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Autore: reby    01/03/2013    6 recensioni
Lei è Sora, studentessa di Letteratura che decide di trasferirsi ad Osaka e per questo si trova a condividere l'appartamento con un vecchio amico di famiglia.
Lui è Taichi, ad Osaka ci vive già da un anno e frequenta la facoltà di Scienze motorie.
Tra un nuovo gruppo di amici ed una città tutta nuova da vivere, per Sora comincia una nuova avventura: la convivenza.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mimi Tachikawa, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fu strano anche per me all’inizio, cominciare a parlare di abitudini solo dopo un mese e mezzo di vita ad Osaka.
Ma furono proprio loro, le abitudini, che pian piano s’infilarono nella mia vita silenziosamente e senza darmi alcun fastidio.
Erano piccole cose certo, ma rassicuranti.
Sveglia, bagno, caffè, mettere le tazze in tavola, guardare l’orologio in cucina scuotendo il capo, bussare alla porta della camera di Taichi più volte ritmicamente, aspettare un suo gemito dall’interno e tornare in cucina.
Uscire, prendere la metro insieme e poi ognuno diretto alla propria Università.
Pranzare quasi ogni giorno con Mimi, che dopo quella famosa prima serata al pub aveva mantenuto la sua euforia contagiandomi.
Era la persona più vicina ad un’amica che avevo in quel periodo ad Osaka. Senza considerare Taichi.
Già, lui.
Stranamente andavamo d’accordo, perché nonostante continuassi a dirgli che lasciare i propri boxer in bagno non era carino, o che la lavatrice era meglio usarla di sera e con almeno tre capi al suo interno, ci trovavamo bene.
Non ci vedevamo poi molto, in realtà. A pranzo io ero quasi sempre con Mimi, lui impegnato con Izzy o Yamato oppure in qualche partita amatoriale con i suoi colleghi d’Università.
L’unico momento in cui riuscivamo a beccarci era la sera, ma anche allora le volte in cui cenavamo insieme erano poche visti i nostri orari completamente diversi.
Ovviamente in quei quasi due mesi non erano mancate le uscite con il resto del gruppo. Lo scorso weekend eravamo tornati tutti in quel pub e in quell’occasione sul palco c’eravamo insieme io, Mimi, Izzy e lo stesso Taichi.
Yamato, appena rientrato dopo la sua esibizione, ci scattò una foto da sotto al palco che adesso troneggiava nella nostra cucina.
La mia prima foto in quella casa ed io venivo ritratta mezza brilla, con un braccio attorno le minute spalle di Mimi, la bocca spalancata impegnata in un acuto da brividi e con a lato i due ragazzi che litigano per il possesso del microfono.
Ogni volta che la guardavo mi sentivo…serena.
E mi veniva voglia di cantare.
Quel venerdì mattina però qualcosa turbò la mia quiete: l’orologio e le sue lancette che segnavano le otto e trentadue minuti.
Eravamo in tremendo ritardo!
Taichi evidentemente quella mattina non era riuscito ad ingranare, perciò mi diressi a passo di carica verso la sua stanza e ricominciai a bussare.
Niente.
Con un grande sospiro, spinsi la maniglia verso il basso ed entrai.
La stanza era quasi totalmente al buio, la tapparella abbassata fino a toccare il pavimento del balcone.
Ma riuscii a distinguere nel groviglio di coperte bianche e capelli la faccia di Tai beatamente immerso nel mondo dei sogni.
E con un auricolare ancora infilato nell’orecchio.
Ed era di una dolcezza disarmante.
Un sorriso mi salì sulle labbra mentre lo osservavo rigirarsi nel letto, aggrovigliandosi ancora di più nelle lenzuola.
Scossi la testa cancellando quei pensieri che non avrebbero portato a niente e continuai con il mio intento.
In quelle cinque settimane avevamo raggiunto un livello di confidenza tale da potermi permettere di fare quello che avevo appena pensato.
Afferrai un cuscino e dopo avergli sfilato l’ipod da sotto la mano, lo colpii sulla schiena.
Lui aprì gli occhi di scatto, e mentre tentava di capire ciò che stava succedendo lo colpii di nuovo attaccando a ridere.
