erano cresciuti insieme, e sebbene avessero dato per scontato l'uno la presenza degli altri, forse questa non era proprio scontata. Certo, avevano preso strade diverse, ma questo pensavano non avrebbe inciso. Ron senza Harry si sentiva un po' meno di se stesso. Come gli mancasse un ingrediente. Hermione era sempre presente per entrambi, per carità. Ma il trio sembrava sfaldandosi sempre di più, e la cosa angosciava terribilmente sia Ron che la ragazza. Harry, per quel che pareva, non aveva nemmeno dato peso alla questione, come non se ne fosse accorto. Di certo, non era stato fatto intenzionalmente, amava ripetersi Hermione, mentre Ron tendeva a colpevolizzare l'amico un po' di più.

-Organizzeremo una festa…- disse Hermione con un piccolo giubilo.

Ron la guardò stupito, come non credesse alle sue stesse orecchie. 

-Ha bisogno di stare con altre persone, Ronald. Stare da solo lì non gli fa bene. Vedrai che questa è la strategia giusta, Ronald, fidati di me!

Ron alzò le spalle e annuì poco convinto.

-Altre persone chi, scusami?- chiese titubante Ron.

-Mah…non saprei, i suoi compagni di corso, magari qualcuno dei tuoi. Ho pensato di chiederlo anche a Zabini…

A sentir quel nome, Ron improvvisamente si rabbuiò e si irrigidì sulla sedia, come fosse sulle spine. Cercò di contenere quella che ormai aveva imparato sapientemente a riconoscere come gelosia. Hermione, ricettiva come sempre, notò subito quel cambiamento in Ron e si premurò di chiedergli se fosse tutto apposto.

-Herm…Zabini non mi piace, non mi piace per niente…- disse Ron, trovando le proprie dita particolarmente interessanti, e cercando di contenere l'imbarazzo all'altezza delle orecchie, senza successo. Lo sguardo di Hermione si indurì e la ragazza, sbuffando, rispose a tono:

-Ronald, ancora con questa storia? Zabini è un bravo ragazzo, mi ha anche dato una mano una volta, in maniera disinteressata. Ho pensato di invitarlo per via di Malfoy, e perché lo vedo sempre sulle sue. Non ha uno straccio di amico, giù al San Mungo. E poi dovresti davvero vederlo: è premuroso e gentile con ogni singolo paziente e…

-N-non è questo Hermione! Miseriaccia…fammi almeno finire di parlare!- la interruppe Ron, scaldandosi e lasciando straripare il proprio buonsenso. 

-I-io voglio dire…non mi piace, ecco. Ma se a te insomma…se…- le parole cominciavano ad ingarbugliarsi, a confondersi. Hermione lo stava ad ascoltare, trattenendo il respiro, ancora un po' interdetta dalla reazione di prima.

-Ecco…non è a me che deve piacere. S-se pensi che Zabini possa…insomma…S-se è lui la persona che vuoi sia…- le orecchie di Ron minacciarono l'autocombustione, in quel momento, tanto erano rosse. 

Hermione, accanto a lui scoppiò a ridere. Poi lo guardò con una dolcezza sconfinata, così rara da parte della tenace ex-grifondoro. Ron nel frattempo era tra l'indispettito e l'incredulo.

-Oh, Ronald…- disse solo la ragazza poi si sporse verso di lui, gli carezzò la guancia lentigginosa e sorrise sulle sue labbra.

Ron, occhi aperti, sopracciglia scomparse sotto i capelli rossi e scompigliati, non realizzò subito che quello doveva essere un bacio.

Mentre Hermione ruppe quel lieve contatto, tremulo come le ali di una farfalla e zuccherino come la più stuzzicante delle caramelle.

-Come fai a incasinare sempre tutto?- disse Hermione sorridendo.

Era quella la felicità, senza dubbio, si disse Ron, baciandola di nuovo e con slancio.

 

***

 

-Ed infine, mescoli quattro volte. In senso orario, con dolcezza.

La spiegazione di Draco s'era risolta con una lezione pratica, dal momento che Potter si distraeva con una facilità imbarazzante.

S'erano ritrovati a pasticciare con gli ingredienti, in piedi, chinati su un calderone in ottone, evocato da Draco.