Mi fissò stralunato per una manciata di secondi e prima che io potessi capire le sue intenzioni, mi aveva già afferrato il polso e buttata sul suo letto ad una piazza e mezzo.
-Ma che…- mormorai ma non ebbi tempo di dire altro in quanto mi strappò il cuscino dalle mani e cominciò a tartassarmi.
-Tu! Nemmeno mia madre mi ha mai svegliato in questo modo!- mi urlò mentre io continuavo a ridere rigirandomi su me stessa e coprendomi la faccia con le braccia.
-Ti prego…- biascicai a corto di fiato- basta..non ce la faccio!-
-No cara mia, non basta!- rise lui, mentre con una mano m’immobilizzava il polso sulla testa e con l’altra mi dava un’ultima, tenue, cuscinata sulla spalla.
I colpi finirono ed io riaprii gli occhi.
Avrei voluto non averlo fatto.
La scena che mi si parò di fronte mi fece mozzare quel poco di fiato che avevo ancora in gola.
Taichi, nella penombra, la maglietta sollevata accidentalmente, capelli incasinati più che mai e sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
E cosa non meno importante a meno di cinque centimetri dal mio viso.
Quella fu la prima volta in cui mi persi completamente negli occhi di quel ragazzo. Avevo come azzerato tutto ciò che mi girava in testa e ricominciato a contare partendo dalle sue iridi.
Sentivo il suo respiro affannato sulle labbra e per un istante, un lungo istante, desiderai solo afferrarlo e tirare quelle labbra sulle mie.
Lo vidi spostare la mano dal cuscino, ormai abbandonato vicino la mia testa, alla mia guancia. Non capii cosa stesse facendo, ma poi lo vidi sollevare una piuma che sicuramente era uscita dall’imbottitura.
Però le sue dita continuavano a premermi sulla faccia in un modo così delicato…
-Ehm..-
No, non posso aver mugugnato una cosa così imbarazzante!
Vidi il suo sorriso ritirarsi e come se si fosse improvvisamente resosi conto della situazioni, mi guardò ancora più intensamente per un lungo attimo e poi si tirò su con velocità impressionante.
-Vado in bagno, siamo in ritardo per colpa mia!- esclamò una volta fuori.- Hai già fatto il caffè?Sei la salvezza!-
E chiuse la porta.
Ok, cercai di pensare a mente lucida rialzandomi.
Che diavolo è appena successo?
Avevo il cuore che mi batteva all’impazzata, riuscivo solo a vedere i suoi occhi nei miei, quel suo viso rilassato nel sorriso che solo lui era in grado di fare.
La situazione era strana.
E preoccupante.
Decisi -con la scarsa collaborazione del mio cervello che continuava a ripropormi quell’immagine-, di ignorare l’accaduto.
E no, non fu facile.
Per tutto il tragitto verso la metro, Taichi fu alquanto silenzioso e mi sembrò di cogliere delle occhiate nella mia direzione.
Arrivati al punto in cui ci separavamo poi, lui si voltò nella mia direzione con un’espressione talmente colpevole che mi fece stringere il cuore.
Ci mormorammo un timido ciao.
 
 
-E quindi alla fine sono stata rapita dagli alieni ed adesso sono una di loro, tornata in incognito sulla Terra per spiare voi umani-.
Annuii a Mimi, mentre continuavo a fissare la mia zuppa di miso. E si, a ripensare  all’episodio di quella mattina e agli occhi del mio coinquilino così vicini e…
Un momento, aveva appena nominato gli alieni?
Sollevai di scatto la testa aggrottando le sopracciglia nella sua direzione.
Lei mi guardava, la guancia poggiata sulla mano e un sorriso sghembo sul volto.
-Siamo distratte, eh?- mormorò, ed io mi ritrovai ad arrossire involontariamente.
-No, è che…-
Lei mi afferrò i polsi e vidi i suoi occhi quasi luccicare. –E’ successo qualcosa con Taichi, non è vero?-
Ma ha doti di chiaroveggenza?!
Sospirai.
Avevo già programmato di parlarle dell’accaduto, in se abbastanza insignificante, ma che mi aveva trapanato il cervello per tutta la mattinata.
Eravamo sedute al nostro solito tavolo in fondo alla caffetteria del complesso universitario ed ero durata ben poco nel mantenimento del segreto.
Le raccontai il breve episodio biascicando le parole e sentendomi avvampare ogni sillaba di più.
Ascoltandomi, mi sentivo una liceale in preda ad una crisi ormonale.
Alla fine, lei si aprì in un sorriso inquietante.
-Cosa c’è?- mi ritrovai a domandarle abbastanza impaurita.
Avevo imparato a riconosce quel sorriso sul suo volto fin dalle prime uscite. E, solitamente, non prometteva niente di buono.
-Lo sapevo! Stamattina ho incontrato Taichi mentre uscivo dalla lezione di Estetica…oh, a proposito, il professore è proprio un genio, ha visto il mio bozzetto e…-
-Mimi!- esclamai io, facendola tornare sul suo discorso principale.
-Oh scusa, scusa. Ti dicevo che ho incontrato Tai e mi sembrava abbastanza sulle sue. E lui non è mai sulle sue!-
Lo disse come se avesse appena scoperto l’esatta collocazione del Santo Graal.
-E quindi?- ribeccai io, scuotendo la testa.
Lei sospirò, bevendo un sorso della sua Diet Coke. –E quindi sapevo che c’entravi tu. Voi due fate scintille!-.
Ok, quella ragazza era pazza.
Scintille? Io e Tai?
Ma se eravamo appena diventati amici!
-Mimi, hai le travecole-.
Lei mi guardò senza capire ed io sorrisi istintivamente.- Intendo dire che hai appena detto una fesseria.-
Lei mosse la mano, come se stesse scacciando dalla mia faccia una mosca. –Sciocchezze. C’è qualcosa che bolle nella vostra pentola casalinga. Lo dice anche quel cretino di Yamato, e lui sai non è esattamente loquace nel dichiarare quello che pensa.-
-Che cosa?- mormorai, sempre più incredula. Mimi era un conto, ma se ci si metteva di mezzo anche il bohemien tormentato era la fine.- Che poi, perché insulti continuamente il tuo ragazzo?-
Lei sorrise, addolcendosi per un attimo. Poi mi guardò quasi stizzita.- Se lo merita, quel dongiovanni!-
Si, Yamato e Mimi erano una coppia.
Una coppia che scoppia come li aveva definiti Taichi qualche giorno prima.
Stavano insieme da quasi tre mesi, dopo un corteggiamento infinito da entrambe le parti, sfociato poi con un bacio teatrale davanti all’intero, solito pub.
Erano strani, litigavano sempre – o meglio, era Mimi a mettere il broncio per le numerose fan del cantante-, e a prima vista non avevano niente in comune.
Ma si compensavano.
E nei rari momenti di dolcezza che entrambi si concedevano in pubblico, traspariva il forte sentimento che li univa in realtà.
-Comunque, stasera vedremo. C’è ancora la cena a casa vostra o avete deciso di stare un po’ da soli?- domando lei non nascondendo affatto la malizia.
Non le risposi, mentre lasciavamo le banconote sul tavolo e tornavano ognuna alle proprie Facoltà per le lezioni pomeridiane.
 
La cena a casa mia e di Taichi –oddio, detto così era abbastanza strano-, l’avevamo decisa di comune accordo circa una settimana prima.
Le lezioni stressavano abbastanza un po’ tutti e poi c’era proprio bisogno di una riunione generale per battezzare ufficialmente la mia vita in quell’appartamento.
Avevamo già fatto la spesa il giorno prima e saremmo dovuti esserci tutti eccetto Joe, che era fuori per un seminario sulle tecniche di rianimazione e sarebbe tornato solo tra qualche giorno.
Tutti tranne anche Tk, che mi aveva chiamata dopo pranzo scusandosi per un improvviso impegno con altri suoi compagni di classe.
Con mio sommo disappunto anche Izzy, che mi aveva aspettata davanti all’aula, mi liquidò con quella che mi sembrava la seconda scusa della giornata e chiedendo di rimandare il tutto alla sera seguente.