-Sembrava molto più complicato, in effetti…- mormorò Harry, grattandosi la nuca e riempiendo l'ennesimo bicchiere di Incendiario, ad entrambi.

Erano quasi a metà della bottiglia ed i toni erano molto più rilassati, confidenziali, quasi.

Harry impugnò il cucchiaio di legno e un po' troppo energicamente compì un mezzo giro all'interno del calderone.

-Potter…con dolcezza, per Salazar!- disse Malfoy, prendendo la mano di Harry fra le sue, mostrandogli come mescolare l'antidoto.

La mano di Malfoy era morbida, contro la sua, aveva una presa salda e si muoveva quasi con inconsistenza, una calma rassicurante.

Harry sentì qualcosa all'altezza del petto, come se il tempo stesse scivolando in qualcuno degli altri mondi in cui del tempo non c'era bisogno. Come se quel calore fosse qualcosa mai provata prima, una sensazione troppo forte, che una volta provata l'avrebbe cambiato per sempre. Non riusciva a pensare a nulla, se non a quella mano contro la sua. Una parte di lui sperò che il quarto giro non dovesse arrivare mai. Invece arrivò e quella pace si infranse.

-Sei proprio una frana eh?- disse Malfoy, accanto a lui, vicino. Troppo vicino.

Harry abbassò lo sguardo, sentì le guance imporporarsi.

-Bene, adesso basta lasciarlo sul fuoco, a fiamma bassa per una decina di minuti.- disse suadente Draco, portando il bicchiere alle labbra.

Una volta bevuto poggiò il bicchiere sul tavolo, sedendosi nuovamente.

Harry lo imitò, poi bevve un sorso anche lui. Improvvisamente si ricordò della discussione con Hermione, guardò l'orologio: l'una e mezza passata.

Malfoy non si fece sfuggire quello sguardo, ed inevitabilmente fraintese.

-Me ne vado, Potter…non disturbarti a mandarmi via.- disse con cattiveria.

Harry riportò lo sguardo su di lui, e forse per l'alcool, forse per quel modo di fare così permaloso, si permise di sorridere.

-Malfoy, rilassati…stavo solo pensando a domani.- disse affabilmente il padrone di casa.

Malfoy si sorprese per quella risposta. Lo scrutò e non seppe trovare risposta.

Harry trovò affascinante quel suo saper leggere Malfoy, quand'era ubriaco, certo.

-Avremo una giornataccia. E forse, per la prima volta, potrò evitare una magra figura con questa roba di pozioni.  In più nel pomeriggio devo dare una sistemata alla casa…- disse Harry, parlando più a se stesso che al biondo.

Malfoy faceva fatica a seguirlo, e lo palesò inclinando di lato la testa. Chissà come ad Harry scappò un altro sorriso.

-Hermione…- sussurrò Harry, -Ha intenzione di organizzare una festa qui. Dice che sto troppo da solo e…beh. Verrai?

Adesso Draco lo guardava visibilmente stupido. Come fosse stato rapito dagli alieni, o spettatore di chissà quale acrobazia da circo.

Harry scoppiò a ridere, guadagnandosi uno sguardo ancora più stupito.

-Herm vuole invitare anche Zabini. Non sarai in un covo di Grifondoro pronti a farti la pelle, giuro!- disse Harry, portandosi una mano al petto, risultando molto comico.

-Aggiungi: lo giuro su Godric Grifondoro! Solo allora potrò crederti.- disse Draco, facendosi contagiare dal momento d'ilarità.

Harry lo guardò intensamente, improvvisamente serio.

-Malfoy, davvero…verrai?

Draco ricambiò lo sguardo ed alzò le spalle.

-Se non avrò di meglio da fare…- disse liquidando la questione.

-Per una volta, Malfoy. Potresti darmi una riposta? Per una volta.- rispose irritato Harry, ancora una volta senza un apparente motivo.

Forse lo infastidiva sentire il suo ospite così altalenate: un momento prima erano così vicini, così in confidenza da sembrare amici da secoli e adesso? Malfoy era sfuggente come l'acqua.

Malfoy bevve l'ultimo sorso, sul fondo del bicchiere, poi si leccò le labbra e sussurrò con una serietà ed una calma mai vista prima:

-Verrò.

  
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