Gli risposi che non c’erano problemi, ma qualcosa cominciava decisamente a non quadrare.
 
A conti fatti quella sera, per non annullare definitivamente il tutto, saremmo dovuti essere quattro: io, Taichi e la coppia che scoppia.
Considerando che io e Taichi non ci eravamo più visti dopo l’incidente della mattinata, e le dichiarazioni inquietanti di Mimi, la serata improvvisamente si era trasformata in una grande bolla d’ansia.
Almeno per me.
Quando girai la chiave nella toppa quella sera verso le sette, completamente a pezzi sia fisicamente che emotivamente, mi stupii di trovare già le luci accese e il rumore del frullatore proveniente dalla cucina.
-Tai?- provai a chiamare alzando la voce.
Il rumore cessò, e la chioma castana del mio coinquilino fece capolino dalla sala da pranzo.
Aveva uno strofinaccio – un tempo bianco, ora pieno di macchie colorate- sulla spalla a mo di grande chef, e con un sorriso dei suoi mi porgeva un bicchiere pieno di liquido rosso.
-Bentornata. Tieni, assaggia un po’-, mi disse tranquillo ed io afferrai il bicchiere un po’ scettica.
Strano, pensai, l’imbarazzo di stamattina sembra sparito totalmente.
Ma certo, l’unica che si è fatta tanti problemi sei tu!, mi sgridò interiormente la mia coscienza.
-Taichi…cos’è?- gli chiesi mentre lui continuava ad osservarmi impaziente.
-Dovrebbe essere un Cosmopolitan*, ma non sono sicuro del risultato. Temo di aver esagerato con il succo di mirtilli-, ammise incassando la testa nelle spalle.
Solo allora azzardai uno sguardo alla cucina.
Aveva tirato fuori un servizio di bicchieri da cocktail –sicuramente dono di sua madre-, e riempito il bancone di frutta fresca e bottiglie di alcolici vari.
Spostai nuovamente lo sguardo su di lui, con una sensazione di calore che s’irradiava nel petto.
Quel ragazzo era davvero sorprendente.
-Dai su, provalo!Io non ne ho ancora assaggiato nessuno, perché altrimenti rischiavo di finire con le mie dita nel frullatore- ammise ridacchiando ed io lo imitai, ormai ben consapevole dell’effetto che l’alcool gli faceva.
-Alla tua-, brindai, e mandai giù i primi sorsi.
Strabuzzai gli occhi ingoiando in fretta.
Cominciai a tossire, sputacchiando un po’, mentre lui mi dava colpetti sulla schiena per farmi riprendere.
-Troppi mirtilli rossi?- incalzò, mentre mi sfilava il bicchiere dalle dita e ne beveva un piccolo sorso.
-Mirtilli?Tai c’è solo l’ombra dei mirtilli là dentro, è tutta vodka!- gli risposi ridendo, mentre l’alcool mi fece salire il sangue alle guance.
Mi avvicinai al tavolo e solo allora notai che effettivamente, per una cena di quattro persone, i bicchieri erano troppi.- Ma sai vero che stasera saremo solo in quattro?-
Lui si voltò stupito.- Quattro?-
Non lo sapeva.- Già. Io, tu e Matt e Mimi. Gli altri hanno disdetto-.
-Oh- mormorò – e perché?Cavolo, ci tenevo!- esclamò mettendo quasi il broncio.
Mi venne voglia di abbracciarlo di slancio.
Ma poi pensai che non era una buona idea.
-Ehm, pensavo lo sapessi in realtà. Mi hanno avvisat…- mi fermai, sentendo il suono del suo cellulare e infatti si affrettò a rispondere.
-Ehi, biondo…- lo sentii dire, e capii che stava parlando con il musicista del gruppo.
Andai in camera a cambiarmi, pensando a quanta fatica sprecata per Tai nel preparare tutti quei cocktail. E menomale che non aveva già cominciato a cucinare!
Ero convinta che avrebbero avvisato anche lui dopo di me, ma a quanto pare mi sbagliavo.
Avevo una stranissima sensazione riguardo a tutta quella vicenda, sensazione che mi faceva tornare in mente il sorriso enigmatico di Mimi di quella mattina.
Decisi di ignorarlo.
Avevo appena infilato la mia tuta, pronta a mettermi ai fornelli, quando Tai bussò alla mia porta con l’aria più afflitta che gli avessi mai visto dipinta in viso.
-Non dirmelo…- mormorai, e lui allargò le braccia sconsolato.
-Yamato sta male. Ha detto che è a letto da stamattina con un mal di gola e domani deve registrare in sala prove e quindi preferisce rimanere a casa, con Mimi.-
Quell’aggiunta finale mi fece rabbrividire.
-Mimi eh? Ed era già con lui adesso?- chiesi, una nota assassina nella mia voce mi fece guadagnare uno sguardo perplesso del castano.
-Si. Effettivamente Yamato ha detto che sarebbe venuto ugualmente, ma che Mimi era preoccupata per lui e cose così…- concluse distrattamente, dandomi le spalle e tornando in cucina.
Ma io avevo tutte le informazioni che mi servivano.
Io l’avrei ammazzata. Si, avrei fatto qualcosa di molto brutto a Mimi Tachikawa.
Allora era tutta opera sua!
Le mandai un messaggio minatorio che avrebbe fatto rabbrividire anche il più intrepido dei cuori e lei non tardò a rispondermi.
Non te la prendere, Yamato sta male sul serio!Goditi la serata mi raccomando, ti chiamo domani!”
Adesso aveva anche firmato la sua stessa condanna.
Sospirando, mi lasciai cadere sul letto e ripensai a ciò che mi attendeva.
Io, Tai e una quantità di alcool pari al soddisfacimento di sei adolescenti. Ah già, con alle spalle un episodio alquanto equivoco di qualche ora prima.
Inaspettatamente una scarica di adrenalina mi attraversò la spina dorsale.
Era inutile nasconderlo: Taichi mi piaceva.
Ovviamente era una cosa molto blanda e ancora indefinibile, ma mi sentivo attratta dal quel ragazzo.
Da quel bel ragazzo,precisò la mia solita voce interiore.
Mi sfilai la felpa informe che avevo messo e indossai un semplice ma decisamente più carino maglione a collo alto color panna.
E lo raggiunsi in cucina.
 
 
 
Non so come finimmo buttati sul divano con una bottiglia di vodka mezza vuota in mano a testa, e canzoni del tutto discutibili a tutto volume.
-E poi gli dissi “beh adesso scopati quella troia!”- esclamai in conclusione del mio racconto sulla scoperta del tradimento del mio ex.
Lui mi guardò per un attimo serio e poi scoppiò a ridere gettando la testa indietro.
Avevamo cominciato con tutti i buoni propositi del mondo, avevamo anche cominciato a cucinarci la cena con alcune delle cose che avevamo comprato per l’occasione, ma poi per non sprecare l’alcool, aveva detto Tai, avevamo cominciato a mandare giù un cocktail uno dietro l’altro.
A quel punto avevamo abbandonato l’idea di cucinare e dopo aver alzato il volume dello stereo ci eravamo ritrovati a dirci di tutto e di più buttati lì sopra.
-Un brindisi!- urlò Tai, sollevando la bottiglia davanti a me.
Lo imitai continuando a ridere.- A cosa?-
-A quel coglione del tuo ex, che ha preferito una qualunque…- lasciò in sospeso la frase, e si avvicinò pericolosamente al mio viso quando poi mormorò-…a te-.
Rimasi per un attimo impietrita, ma lui non ci fece caso e si attaccò alla bottiglia.
Io lo osservai, posando la mia a terra.
Aveva gli occhi lucidi, così come dovevano esserlo i miei, ed era rimasto con solo la maglietta a mezze maniche che usava per dormire ed un pantalone sportivo scuro.
E pensai che non era mai stato più affascinante di così.
Lui sembrò intercettare il mio sguardo pensieroso, e con un sorriso più dolce dei precedenti, posò la bottiglia e si alzò in piedi, porgendomi una mano.
-Dai balliamo!-
La canzone di quel momento era molto ritmata e molto in voga. Al locale l’avevamo sentita un sacco di volte perciò non ci vidi niente di male ad assecondarlo.
Non che ragionassi poi molto.
Ci lanciammo in un ballo semi acrobatico, ridevamo a squarciagola e dopo l’ennesima piroetta mi trovai aggrappata alle sue spalle.
-Fermo, o rovinerò questo tappeto!- urlai e sentii le sue braccia cingermi la vita.
-Sora non c’è nessun tappeto- esclamò lui ed io risi ancora più forte.
Poi cominciammo ad ondeggiare sul posto più lentamente, andando completamente fuori tempo.
Ma non m’importava.
Non m’importava di niente, se non delle sue braccia calde che mi tenevano salda contro il suo petto.
-Hai un buon profumo, lo sai?..lo..lo sento sempre ovunque, anche quando sono fuori casa…sulla sciarpa blu che ti prestai la prima sera…-
Continuava a mormorarmi quelle cose con la fronte poggiata sulla mia spalla.
Era alto solo pochi centimetri più di me, quindi i nostri visi erano quasi allineati.
Il mio cuore era in fibrillazione, e l’alcool a quel punto faceva solo da contorno.
-Tai…-
Sentii qualcosa di caldo premere proprio sotto l’orecchio e mi fermai di botto quando realizzai che erano le sue labbra.
Le sue mani risalirono sulla mia schiena in una lunga carezza, mentre io gli arpionavo le spalle con le unghie.
Quando sollevò il capo e mi guardò, non ci fu bisogno di dire più niente.
Non fu un bacio vero e proprio all’inizio, ma solo uno sfregarsi di labbra socchiuse al sapore di vodka e mirtilli.
Chiusi gli occhi, abbandonandomi completamente a lui, a quelle scariche che sentivo pervadermi e al suo respiro accelerato che si confondeva col mio.
Mi tirò sul divano con lui e nemmeno me ne accorsi.
Nel cadere però avevo urtato la bottiglia e la vodka aveva completamente invaso il pavimento.
Senza tappeto.
-Ops..- ridacchio lui, gli occhi mezzi aperti e mentre si sistemava di lungo sul divano, tirando fuori il plaid con gesti goffi tipici di quando si è brilli.
-Vieni qua-, biascicò, e non me lo feci ripetere due volte.
Mi posizionai su un fianco, circondandogli il torace con le braccia, mentre lo sentivo posarmi un bacio sui capelli.
Sorrisi.
Dopo poco avvertii il suo respiro farsi più pesante e le mie palpebre cedere.
Chiusi gli occhi.
 
 
*Cosmopolitan.
Per la preparazione servono i seguenti ingredienti:
4.0 cl. Vodka
1.5 cl di Cointreau
1.5 cl di succo di lime
3.0 cl di succo di mirtillo rosso
So bene che non c’è affatto bisogno del frullatore per preparare questo cocktail e che basta shakerare, ma Taichi non è mica un barman esperto(come si è visto), e quindi ha ripiegato su quello.
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Linciatemi, me lo merito.
Avevo cominciato questo capitolo secoli fa, l’ho riaperto più e più volte ma poi scrivevo una manciata di righi e chiudevo. Insomma oggi mi sono rimboccata le maniche e questo è il risultato. Pietoso o no, sarete voi a dirmelo come sempre.
Spero di non aver deluso nessuno, ho tentato di creare un capitolo denso per sdebitarmi in qualche modo dell’attesa…conf, conf.
Vi dico che in totale non saranno più di cinque capitoli compreso il possibile epilogo(anche se forse e dico forse ci sarà un seguito, quindi l’epilogo sarà superfluo).
Detto ciò, spero di riuscire a non farvi aspettare più così tanto e vi dico un enorme GRAZIE per le splendide recensioni e per l’affetto inaspettato che avete riservato a questa storia.
Ah già, rispondo a chi me l’ha chiesto: Hikari ci sarà nella storia, la vedrete presto.
Un saluto a tutti voi e buon weekend(attenti all’alcool!)
Sabrina
 
 
 
 
 
 
   
 
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